Cominciamo però con lo sgombrare il campo da alcune idee che ogni tanto
si sentono dire in giro.
Innanzittutto non è vero che tutti i lettori CD di una certa fascia di
prezzo suonano allo stesso modo.
Basta fare un paio di prove comparative per farsene una ragione.
Le differenze, ancorchè non macroscopiche per il consumatore comune, possono
diventare tali per un vero appassionato di Musica.
Ha quindi senso fare attenzione alla scelta del lettore CD anche quando questo
costa poco.
Supponiamo di voler spendere il meno possibile. I modelli base dei costruttori
più noti (i soliti Technics, Pioneer, ecc.) partono da circa 300.000
lire compreso il telecomando, utility considerata indispensabile dalla maggioranza
degli utenti ed effettivamente utile nel caso di un lettore CD.
Per una cifra di questo genere non dobbiamo aspettarci molto ed anzi molti
esperti storceranno un po' il naso a veder considerati in una rivista
HiFi degli apparecchi così economici.
Ricordiamoci sempre, tuttavia, che il nostro scopo qui non è tanto quello,
per altro nobilissimo, di disquisire sulle sfumature sonore tra un lettore CD
ed un altro, quanto quello di far avvicinare alla vera Alta Fedeltà -
quella fatta dai componenti separati - anche persone intenzionate a buttar via
i propri soldi in compattoni monomarca multifunzione, i quali, quand'anche suonassero
bene, certo non invoglierebbero il possessore a modifiche, miglioramenti o sostituzioni
dei componenti alla ricerca di un ideale di perfezione sonora, che è
una delle ragioni che animano questa bellissima Passione che chiamiamo HiFi.
Dicevamo dei lettori CD super-economici. Come funzionano?
Per quanto riguarda il funzionamento fine a se stesso nulla da eccepire.
Questi apparecchi sono costruiti in modo tale da non dare problemi all'acquirente,
mai. Quello che lascia un po' a desiderare è l'aspetto che più
ci interessa, cioè il suono.
Diciamo subito che la differenza di qualità sonora tra un lettore da
300.000 lire ed uno che costa il doppio c'è e si sente tutta, a meno
che l'esborso richiesto non sia dovuto alla presenza di funzioni aggiuntive,
che poco hanno a che vedere col suono vero e proprio del lettore.
Viene naturale chiedersi quindi quali siano i parametri che possono influenzare
il suono di un lettore CD. A questo argomento dedichiamo il prossimo paragrafo,
per ora ci accontentiamo di osservare che, mentre difficilmente ci potranno
essere grandi salti di qualità con poche centinaia di mila lire in più,
già passando da 300 a 6-700.000 il gap è notevole.
Questo salto di qualità non ha un andamento lineare, cioè tra
un lettore da 700 ed uno da 1 milione non c'è la stessa differenza di
qualità che si ha tra quello di 300 e quello di 700. Via via che si sale
di prezzo le differenze si fanno sempre più sfumate, osservazione vera,
tra l'altro, per tutti i tipi di apparecchi HiFi.
Il problema è che, ovviamente, più si sale di prezzo e più
si da importanza alle sfumature, che via via diventano sempre più fondamentali
per la ricerca di quell'ideale sonoro al quale tutti gli appassionati tendono.
Non lasciatevi spaventare, quindi, dal fatto che su molte riviste si ritiene
un buon punto di partenza un lettore da 4 milioni, salvo poi contraddirsi poche
pagine più avanti osannando come miglior acquisto uno che costa
solo 1 milione e mezzo. Occorre imparare a leggere tra le righe.
4 milioni saranno una cifra minima per raggiungere un certo tipo di risultato,
ma questo non significa che tutto quello che costa meno è spazzatura
e chi lo crede seriamente ha bisogno di un buon psicanalista.
Io vado un po' controcorrente e vi dico che -orrore!- anche con 300.000
lire si può acquistare un lettore CD che suona dignitosamente.
Bastano pochi trucchetti dal costo
irrisorio per fargli fare un bel salto di qualità, quel salto che vi servirà
da trampolino verso apparecchi più raffinati (e costosi).
L'importante è cominciare. Tutti i grandi piloti hanno iniziato
con i go kart o i trofei monomarca, credo che nessuno sia mai partito direttamente
dalle Formula 1. Non vedo una ragione per la quale anche gli aspiranti audiofili,
che molto hanno da imparare e le cui capacità critiche e d'ascolto sono
ancora tutte da affinare, non debbano fare un po' di gavetta.
Non occorre tuttavia esagerare nel senso opposto, acquistando decine di apparecchi
di prezzo e classe poco distanti l'uno all'altro (che so, prima un lettore da
300.000 poi uno da 450 poi un'altro da 675.500 e così via).
Se avete tanti soldi il problema quasi non si pone. Anche se è sempre
meglio non spendere troppo per il primo impianto, val la pena investire una
buona parte della cifra nell'acquisto dei dischi.
In conclusione, se volete spendere il meno possibile potete stare tranquilli
che anche un lettore da 300.000 lire vi farà sentire dignitosamente i
vostri dischi. Non sarà timbricamente equilibratissimo, sarà incapace
di ricostruire una grande immagine stereofonica, non vi lascerà col fiato
sospeso per la dinamica strepitosa, ma suonerà senza problemi e questo,
per una cifra simile, è da considerarsi già un ottimo risultato.
Tenendo conto di quanto poco l'avrete pagato potrete sbizzarrirvi a modificarlo
anche pesantemente senza paura di rovinare un capitale. Si tratta, in buona
sostanza, di un'ottima palestra dove cominciare a muovere i primi passi da veri
audiofili, e scusate se è poco.
Tra lettori in questa fascia di prezzo le differenze ci sono e, possibilmente,
andrebbero valutate prima dell'acquisto. Considerando, tuttavia, che sarà
comprensibilmente difficile convincere un negoziante a farvi fare una prova
d'ascolto comparativa di lettori CD in quella fascia di prezzo, direi che, per
una volta, potete anche acquistare quasi a scatola chiusa, non dovreste avere
brutte sorprese se vi affidate a marchi ben conosciuti.
Una piccola cosa alla quale fare attenzione è il cavo del segnale d'uscita.
Mi è capitato di vedere alcuni modelli particolarmente economici sprovvisti
dei pin jack (le prese d'uscita, rosse e bianche, normalmente) cioè,
in definitiva, non era possibile sostituire il cavo di segnale in quanto saldato
direttamente all'interno dell'apparecchio. Attenzione: sto parlando del cavo
di segnale, non di quello di alimentazione che invece può anche essere
non staccabile.
Un'altra cosa: cercate di non farvi rifilare qualche apparecchio ormai fuori
produzione, a meno che non si tratti di un vero affare da prendere al volo:
i progressi nel campo dell'elettronica digitale e dei lettori CD in particolare
sono molto veloci e alcuni modelli economici di oggi suonano meglio di costosi
apparecchi di 5 anni fa.
Per lo stesso motivo può essere molto pericoloso, per chi non conosce
bene il mercato avventurarsi ad acquistare un lettore CD usato.
Sia la fregatura che l'affare d'oro sono sempre in agguato.
Per lettori di maggiore impegno economico, diciamo dalle 600.000 in sù, potete pretendere una prova d'ascolto ma, se non avete abbastanza esperienza, vi sembrerà che suonino tutti allo stesso modo. In ogni caso val la pena tentare. In questa fascia di prezzo, così come succede per gli amplificatori, i marchi giapponesi più noti incontrano concorrenti agguerriti del tipo NAD e Rotel, per intenderci, che costruiscono ottimi apparecchi con poche funzioni ma dal grande suono.
Una volta convertito (sulla via di Damasco) il segnale passa nelle sezioni di uscita del lettore pronto per essere amplificato e spedito alle casse.
Capirete che l'intera faccenda non è del tutto priva di inconvenienti.
Intanto è importante che le informazioni del dischetto siano lette senza
errori, pena l'intervento di un circuito detto, appunto, di correzione degli
errori, che, com'è ovvio, farà del suo meglio per ricostruire
l'informazione eventualmente mancante, ma il cui intervento non è esente
da influenze sul suono del lettore.
Basti pensare che, comunque sia, in esso si manipola il segnale e questa
è un'operazione che è sempre meglio evitare, come tutti ormai
abbiamo capito.
Il compito di far arrivare le informazioni pulite allo stadio successivo,
che è il già citato convertitore, spetta alla meccanica,
quella parte del lettore CD che fa, in pratica, girare i dischi.
La meccanica. Meccaniche per lettori CD ce ne sono poche sul
mercato e sono prodotte da grandi costruttori quali Philips, Sony, Teac e
Pioneer. Chi non può progettare e costruire una meccanica di
lettura in proprio deve utilizzare quelle dei costruttori citati, magari
adattandole o modificandole, spesso profondamente, per ottenere i migliori
risultati.
Alcuni interventi sulla meccanica li possiamo fare anche noi in casa,
prendendo per esempio spunto da alcune modifiche che ho fatto su un
Marantz CD 63 mkII.
Il circuito di conversione. Come già spiegato nel paragrafo
precedente non esiste una tecnica di conversione migliore di altre.
Certo è che in questo campo ci sono i progressi tecnici più sensibili
per cui, pur evitando un'inutile corsa all'ultima novità, sono in linea
di principio da preferire apparecchi il più recenti possibile, anche se
poi l'orecchio deve fornire il giudizio finale.
Gli stadi d'uscita. Questo è il terreno dove più si sono
sbizzariti i progettisti nel cercare di ottenere le migliori prestazioni sonore
da una data meccanica e un dato convertitore.
Quando sentire parlare di lettori CD a valvole o di convertitori valvolari
dovrete intendere che il solo circuito d'uscita, che è uno stadio analogico
e non più digitale, ha delle valvole al posto di alcuni transistors o
circuiti integrati, nient'altro. Tuttavia, essendo lo stadio d'uscita analogico
di grande rilevanza ai fini di una buona resa sonora ogni intervento su di esso,
compreso l'utilizzo di valvole termoioniche, farà sentire i suoi benefici.
La costruzione meccanica. Il telaio del lettore ha la sua rilevanza ai fini
del risultato finale.
Più questa è insensibile alle vibrazioni esterne più facile
sarà il compito della meccanica e del convertitore e quindi migliore
il risultato.
Questo parametro è facilmente valutabile con mano tastando l'apparecchio ed
andando a verificare se ci sono dei punti deboli, in genere il coperchio, che
hanno la tendenza a risuonare come dei gong.
Inoltre il peso stesso dell'apparecchio può fornire un'idea
della solidità della sua costruzione.
L'alimentazione. Un altro settore del lettore CD dove i progettisti si
sono dati da fare con attenzione particolare.
Le soluzioni proposte sono tante ed ognuna ha la sua validità, basta
non incorrere nel classico errore del valutare la bontà di una
alimentazione dalle dimensioni e dalla forma del trasformatore.
Diciamo che una buona alimentazione in un lettore CD dovrebbe tenere separati
i rami che alimentano i circuiti digitali da quelli per le sezione analogica
magari tramite due trasformatori, giusto per scongiurare malefiche e imprevedibili interazioni.
La presenza di un bel trasformatore toroidale non è certo, da sola, garanzia di
qualità ma sicuramente testimonia che il progettista ha tenuto in debito
conto il problema.
Per convincere gli scettici che non credono quanto l'alimentazione sia
fondamentale in un lettore CD che al max assorbe 10-20 watts di potenza
dirò che non solo la semplice sostituzione del cavo di alimentazione
fa sentire il suo effetto, sempre benefico, ma che collegare l'apparecchio
ad un trasformatore d'isolamento da 300VA può alterarne in modo
sensibile il suono e non sempre in modo positivo.
Abbiamo fatto degli esperimenti con un lettore CD di
classe economica e, incontrovertibilmente, ogni volta che veniva frapposto
tra lui e le rete il trasformatore d'isolamento, il suono perdeva di dinamica
in maniera drammatica, cosa tra l'altro confermata da alcune prove che si
leggono in giro sull'utilizzo di alcuni condizionatori di rete che
spesso altro non sono che trasformatori d'isolamento dentro un elegante
contenitore in alluminio anodizzato.
Se volete saperne di più su interventi che si possono fare
sull'alimentazione dei CD o di altri apparecchi HiFi date un'occhiata al
nostro Tempio del Tweaking.
L'uscita digitale. Un'ultima cosa piuttosto importante di cui tener
conto è, per apparecchi di un certo impegno, la presa d'uscita del segnale
digitale, da convertire esternamente con un apparecchio separato.
Infatti, se la meccanica del nostro lettore è di un certo livello, ha
senso cercare di migliorare il suono utilizzando un convertitore esterno, normalmente,
almeno per quanto riguarda gli apparecchi di classe medio bassa, di qualità
superiore al circuito interno al lettore.
Il Suono.
Per concludere diciamo che il parametro più importante da giudicare,
ma anche quello più ostico, è il suono.
Un discorso generale che ha particolare importanza sottolineare in questo caso
è: mai lasciarsi ingannare da un suono che colpisce di primo acchito.
Spesso è un suono che ascoltato per due ore di seguito vi fa venir voglia
di spegnere l'impianto.
I lettori digitali, soprattutto quelli economici, presentano spesso questa subdola
caratteristica. Colpiscono al primo ascolto per un apparente grande dettaglio,
che alla lunga però si rivela affaticante e poco naturale. In una parola
quello che troverete spesso definito come suono digitale, cioè
freddo ed elettronico, poco vicino alla Musica.
Questo non significa affatto che il suono di un lettore CD sia comunque freddo
ed innaturale perchè trattasi di apparecchio digitale. È solo
una fraseologia diventata d'uso comune tra gli audiofili per identificare quel
tipo di suono.
Passiamo ora a cosa non è importante ed occorre valutare meno in fase
di acquisto.
Tutto quello che non può influire sul suono, ma solo sul prezzo finale:
Le funzioni accessorie. In sostanza quello di cui avete realmente bisogno
per sentire comodamente la Musica è un tasto play, uno stop, un salto
di traccia in avanti o indietro ed una chiamata diretta del brano tramite digitazione
del numero corrispondente. Tutto il resto, tutte le programmazioni delle sequenze,
l'accesso casuale e tutte le funzioni di editing elettronico sono perfettamente
superflue.
È pur vero che non costa molto inserirle nei circuiti ma tant'è, a mio
parere rendono il rapporto con la macchina meno intuitivo e diretto. E si possono
rompere.
Automatismi e sincronismi. Tanto per capirci, quelli consentiti dai
multilettori, quelle orrende imitazioni dei juke-box, ma che possono gestire
solo 6 o 10 dischetti. Inutile dire che questi trabiccoli sono da evitare ad
ogni costo, vuoi perchè intrinsecamente ridicoli (se proprio vi piacciono
i juke-box prendetevene uno vero come ho fatto io, uno splendido Rock-Ola di
circa 30 anni fa), vuoi perchè quelle meccaniche hanno un costo e quindi,
a parità di prezzo, il multilettore sarà qualitativamente peggiore
del lettore singolo.
Altra funzione inutile sono i sincronismi con piastre o altro.
A meno che non passiate la vostra vita a registrare cassette e che usiate una
piastra della stessa marca ed anno di produzione del lettore CD, questa caratteristica
non vi servirà assolutamente a nulla, se non a sprecare la carta (ed
i corrispondenti alberi) all'interno del manuale d'istruzioni (pagine e pagine
replicate in dieci lingue diverse tranne che in italiano).
Uscita cuffia. Quanti la usano davvero ? Non dico la cuffia, che può
anche essere utile, quanto l'uscita cuffia del lettore CD.
A parte la scomodità il problema maggiore è il fatto che spesso i
circuiti preposti a fornire il segnale alle cuffie sono di pessima
qualità ed elettricamente incapaci a pilotarle adeguatamente,
soprattutto se si tratta di modelli ad alta impedenza.
Molto meglio collegare le cuffie all'ampli, a meno che anche questo non
sia sprovvisto di tale uscita.
Perchè tanto accanimento contro l'uscita cuffia ? Il motivo è
sempre lo stesso: quello che c'è si paga e quello che non c'è
non si rompe, senza contare il fatto che, se non opportunamente progettata,
tale uscita può in qualche misura influenzare le prestazioni del lettore
CD, ora che si dice che anche i display luminosi hanno effetti devastanti (?)
sul suono, ed avrete notato infatti che molti apparecchi ne consentono la regolazione
dell' intensità luminosa ed anche il totale spegnimento.
Volume d'uscita regolabile. Qui occorre fare una precisazione: se l'apparecchio
è dotato di due coppie d'uscite, una detta fixed e l'altra variable
tutto bene, non c'è di che preoccuparsi, per stare tranquilli basterà
utilizzare quella *fixed* che non consente alcuna regolazione di volume.
L'utilizzo viceversa dell'uscita regolabile impone al segnale il passaggio attraverso
un potenziometro (si, insomma, un regolatore di volume, per intenderci) spesso
realizzato in modo approssimativo, con componenti di bassa qualità e
dalla sicura e nefasta influenza sul suono dell'apparecchio.
L'unica via d'uscita è quella di tenere sempre il volume
d'uscita al massimo, perchè, oltre a fornire così un segnale
forte all'amplificatore (con possibili benefici in termini di rapporto
segnale/rumore), si limita al minimo l'influenza di eventuali non
linearità di risposta del potenziometro.
© Copyright 1997 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com