Questa prova e' un'altra sfida, nella linea di quella delle supereconomiche
Indiana Line 0.32. In sostanza vogliamo scoprire
se un costruttore di diffusori entry-level e' possibile che produca una linea
di maggior impegno e di marcate caratteristiche audiophile in grado
di battersi ad armi pari con la più agguerrita concorrenza nostrana ed
internazionale.
Infatti le casse Arbour altro non sono che la linea audiophile della
Indiana Line, articolata in 5 modelli che vanno da un minuscolo due vie da
piedistallo ad un più impegnativo 4 vie da pavimento.
I diffusori oggetto della nostra prova sono i 206, tre vie bass reflex da
pavimento (meglio, da stand basso) equipaggiati con due woofers da 17 cm
in fibra paramidica impregnata tagliati a 1500 e 3500 Hz rispettivamente ed
un tweeter in seta trattata e ferrofluido. E' presente anche una protezione
elettronica sul tweeter.
La soluzione dei due woofers che lavorano a frequenze
diverse, un condotto reflex posteriore a tubo lamellare, la
morsettiera di ottima qualità predisposta per il biwiring ed un mobile
di ottima fattura (frontale in medite da 2 cm) e peso fanno delle
206 dei diffusori piuttosto originali ed interessanti che sicuramente fanno
poco per mascherare le loro pretese audiophile.
I 206, ormai in catalogo da qualche anno, sono i secondi a partire
dall'alto nella linea Arbour e costano meno di un milione la coppia.
Il prezzo, come tradizione Indiana Line, e' molto basso in relazione alla
qualità dei componenti e della costruzione. Anche in questo caso vale
l'osservazione che, se questi diffusori fossero costruiti all'estero ed
avessero una forte campagna pubblicitaria, potrebbero costare molto di
più.
Posizionamento in ambiente
Innanzitutto necessitano di buoni stands da 30-40 cm di altezza, quel tanto che basta per
portare il tweeter all'altezza delle orecchie.
Tenuto conto delle loro caratteristiche timbriche (vedi sotto) le 206 necessitano
di grandi ambienti per potersi esprimere al meglio.
Confinatele in stanzette da 3x4 e diventeranno quasi inascoltabili.
Tenendo conto dello sbocco reflex posteriore e delle dimensioni generose del
mobile, le 206 gradiscono molta aria intorno, specialmente alle loro spalle.
Le punte tra stand e pavimento e tra diffusore e stand sono d'obbligo.
Equilibrio timbrico
Cominciamo col liberarci da pregiudizi infondati: le Arbour 206 hanno davvero
poco in comune con la serie entry-level Indiana Line.
L'equilibrio timbrico e' notevole e la prima cosa che attira l'attenzione
e' la gamma bassa, profondissima quanto mai vi aspettereste, potente
ed articolata. L'emissione in gamma bassa e' tanto generosa da mettere
in crisi finestre, portefinestre e cristalliere.
Nonostante questa generosità l'articolazione e' molto buona e la
risposta ai transienti notevole. Il sistema del doppio woofer sembra funzionare
egregiamente. Il basso e' di quelli fisici, da sentire col corpo prima che con
le orecchie ma le 206 non sono sguaiate: il resto della gamma non viene
mascherato dalla generosità in gamma bassa ed i woofers sanno stare al
proprio posto quando il programma musicale non ne richiede l'intervento.
In definitiva un bel basso ma solo quando serve.
In gamma media l'equilibrio e' piacevole, il trattamento riservato alle voci
e' piuttosto particolare, dolci e mai aggressive le 206 ripropongono
una gamma media rilassante e vellutata. Ogni tanto un po' di presenza, di
calore e di corpo in più sulle voci risulterebbe gradito.
La gamma alta e' ben estesa e piuttosto rifinita, mai affaticante ne'
pungente.
Sul pizzicato della chitarra avremmo preferito un po' di
metallicità in più. Non aspettatevi il grado di
raffinatezza di diffusori ben più costosi perchè non l'avrete.
Ricordiamoci del loro costo.
Dinamica
Buona in assoluto, molto buona in gamma bassa. Queste casse sembrano aver bisogno
di una discreta potenza per dare il meglio di se', tanto che all'aumentare del volume
aumenta la velocità in gamma medio alta che a basso volume stenta un po' a farsi notare.
La tenuta in potenza e' notevole e pure l'efficienza dichiarata (91 dB) sembra
veritiera. La batteria del disco Sheffield o i tamburi degli Heartbeat
Drummers of Japan, compreso l'O-Daiko, enorme tamburo che mette in crisi
più di una cassa, vengono riprodotti con una violenza ed una
velocità crescenti all'aumentare del volume d'ascolto. E nonostante
la presenza ingombrante del mastodontico O-Daiko, i sonaglini e
le voci dei Drummers rimangono puliti e perfettamente a fuoco.
In sostanza una prestazione notevole che sarebbe ancora migliore se indipendente
dal volume d'ascolto. Ovviamente questo e' chiedere davvero tanto.
Immagine
Insieme alla gamma bassa un altro punto di forza delle 206. In particolare la
profondità della scena e' davvero buona, i contorni degli strumenti sono
definiti e piuttosto a fuoco.
Molto buona anche l'altezza della scena, ben oltre le dimensioni fisiche dei
diffusori. L'ampiezza laterale non fa gridare al miracolo ma si mantiene comunque
su buoni livelli. Come raccomandato nel paragrafo della sistemazione in
ambiente per poter sfruttare appieno le capacità di ricostruzione
prospettica delle 206 dovete lasciare molta aria attorno a loro. In particolare
la parete posteriore, complice anche lo sbocco del reflex e l'emissione
generosa in gamma bassa che non necessita certo di rinforzi, deve essere la
più distante possibile (1 metro o più).
In queste condizioni le 206 hanno la capacità di sparire per lasciar
posto ad una scena acustica davvero credibile.
Anche ascoltate in posizione scorretta,
per esempio in asse con una di esse, la scena acustica resta ferma al suo
posto, ben stabile dietro ai diffusori, a testimonianza delle ottime
capacità di dispersione del tweeter.
Una prestazione notevole, soprattutto se pensiamo al prezzo.
Conclusioni
E' davvero difficile giudicare delle casse che per meno di un milione si
permettono il lusso di far impallidire concorrenti ben più blasonate.
I punti di forza delle 206 li abbiamo elencati: una straordinaria gamma bassa,
profonda e potente, una dinamica notevole ed una profondità della scena
acustica sorprendente.
I difetti sono da ricercarsi in una certa tendenza alla lentezza a basso
volume ed una leggera mancanza di corpo sulle voci, che, tuttavia vengono
riprodotte con una pulizia ed un'assenza di distorsione sorprendenti.
La gamma alta pecca un po' in raffinatezza che se ci fosse davvero
si potrebbe gridare al miracolo.
Un'altra peculiarità che non le rende universali, come tutte
le casse dall'emissione generosa, e' data dall'esigenza di esprimersi al meglio
in locali grandi ed acusticamente poco inclini alle risonanze in gamma bassa.
Un buon amplificatore veloce e ben dotato in termini di erogazione di corrente
e' quasi d'obbligo. Niente di estremamente costoso, diciamo dal milione in
su', giusto per non mortificare le qualità delle 206.
I cavi dovranno essere veloci e ben controllati in gamma bassa. Bene i Furukawa,
direi. Biwiring consigliato.
La conclusione da trarre da questa prova e' solo una: i progettisti della Indiana
Line (o Arbour che sia) sanno come si fa a costruire una buona cassa con poca
spesa.
A quanto ne so tutto nelle Indiana Line e' fatto in casa, non ci sono
costi di pubblicità patinata e quel che pagate e' solo la qualità
degli altoparlanti, del mobile, del progetto e delle rifiniture (molto belli,
ad esempio, i connettori dorati).
A questo prezzo trovate dei buoni minidiffusori (che so, la
Sonus Faber Concertino, tante per citarne una)
dalle superiori prestazioni in gamma medio-alta. Dimenticatevi
tuttavia il suono grande ed esteso in basso delle 206 perchè nessun
minidiffusore potrà mai darvelo.
Se cercate un diffusore fisicamente coinvolgente, dal suono grande,
dotato di una più che buona ricostruzione prospettica ed una gamma
medio-alta precisa e pulita le 206 fanno per voi.
Se desiderate tutte queste qualità e, di più, volete anche la
raffinatezza del minidiffusore di qualità, beh, rassegnatevi a spendere
di più, molto, molto di più.
La lezione che dobbiamo imparare e' che non necessariamente un prodotto non
recensito nelle riviste di grido non e' meritevole d'attenzione.
Forse,
come ho già scritto altrove, per chi non compra spazi pubblicitari
avere i propri prodotti recensiti e' molto difficile.
Voi che credete solo alle vostre orecchie, o almeno dovreste,
ascoltate tutto senza pregiudizi.
Non vi chiedo di credere a quello che ho scritto, ma di rifletterci.
La Indiana Line non fa pubblicità su queste pagine (nessuno lo fa,
tanto per esser chiari) e io non ho alcun legame con loro, neppure affettivo.
Ammetto persino di averle ascoltate partendo un po' prevenuto, avendole
sentite suonare in un ambiente e con un amplificatore del tutto inadeguati che
ne mortificavano le tante qualità. Mi hanno stupito e questo mi basta.
Certo, hanno dei difetti, ma vi assicuro che a questo prezzo ci si passa su
molto facilmente. Ricordiamoci che a questi livelli di prezzo i compromessi
da accettare sono sempre tanti.
La sfida contro la scarsa attenzione che gli viene rivolta dalla
stampa specializzata e' stata vinta con merito.
E questo ci deve
indurre a riflettere su come funziona il mercato delle recensioni in questo
BelPaese.
© Copyright 1997 Lucio Cadeddu