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Produttore: evoluzione dei mammiferi, che sia Lamarckismo, Darwinismo, Epigenetica; oppure, se opera di divinità, possa il vostro Dio (o Dei) essere con voi
Prezzo: irrilevante, il valore non ha prezzo - ma per voi può essere diverso
Autore: Mark Wheeler - TNT UK
Periodo: inverno 2017-2018
Traduttore: Roberto Felletti
Sfuggire ai miti del pensiero di gruppo audiofilo permette ai lettori di TNT-Audio di apprezzare meglio la qualità del suono e di mantenere le abitudini del Genus Audiophilia con poche risorse. Essere scettici sul pensiero di gruppo aiuta a essere immuni dalle tentazioni della moda del mese. Questo comporta riduzione dell'ansia e protezione dall'audiophilia nervosa, prolungando di conseguenza la vita e il piacere che ne deriva. In un precedente articolo abbiamo esaminato come i miti audiofili prendono piede e come acquisiscono credito, perché i meccanismi psicologici che li promulgano e li rinforzano sono i medesimi che hanno aiutato la specie umana a diventare la più brava a manipolare l'ambiente a proprio vantaggio. Ecco un tipico scenario:
L'audiofilo Arnie invita alcuni amici. Recentemente, Arnie ha provato ad autocostruirsi un cavo.
Arnie fa ascoltare un po' di musica utilizzando il suo vecchio cavo commerciale, di prezzo medio (secondo gli standard audiofili); il cavo è il vincitore di una prova di gruppo e appartiene a un marchio audiofilo conosciuto.
Arnie spiega ai suoi ospiti il motivo per cui non è più soddisfatto del suo cavo commerciale, come è stato per vari altri cavi con ottime recensioni, nel corso degli anni.
Arnie descrive che cosa ha fatto, e come, per costruire il suo cavo nel miglior modo possibile.
Arnie descrive perché ha scelto quei determinati materiali.
Arnie descrive in che modo il cavo è stato costruito e perché egli crede che quel progetto sia superiore a ogni altra alternativa, a parità di materiali utilizzati.
Arnie parla delle caratteristiche, che lui apprezza, di numerosi cavi commerciali e spiega come non ce ne sia uno sul mercato che abbia tutte le caratteristiche che lui preferisce.
Poi Arnie sostituisce il cavo nell'impianto con il suo nuovo cavo autocostruito e i suoi amici, effettivamente, riscontrano esattamente le differenze che lui ha riscontrato.
Gli amici di Arnie notano anche altre differenze, perché ognuno ha orecchie diverse.
Inoltre, gli amici di Arnie riscontrano anche vantaggi che lui stesso non aveva riscontrato con il suo cavo.
Gli amici di Arnie si sentono davvero compiaciuti nell'aver notato, in una sera, cose che il costruttore medesimo del cavo non aveva notato in settimane di sviluppo.
Tutti si sentono appagati. Arnie è gonfio di orgoglio al pensiero che i suoi amici ritengano il suo cavo fai-da-te migliore di un cavo “Vincitore di un Test di Gruppo”.
Poi gli amici chiedono ad Arnie di poter ascoltare alcuni dei prototipi del cavo in questione. In realtà, gli amici di Arnie restano colpiti anche dai prototipi. Arnie fa notare loro le differenze in un confronto A-B; dopotutto, ha trascorso molte ore con tutti questi cavi e quindi è avvantaggiato dall'esperienza. Gli amici di Arnie vengono a conoscenza del perché lui preferisca la versione finale, ma chiedono se possono prendere in prestito i prototipi per provarli nei loro impianti, ritenendo che questi prototipi siano comunque altrettanto validi.
Gli amici di Arnie se ne vanno tenendo stretti i cavi, e non vedono l'ora di provarli nei loro impianti. Alcuni chiedono anche ad Arnie di costruire per loro delle copie del cavo “migliore”. Arnie è felice di farlo, al prezzo di costo dei materiali, e li porta a casa degli amici, collegandoli e spiegandone i vantaggi nonché ogni altra modifica da lui provata. Tutti concordano sul fatto che i cavi di Arnie siano molto meglio di quelli di marchi famosi, quali il Behemoth Hawser o il Translucent Magic Box. Persino i gemelli audioscettici, Vera e Valerie Vinyl, riescono a sentire le differenze; loro, di solito, lasciano queste quisquilie ai ragazzi. Arnie e i suoi amici si rendono conto che il motivo di ciò è che Arnie non è un rivenditore, né ha distribuzione, marketing o interessi a monte, e nemmeno margini di guadagno da considerare. Non sono sciocchi e non li si prende facilmente in giro.
Per creare questi cavi raffinati, Arnie ha applicato alcuni principi di fisica imparati alle superiori, alcune idee apprese da quelle riviste audio che fanno copia & incolla di comunicati stampa e alcune idee sue su ciò che non va nei cavi comprati e utilizzati in passato. Arnie è abbastanza determinato da costruire vari prototipi, leggermente differenti tra loro, ai quali apporta modifiche (miglioramenti potrebbe essere una definizione troppo diretta) non appena inizia ad ascoltare l'ultimo prototipo. I prototipi raggiungono l'apice, e ogni nuova modifica dopo la Versione 7 risulta molto leggermente inferiore. È un po' come l'ultima visita che Arnie ha fatto dall'optometrista: con quei grossi occhiali di prova regolabili sul naso, Arnie arriva a un punto in cui gli sembra di avere, con una particolare combinazione di lenti, una visione quasi nitida del tabellone con le lettere. Poi l'optometrista prova varie altre lenti, ruotandole e regolandole lievemente, ma ogni volta l'immagine diventa leggermente meno nitida. Arnie torna a casa con un paio di occhiali la cui gradazione è corretta per quanto sia possibile ottenerla con un simile metodo empirico. I cavi di Arnie sono adeguati al suo impianto per quanto l'utilizzo di simili metodi, basati su prove ed errori, sebbene ricavati da fonti attendibili, glielo consente.
Tutti gli amici dell'audiofilo Arnie concordano sul fatto che egli abbia realizzato dei cavi straordinariamente raffinati. Tutti hanno constatato i miglioramenti che i cavi hanno apportato al suo impianto e a quelli dei loro altri amici, e adesso li constatano anche nei loro.
In questo scenario rassicurante, due meccanismi psicologici sono all'opera:
La fenomenologia del nostro ultimo incontro con gli sforzi di Arnie comprende non solo la nostra capacità percettiva sensoriale, ma anche tutti i dati che elaboriamo nei nostri processi consci nonché il materiale inarticolato che sguazza nei meandri dei nostri processi inconsci.
Poi un altro amico dice: «Ehi, sentite questa: se sposto il giradischi da questa credenza a questo tavolo, il suono migliora». Ascoltiamo le due opzioni e se ne deduce che il nostro amico ha ragione (il bias di conferma ci aiuta a cercare il cambiamento in positivo). Numerose ripetizioni di tali constatazioni positive, da parte del nostro amico, ci portano ad attenderci il meglio ogni volta che il nostro amico ci invita ad ascoltare l'ultimo miglioramento. Non ce la caviamo male nello scrivere; già ci occupiamo delle cronache delle partite e delle recensioni cinematografiche per l'edizione serale del giornale locale, per cui iniziamo a mettere nero su bianco i tweak dei nostri amici e li proponiamo a una rivista. Quando il nostro amico avvia una piccola azienda per vedere se riesce a vendere un po' di queste cose agli amici audiofili, abbiamo tra le mani una storia esclusiva per la rivista. La forza trainante delle riviste è la necessità di entusiasmare i lettori con delle novità, affinché essi acquistino ogni nuova uscita con l'aspettativa di imparare qualcosa di nuovo nella loro ricerca di un audio migliore. Più lettori vuol dire più introiti dalla pubblicità, compresa la nuova azienda del nostro amico. Tutte le persone coinvolte sono felici di questo business.
Noi siamo cresciuti, un po' per merito del sistema scolastico e un po' per tradizioni religiose e filosofiche, credendo in idee che erano già state scoperte e scritte; siamo stati indottrinati a dare ampio credito alla parola scritta. Pertanto, i testi scritti dell'audio sono stati elevati al rango di testi sacri, se quanto scritto su vari forum e blog è qualcosa a cui dare credito. I primi testi scritti in campo audio constavano di poche pagine, pubblicate con riluttanza su riviste con recensioni di musica e registrazioni. Prima leggevi le ultime notizie di imminenti registrazioni, dopo le recensioni dei dischi e poi un articolo su come costruire un braccio in legno di balsa per il grammofono. Quando fecero la loro comparsa, le riviste dedicate esclusivamente all'audio erano redatte come giornali professionali, con tutte le inserzioni pubblicitarie davanti e dietro e l'editoriale in un blocco centrale. Queste riviste avevano anche una pagina prepagata per scrivere agli inserzionisti, allo scopo di richiedere ulteriori informazioni. Gli studenti, come il vostro Vecchio Scriba, avevano l'abitudine di spedirle per essere sommersi di sfarzosi opuscoli, su carta lucida, di marchi affermati e di importazione, insieme a pubblicazioni tecniche stampate con ciclostili Roneo[1] da aziende minori che costruivano apparecchiature hi-fi nei loro capanni.
Molti testi sull'audio, ora come allora, non sono altro che editoriali mensili pensati per riempire i vuoti tra le pubblicità che generano introiti. Ogni mese bisognava scrivere un editoriale sufficiente ad attirare l'acquirente in edicola o a invogliare l'abbonato a rinnovare l'abbonamento. Tra gli innovatori, i costruttori e gli articolisti si instauravano relazioni preziose. Queste relazioni permettevano agli articolisti di apprendere le idee più nuove prima della concorrenza, e agli innovatori di diffondere le loro innovazioni. Le relazioni che si formavano tendevano, inevitabilmente, a essere quegli esercizi di legami maschili nei quali è importante stabilire in che modo il nostro gruppo si differenzia da quello di qualcun altro. Provate a dire il nome di una squadra in un gruppo di uomini e subito qualcuno vi domanderà per quale squadra fate il tifo. Nel mondo anglofono, la popolarità dell'audio raggiunse il picco tra la fine degli anni '70 e gli anni '80. I gruppi che preferivi definivano la tua sottocultura adolescenziale, e alcuni anni dopo era il modo in cui li ascoltavi a casa che stabiliva il tuo successo nella vita, tanto quanto l'auto o la moto che guidavi. A quell'epoca le linee di battaglia erano tracciate, e gli audiofili si raggruppavano intorno ai colori della rivista del loro clan.
Qui, su TNT-Audio, abbiamo parlato dei miti della parola scritta degli audiofili e di come questi clan, famiglie o altri seguaci rafforzavano continuamente i loro dogmi preferiti tramite quelle pagine, sotto i colori del loro capo tribù. Periodicamente, questi periodici radunavano il clan per far fronte a una nuova minaccia alle loro egemonie. L'avvento del CD aveva rafforzato la fedeltà della Terra più Piatta alla sua unica posizione (il vinile), anche se i diffusori chiusi, dal basso teso, della Terra Piatta erano di gran lunga più adatti a questa nuova portante musicale a larghezza di banda estesa rispetto ai sofisticati cabinet con caricamento reflex e Q più elevato degli abitanti della Terra di Mezzo tutta Pipa & Ciabatte. Questi processi di trinceramento e di rinforzo sono documentati negli esperimenti psicologici volti a valutare le reazioni delle persone alla prova dei fatti. Laddove e quando le credenze sono già radicate fortemente (o radicate a caro prezzo, dipende dal vostro punto di vista), ogni prova oggettiva del contrario non fa che rafforzare i pregiudizi del lettore. Pertanto, il Genus Audiophilia è cresciuto abbastanza per sostenere gruppi di famiglie differenti, la competizione ha sostituito la cooperazione e quelle che sarebbero potute essere differenze di gusti e preferenze sono diventate posizioni di fede mantenute stoicamente.
Come per ogni religione, le divisioni vengono presto alla luce e ciascuna religione si divide in sette, in competizione tra loro per la “verità”. Il sacro tempio delle orecchie sanguinanti ha dato presto vita a ortodossie riconoscibili solamente l'una con l'altra. Visto da fuori, il mondo audiofilo sembra, principalmente, composto da un gruppo di tizi che spendono fin troppo denaro per reliquie sacre, come pezzi di cavo, che non sono giustificabili su un pianeta dove ci sono persone che muoiono di fame. Per i non credenti, disquisire se il suono possa essere rovinato oppure no dal ritorno di corrente in un circuito di tipo cathode follower[2] ha una notevole somiglianza con le disquisizioni su quanti angeli possono danzare sulla capocchia di uno spillo. Per i credenti, la fede nelle opinioni di alleati fidati può portare ad adottare interi canoni di dogmi audiofili. Questo soffoca l'innovazione, fa crescere il valore di prodotti usati, “approvati”, in una data cerchia e lascia al resto di noi gemme dimenticate, sottostimate, da scoprire.
Come non esiste, attualmente, un metodo di misurazione che sia adeguatamente correlato all'ascolto della musica riprodotta, così non esistono quantificazioni che riassumano l'esperienza d'ascolto. Al massimo, per mitigare l'inaffidabilità dei resoconti di esperienze d'ascolto, possiamo fare un confronto ricorrendo ai criteri per ricordare. Possiamo usare la scala Likert come mezzo per quantificare esperienze comparative, ma si tratterebbe di pure espressioni relative numeriche di fatti soggettivi. Semplicemente, queste sono materia per il pensiero di gruppo.
Quando a un campione di ascoltatori è stato proposto questo metodo per provare ad ottenere risposte tipiche o comuni, la conversazione nella stanza ha influenzato inconsciamente le risposte rilevate. Il nostro bisogno umano di mantenere le amicizie mina la nostra capacità di controbattere un'opinione espressa. Persino ascoltatori con molta esperienza, in grado di conoscere i pregiudizi gli uni degli altri, possono trattenersi dall'esprimere opinioni, oppure possono mitigarle, se sospettano che esse possano mettere in pericolo la coesione del gruppo. Nel corso di un incontro recente, il suono era un po' attenuato e un membro del gruppo aveva sospettato che un componente, ritenuto dal suono eccessivamente caldo, causasse questo fenomeno. Fortunatamente, dopo che questa opinione era stata espressa, il componente in questione era stato sostituito per dimostrare l'ipotesi, anziché accettare l'opinione dichiarata. Il problema era rimasto. Solo dopo era stato possibile identificare il problema, che stava altrove.
Sarebbe stato facile, per il gruppo, accettare l'ipotesi di un ascoltatore di provata esperienza e creare una credenza secondo la quale il componente incriminato suonasse effettivamente attenuato. La matrice di gruppo è una forza potente in grado di convincerci a non fidarci della nostra esperienza sensoriale o a ignorare, temporaneamente, ciò in cui precedentemente credevamo. Se un membro del gruppo sembra mostrare maggiore autorità, questo potrebbe persino mettere in condizione i membri del gruppo di agire al di fuori delle loro credenze, in precedenza fortemente sostenute. Di conseguenza, un gruppo attesterà che alcuni componenti, o tipi di componenti, saranno gli unici in grado di riprodurre musica, mentre un altro gruppo sosterrà, in maniera altrettanto veemente, una posizione opposta.
“Non pizzicherai nessuno di noi che si fa abbindolare dal pensiero di gruppo”, dice la plebe a sinistra del palco, all'unisono
In molte circostanze, tutti noi siamo inclini al pensiero di gruppo. Nel soggettivo mondo dell'esperienza audio domestica, e nell'intersoggettivo mondo delle cricche di audiofili, siamo ancora di più inclini al pensiero di gruppo. Possiamo trarre vantaggio dal pensiero di gruppo di altri audiofili per acquistare componenti usati, di occasione, che sono temporaneamente fuori moda.
Il giradischi Garrard 301, visibile nel video di YouTube a inizio pagina, ne è un primo esempio. Nei tardi anni '70 era pressoché impossibile vendere un giradischi con trazione a puleggia, a qualsiasi prezzo. Il vostro Vecchio Scriba era solito dare consigli, su questioni hi-fi, a un negozio che aveva più familiarità con gli elettrodomestici e il mercato delle apparecchiature di massa. Una volta il consiglio fu togliere uno SME 3009 da un Garrard per venderlo separatamente, perché all'epoca il solo braccio valeva di più della coppia. Il pensiero di gruppo aveva maledetto tutti i giradischi con trazione a puleggia, ritenendoli inferiori in confronto alle ultime proposte con trazione a cinghia. Adesso, certe unità motore Garrard, Lenco e EMT richiedono prezzi elevati da collezionisti e basi dal prezzo altrettanto elevato per sistemarle.
Andate oltre le egemonie del pensiero di gruppo per ascoltare affari audiofili come questi.
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[1] Marchio di ciclostili molto diffuso un tempo in Gran Bretagna - NdT
[2] Letteralmente, “inseguitore catodico”. È un vecchio tipo di circuito a valvola che presenta un'elevatissima impedenza di ingresso e una bassa impedenza di uscita; attualmente, i circuiti ad inseguitore sono realizzati, nella maggior parte dei casi, facendo uso di amplificatori operazionali - NdT
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