Autore: Mark Wheeler - TNT UK
Pubblicato: Febbraio 2012
In chiusura del 2011 è stata pubblicata una ricerca scientifica che sostiene le nostre
tesi su quanto danno si stia facendo alla musica registrata allineando tutti i picchi dinamici verso l'alto così da far suonare tutto più forte. È una politica messa in pratica specialmente nella produzione di singoli da classifica, così che il brano sembri suonare più forte quando passa in radio. Lo stesso sistema viene da anni utilizzato negli spot TV in maniera tale da attrarre maggiormente l'attenzione del telespettatore quando c'è l'interruzione pubblicitaria.
"Di sicuro tutti coloro che hanno superato i 40 anni iniziano a lamentarsi di questo" commenta il pubblico, alla sinistra del palco.
La Bristol University, un'istituzione britannica con ottima reputazione nel campo della ricerca, ospita l'Intelligent Systems Laboratory dove un team di ricercatori, guidati dal Dr. Tijl de Bie
(Senior Lecturer in Intelligenza Artificiale), ha esaminato 50 anni della
UK Top 40 Singles Charts (di fatto la Hit Parade inglese), misurando diversi parametri e mettendoli in relazione con il successo di vendita del singolo brano. In particolare hanno cercato di capire cosa distingua un hit da top 5 da altri brani che al massimo possono raggiungere le posizioni di classifica tra la 30esima e la 40esima.
I ricercatori hanno definito 23 parametri differenti tra i quali:
"Loudness" è definito da una combinazione di fattori oggettivi che i ricercatori cercano di mettere in relazione con l'esperienza soggettiva che ci fa dire che un brano sembri suonare più forte di un altro. L'equivalente soggettivo è quello di alzare il volume sino a ore 11!
Poi si analizza la complessità delle cosiddette time signatures e il fatto se queste siano numerate in modo pari/simmetrico (padre che saltella da un piede all'altro o figlio che azzarda delle strane movenze) oppure in modo asimmetrico (che richiederebbe dei movimenti di danza coordinati, come il tempo del waltzer, ad esempio). Il tempo, invece, è più facilmente definito in Battiti Per Minuto (BPM).
I 23 parametri sono stati quantificati e messi insieme in un'equazione che si ritiene fornisca una precisione del 60% sulla probabilità che una canzone arrivi nelle prime 5 posizioni della classifica. Questo tiene conto anche del fatto che un hit moderno può raggiungere la prima posizione in classifica con una percentuale di vendite che qualche decennio fa avrebbe consentito di arrivare appena in fondo alla classifica (per via del crollo delle vendite dei dischi). Seguendo i risultati della ricerca, ci sono dei trend che possono essere facilmente evidenziati. Ad esempio, un ritmo abbastanza lento (sotto i 100 BPM) poteva essere un hit negli anni '80 mentre difficilmente avrebbe potuto diventarlo dopo gli anni '90, quando i brani dei generi da classifica (dance/house/trance) potevano superare tranquillamente i 140 BPM. I brani con un tempo costante sembrano posizionarsi bene in ogni periodo analizzato. Tuttavia, il 60% della probabilità non può tenere conto di eccezioni così, ad esempio, l'hit da prima posizione in classifica (nel 1969) dei Fleetwood Mac, intitolato Albatross non rientra in questa analisi, e invece il successo di Elvis Presley con la sua Suspicious Mind (1970) avrebbe potuto essere largamente previsto.
Il vostro vecchio scriba ha da tempo dichiarato che "gli anni '80 rappresentano la decade che ha dimenticato la Musica", un modo di dire che è stato ripreso da altri commentatori ma che sembra essere contraddetto da questa ricerca. Negli anni '80 tempi di 80-90 BPM potevano tranquillamente diventare hit da classifica e nel decennio ci furono variazioni più ampie che in qualunque altro periodo esaminato. Gli anni '80 iniziarono con i Pink Floyd e il loro Another Brick in the Wall, che raggiunse le vette della classifica così come altri brani come Relax dei Frankie Goes to Hollywood che emergono come capolavori in un decennio altrimenti abbastanza spento musicalmente. Le classifiche erano abbastanza difficili da prevedere agli inizi degli anni '80 e questo dimostra quanto fosse ampia la diversità musicale di quegli anni. Tuttavia, il vostro umile scriba vi dirà che l'impeccabile retro pop dei The Jam, il Two Tone ska revival, il post punk dei Police e degli Adam and the Ants erano, in realtà, sottoprodotti degli anni '70.
Una cosa che di sicuro risulterà particolarmente irritante per i lettori di TNT-Audio è che, citando la ricerca, "In media tutte le hit da classifica stanno diventando sempre più loud, cioè suonano sempre più forte. In particolare, suonano più forte quelle che stanno in cima alla classifica, rispetto alle altre, il che dimostra che questo fattore dinamico ha la sua rilevanza ai fini commerciali". La compressione dinamica è proporzionale al quanto una canzone possa suonare forte, come abbiamo sempre detto qui su TNT-Audio. Questa ricerca non fa che confermare questo fatto e spiegare quanto la situazione stia diventando via via sempre peggiore.
Un altro aspetto da considerare è che le canzoni armonicamente più semplici hanno più probabilità di diventare hits, più di quelle maggiormente sofisticate e complicate. Questo conferma un vecchio adagio che diceva "Sing Something Simple" (canta qualcosa di semplice).
Il titolo del rock show degli anni '70 "The Old Grey Whistle Test" faceva riferimento a una antica pratica di suonare i nuovi brani davanti a semplici persone della strada (the old grey, appunto) per stabilire se una melodia fosse abbastanza facile da ricordare da essere fischiettata dopo appena un singolo ascolto.
Dove la ricerca della Bristol University sembra aprire nuovi scenari, rispetto a precedenti ricerche che hanno tentato di trovare una formula per analizzare un successo pop, è nell'essere il primo studio ad aver raggiunto un elevato livello di accuratezza (60%).
Matt McVicar, uno studente PhD del dipartimento, ha presentato questi risultati al quarto International Workshop su Machine Learning and Music: Learning from Musical Structure tenutosi in Spagna nel dicembre 2011. Per i lettori di TNT-audio l'eccitazione per questo brillante esempio di ricerca accademica viene subito stemperata dal rendersi conto che le qualità Dionisiache che amiamo così tanto nella Musica (e nella sua fedele riproduzione) sono sotto lo stretto giogo di qualità troppo prevedibili e decise a tavolino.
Gli audiofili, però, non devono diventare come il neonato che abbandona i suoi sogni di onnipotenza rendendosi conto di non essere il centro dell'universo di chiunque ma devono invece sostenere e supportare le etichette indipendenti che si sforzano di promuovere la diversità musicale riprodotta a livelli di eccellenza tecnica.
È possibile che la sempre crescente omogeinizzazione spingerà un maggior numero di etichette indipendenti a produrre musica sempre differente, e incisa nel modo migliore possibile. Le stesse forze di mercato che hanno portato a far considerare la musica come un prodotto dovrebbero spingere compagnie più piccole (e quindi più flessibili) ad incontrare la domanda per musica più interessante e meglio registrata. Tale domanda viene da lettori come i nostri che hanno ben chiaro in mente il patrimonio di 50 anni di musica di ottima qualità suonata e riprodotta ai massimi livelli qualitativi.
Esattamente come noi vecchietti pensiamo, e come pensavano i nostri genitori prima di noi, la musica pop sta diventando sempre più prevedibile. Ora persino la scienza può far diventare questo processo più affidabile, con grande gioia per l'impero dei media.
Qualora voleste provare le equazioni su un vostro potenziale hit o verificare quanto prevedibili fossero alcuni successi date un'occhiata a scoreahit.com. I risultati dell'equazione li trovate nell'animazione qui sotto.
Musica ascoltata durante la scrittura di questo editoriale, tutta su vinile e su apparecchi a valvole, questa settimana!
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