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Produttori: AudioEngine (USA) - Avantree (USA)
Prodotti: Diffusori Bluetooth AudioEngine A2+ - Trasmettitore Audio USB Avantree Leaf
Prezzi: $ 249 di listino, ma al momento della scrittura di questa recensione i prezzi sono $ 219 (A2+) e $ 29 (Leaf) - Il prezzo può variare - Convertitore di valuta
Recensore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: Ottobre, 2019
Traduttore: Roberto Felletti
Se siete quel tipo di audiofilo che trascorre ore per stabilire che le differenze nel suono tra cavi di vario tipo, trattati criogenicamente, "non sono sottili", oppure se appartenete al gruppo di coloro che associano alla parola "digitale" qualcosa di irrimediabilmente low-fi, allora questa recensione non fa per voi; di conseguenza, sebbene io sia sicuro che l'azienda sarebbe più che felice di vendervene una coppia, qualora lo desideraste, nemmeno i diffusori AudioEngine A2+ faranno per voi. Essi non integrano arcani o esotici elementi progettuali audio-mistici, non scandagliano le regioni più remote dello spettro audio e non creano palcoscenici più panoramici di un Cinemascope né proiettano immagini più olografiche del medico olografico di Star Trek - Voyager; non hanno l'aspetto di qualcosa appena arrivato da Marte nella vostra sala d'ascolto, non sfoggiano in alcun modo valvole e di sicuro non costano abbastanza.
Ma, allora, chi è l'acquirente-tipo di questi diffusori?
Fermiamoci un istante, usciamo dal mondo ermeticamente chiuso dell'audiofilo maniacale e andiamo alla ricerca dell'Uomo Che Vuole Ascoltare La Musica (oppure, in ossequio alle norme in divenire sulla parità linguistica, La Donna Che Vuole Ascoltare La Musica; ma vi prego di perdonare il linguista della Vecchia Scuola che è in me). Potremmo incontrare qualcuno come mio padre, il quale, durante la mia infanzia, aveva una moglie, due figli (uno che stava per andare al college e un altro - indovinate chi? - che stava per iniziare la prima elementare), un mutuo, un lavoro di responsabilità - ma non valorizzato - come ingegnere civile e il desiderio di avere un po' di buona musica da apprezzare a casa con la sua famiglia. Oppure - a voler essere ottimisti riguardo all'abbattimento della Tirannia degli Auricolari - potremmo incontrare un neolaureato che si gode l'indipendenza del suo primo appartamentino mentre fa i conti con l'affitto, i prestiti studenteschi, una vita sociale piena e l'amore per la musica - il tutto con un modesto stipendio iniziale. O forse - con un ottimismo che offusca persino quello del Dottor Pangloss - un adolescente che vuole ascoltare del buon suono con i proventi del suo lavoro estivo da tagliaerba. O ancora... beh, avete afferrato il concetto. Ma ci sono persone reali, che hanno limiti da vita reale, e che non avendo interesse nelle apparecchiature audio di per sé, vogliono qualcosa costruito meglio e dal suono migliore di un comune giocattolino Crosley.
A metà degli anni '60, la KLH soddisfece i bisogni di quel mercato con le sue unità compatte di facile utilizzo, una delle quali fu la sorgente musicale nella mia casa d'infanzia. Come potete vedere nella foto a sinistra, queste unità erano costruite intorno a una discreta combinazione giradischi/braccio Garrard equipaggiata con una rispettabile testina magnetica Pickering; era un sistema con buone prestazioni, sufficientemente robusto da resistere alle sollecitazioni di piccole dita (indovinate di chi?). Molte di queste unità integravano anche un ottimo sintonizzatore FM, a cui qualcuno aggiungeva un buon sintonizzatore AM. Tutte integravano una modesta ma pulita sezione di amplificazione, una dotazione completa di controlli base e comprendevano due eccellenti diffusori da scaffale su progetto di Henry Kloss; tutte, tranne i modelli portatili, erano rifinite con un'impiallacciatura in vero noce. Esclusi i diffusori, l'intera unità non era molto più grande di un giradischi inserito in un plinto di dimensioni generose ed era talmente facile da far funzionare che, in famiglia, chiunque poteva metterla in condizione di suonare. Sebbene fosse più un'"esecutrice affidabile" che "high-end", la combinazione suonava molto bene e nonostante non fossero "economiche", queste unità autonome erano facilmente alla portata del budget di una tipica famiglia della classe media (medio-alta).
Secondo il mio modo di vedere, il sistema di diffusori Audioengine A2+ occupa una nicchia simile nel panorama dei sistemi di riproduzione della musica di oggi (molto diverso). Negli anni '60, quando mio padre portò a casa il suo sistema KLH, gli LP e i 45 giri erano il supporto fisico predominante per l'ascolto della musica, con le radio AM e (per i puristi del suono) le radio FM, che rappresentavano l'alternativa non fisica, "gratuita". Con la sua compattezza attraente, l'ottima ingegnerizzazione e il facile utilizzo, il sistema KLH rappresentava una soluzione completa per tutti.
Oggi il supporto fisico predominante è il CD, anche se sta scomparendo, con varie forme di download e streaming, gratuite o a pagamento, come crescente alternativa per la fruizione "liquida" della musica (qui mi sto riferendo al mercato mainstream; tralasciamo il risorgente LP, che, penso saremo tutti d'accordo, è destinato a rimanere un formato di nicchia, sebbene sorprendentemente resistente). Con la funzionalità Bluetooth e l'amplificazione integrata, il sistema Audioengine può svolgere le medesime funzioni per chiunque abbia un normale computer desktop o portatile con l'equipaggiamento di base; senza dover effettuare installazioni complicate, il suo possessore può facilmente ascoltare i CD con il lettore CD/DVD, fare streaming sfruttando la connessione WiFi oppure riprodurre file da hard disk, ottenendo un suono soddisfacente che riempie la stanza.
L'Audioengine riserva al sistema A2+ un imballaggio degno di componenti molto più costosi. Come illustrato nella serie di foto sulla destra, esso viene spedito in una robusta scatola che ne contiene un'altra, stampata a colori vivaci. Essa, a sua volta, contiene dei supporti ben progettati, in schiuma plastica, che proteggono i diffusori e forniscono spazio per gli accessori. Tra essi c'è tutto quello che vi può servire per far funzionare i diffusori in poco tempo: dei cavi di potenza per collegarli tra loro (vedere sotto), un cavo USB, il cavo di alimentazione, un cavetto per collegare un pre-amplificatore esterno (o altra sorgente analogica) e l'alimentatore. Ogni cosa è imballata in sacchetti di tela con chiusura a cordoncino e riposta nello spazio ricavato nel vassoio di protezione superiore, in schiuma. Togliendo questo vassoio troviamo i diffusori, ciascuno dei quali è avvolto in un sacchetto di tela simile ai precedenti, per proteggere la finitura a specchio. Tanto di cappello all'Audioengine per l'attenzione ai dettagli prestata per l'imballaggio!
E adesso veniamo al punto. Prima di tutto, alcune parole sul progetto dei diffusori. «Non scrivi mai "alcune" parole su "niente",» sento mormorare tra il pubblico. Guardando in quella direzione generica, continuo: l'Audioengine A2+ è la versione aggiornata dell'Audioengine A2, un sistema attivo di diffusori in circolazione dal 2008 circa. Rispetto all'A2 base, l'A2+ aggiunge la connessione Bluetooth e ha un convertitore digitale-analogico integrato.
L'A2+ ha l'amplificatore nel cabinet del diffusore sinistro, mentre il diffusore destro è passivo; questo significa che l'utilizzatore deve far passare un cavo audio tra i diffusori e collegare il sinistro a una presa di corrente. Stando alle specifiche del produttore, l'amplificatore è un "classe A/B analogico, dual, monolitico" (forse integra una Stonehenge in miniatura?), con potenza totale dichiarata pari a 60 W AES di picco. Attenzione, come è consuetudine nel mondo odierno dell'audio, un esame ravvicinato si trasforma rapidamente in una manifestazione di «Tesoro, Ho Ristretto La Potenza Nominale»: il numero citato deve essere dimezzato, ottenendo così un valore di 30 W di picco per canale, e in termini RMS più esigenti, esso diminuisce di un'altra metà, fino a 15 W RMS per canale. Il tintinnio di occhi che strabuzzano da parte del contingente valvolare riguardo al "primo watt", da una parte, e tra i sostenitori dell'"uscita da stadio", dall'altra, è decisamente assordante. Lo so, ma considerate che per L'Uomo Che Vuole Ascoltare La Musica, 15 W, abbinati a diffusori correttamente progettati, sono moltissimi - davvero; non riesco a trovare specifiche definitive, probabilmente sono poco più di quello che il compatto KLH di mio padre riusciva a gestire, però sono stati sufficienti per intrattenere felicemente con la musica l'intera famiglia almeno per un paio di decenni.
Andando oltre la potenza d'uscita, l'amplificatore è progettato per fornire un rapporto segnale/rumore maggiore di 95 dB (pesatura A) e una distorsione armonica totale, più rumore, inferiore allo 0,05%. Il crosstalk (diafonia) è dichiarato inferiore a 50 dB. L'Audioengine afferma che le schede dei circuiti sono "montate tutte in verticale per la massima protezione dagli shock meccanici." In un volume ristretto, e minimamente ventilato, di questo genere, mi sarei aspettato un progetto in classe D, ma all'Audioengine hanno preferito "una configurazione diffusori/amplificatore più tradizionale, che offre un'eccellente qualità audio e una maggiore flessibilità."
Gli altoparlanti sono piccoli; un woofer da 2,75" (7 cm) realizzato in aramide rinforzata con fibra di vetro abbinato a un tweeter da 0,75" (1,9 cm) a cupola, in seta, con raffreddamento a ferrofluido, e magnete in neodimio integrato. I cabinet sono altrettanto piccoli; sono alti 15 cm, larghi 12,7 cm e profondi 13,3 cm. Si tratta di un progetto a linea di trasmissione con sbocco reflex a fessura e non sono provvisti di griglie; all'Audioengine sostengono che le griglie colorano leggermente il suono e, in realtà, sono più fragili degli altoparlanti scoperti (o, come dice l'azienda, i diffusori senza griglie sono "più attraenti per gatti e bambini"). I cabinet sono realizzati con MDF spesso 18 mm con una finitura nera satinata oppure rossa o bianca lucida, ma mentre scrivo, sul sito dell'Audioengine c'è scritto che le prime due sono esaurite. La coppia oggetto della recensione è bianca. Vi prego, non cercate di capire quale colore influisce meno sul suono; L'Uomo Che Vuole Ascoltare La Musica si metterà a urlare, semplicemente, fuggirà e farà una brutta fine acquistando uno di quei Crosley dallo stile pittoresco all'ipermercato di zona.
Poiché si tratta di diffusori amplificati, il sistema A2+ non può, e non deve, essere collegato ai connettori standard per diffusori di un finale esterno (suppongo, qualora voleste farlo veramente, che potreste acquistarne due set e collegare solo il diffusore destro, quello passivo, al vostro ricevitore nella maniera convenzionale, anche se non riesco a immaginare perché dovreste farlo). Tuttavia, il diffusore sinistro del sistema A2+ dispone di ingressi RCA per collegare un pre-amplificatore esterno, nel caso in cui sentiate il bisogno di un ingresso analogico o di un controllo più fisico di quello della manopola del volume del sistema. Inoltre, il diffusore sinistro dispone di un ingresso USB per collegarsi direttamente al convertitore D/A integrato (CSR 8670, fino a 16 bit e 48 kHz nativi), e di uscite per collegare un subwoofer. La connessione Bluetooth è fornita dal ricevitore Bluetooth interno del CSR 8670, con ingresso a 16 bit e supporto per i codec aptX a bassa latenza, aptX, AAC e SBC. Il wireless funziona fino a 30 metri e la latenza è circa 30 millisecondi.
I diffusori sono schermati e quindi non dovrebbero dare problemi se collocati vicino a televisori o altri dispositivi sensibili alle interferenze magnetiche. All'Audioengine dichiarano che la risposta in frequenza complessiva è compresa tra 65 Hz e 22 kHz ± 2 dB.
Il Problema del Test
Era da tempo che volevo allestire un impianto stereo secondario, con un buon suono, nel nostro soggiorno, che è uno spazio di 4,8 metri x 5,2 metri. L'impianto principale è collocato in una sala musica separata, ma mia moglie raramente vuole andarci. Continua a borbottare qualcosa di incoerente a proposito del fatto che è sempre in disordine, con dischi, componenti audio e quant'altro sparsi dappertutto, oltre a troppi fonografi a manovella; non sono del tutto sicuro di cosa stia parlando, ma è così. Er. Um.
Comunque sia, mi piacerebbe poter condividere le mie scoperte musicali con lei, ma questo significherebbe ascoltare in soggiorno, luogo dove lei trascorre tutti i sette minuti del suo tempo libero quotidiano. Il problema è che la mia sorgente musicale è costituita da file memorizzati sul NAS, riprodotti da un computer portatile collocato sulla mia scrivania che si trova in una nicchia che funge da ufficio, ben mascherata dietro alcune librerie sistemate come divisori (chiedendo che fossero messe lì, mia moglie continuava a borbottare qualcosa di incoerente sul fatto che voleva nascondere quello spazio perché è sempre in disordine, con dischi, giornali, componenti di computer e quant'altro sparsi dappertutto, oltre a troppi fonografi a manovella; non sono del tutto sicuro di cosa stia parlando, di nuovo, ma è così. Er. Um.)
A dire il vero nella nicchia-ufficio c'è un impianto, formato da uno di quei piccoli ed economici amplificatori in classe T Lepai, collegato via jack all'audio del computer, che pilota una coppia di (guardacaso!) diffusori da scaffale KLH degli anni '60, identici a quelli dello stereo di mio padre; ma sebbene la catena sia infinitamente migliore di un paio di quelle piccole cose di plastica vendute con i computer, o dei minuscoli altoparlanti dal suono metallico integrati nel portatile, non è soddisfacente per l'ascolto nell'ambiente principale. Sfortunatamente, l'unico punto disponibile per sistemare un sinto-ampli o un amplificatore è scomodamente lontano dal computer e decisamente troppo lontano per stendere un cavo, e, francamente, incredibilmente angusto per ospitare un set completo di apparecchiature. Così, nel corso degli ultimi mesi ho piazzato in un angolo una vecchia coppia di diffusori da scaffale DCM e un coordinato sinto-preamplificatore/finale Adcom dello stesso periodo, mentre cercavo di capire come far funzionare il tutto, con grande gioia di mia moglie. ER. UM. ER.
Dentro gli Audioengine, con una digressione
Quando l'Audioengine ha offerto, a noi di TNT-Audio, la possibilità di recensire il sistema A2+ con connessione Bluetooth, mi sono reso conto in fretta che a) poteva essere la soluzione al mio problema e che b) probabilmente non sono il solo ad avere questo problema in circostanze domestiche da mondo reale. Ho diligentemente contattato l'azienda e nel giro di poco una coppia per la recensione è stata deposta davanti alla porta di casa mia; come descritto sopra, i diffusori erano protetti individualmente nella scatola, con materiale per imballaggi ben progettato e una borsa con chiusura a cordoncino di ottima qualità. Inoltre, nella scatola c'erano tutti i cavi e quant'altro necessario per far funzionare i diffusori in poco tempo, insieme a istruzioni ammirevolmente chiare.
Purtroppo, mentre procedevo con l'installazione ho avuto subito un imprevisto: il mio computer, un laptop Thinkpad quasi decenne, acquistato in uno di quei negozi che offrono prodotti ricondizionati ex uso ufficio, a quanto pare è sprovvisto del Bluetooth, e senza Bluetooth non potevo collegarlo ai diffusori. Il panico si era impossessato rapidamente di me: ero, metaforicamente parlando, in Amazzonia senza una pagaia per la mia canoa. Che fare? Cosa potevo fare?
In Amazzonia...
L'Amazzonia...
Amazon!
Va bene, lo ammetto, fa un po' pena. Basti dire che sono andato dritto su Amazon e ho cominciato a cercare un adattatore Bluetooth USB che avesse due caratteristiche: che fosse ottimizzato per l'audio e il cui prezzo fosse commisurato al modesto costo dei diffusori. Alla fine ne ho trovato uno che si chiama Leaf, prodotto da un'azienda di periferiche che si chiama Avantree. Con il miracolo della spedizione Prime è arrivato in due giorni.
Stando alle specifiche dichiarate, l'Avantree Leaf, nella foto a sinistra, presa dal sito Avantree, integra il codec aptX a bassa latenza (ritardo inferiore a 40 ms), funziona con Bluetooth versione 4.1 con profili A2DP, HFP, HSP, AVRCP e supporta i codec audio aptX-LL, aptX, FastStream e SBC. Per quanto riguarda ciò che tutto questo significa, chiedete al Coro della Plebe del Vecchio Scriba, alla sinistra del palco - è la loro lingua, non la mia! L'importante per me è che abbia i requisiti necessari per un dispositivo dedicato all'audio; il suo raggio d'azione è 20 metri, sufficiente per collegarsi con i diffusori Audioengine nel punto dove voglio metterli.
Per coloro che sono interessati, vi prego, siate consapevoli del fatto che il produttore precisa specificamente che il dispositivo non funziona/non è consigliato con quanto segue: TV con Bluetooth, diffusori cablati o sistemi stereo per auto; tastiere/mouse, telefoni cellulari, controller per giochi, stampanti, proiettori e altri dispositivi BLE (Bluetooth Low Energy); supporta la voce OPPURE la musica monocanale soltanto con cuffie Bluetooth non-FastStream (FS), però funziona meglio con i dispositivi FastStream quali - sorpresa! - quelli della stessa Avantree. Inoltre, l'Avantree avverte che con "dispositivi non aptX a bassa latenza (per esempio: cuffie Bose, Beats, Sony, Airpod)", l'utilizzatore sperimenterà "un ritardo nell'audio tra i 70 e i 200 ms - non l'ideale se si guardano film video." Cioè, contrapposti ai film audio? Comunque sia, se avete qualche dispositivo che rientra tra quelli elencati, siete avvisati.
L'aspetto importante, dal punto di vista di questa recensione, è che l'Avantree Leaf funziona splendidamente, esattamente come pubblicizzato. Raramente ho a che fare con il Bluetooth e, ad essere sinceri, ero un po' scettico su come questa cosa avrebbe funzionato, ma non avevo motivo di preoccuparmi; l'abbinamento con i diffusori è stato meno problematico di quanto solitamente sembra avvenire con i dispositivi Bluetooth, e una volta collegato è diventato semplicemente un altro gioco di prestigio elettronico che lavora dietro le quinte mentre il mio computer sbriga le sue faccende prestabilite - compreso convogliare l'audio agli Audioengine.
La Prova d'Ascolto
Ho convissuto circa quattro mesi con questi diffusori, da quando sono arrivati, aspettando per annotare le mie impressioni per un paio di motivi: 1) trovare il tempo per ascoltare i diffusori, sistemati nel soggiorno, in maniera molto meno critica, senza disturbare il resto della famiglia, è stato un po' un'impresa; 2) il manuale utente Audioengine consiglia un periodo di rodaggio di 40-50 ore, e io volevo ascoltare i diffusori in maniera disimpegnata prima di farmi un'opinione. Sono certo di non essermi nemmeno avvicinato alle raccomandazioni del manuale, ma almeno non li ho ascoltati criticamente appena tirati fuori dalla scatola; comunque, già da subito la mia impressione è stata positiva.
Alla fine l'opportunità di un ascolto più sistematico mi si è presentata alcuni giorni fa, e io sono rimasto deliziato nello scoprire ampiamente la conferma alle mie impressioni iniziali. In generale, descriverei il suono di questi diffusori come "coinvolgente" - se, diversamente dall'Uomo Che Vuole Ascoltare La Musica, pensate in termini di "PRaT" senza fare uno scivolone (gioco di parole con "pratfall" che significa "scivolone", "capitombolo" - NdT), il sistema A2+ ha superato facilmente il test del "battere la punta del piede". Il basso era armonioso, senza quel "colpo" che a volte si avverte nei progetti reflex, ed era molto più consistente ed esteso di quanto ci si aspetterebbe da cabinet di queste dimensioni; soltanto in un paio di casi ho sentito il bisogno di volerne di più. Salendo di frequenza, il suono era ottimamente equilibrato, non troppo brillante, non troppo in gamma media, non c'erano rimbombi evidenti né accentuazioni fuori posto, ed era chiaro come la proverbiale campanella.
Una parola sulla potenza (proiezione della musica, non i watt): come detto sopra, la mia sessione è stata avvantaggiata da un'interruzione della routine quotidiana, quando ho pensato di poter effettuare degli ascolti critici senza disturbare nessuno. Con mia sorpresa, quando ho chiuso per la notte, poco dopo che mia figlia si era ritirata in camera sua, ho ricevuto delle lamentele perché "quelle cose si sentono in tutta la casa, e la prossima volta tieni il volume più basso." Capitemi, io non sparo la musica a volumi da concerto rock, al massimo al volume che sulle copertine degli LP Mercury Living Presence viene descritto come "volume per sonorizzare una stanza." Questo vuol dire che i diffusori A2+, con i loro 15 W RMS, possono riempire di musica una casa intera fino al punto da disturbare qualcuno che guarda la TV in una stanza lontana, e questo è la testimonianza di quanto possano offrire se si considerano il loro costo e il loro ingombro.
Quando sono collegati a un computer via Bluetooth, la domanda che ci si pone è come equilibrare il volume del software con l'impostazione fisica della manopola del volume, posta sul diffusore sinistro. Un po' di sperimentazione suggerisce che impostare il volume troppo alto, almeno con l'Avantree Leaf, conferirà al suono una certa "granulosità"; suppongo che il livello elevato dell'ingresso sovraccarichi sia il trasmettitore sia il ricevitore Bluetooth del sistema A2+. Ho ottenuto risultati migliori impostando il volume dei diffusori abbastanza in alto e il volume del software circa a metà.
Successi e Carenze
Ho provato ad ascoltare musica di vari tipi, registrazioni vecchie e (relativamente) nuove, pescando nella mia collezione, dal folk al jazz, da composizioni di musica classica per strumenti solisti a composizioni per voce, orchestra e coro. Come ho fatto in passato, ne ho approfittato per ascoltare alcune registrazioni a me non familiari, oltre che alcuni vecchi amici. Essendo consapevole che L'Uomo Che Vuole Ascoltare La Musica potrebbe non volere ascoltare la mia musica, e che oggi lo streaming via Internet è una sorgente musicale sempre più importante, ho provato anche un po' di pezzi pop da YouTube. Per la maggior parte, i diffusori A2+ hanno gestito tutto ciò che ho dato loro in pasto con aplomb.
Successi: ho cominciato con Drommebilleder (di solito conosciuto in inglese con il titolo Dream Pictures), di Lumbye, in un'esecuzione del 1946 ricavata da un set di 78 giri. Materiale di questo genere può suonare poco chiaro con diffusori meno che ben bilanciati, ma non con il sistema A2+! Ogni cosa suonava naturale e calda, e tuttavia chiara. Inoltre i diffusori rendevano piena giustizia al pianoforte, sia solista (En Klaveerfantasi, di Lange-Muller, op. 66) sia in una composizione da camera (la seconda sonata per violino di Ruy Coelo); in entrambi i casi si trattava di file lossless estratti da CD. Le grandi sonorità della seconda venivano riprodotte particolarmente bene. Fanfare for the Common Man, di Copland, diretta dal compositore, era adeguatamente entusiasmante e i timpani venivano riprodotti con un impatto appropriato.
La Fantasia Corale di Beethoven è il mio pezzo preferito per un test prolungato, perché in una ventina di minuti (più o meno) getta ai diffusori tutto tranne il lavello della cucina: pianoforte solista, pianoforte con orchestra, passaggi estesi per ciascuno dei principali cori dell'orchestra (tranne le percussioni) da soli, orchestra al completo, voci soliste con orchestra e coro con orchestra. Nel corso dell'esecuzione nulla sembrava turbare gli Audioengine; qualsiasi cosa Beethoven richiedesse loro, essi la eseguivano con facilità.
A parte la musica classica, ho scoperto che gli Audioengine si sentono a casa anche con altri generi. La prima registrazione di una voce dettagliata che ho provato è stata quella che ha destato per prima la mia debolezza per il dulcimer martellato, nella versione del cantante folk Ed Trickett della canzone popolare del XIX secolo My Grandfather's Clock, di Henry Clay Work. Accanto a una riproduzione precisa del dulcimer martellato, gli Audioengine hanno esibito per la prima volta quello che si sarebbe rivelato un punto di forza ricorrente: la riproduzione della voce umana con una presenza sorprendente. Essi hanno fatto la stessa cosa con Barrett's Privateers, cantata a cappella da Stan Rogers e un ensemble maschile, presa da YouTube, e Jimmy Bell, cantata da Peter Lang; anche la sua chitarra solista in Snow Toad e Wide Oval Ripoff era ottima, con un suono pulito, naturale e vibrante, così come Corky, presa da un 78 giri microsolco in vinile su etichetta Audiophile. In questo brano il sax basso aveva davvero impatto. Preoccupato per i potenziali effetti dei limiti naturali in gamma bassa inferiore dei diffusori piccoli (vedere la voce "Carenze", sotto), ho provato anche alcuni brani pop. Faded, di Alan Walker, ha dimostrato che gli Audioengine possono riprodurre in maniera convincente la musica elettronica. Anche con Breakfast at Tiffany's, dei Deep Blue Something, e Girls Chase Boys, di Ingrid Michaelson, questi diffusori hanno messo in mostra la loro capacità nel riprodurre in maniera precisa e con impatto le percussioni, con voci chiare e una buona spazialità. I missaggi restano coerenti e anche nel caso di strumenti solisti, essi brillano sotto la luce giusta; non avrei dovuto preoccuparmi - le linee di basso erano forti e armoniose, e fornivano un ampio supporto.
Carenze: soltanto due registrazioni hanno rivelato crepe nell'armatura degli A2+. La prima è stata la Sonata in La per clavicembalo K 113 (L. 345) di Domenico Scarlatti, nell'esecuzione di Zuzana Ruzickova, ricavata da un LP Supraphon degli anni '70. In un certo senso, con questa registrazione il suono non ha mai "preso forma", forse perché le corde più basse chiedevano ai diffusori di scendere troppo in basso per le loro capacità. So che questo era il problema con il Preludio e Fuga in Re maggiore, BWV 532, di Bach. Il pezzo si apre con una scala ascendente sui pedali, il che significa molto in basso nella scala dell'organo; gli Audioengine A2+ lo hanno riprodotto con notevole finezza, nonostante i limiti dei piccoli diffusori e cabinet, ma oltre un certo punto le leggi della fisica hanno preso il sopravvento e gli A2+ non hanno potuto fare di più. In base a queste due registrazioni, concluderei dicendo quello che chiunque si aspetterebbe di sentire: se siete abituati al basso davvero profondo e potente, allora avrete bisogno di diffusori più grossi degli Audioengine A2+.
Confronto Testa a Testa
Per farmi un'idea, ho deciso di mettere a confronto gli Audioengine con una coppia di vecchi mini-diffusori di buona fama: i Realistic Minimus-7, un modello che debuttò commercialmente nel 1978 e che è rimasto nel catalogo Radio Shack per quasi tre decenni. Oggigiorno, la roba Radio Shack di quell'epoca sembra avere un certo seguito, ma in quegli anni non godeva di molta considerazione nei circoli audiofili "seri" (sebbene non fosse una scelta infrequente per L'Uomo Che Vuole Ascoltare La Musica). Tuttavia, pressoché tutti concordavano sul fatto che i Minimus-7 fossero dei diffusori vincenti e probabilmente l'articolo migliore del catalogo Radio Shack. Ai giorni nostri restano tra i preferiti nell'ambito degli appassionati "che ne sanno" di audio.
Cosa hanno in comune i Realistic Minimus-7 con gli Audioengine A2+? Le dimensioni sono abbastanza simili: i diffusori Audioengine sono circa 2,5 cm più bassi, poco più di 1 cm più larghi e 2,5 cm più profondi. Entrambi i modelli hanno tweeter a cupola; quelli dei Minimus-7 sono circa mezzo centimetro più grandi. Il woofer dei Minimus-7 è circa 10 cm o, se preferite, 3 cm più grande di quello degli Audioengine. Rispetto alla risposta dichiarata degli Audioengine, fino a 65 Hz ± 2 dB, Radio Shack dichiara 50 Hz, ma senza specificare tolleranze. Entrambi hanno un limite superiore dichiarato pari a 22 kHz, ma anche in questo caso Radio Shack omette la tolleranza. I cabinet degli Audioengine sono in MDF e incorporano una linea di trasmissione; quelli di Radio Shack sono cabinet chiusi in alluminio pressofuso. I Minimus-7 sono diffusori passivi in grado di sopportare una potenza dichiarata di 40 W; l'amplificatore dei diffusori attivi Audioengine si ferma a 15 W.
La corona d'alloro per la facilità d'installazione va immediatamente agli Audioengine; rispetto a "collega i diffusori tra loro con un cavo (in dotazione), collega il sistema a una presa di corrente e hai finito", far funzionare i Minimus-7 ha implicato tirare fuori quei componenti Adcom dal loro cantuccio e un lettore CD Rotel dall'armadio, poi collegare un pre-amplificatore al finale, il lettore CD al pre-amplificatore e i cavi di potenza dal finale a ciascun diffusore, facendo attenzione a non invertire la polarità o i canali. Le apparecchiature necessarie per utilizzare i Minimus-7 occupavano più spazio di quello richiesto dagli Audioengine, il loro posizionamento non era flessibile e con la configurazione per il test è stato possibile ascoltare solamente trasmissioni in AM o CD fisici, niente streaming né download da Internet e nemmeno file memorizzati sul NAS; l'ascolto di radio in FM avrebbe richiesto l'allacciamento di un'antenna a parte.
Per quanto riguarda il confronto sonoro, ho scelto uno dei miei pezzi preferiti per i test: Tleycantimo Choquiliya, di Gaspar Fernandez, incluso in una raccolta di estratti di registrazioni del gruppo spagnolo di musica antica Hespèrion XXI, sotto la direzione del fondatore, Jordi Savall. A dire il vero, i Minimus-7 si sono comportati molto bene, tenendo fede alla loro reputazione, secondo cui nelle botti piccole c'è il vino buono. Detto ciò, passando al sistema Audioengine la musica sbocciava, veramente, con una sensazione di maggior spazio intorno ai musicisti; nel complesso il suono era più "ricco", leggermente più vivace, con percussioni più energiche e, nonostante la risposta dichiarata in gamma bassa dei Realistic scenda più in basso, con un basso più forte e dall'estensione percepita maggiore nell'estremo inferiore.
Come verifica, ho rifatto il test per mia figlia, adolescente. La sua reazione è stata pressoché simile alla mia: i Minimus-7 suonavano bene, ma gli Audioengine suonavano meglio. Un basso maggiore e, complessivamente, un suono più chiaro. Fine della storia.
Riassumendo, ecco le mie impressioni sui punti di forza e sulle debolezze dei diffusori A2+.
Pro: suono chiaro, soddisfacente e coinvolgente per sonorizzare una stanza di medie dimensioni. Essendo, potenzialmente, un sistema completo, i diffusori sono corredati di tutti gli accessori e i cavi necessari. Il basso è sorprendentemente forte per diffusori di queste dimensioni e specifiche. La realizzazione e le finiture sono piacevoli e rivelano attenzione per i dettagli. La vernice bianca lucida è impeccabile e non si notano giunture malfatte né altri difetti fisici. Sono semplici da installare e da far funzionare. Sono una soluzione tutto-in-uno per l'amplificazione e la sonorizzazione; abbinati al più semplice dei computer oppure a un tablet o a un cellulare discreti, questi diffusori possono rimpiazzare completamente un set tradizionale di componenti stereo. La flessibilità degli ingressi garantisce il collegamento a un'ampia varietà di sorgenti. Finché le richieste in gamma bassa restano entro i loro limiti, gli Audioengine A2+ saranno a loro agio con musica che spazia dagli strumenti solisti alla musica da camera, dai cori alle grandi orchestre.
Contro: la collocazione posteriore, sul diffusore sinistro, della manopola per il controllo del volume è esteticamente piacevole (non si vede e non rovina le linee eleganti dei cabinet), però è scomoda, specialmente se è l'unico modo per regolare il volume e non viene utilizzata insieme a un controllo software. L'amplificatore integrato non è predisposto per modifiche o sostituzioni; se dovesse guastarsi, il possessore non può semplicemente toglierlo e metterne uno nuovo. L'aspetto più importante è che, sebbene gli Audioengine facciano del loro meglio per barare, le leggi della fisica restano le leggi della fisica. Il basso può essere sorprendentemente forte, tuttavia non scende molto in basso da soddisfare gli appassionati della musica d'organo a canne o dell'heavy metal.
Questioni aperte: ciò che esce da un diffusore dipende da ciò che entra, in questo caso dalla qualità della connessione Bluetooth. Non ho provato i diffusori con il Bluetooth integrato del computer. L'Avantree Leaf è, o almeno così viene proposto, ottimizzato per l'audio; sospetto che il Bluetooth integrato non lo sia. Di conseguenza, non sono in grado di poter dire fino a che punto esso possa influenzare negativamente i risultati raggiunti dal sistema A2+. Quello che posso dire è che la combinazione Avantree Leaf/Audioengine A2+ è vincente.
Avrete notato che prima ho parlato di "suono che riempie la stanza". In base all'aspetto, il sistema A2+ sembrerebbe principalmente pensato come un sistema di "diffusori da computer", e per questo scopo l'Audioengine vende anche una coppia di supporti leggermente angolati per diffusori da scrivania. Sono sicuro che il sistema A2+ ricoprirebbe quel ruolo in maniera ammirevole, ma un compito così limitato sarebbe uno spreco; ho scoperto che questi piccoli diffusori, abbinati con il trasmettitore Bluetooth Avantree Leaf, possono essere qualcosa di meglio di un generatore di suoni di qualità migliore per i giochi del computer o per le sirene e le bizzarre campanelle che accompagnano le operazioni del sistema operativo, oppure per riprodurre musica di sottofondo mentre si naviga in Internet. Saranno anche piccoli, ma i diffusori Audioengine A2+ sono degli esecutori notevoli e hanno tutto ciò che serve per essere un soddisfacente "impianto musicale" per chiunque.
Musica classica scelta per la prova
Altra musica scelta per la prova
Elenco delle apparecchiature utilizzate
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