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Cavi di segnale UBYTE-1 e X-3.0

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Dopo una breve attesa dall'annuncio della loro spedizione ho finalmente ricevuto i cavi costruiti dal nostro Thorsten Loesch.
Era stato abbastanza enigmatico quando ci eravamo accordati per il loro invio: qualcosa di speciale poteva accadere...
Ora vi racconto come è andata.
Innanzitutto ho provato i due cavi singolarmente, connettendoli fra il cd-player ed il pre, conservando, fra pre e finale, il nostro Shield, in seguito li ho anche alternati fra pre e finale per scoprire quale combinazione, sul mio impianto, fosse la più adatta.
Così ho cercato di farmi una prima idea generale delle loro caratteristiche di base.

UBYTE-1
L'UBYTE-1 è una vera e propria *cura ricostituente* per ogni cd-player che soffre delle asprezze e della povertà armonica delle sorgenti digitali di classe media ed economica.
Sappiamo bene che MAI nessun cavo può aggiungere qualcosa al segnale, ma nel caso dell'UBYTE.1, comincio a considerare delle eccezioni alla regola :-).
Caldo e corposo, dalla risposta sincera e diretta, non gonfia artificialmente il suono ma tende a *completarlo*, quasi come se volesse ricostruire ciò che è andato perso in fase di conversione da analogico a digitale.
Il basso riacquista il suo giusto peso e corpo e diventa autorevolmente presente e definito, senza invadere ed appannare le frequenze contigue.
La gamma alta è ottimamente equilibriata, mai fastidiosa: se solo avesse una migliore trasparenza e dettaglio l'UBYTE-1 sarebbe praticamente definitivo ed insostituibile. Mi sembra il caso, comunque di ricordarvi che, nei cavi ben costruiti e *pensati*, non esistono pregi o difetti ma solo caratteristiche e peculiarità. Sta a noi trarre il massimo dalla loro *personalità* interfacciandoli con intelligenza e buon senso.
Il vero miracolo, però, lo compie in gamma media, presente e dolce, di chiarezza estrema ed una intellegibilità fuori dal comune. La scena è ampia, ben sviluppata oltre i diffusori, illuminata da una luce dorata e brillante, sostenuta da ottima dinamica e da una trama vellutata della tessitura musicale.
La ricostruzione complessiva dell'intero evento sonoro, in sostanza, risalta per la sua musicalità e per il piacere d'ascolto che ci regala.

X-3.0
Già la sua consistenza materiale lascia sospettare qualcosa del suo carattere sonico, con la sua leggerezza e la sua geometria così intrigante. E' etereo già a tenerlo in mano, leggero e delicato; collegandolo, poi, la vera sorpresa: rispetto al precedente tutta un'altra musica, con il suo spiccato carattere analitico ed introspettivo, il suo tocco di pennello così delicato, quasi un ricamo su antichi e profumati lini di fiandra.
La sua impostazione sonica è cristallina e brillante e questa volta la luce che illumina la scena è bianca tendente all'azzurro.
L'eccellente microcontrasto rivela ogni sussurro, ogni particolare, ogni armonica delle esecuzioni e l'ampiezza della scena oltre che estesissima nelle tre dimensioni ha anche un altro merito, quello, virtù di pochi, di materializzare gli esecutori ben davanti ai diffusori e non dietro, con gli esecutori plasticamente disegnati da un bel chiaroscuro.
Faccio un esempio: l'imperdibile introduzione di arpa celtica del pezzo di Van Morrison, contenuto in quel capolavoro dei Chieftains che è The Long Black Veil mi era sempre sembrata sospesa a mezz'aria. E l'effetto, peraltro molto bello, credevo fosse voluto. L'X-3.0 ha ridato ordine alle cose facendo comparire *fisicamente* anche l'arpista, con la sua *presenza scenica*, il suo tocco pulito e delicato, seduto, nella sua giusta dimensione, sulla sinistra in avanti del palco virtuale.
Non vorrei proprio che pensiate che, dopo tutto questo parlare di chiarezza, cristallinità, analiticità, si tratti di un cavo freddo, tagliente, chirurgico; tutt'altro: mai un sibilo, o un applauso o un violino mi ha disturbato o stancato all'ascolto ma sono comunque curioso di ascoltare anche l'X-1.5 (fratello quasi gemello) della stessa *serie* che, a lume di naso, dovrebbe essere caratterizzato, per la sua differente geometria, da una maggiore nota di calore.

L'accoppiata vincente
Pensate al sound di uno studio registrazione e poi a quello di un accogliente jazz club; oppure ad un impianto a stato solido e poi ad uno valvolare monotriodo: è in questo ambito che bisogna inquadrare rispettivamente l'X-3.0 e l'UBYTE-1. Diversi e complementari, ognuno con la sua particolare applicazione, secondo i casi.
Stabiliti un po' i capisaldi del comportamento di questi due cavi mi sono dato da fare per trovare un corretto ordine di connessione per il mio sistema e, dopo qualche giorno di monta e smonta, sono giunto alla configurazione per me ottimale, quella che riusciva ad esprimere il massimo della sinergia fra i due. Il risultato migliore l'ho ottenuto, come forse avrete già sospettato dalle singole descrizioni, connettendo l'UBYTE-1 fra cd-player e preamplificatore ed a seguire, fra pre e finale l'X-3.0.
Per l'occasione rubo volentieri una frase di un valente critico e dico: " era dai tempi di Cassius Clay che non vedevo riunite assieme tanta forza, grazia e bellezza".
L'ascolto dei miei dischi preferiti è durato un'eternità.
Ho riascoltato tutto il possibile: ma non perchè ci fosse qualcosa nei cavi che mi sfuggiva o che non mi era chiara. Semplicemente perchè tutto il mio impianto era scomparso, si era messo da parte, materializzando la musica, le persone ed i luoghi, anche quelli che fino a quel momento erano rimasti un po' nascosti..
Solo allora ho pensato alla causa di questo magico evento, ai cavi di Thorsten nella loro eccezionale sinergia: essi erano umani, musicali, rispettosi della musica. Erano i gregari del campione, che non visti, sudati e stremati dalla salita impietosa, gioiscono per il trionfo del loro capitano.
E visto che, qui a TNT, Merlino (il mago) lo abbiamo già, potremmo battezzarli Lancillotto (cavaliere spavaldo, generoso e fedele) e Ginevra (regina algida e delicata di grazia infinita).
Il loro più grosso difetto mi viene in mente proprio ora che sto finendo di scrivere: dovranno presto (ma non troppo) riprendere la strada del ritorno a casa. Il caro Thorsten li aspetta.

© Copyright 1998 Mimmo Cacciapaglia

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