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D.A.S. "Harefield"

Diffusori attivi

Monitor "nearfield" a casa vostra

[baffle a spigoli smussati]
[English version]

Prodotto: Harefield active High Definition True Stereo Monitor
Costruttore: Digital Audio Systems già noto come Dyer Audio Systems
Telefono: (+44)1992 468674 Fax: (+44)1992 467581
Prezzo: Harefield £5000 7400€ (al cambio di ottobre 2006)
Recensore: Mark Wheeler - TNT UK
Recensione: Gennaio, 2007
Traduttore: Roberto Di Paola

Ho ricevuto una soffiata sull'ultima impresa di Bill Dyer da qualcuno che ha sentito i suoi prototipi alla mostra Heathrow HiFi News nel settembre 2005. Da ciò che mi era stato detto, potevano essere prodotti che TNT avrebbe dovuto recensire. Da molto tempo intrattengo relazioni con i diffusori attivi, infatti, li ho conosciuti per la prima volta negli anni '70; proprio in quel periodo muovevo i miei primi passi nel mondo della riproduzione audio. Come ho spiegato nella mia trattazione in due parti sull'argomento, mi aspetto prestazioni migliori da tre finali stereo da 1500€ che pilotano diffusori a tre vie da 3000€ (tramite un crossover attivo da 500€) rispetto ad una configurazione con un finale da 5000€ che pilota gli stessi diffusori tre vie da 3000€ tramite i loro crossover passivi integrati. Stessi soldi, stessi diffusori, ma aspettative superiori dal sistema attivo.

"E' di parte!", urla la plebe. "Regalerà certamente una recensione migliore ai diffusori attivi!"
"Sarà così solo se migliori", risponde tra i denti l'umile scriba.

Sull'argomento la giuria del settore audio professionale è un po' sibillina. La maggior parte degli ingegneri non sottoporrebbe una parte critica del lavoro ad un monitor passivo, ma sembra proprio che circa la metà degli studi, globalmente, utilizzino monitor passivi in campo vicino in certe fasi della produzione. Bill Dyer ha pagato il suo debito negli anni '60, quando ha lasciato il direttivo dell'emporio audio in Tottenham Court Road (che è ancora oggi la Via londinese dei commercianti di elettronica ormai di massa) per assumere il ruolo d'ingegnere capo presso i Mayfair studios. Quindi una parentesi nella distribuzione, installazione (& riparazione) di affascinanti apparecchi importati per la Feldon Audio: JBL (probabilmente fu allora che ha farcito una busta con i depliant dei driver professionali JBL per questo scolaro), "consolle" e macchine a nastro MCI e banchi di mixaggio EELA. Bill ha installato impianti in studi come: EMI, Advision, BBC, Scottish TV, London Weekend TV, gli studi cinematografici MGM ed ha assistito all'era dell'invasione britannica delle stelle negli anni '60 e '70 andata in diretta grazie a questi impianti.

Bill Dyer ha anche avuto la temerarietà di modificare i componenti per un suono migliore, e i problemi di fase nei trasformatori dei mixer erano per lui una vera dannazione. Essendo stato il primo a portare il sintetizzatore Moog al di qua della Manica, Bill divenne molto pratico delle sottili "nuance" delle forme d'onda e dei loro inviluppi in relazione all'emulazione degli strumenti, che a quel tempo doveva essere programmata interamente a mano. I lettori miei coetanei ricorderanno certamente i tastieristi di prog-rock circondati da banchi di VCO, oscillatori controllati in tensione, n.d.t. azionati manualmente, filtri e shapers che bisognava regolare continuamente anche di mezzo tono.

Il curriculum di Bill ed il suo ruolo lavorativo pretendono quindi rispetto e riconoscimenti. Mentre altri uomini sceglievano di scrivere le loro memorie o di guardare il cricket in TV, Bill Dyer, ormai in pensione, ha scelto come passatempo di costruire diffusori. Il logo DAS è rappresentato dal simbolo di un microfono connesso tramite la A(amplificazione) al simbolo di un altoparlante: carino.

Descrizione tecnica

L'offerta DAS prevede tre modelli principali di diffusori, tutti attivi, più un subwoofer. Due modelli sono da supporto e sono ragionevolmente convenzionali, con i driver rivolti in avanti, mentre il terzo è una curiosa torre da pavimento con un medio-basso omnidirezionale puntato verso l'alto ed un tweeter rivolto in avanti. Questa recensione riguarda gli "Harefield", l'offerta media del catalogo DAS.

Gli Harefield hanno una risposta in frequenza piatta, sebbene Bill ritiene che questo parametro sia meno importante rispetto all'accuratezza della fase, alla bassa distorsione ed alla dispersione. Mr Dyer sa bene che se questi fattori sono "corretti", anche la risposta in frequenza lo sarà. Ma ecco i dati relativi alla risposta dichiarati per questo modello: 40Hz-20kHz -3 dB ed oltre. L'allineamento per l'estremo basso non è stato scelto per fornire la maggiore estensione possibile in relazione al costo, ma è stato progettato cercando la migliore correttezza di fase.

Comunque il dato più sorprendente è quello relativo alla distorsione:

Questi dati non sono confrontabili con quelli di nessun diffusore passivo, poiché i grafici della distorsione della maggior parte dei diffusori sono così "brutti" che il confronto non avrebbe senso. Ma per sapere se ciò avrà qualche vantaggio dal punto di vista dell'alta fedeltà dovremo attendere la prova d'ascolto: credo sappiamo tutti ormai che, in hi-fi, la corsa alla più bassa distorsione possibile negli amplificatori è un sentiero abbandonato, quindi vedremo se si tratta di un'altra chisciottesca ricerca del santo graal applicata adesso ai diffusori.

In ogni cassa ci sono due finali di potenza (realizzati da un costruttore olandese) da 50 W. Su di essi non so altro, né se siano single ended, push-pull o in classe D; né se abbiano una grande quantità di controreazione globale oppure se il cablaggio interno sia realizzato con capelli di sirena avvolti a mano. In ogni caso, a mio modesto parere se un amplificatore non riesce a controllare il moto dei "driver" grazie ad un sistema controreattivo, le sue nuance passano in secondo piano. Tra l'altro, sembra che gli effetti udibili della controreazione dipendano dal progetto dei diffusori, questo spiega l'estrema divergenza delle opinioni sul tema.

[Gli igngressi xlr 'controllati']

I connettori xlr si chiudono su un circuito per la soppressione delle RF, che precede l'ingresso bilanciato elettronicamente e c'è anche un controllo di livello. Il crossover è un filtro del secondo ordine con allineamento temporale dei driver. I filtri elettronici del secondo ordine costituiscono un sistema che in combinazione con il roll-off dei trasduttori produce una risposta acustica del quarto ordine. I filtri del quarto ordine (che ad intuito dovrebbero essere dei Linkwitz-Riley) sono in fase alla frequenza d'incrocio, e ciò riduce la sovrapposizione d'emissione dei driver migliorando così la dispersione verticale e la regolarità di risposta in ambiente. L'amplificatore interno è installato su pannelli d'alluminio che fungono da dissipatori termici, ed è accreditato di riprodurre fedelmente transienti di alto livello.

Bill descrive il significato del termine fedeltà in questo modo: "far suonare una grancassa come una grancassa...far sembrare umano il suono della voce umana", e allora l'ascolto sarà la prova del nove. Bill ha scelto un allineamento del basso nel segno della qualità (piuttosto che ricercando l'estensione oltre ogni possibilità) optando per un mobile più grande di quanto necessario per ottenere l'accordo a 40 Hz. Con un altoparlante caratterizzato da una frequenza di risonanza in aria libera di 39Hz, la scelta classica passerebbe per un allineamento vicino ad un B4 in un mobile più piccolo, invece la maggiorazione del volume e l'adozione di un condotto reflex rettangolare (15mm x 250mm) mantengono bassa la velocità dell'aria ed alta la tenuta in potenza. Il che, unito alla mancanza di perdite induttive e resistive introdotte dai crossover passivi dovrebbe giovare alla pulizia e definizione del basso, evitando il rimbombo tipico degli allineamenti con fattore di merito Q>0.707.

Con i crossover attivi le possibilità d'equalizzare sono molto ampie, ma qui l'equalizzazione non è prevista poiché ritoccare la frequenza d'intervento del crossover spesso danneggia l'integrità della fase. Bill è determinato a realizzare diffusori che "riproducano l'intero spettro acustico dal basso in alto, con coerente sincronia, dal momento dell'attacco dell'orchestra fino all'ultima sfumatura dell'ambiente". Questa "filosofia" testimonia i suoi rapporti con l'Ambisonics (una tecnica di ripresa microfonica stereo compatibile, che impiega un microfono omnidirezionale posto al centro e tre microfoni con diagramma polare a figura di 8 disposti secondo le tre dimensioni dello spazio, n.d.t.), per cui il mio compito post-recensione sarà quello di consegnare i diffusori DAS ad un ricercatore dell'Università di Derby, il quale deve utilizzarli al posto di monitor PMC in esperimenti con l'Ambisonics.

Porsi un tale obiettivo di precisione è un compito arduo. Questa coppia è verniciata in nero fumo, ma è disponibile anche il color argento oltre ad altre finiture a spruzzo su ordinazione. Un'impiallacciatura in vero legno potrebbe comunque far crescere il DAF ("Domestic Acceptance Factor", fattore d'accettazione domestico, n.d.t.).

[Attivi dentro]

Posizionamento

Il posizionamento in ambiente è molto semplice. La distanza tra essi (2 - 3,5 metri) o un leggero orientamento (10°) verso l'esterno o l'interno non sembrano influire sulle loro performance, così come non sembrano sensibili ad un posizionamento che preveda il tweeter o il medio-basso all'altezza dell'orecchio. Comunque gli Harefield danno il massimo ad almeno 1 metro dalle pareti della stanza. L'insensibilità all'orientamento è indice di una buona integrazione del crossover e questo fa sì che la risposta polare rimanga coerente sia sull'asse verticale che su quello orizzontale. La buona risposta sull'asse verticale è favorita dalle pendenze dei crossover del IV ordine (24 dB per ottava) poiché ci sarà minore sovrapposizione dell'emissione dei trasduttori, e quindi minore formazione di lobi dovuti a cancellazioni e rinforzi. La dispersione orizzontale, oltre che dalla frequenza d'incrocio dei driver, dipende dalla scelta dei trasduttori e dalla struttura del cabinet .

Andando in giro nella stanza d'ascolto si evince che i DAS Harefield hanno una dispersione orizzontale da manuale. Il grafico della dispersione rappresentato su un diagramma 3d (dove gli assi x e z rappresentano un'ampiezza di 360° sul piano orizzontale e l'asse y l'aumento della frequenza) dovrebbe apparire come un cilindro che al crescere della frequenza diventa gradualmente un cono (larghezza del "baffle" = metà della lunghezza d'onda), con formazione di un lobo davanti al driver. Un piccolo trasduttore dinamico o certi sistemi multi-via ben progettati (anch'essi con altoparlanti dinamici) solitamente arrivano a tanto. Il posizionamento dei diffusori in sala è quindi più facile ed anche il punto d'ascolto risulta decisamente più ampio.

Senza evidenti buchi attorno alla frequenza d'incrocio, la risposta in frequenza in ambiente sull'asse assomiglia a quella (anecoica, n.d.t.). Il test LEDR ("Listening Environment Diagnostic Recording", test per la valutazione della tridimensionalità, n.d.t.) lo conferma dando un risultato giustamente simmetrico. Il test LEDR si trova in vari CD test, incluso lo "HiFi News Test Disc III", uno strumento ad hoc molto funzionale. Al fine di confermare il corretto posizionamento dei diffusori in ambiente applico questo test, dopo aver proceduto per prove ed errori, utilizzando musica che conosco bene.

Ho dato per scontato che gli Harefield avrebbero lavorato a meraviglia sui miei supporti pesanti. Solitamente utilizzo questi per testare i prototipi poiché sono delle piattaforme inerti. Questi mostri di peso in origine erano stati costruiti da un mio amico per reggere certi diffusori che gli avevo fatto intorno al 1986. Sono costituiti da un'impalcatura saldata rivestita da una miscela di resina epossidica, con le gambe riempite di sabbia (essiccata artificialmente) serrate tra due ripiani d'acciaio dolce spessi 6mm con incollato del multistrato di betulla da 25 mm. Prima di apprendere che solitamente 3 punte suonano meglio, ne avevo installate 4 sulle piastre superiori ed inferiori di questi supporti. Comunque mi sbagliavo. Dopo varie sessioni d'ascolto, ho capito che gli Harefield suonavano meglio su i miei vecchi treppiedi "open-frame" (a telaio nudo, n.d.t.) della Origin Live, nonostante non fossero correttamente dimensionati per essi.

Evidentemente questi diffusori sono sensibili ai supporti. Gli Harefield adottano dei piedini proprietari costituiti da 4 grossi pezzi di plastica. In un prodotto audio high-end essi appaiono davvero fuori posto.

Inoltre suonano fuori posto. Ho effettuato delle prove usando gli Harefield su 3 o 4 punti di contatto. Come accade di solito, andavano un po' meglio (su tutti i parametri) quando posti su 3 sole punte. Gli stand Origin Live facilitano questo tipo di esperimenti poiché si possono inserire dei dischi in acciaio lavorato su ognuna delle 5 punte saldate verso l'alto. Ho voluto questa opportunità proprio per effettuare prove del genere. D'altra parte, le punte saldate rispetto a quelle avvitate e regolabili offrono una migliore dissipazione dell'energia.

Altri lievi miglioramenti li ho ottenuti sostituendo 2 coppette in acciaio degli stand Origin Live con 2 "PolyCrystal Point-Discs" posti frontalmente tra le punte ed il piano inferiore degli Harefield, e mettendo un terzo "Polychrystal" al centro sul retro del cabinet. La differenza fra questa configurazione e quella originale con i piedini di plastica provoca un effetto equivalente alla sostituzione dei tweeter.

Gli Harefield raggiungono i 97 dB puliti nel punto d'ascolto della mia sala grande 5.5m x5.5m x3m; un ambiente nella media. I trasduttori dei bassi passano dalla zona di compressione alla zona di distorsione da sovraccarico per superamento dei limiti di escursione della bobina (che esce dal traferro) a 104 dB in posizione d'ascolto; ciò equivale a 102dB puliti e 110dB orribilmente distorti ad 1 m misurati con il mio tester manuale impostato su "non pesato". Suonano molto forte.

La bassa distorsione di questi diffusori consente ascolti a volumi più elevati rispetto ai tipici diffusori domestici, le cui induttanze (del crossover passivo, n.d.t.), magari avvolte su nuclei di polveri ferrose, raggiungono la saturazione spesso con un suono strano, come di rottura.

Nel mio impianto l'alimentazione bilanciata è fornita tramite un attenuatore IAG che impiega un trasformatore variabile Sowter attivato da un interruttore Shallco. Per Bill Dyer questa è un'eresia, infatti, lui ritiene che questi trasformatori siano una pessima soluzione poiché causano disturbi della fase non necessari. La mia esperienza con il mio impianto mi fa ritenere invece che questo è il sistema di adattamento sbilanciato/bilanciato più trasparente che io abbia provato, e con le minori controindicazioni rispetto all'uso di invertitori di fase elettronici.

L'impianto comprende:

Qualità del suono

Bill nota che la maggior parte dei cosiddetti stereo sono solo due canali mono separati. Un microfono singolo alimenta un solo canale del mixer, da qui il tecnico invia il segnale a due canali, e la differenza d'ampiezza selezionata sul pannello dei controlli induce un posizionamento virtuale in mezzo ai diffusori.
"Questo non è stereo", dice Bill, "E' il mono bifonico".
"Stereo è la parola greca per dire "solido", ricorda Bill, "non per dire 2 canali".
Un segnale stereo dovrebbe essere costruito con due microfoni preservando le informazioni della fase. Se queste informazioni restano integre anche dopo aver attraversato le catene di registrazione e di riproduzione, il recupero dell'ambienza sarà palesemente migliore. Bill me lo ha dimostrato con alcune registrazioni che aveva portato con sé durante una sua visita e che erano state fatte da Mike Skeet quello di "garage door", ovvero la famosa traccia test sul primo CD test di Hi-Fi News (confusamente annotato come cd0003) realizzata con un microfono Sound Field.

Le indicazioni dell'ambienza sono tra le migliori che io abbia udito, non le semplici riflessioni delle pareti di una stanza che un impianto high-end può riprodurre (molto evidenti nelle registrazioni jazz della Chesky), ma un realistico senso della spazialità. Ogni sorgente strumentale o vocale dà l'impressione della propria dispersione nell'ambiente. Non si tratta di quella sciocca e deludente immagine stereofonica che ho udito da costosi grammofoni, per nulla simile a quella udibile senza amplificazione nelle "concert hall". Ricordo un ascolto del Delta Saxophone Quartet nella "Djanogly Room" presso il "Nottingham University Arts Centre" consapevole del fatto che gli astanti avrebbero sentito ognuno una performance molto differente, se dobbiamo credere all'audiophilia, ma chiudendo gli occhi, il suono si librava attorno ad ogni musicista più simile ad un ologramma che all'immagine stereo. Suonando lo stesso CD attraverso questi monitor l'impressione non è la stessa, ma ciò dipende probabilmente dalla tecnica con la quale è stato inciso.

Le distorsioni dei crossover passivi hanno l'irritante caratteristica di essere non lineari e di ordine più alto di quelle lineari dei crossover elettronici. Per questo motivo, nonostante le misurazioni diano livelli di pressione sonora identici, i diffusori attivi non sembrano suonare forte quanto quelli passivi e vi rendete conto dell'effettivo livello di pressione acustica solo quando provate a tenere una conversazione. Ho avuto bisogno di molto tempo per riadattarmi ai diffusori passivi nonostante i 5 anni di convivenza con dei diffusori di questo tipo che mi ero autocostruito. Con il sistema passivo cercavo sempre di abbassare il volume, mentre con quello attivo facevo la cosa opposta fino a che ogni registrazione mi sembrava raggiungere il giusto livello di coinvolgimento.

Il picchiare sui tamburi, con gli Harefield è convincente. Descriverei il campo acustico che essi proiettano come "tangibile"; essi dipingono un grande e stabile "sound stage" e non si tratta di un immagine "tagliata con il bisturi", ma si avverte la sensazione del luogo occupato dai musicisti e dagli strumenti.

Un'incisione realmente mono e non un rimescolamento stereofonico artificiale è un test duro per ogni diffusore. Io regolo il timbro dei miei progetti sempre in mono e con un solo diffusore. Le registrazioni mono riprodotte tramite un paio di casse dovrebbero creare l'illusione di una fonte sonora posizionata al centro di esse. Questa "immagine" dovrebbe rimanere dimensionalmente invariata a qualunque frequenza, e non dovrebbe vagare per la stanza. Un'immagine che si sposta a destra e a sinistra indica un cattivo accoppiamento dei diffusori, mentre gli spostamenti in avanti e indietro rivelano una deficitaria prestazione della fase. Una registrazione Westminster dei trii per piano di Dvorak dei tardi anni 50 dimostra in modo eccellente queste potenzialità tramite l'Aqvos 2CI dove anche una sorgente mono posta al centro disegna l'ambienza del luogo dell'incisione così bene che quest'ascoltatore non sentiva affatto la mancanza della stereofonia.

I DAS Harefield danno un'ottima idea dell'ambienza del luogo del concerto o dell'incisione.

Nel 2001 è stato pubblicato il doppio HDCD delle registrazioni fatte nel 1965-6 de Grateful Dead, Birth of the Dead, o le loro prime incarnazioni come Warlocks (sebbene la band fosse tanto giovane che su una scatola portanastro da studio li chiamavano "The emergency Crew" - l'equipaggio di emergenza, n.d.t.). Quelle incisioni probabilmente venivano monitorate attraverso dei monitor JBL, simili a quelli che Bill Dyer importava nel regno unito a metà degli anni 60. La trasparenza dei DAS Harefield è una finestra aperta su questa gran varietà di registrazioni, alcune mono ed altre stereo. C'è una semplicità in questi arrangiamenti di tradizionali arie bluegrass e nelle reinterpretazioni dei Dead che gli Harefield comunicano efficacemente. Le qualità dell'HDCD sono anch'esse lì, evidenti quando si attiva.

Il piccolo driver a lunga escursione del medio-basso si dà veramente un gran da fare per spostare tanta aria a volume alto. Un ambiente d'ascolto come il mio avrebbe gradito maggiormente un trasduttore da 200 mm, ma allora sarebbe servito un punto di crossover più basso per mantenere una buona dispersione dal mediobasso- altweeter. Il tweeter a cupola morbida ha il carattere solito della razza, e le frequenze più alte sono ottenute tramite una serie di risonanze controllate, comunque sono decisamente migliori delle cupole in plastica. Vorrei proprio sentire quello che Bill potrebbe fare con un woofer più grande ed un tweeter "high-tech", poiché questo è il suono migliore che io abbia ascoltato con qualunque altro sistema che impiega trasduttori come questi.

Tuttavia, è probabile che il mercato domestico richieda finiture meno industriali. Un'impiallacciatura in vero legno opzionale, anche ad un costo extra, aiuterebbe molte più coppie di Harefield a trovar casa rispetto alla più resistente finitura a spruzzo in nero fumo che riveste la coppia in prova.

[attivi dentro]

Conclusione

Il tempo che Bill ha trascorso analizzando le forme d'onda dei suoni, in modo da permettere ai sintetizzatori Moog (che lui vendeva) di emularli più accuratamente, gli ha impresso nella mente quanto appaia complessa una forma d'onda su un oscilloscopio, ed il suo obiettivo è stato la riproduzione di questi blocchi di energia acustica. Una semplice grancassa, tanto semplice quanto una sola pelle Ludwig da 18", produce un grafico che appare più come un inospitale terreno di montagna che come il tanto semplice, in apparenza, "botto" di una sola membrana. Bill ha vinto la sua scommessa creando un sistema di diffusori (compresi gli amplificatori interni) capace di emulare queste forme d'onda come nessun altro sistema che io conosca fino a 5000 sterline inglesi (7400€). Se non mi fossi già costruito dei diffusori andrei a prendere il libretto degli assegni.

Avendo un bilanciamento tonale corretto anche fuori asse sono molto meno sensibili al posizionamento ed all'orientamento rispetto alla maggior parte dei diffusori domestici. Ciò fa guadagnare agli Harefield molti punti per quanto riguarda il fattore d'accettazione domestico, e bilanciano quelli persi a causa della finitura industriale. L'area utile per l'ascolto più ampia giova a rendere la hi-fi un evento più "sociale" rispetto a quanto accade con i progetti high-end che pretendono un posizionamento dell'ascoltatore in un punto preciso, ma qui anche la magia del vertice del triangolo d'ascolto sembra davvero fuori luogo. Questi sono monitor in campo vicino compatti a due vie e a bassa distorsione, in questo caso del tutto giustificata, che porgono il timbro strumentale e l'ambienza in modo eccellente.

I DAS Harefield mantengono le promesse. Suonano forte, e lo fanno senza distorcere. Voi ascolterete esattamente ciò che l'ingegnere del suono ha messo nell'incisione, entro i limiti fisici imposti dalle dimensioni dei trasduttori e del cabinet.

Al Heathrow HiFi Show del 2005, un tecnico del suono che si aggirava per la saletta DAS sembra abbia detto:

"Si può annusare il batterista"!

Sebbene non tanto elegante o sottile quanto le stimolazioni olfattive della Madeleine di Marcel Proust, Quell'espressione riassume i DAS Harefield meglio di qualunque mia osservazione.

La musica che mi son goduto durante questa recensione:

© Copyright 2007 Mark Wheeler - www.tnt-audio.com

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