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Come scegliere l'amplificatore
Suona un po' come *Tutto sulla Meditazione Trascendentale in 5 lezioni* ed in
parte è così. Se vogliamo dare consigli facili per *entrare* nel mondo
dell'HiFi anche ai meno esperti dobbiamo correre questo rischio.
Come premessa consiglierei di liberarsi totalmente da preconcentti,
idee pregresse, miti, credenze popolari, sentito dire e fedi
d'ogni sorta. Cominceremo dunque a rispondere alle domande che più
solitamente il neofita pone quando si accinge all'acquisto di un
amplificatore ad Alta Fedeltà.
Che potenza ?
Dimentichiamoci la potenza. O almeno quella dichiarata che leggete nei depliants
o che vi viene raccontata dal commesso di turno.
Non voglio scendere in dettagli tecnici chè sarebbero fuori luogo in questa
trattazione e perciò cercherò di spiegare il perchè di
quest'affermazione, apparentemente forte, con parole semplici.
La potenza dichiarata di un amplificatore è misurata in una condizione ideale e
non reale. In pratica si collega l'ampli ad una resistenza da 8 Ohms e si vede
la potenza erogata.
Il guaio di questo metodo sta nel fatto che gli
altoparlanti (si, le casse) tutto sono tranne che resistenze da 8 Ohms. Sono
nella stragrande maggioranza dei casi dei carichi piuttosto complessi sui
quali il nostro amplificatore non è affatto detto che riesca a fornire
la potenza dichiarata.
Ciò che conta realmente quindi, non è la potenza continua dichiarata
quanto piuttosto la capacità dell'amplificatore a pilotore carichi
complessi come le nostre casse. Questa capacità non la troverete
espressa con un numero, perchè somma di numerosi aspetti, ma la si
riesce ad evincere dal comportamento dell'ampli in normali condizioni d'uso,
all'ascolto cioè.
La potenza dichiarata ci serve giusto come indicazione di massima, punto
e basta.
Le Ferrari non arano i campi
Un altro mito da sfatare è che i buoni amplificatori, o comunque i
buoni componenti audio, si trovano in discoteca o in altre applicazioni
*professionali*.
Niente di più sbagliato. Sarebbe come dire che le macchine sportive
più sofisticate si usano per arare i campi.
Capiamoci una volta per tutte: in discoteca ed in altre situazioni analoghe
più che la qualità del suono riprodotto conta la potenza
e l'affidabilità in condizioni gravose.
L'amplificatore da discoteca è costruito per funzionare a lungo
in condizioni disastrose, deve essere robusto, potente ed economico.
L'amplificatore HiFi è nato per riprodurre la Musica nel modo più
corretto possibile, con grazia e naturalezza e con tutte le qualità
che rendono distinguibile un suono bello da un rumore assordante.
D'altra parte se desiderate ricreare in casa il chiasso della discoteca
mi chiedo perchè state ancora leggendo queste pagine.
Quanto devo spendere ?
Non è necessario spendere cifre astronomiche. Tra l'altro, non essendo
l'amplificatore l'anello più debole, sonicamente parlando, di un
impianto HiFi non è il caso di dedicargli una grossa parte dell'intero budget.
Se davvero volte spendere il meno possibile dovreste rivolgervi al mercato
dell'usato ma capisco che questo consiglio non può essere valido in questa sede. Comprare usato significa avere
una certa esperienza, saper valutare prezzi, condizioni d'uso e altro ancora,
tutte cose che il neofita non sa fare, rischiando così d'incappare nel
solito furbastro di turno che vuole disfarsi della propria immondezza audio.
Accantoniamo dunque l'idea dell'usato e rivolgiamoci alla cosiddetta categoria
degli amplificatori *primo prezzo*, i modelli più economici dei vari
costruttori.
Se è il risparmio assoluto che cercate potete tranquillamente orientarvi
verso apparecchi di costruttori ben noti (i soliti Pioneer, Technics etc) con
la certezza di pagare un prezzo proporzionato alla qualità dell'oggetto.
Non fatevi illusioni però ! Questi apparecchi (diciamo sotto le 350.000?)
fanno quel che possono ma non sono attrezzati per i miracoli. Funzionano bene,
sono facili e comodi da usare e suonano pure discretamente ma non aspettatevi
la qualità che si trova spendendo di più perchè non l'avrete.
Ma non temete: come punto di partenza vanno benissimo.
Supponiamo che il vostro budget vi consenta una spesa maggiore (diciamo dal
doppio in su). In questo caso le possibilità di acquistare un apparecchio
davvero ben suonante aumentano di molto e potete ora orientarvi verso marchi
che godono della stima degli appassionati di tutto il mondo: NAD, Rotel, Arcam
e compagnia. Questo non significa affatto che gli amplificatori dei grandi
costruttori, Pioneer & Co., non siano degni d'attenzione, tutt'altro.
Solo che all'offerta di questi dovete aggiungere anche altri concorrenti
meno noti al grande pubblico e che costruiscono apparecchi con lo scopo
della corretta riproduzione musicale. È logico aspettersi che questi
ultimi siano meno *dotati* dal punto di vista estetico e delle *facilities*.
Come scegliere dunque ? Occorre ascoltare. Non è affatto detto che acquistando un
amplificatore, per quanto di chiara fama, si faccia un buon acquisto. Mi spiego:
ogni amplificatore ha un suo modo di suonare (il *suonare bene* assoluto non
esiste) e va valutato all'interno dell'impianto di cui farà parte.
Facilities, cosa sono ?
Avendole menzionate sopra occorre spiegare cosa sono. Anzi, proprio queste sono spesso
una delle discriminanti che fa decidere per un apparecchio piuttosto che per un altro.
Con il termine *facilities* si intende la flessibilità operativa di un
apparecchio, il numero di sorgenti che gli si può collegare e la quantità
di tasti, tastini, filtri e controlli che possono equipaggiare un apparecchio
HiFi.
Andiamo con ordine:
Gli ingressi
Il numero di ingressi indica la quantità di apparecchi che potete collegare al vostro
amplificatore.
Ora, a meno di non volervi costruire un piccolo studio discografico in casa,
gli ingressi davvero utili ai nostri scopi sono i seguenti:
- CD
- Radio (tuner)
- Registratore
- Giradischi (se avete intenzione di acquistarlo)
- Ausiliario (aux)
A voler essere intransigenti diciamo che gli unici di interesse audiofilo
sono solo CD e Giradischi ma di questo parleremo altrove nell'articolo
dedicato alle sorgenti.
Molti amplificatori moderni NON hanno più l'ingresso per il giradischi.
Fateci attenzione se intendete acquistare un giradischi (cosa sensatissima
se avete un buona collezione di LP).
Non commettete l'errore di giudicare un ampli dal numero di ingressi disponibili
(3 tape, 4 aux etc) e pensate solo a ciò che vi serve. Non fatevi
prendere dal
morbo del neofita che *vuole avere tutto*, spesso si finisce per pagare delle cose che
non ci serviranno mai e la cui presenza fa solo diminuire, a parità di
prezzo, la cura costruttiva globale dell'amplificatore. Ricordatevi che nessuno
regala niente e che, quindi, se qualcosa c'è, sicuramente l'avete pagata.
Meglio poche cose fatte bene che tante così così.
Per il resto non c'è molto altro da dire, a meno che non vogliate costruire
anche un impianto Home Theater (Cinema in casa), eventualità nella quale
avrete bisogno di un amplificatore specifico. Non ne parleremo, per ora.
Le uscite
A parte l'uscita per il registratore e per le eventuali cuffie c'è sola
quella per le casse.
Ora, guardiamoci negli occhi (vabbè, si fa per dire): avete voi bisogno
del'uscita per quattro casse ? A cosa vi serviranno mai quattro casse ?
Credete voi, dopo il discorso fatto prima sul carico difficile che le casse
rappresentano per l'ampli, che sia cosa sensata ed opportuna collegare più
di due casse ? Che poi l'ampli lo consenta non significa nulla. Anche
la Panda può andare a 140 kmh ma non è consigliabile fare 600 km di
fila a quella velocità.
In realtà il motivo principale è un altro: la Stereofonia è tale
perchè usa due casse, destra e sinistra. Usarne 4 con un segnale
stereofonico significa fare solo rumore e venir meno al principio
sul quale la riproduzione stereofonica si basa.
E, per favore, non commettte l'errore frequente prutroppo, di chiamare
un ampli a cui si possono collegare 4 casse quadrifonico. La
quadrifonia è tutt'altra cosa ed è una caratteristica del segnale.
Sarebbe come dire che le auto, poichè hanno quattro ruote,
sono tutte con la trazione integrale.
Se il segnale è stereofonico, l'ampli va stereofonico e le casse devono
essere necessariamente due. D'altra parte di ampli quadrifonici nel
vero senso del termine non ne esistono più da circa venti anni.
In conclusione: l'uscita per due casse è necessaria e sufficiente (scusate
la deformazione professionale) in un impianto stereofonico. Piuttosto
controllate che i morsetti ai quali andranno attaccati i cavi per le casse
siano di buona qualità e che consentano l'uso di cavo piuttosto grosso.
Vi servirà in seguito.
I controlli
Veniamo al punto dolente. In un amplificatore ciò che serve è un
selettore degli ingressi, un tasto d'accensione ed il volume.
Tutto il resto è fumo negli occhi. Per *tutto il resto* intendo:
i controlli di tono, gli equalizzatori, i filtri, il loudness, le lucette
colorate ed i display parlanti.
Un'affermazione così va giustificata. Oltre a valere lo stesso discorso
fatto prima per gli ingressi ovvero il *tutto quello che c'è si paga* ci sono
altri tre discorsi importanti da fare: il primo, quello più banale, è
quello del *tutto ciò che non c'è non si rompe*, credo religioso nella
costruzione delle vere auto fuoristrada. E su questo punto credo che
non si possa davvero discutere.
Seconda cosa da tener presente è questa: un amplificatore deve, ooops!,
amplificare il segnale che gli arriva dalla sorgente. L'amplificatore ideale
sarebbe dunque un FILO dotato della capacità
di amplificare il segnale che lo attraversa. Purtroppo in realtà per
poter svolgere questo compito si deve ricorrere a circuiti elettrici più
o meno complessi col bel risultato che il segnale, prima di arrivare alle casse
e quindi alle vostre orecchie subisce una serie di passaggi e di manipolazioni
che NON possono che alterarne la purezza originaria.
Conseguentemente più circuiti il segnale incontra all'interno dell'ampli
e più si degrada. Ecco perchè è necessario che l'ampli offra il minor
numero di ostacoli elettrici al passaggio del segnale.
Osserviamo
naturalmente che questo è un discorso valido nell'ambito nel quale lo stiamo
facendo, ovvero quello delle amplificazioni di tipo commerciale, di certo non
stiamo parlando di oggetti ultrasofisticati costruiti a mano dal costo di
svariate decine di milioni per i quali risulta molto difficile valutare la
bontà del progetto in base della sola semplicità circuitale
poichè in quest'ambito la regola può avere più di una
eccezione.
Ricordo a tal proposito l'esempio illuminante del
giradischi Goldmund Studio che, pur essendo a trazione diretta,
contravvenendo cioè al credo della trazione a cinghia, è tuttavia un
riferimento assoluto nel suo campo.
In definitiva: i circuiti dei controlli di tono, il loudness e i filtri vari
sono tutti ostacoli importanti che il segnale deve attraversare. Avrete notato
che molti amplificatori oggi incorporano un tastino chiamato *direct* o
*source direct*. Bene, questo tastino non fa altro che far saltare gli
ostacoli sopra menzionati facendo percorrere al segnale il percorso più
breve ed efficiente possibile. Ecco perchè dovete tenerlo sempre
premuto quando c'è.
Terzo aspetto, ancora più serio è il seguente: il risultato di un buon
suono parte sempre dal presupposto che la qualità finale dipende
dall'anello più debole della catena, un po' come in una gara di
staffetta dove l'atleta più debole condiziona il rendimento di tutta
la squadra.
Di conseguenza un suono, partendo dalla sorgente, non potrà che
peggiorare nel suo percorso fino alle casse. La speranza e l'aspirazione
sono quelle di farlo *peggiorare* il meno possibile.
È chiaro quindi che un amplificatore non può fare nulla di suo per
migliorare il suono che lo attraversa. Potrà limitarsi, nel migliore dei casi,
ad amplificarlo aggiungendoci un po' della sua distorsione.
Vi illudete se credete di poter migliorare un suono brutto aumentando i bassi
o gli alti (o entrambi, come capita di vedere spesso) o inserendo equalizzazioni fantasiose.
Vi sembrerà di averlo migliorato ma è una gioia effimera.
In realtà l'avete snaturato, modificandone l'equilibrio timbrico,
la dinamica e la sua somiglianza all'evento sonoro originale. Il suono deve
essere riprodotto esattamente come esce dalla sorgente, bello o brutto che sia.
Altrimenti non stiamo parlando di (Alta) Fedeltà (a ciò che
c'è inciso sui dischi, almeno!) ma di una squallida mistificazione che niente
ha a che vedere con la riproduzione Audio corretta. Non che ci sia niente
di intrinsecamente sbagliato nella manipolazione personale del suono
riprodotto è che basta non pretendere di chiamarla Alta Fedeltà.
Inoltre aumentare i bassi e gli alti col
loudness o con le manopole dei toni è un'operazione estremamente pericolosa.
Infatti si chiede all'ampli di *suonare più forte* solo in una ristretta
gamma di frequenze togliendo così energia ad altre porzioni dello spettro audio.
La potenza dell'amplificatore è una coperta corta: se la tirate da una parte
per avere più bassi, vi ritrovate con dei medi e alti spompati e
facilmente distorti col pericolo di rovinare irrimediabilmente gli altoparlanti
oltre che le vostre orecchie. E questo è argomento del prossimo paragrafo.
Per concludere dunque diciamo che i controlli di tono e le altre diavolerie
elettroniche vanno evitati attentamente. Non usarli mai e tenere sempre
premuto il tasto *direct*.
Come usare l'amplificatore
L'HiFi è un hobby per persone che sanno apprezzare le cose belle della vita,
che sanno convivere civilmente con gli oggetti della loro Passione, come i veri
amanti delle auto sportive che le coccolano e le trattano quasi come fossero dotate
di sentimenti.
Questo breve preambolo è doveroso per far capire ai
novizi che gli apparecchi HiFi, gli amplificatori in questo caso, sono oggetti
delicati, nati per riprodurre l'arte della Musica nelle nostre case.
Non dovete perciò usarli per scopi per i quali non sono stati
progettati: feste di compleanno e discoteche rionali. Per questi scopi,
come dicevo in apertura, esistono apparecchi appositi.
Se dovete arare un
campo non adoperate una Ferrari Testarossa.
Altra cosa che la maggior parte dei neofiti ignora è che il massimo volume
che l'amplificatore può generare non si ottiene *a manetta* cioè
al *fondo corsa* della manopola. Non lasciatevi ingannare dal fatto
che a metà manopola si sente già molto forte e che
chissà *quanto* più forte si potrà sentire *a manetta*.
Normalmente gli amplificatori sono progettati per fornire il massimo della
potenza a metà manopola o, al massimo ai ¾ di essa. Tutto quello
che c'è oltre è distorsione pura. Il suono si indurisce e diventa
graffiante e l'ampli inizia a funzionare in condizioni critiche (producendo
corrente continua anzichè alternata), con effetti distruttivi sulle
bobine dei vostri altoparlanti. Ecco facilmente spiegato anche perchè
è così facile bruciare gli altoparlanti con amplificatori poco
potenti: li si porta più facilmente al limite e loro fanno quel che
abbiamo appena descritto e questo indipendentemente da quanto *grosse*
sono le vostre casse. Provare per credere.
D'altra parte non occorre esagerare nel senso opposto. Gli apparecchi HiFi
non sono tanto fragili che basta sfiorarli per rovinarli. In un utilizzo
normale un amplificatore funziona senza problemi per anni e anni (decine),
basta evitare che si riempia troppo di polvere, che abbia molta aria attorno
affichè non si surriscaldi e che l'impianto elettrico di casa (ivi
compresa la tensione) sia a norma di legge (leggi messa a terra).
Altri criteri di scelta
Raccogliamo qui un certo numero di altre considerazioni che occorre fare
nell'accingersi all'acquisto di un amplificatore.
Intanto il peso: non è un metodo scientifico ma il peso di un amplificatore
può (e sottolineo) indicare la qualità e la solidità dello
stesso. Pensate che un 20 watts come il Rotel RA 920
AX supera allegramente i 5 chili, peso riscontrabile in amplificatori
comerciali da 50 e passa watts per canale. Questo non perchè abbia
lo chassis più pesante quanto perchè il trasformatore
d'alimentazione, che rappresenta una buona parte del peso di un
amplificatore, è surdimensionato rispetto alla potenza dell'apparecchio.
Ed il surdimensionamento può (ma non è detto) indicare una cura
costruttiva superiore.
A seguire l'estetica: gli amplificatori sono brutti, quasi tutti. Dovete
rassegnarvi. Le lucette che colpiscono tanto a prima vista sono in
realtà degli specchietti per allodole e spero per voi che non amiate
essere considerati tali.
La praticità: il telecomando è comodo, non lo si può negare.
D'altra parte ha un suo costo e, in virtù del buon suono, possiamo
anche farne a meno. Durante l'ascolto non abbiamo poi quest'esigenza
impellente di abbassare ed alzare il volume, anzi se lo fate è segno che
il suono del vostro impianto non vi piace. Le centomila lirette che vi costa,
tanta è la differenza di prezzo tra un modello provvisto di telecomando
rispetto al suo simile che ne è sprovvisto, possono essere spese più
convenientemente in accessori sonicamente rilevanti come cavi e punte o,
meglio ancora, in dischi.
Concludendo: tutto ciò che c'è si paga e quello che non c'è non si rompe.
Questo tuttavia non basta: occorre, al solito, ascoltare attentamente in particolare
occorre provare l'abbinamento ampli-casse per evitare sorprese. Essendo molto
più difficile, per un neofita, analizzare e capire a fondo il suono di
un amplificatore, sarebbe forse più opportuno procedere prima alla scelta
dei diffusori e poi cercare l'ampli che meglio si abbini (elettricamente e sonicamente)
con essi.
Altre osservazioni sull'amplificazione ed i suoi miti le
trovate su TNT nell'articolo Il Mostro di Loudness
Se invece state pensando di acquistare un pre ed un finale anzichè un ampli integrato, date un'occhiata ad alcuni consigli generali.
Copyright © 1996 Lucio Cadeddu - http://www.tnt-audio.com
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