Clone autocostruito dell'Altec A7 “Voice of the Theater”

[A7 Altec clones title]

Ancora più Estasi Dinamica

Seconda Parte

[English version here]

Nome Prodotto: Clone Altec A7
Produttore: Me stesso - ma non si tratta di un progetto completo di piani di costruzione
Costo: Interamente dipendente dal vostro portafogli
Recensore: Chris Templer - TNT Sud Africa
Data recensione: Novembre, 2016
Traduzione a cura di: Stefano Miniero

[Per la Prima Parte]

Introduzione alla seconda parte

Citando il decano della Fantascienza, Robert Heinlein, «TANSTAAFL - Niente Equivale ad un pasto Gratis!»[1]. Come per molte altre cose, le dimensioni contano (più che la potenza degli amplificatori!), e per quanto mi riguarda, i diffusori dovrebbero essere più grandi possibile, così da riprodurre la musica senza sforzo. I compromessi in Hi-Fi sono inevitabili e la perfezione non esiste, ma bisogna cercare di ridurli al minimo. L'efficienza degli altoparlanti è proprio una di quelle aree dove non accetto compromessi, e tutti i miei progetti di diffusori riflettono questa impostazione, solitamente a detrimento del WAF! Nella prima parte di questo articolo, ho esposto le ragioni per cui l'efficienza è in cima alle mie priorità, e perché, di conseguenza, non voglia applicare potenze elevate ai miei diffusori. La modifica ai cloni delle Altec A7, che descriverò in questa seconda parte, rappresenta un'ulteriore evoluzione, forse un po' folle, di questo pensiero.

La costruzione

[Cutaway] Un veloce riassunto del progetto del cabinet attraverso una rappresentazione dello spaccato.

Come si vede chiaramente, il foro nel pannello frontale maschera in qualche modo l'altoparlante. Questo garantisce un certo volume di carico per l'equipaggio mobile dell'altoparlante. Ma accoppiato con una corta tromba ed una porta piuttosto ampia sul fondo, garantisce un livello impareggiabile di impatto dinamico al diffusore stesso. Questo era esattamente quello di cui la Lansing aveva bisogno per applicazioni in teatri e sale cinematografiche, e quello che poteva già essere considerato un sistema di riproduzione domestica sufficientemente buono.

Stando alle dichiarazioni della Altec, uno di questi sistemi era adeguato a sonorizzare una sala da 800 posti. Due insieme, teoricamente, vanno ancora oltre, e questo è il motivo per cui ho previsto di impilarne due per ciascun canale. Attenzione, l'obiettivo non era tanto aumentare il livello di pressione sonora, quanto sonorizzare l'ambiente più agevolmente e con una maggiore dinamica, oltre che guadagnare ulteriori 3 dB di efficienza.

Molti anni or sono, Jean Hiraga era riuscito ad “addomesticare” una coppia di diffusori Altec Voice of the Theater per l'uso domestico, modificando pesantemente i crossover. Nel mio caso, ho usato un approccio leggermente differente, visto che i crossover dei miei cabinet originali, equipaggiati con i Fostex, erano già ottimi. Ma le trombe in metallo, sebbene efficaci ascoltandole ad una certa distanza, suonavano in modo aspro a distanze più ravvicinate, ed oltretutto risuonavano come campane al minimo colpetto. Erano anche molto potenti ma, pur escludendo quasi completamente il controllo del guadagno, non particolarmente musicali all'ascolto.

La soluzione che ho trovato, è stata di costruire delle trombe a celle multiple di solido legno, misura che si è rivelata completamente efficace nell'eliminare quell'asprezza nel suono. L'immagine qui sotto ritrae i cabinet nella loro finitura originale, in vernice nera industriale. Ora però sono state rivestite in legno, per armonizzarsi con la seconda coppia di cabinet, costruite da zero ed equipaggiate con unità Goodmans. Come dicevo nella prima parte, quando le ho mandate in laboratorio per completare la nuova finitura, mi sono accorto che la profondità era inferiore di 100 mm, rispetto ai piani di costruzione originali Altec. All'ascolto, i due cabinet hanno evidenziato qualche piccola differenza nel modo in cui riproducono i bassi sotto la soglia dei 50 Hz, con gli Altec che erano in grado di scendere un po' di più.

[Vista dall'alto della tromba] [La parte superiore dei cloni Altec] [Le A7 impilate]

Potete vedere a destra i cloni A7 impilati, e nonostante la libreria lì accanto, non possono certo essere definiti diffusori bookshelf (Appunto da libreria, in Inglese - NdT). L'altezza totale della pila è di 2.55 metri, per una larghezza di 800 mm, e sono stati posizionati agli angoli della stanza. La distanza tra i cabinet, da cono a cono, è appena superiore a 7 metri e sono stati leggermente orientati verso il punto d'ascolto. I cabinet in basso sono quelli equipaggiati con le unità Goodmans Audiom 81 da 15", che vantano una tenuta in potenza in regime continuo di 20 Watt; quelli in alto, invece, montano i Fostex L475 da 16", a loro volta accreditati di 150 Watt, mentre la frequenza di risonanza è intorno ai 25 Hz per entrambi. I Fostex hanno una efficienza di 100 dB (ad 8 Ω), mentre non sono riuscito a reperire il dato per i Goodmans (che però sono a 16 Ω). Entrambe le unità sono state collegate a valle del crossover Fostex in parallelo, e se una differenza nell'efficienza esiste tra le due, io non sono stato in grado di udirla. Le unità per gli alti sono Fostex D252, inserite nella struttura a celle multiple ed anch'esse collegate allo stesso crossover. I super-tweeter JBL 075 sono stati montati in una piccola tromba Tractrix, e sono alimentati by-passando il crossover tramite un cavetto, perché il loro suono, quando erano collegati a valle del crossover, non mi piaceva molto. Come futuro ulteriore upgrade, ho previsto di introdurre un piccolo super-tweeter a nastro. Le frequenze più basse, dove i cabinet non riescono ad arrivare, sono integrate con il mio subwoofer. Ovviamente, il punto di incrocio ed il guadagno sono configurabili secondo necessità.

Lo scopo finale di questo progetto era costruire un diffusore in grado di riprodurre la musica nel modo più vicino possibile a quello che si ascolterebbe assistendo ad un concerto, e di fatto ora la differenza è davvero minima, o comunque la minima che si possa ottenere in un sistema di riproduzione domestico. Uno degli elementi più importanti nella musica è il suo contenuto dinamico, e con questi doppi cloni A7, questo viene realizzato al meglio. Infatti, l'ascolto di qualunque tipo di musica, dagli assolo di flauto fino alla grancassa della batteria, risulta estremamente verosimile e, lo sottolineo nuovamente, è il più vicino alla realtà che io abbia mai ascoltato in un sistema hi-fi.

[Listening room] Ma la cosa in cui spiccano, rispetto alle comuni tipologie di diffusori, è che l'intero spettro sonoro appare timbricamente corretto, per quello che posso sentire. In parte, questo è dovuto all'ottima sinergia tra le due differenti unità per i bassi, ed al modo in cui le trombe a celle multiple riescono a tenere sotto controllo le unità per gli alti D252. Non c'è un vero e proprio punto d'ascolto ideale, a parte forse nel caso della parte superiore della gamma media, a causa delle trombe a celle multiple che tendono ed essere poco direzionali. Di fatto, riesco a tenere la copertina di un LP tra la mia testa ed uno dei diffusori, senza percepire alcun evidente cambiamento nel suono. Le solite osservazioni circa la qualità delle registrazioni, valgono anche in questo caso, ma con quelle di buona qualità i diffusori sembrano sparire. Chiaramente, chiudere gli occhi aiuta, poiché non è facile ignorare oggetti tanto voluminosi, avendoli sempre a portata visiva! Ma quello che rimane, in questo caso, è un meraviglioso campo sonoro, con ciascuno strumento al suo posto. Esattamente come deve essere.

Un'altra delle aree di eccellenza di questi diffusori, sta nella capacità di ricreare l'illusione dell'ambiente in cui è stato registrato l'evento sonoro. In alcune delle registrazioni di Bernstein, risalenti agli anni '60, sono stati inseriti i rumori della metropolitana di New York ed il traffico nelle sue strade, ed in effetti evocano la sensazione di essere davvero lì. Allo stesso modo, nella registrazione della Dorian, fatta al Meyerson Symphony Center con Guillou all'organo, ci sono differenti regolazioni dei pannelli acustici nella sala, per le composizioni di Jongen e di Saint Saens, e questo è chiaramente udibile. Un'altra registrazione che riesce a ricreare l'illusione dello spazio e la maestosità di un grande organo è quella di Murray nella cattedrale di St John the Divine; ne trovate un esempio qui su Youtube.

La potenza richiesta da questi diffusori può essere relativamente ridotta. Sebbene di solito io usi l'amplificatore del TacT/Lyngdorf, con il Leak Stereo 20, dotato di appena 8 Watt indistorti, non devo spingere al massimo per ottenere pressioni sonore da sordità. In effetti, stimo che l'efficienza di questo sistema di diffusori si attesti molto vicino a 105 dB/W, ma con un'area frontale superiore a 2 m², non riesco a capire bene dove posizionare il microfono per le misurazioni.

Come tentativo di costruire un sistema di diffusori d'alta classe, credo proprio che abbia funzionato, visto che riesce a suonare con la delicatezza di un elettrostatico, la precisione di una buona unità a nastro e la “sfrontatezza” di un'intera banda di ottoni. E tutto questo senza il benché minimo segno di compressione o distorsione. Il progetto originale dei cabinet A7 è molto buono, anche senza usare gli altoparlanti Altec. Sia l'unità Fostex che la Goodmans hanno dimostrato di funzionare bene separatamente e ancora meglio, combinate insieme. Il movimento delle membrane non è minimamente apprezzabile, neanche in corrispondenza di repentini picchi dinamici. Prendete ad esempio la sinfonia della Saga di Liefs; la musica rock, al confronto, risulta quasi troppo controllata. Sia l'organo che le orchestre sinfoniche vengono riprodotti mantenendo un perfetto aplomb e, nel caso dell'organo Wanamaker[2], oppure in quello della Convention Hall di Atlantic City, non soltanto sembrano reali le dimensioni dello strumento, ma anche quelle dell'ambiente.

Non potrei descrivere meglio il concetto se non usando le parole di Peter Walker, il fondatore della Quad: «per quanto mi riguarda, continuo a preferire un tipo di riproduzione di tipo “documentale” - un'orchestra suona su un palco, oppure in un auditorium, e noi cerchiamo di ottenere un quadro reale e credibile di quella situazione. Questo sta passando di moda, ovviamente. Il pensiero dominante ora, è che occorra produrre un tipo di suono completamente nuovo. Non ho niente contro questa impostazione, e non posso affermare che ci sia qualcosa di sbagliato. Forse, se Bach fosse qui ora, farebbe la stessa cosa, e cercherebbe di colpirvi in ogni modo, pur di produrre un effetto nell'ascoltatore. Ma la mia personale preferenza, e quindi il mio obiettivo, è ricreare un'immagine fedele di un evento sonoro che abbia avuto luogo da qualche altra parte. La controindicazione è che questo deve essere prodotto in una sala da concerto ad un dato momento, perché non c'è altro modo per farlo. Ma perché uno dovrebbe rimanere attaccato all'idea di una sala da concerto come luogo ideale? Io lo sono, ma questa è solo la mia idea personale». Il Grassetto l'ho aggiunto io, perché riassume perfettamente quello che ho cercato di ottenere con questo progetto - e ci sono andato molto, molto vicino.

Ecco un link interessante, relativo al primo sistema a tromba usato in una sala cinematografica, nel 1936: Shearer Horns. Altri link (per chi fosse interessato): www.avforums.co.za (in fondo alla pagina) e Bop Studios Story (L'autore di questo articolo ha dichiarato che un sistema simile è altrettanto buono, ed il sub probabilmente migliore, rispetto a quello degli studi BOP; e considerate che quest'uomo era uno degli ingegneri del suono che era lì, all'epoca).

ATTENZIONE! questi diffusori potrebbero danneggiare il vostro udito, sviluppando volumi molto elevati.

APPARECCHIATURE UTILIZZATE:


[1] - There Ain't No Such Thing As A Free Lunch!.

[2] - Si tratta del più grande organo a canne funzionante al mondo.

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