Abbiamo spesso parlato di "loudness war" su queste pagine perché la riteniamo uno dei nemici più efferati che attentano al piacere dell'ascolto della Musica. La compressione dinamica è un nemico sottile che si è insinuato nelle abitudini delle Case discografiche e degli artisti, arrivando ad eliminare quasi totalmente la vitalità dai dischi moderni. Non stiamo parlando della compressione operata dall'algoritmo MPEG per generare file compressi MP3. No, si tratta della compressione dinamica operata a livello di mastering e/o di riversamento sul formato finale (tipicamente CD) in maniera tale da far suonare forte i dischi. Non sarebbe un danno, direte voi, in fondo che male c'è a farli suonare più forte? Nessuno, se non fosse che questo stratagemma uccide del tutto i salti dinamici tra i pianissimo ed i fortissimo. Pur di far suonare tutto forte, di fatto, si appiattisce verso l'alto la dinamica, confinandola negli ultimi dB resi possibili dallo standard CD.
Il risultato finale è un disco dove tutto suona forte e non c'è più differenza tra piano e forte. Non dimentichiamoci che la dinamica massima consentita idealmente dallo standard CD è di ben 96 dB...bene, oggi di questi 96 se ne usano a malapena 2 o 3!!!
Qualcuno si starà chiedendo il perché di questa folle corsa a spremere l'ultimo dB possibile. E' molto semplice: un'incisione con grandi salti dinamici è faticosa da ascoltare in ambienti rumorosi perché il rumore di fondo (strada, traffico, motore, parlato etc.) tende a coprire i passaggi musicali più lievi. Se avete provato ad ascoltare una movimentata sinfonia di Musica classica in automobile, in mezzo al traffico, vi sarete accorti che per sentire accettabilmente i pianissimo il volume deve essere settato troppo alto...ed il successivo fortissimo suona decisamente troppo forte, per cui occorre affrettarsi ad abbassare il volume. Lo stesso accade con le cuffiette in metropolitana o in posti altrettanto rumorosi. Per risolvere il problema è sufficiente che i pianissimo suonino altrettanto forte come i fortissimo - o quasi - ed il gioco è fatto. E la Musica è annientata, annichilita, martirizzata. Tutti i compositori, di ogni epoca, hanno usato la dinamica dell'esecuzione come "trucco" per generare attesa, eccitazione e coinvolgimento emotivo nell'ascoltatore. Oggi, grazie alla "loudness war" questo poderoso strumento espressivo è annientato, reso del tutto inefficace.
Molti artisti, per fortuna, stanno iniziando a rendersi conto che tutto questo sta distruggendo le loro potenzialità creative. Abbiamo già recensito due eccellenti esempi di incisioni prive di compressioni dinamiche, si tratta di "Lift" dei Work of Art e di Waves, sempre dello stesso gruppo. Esse suonano più piano delle incisioni moderne ma hanno una vitalità estremamente naturale. Suonano maluccio in automobile ma chi se ne importa, a casa sono un vero spettacolo pirotecnico.
Questo sentimento di frustrazione era sentito, evidentemente, non solo dagli audiofili ma anche dagli artisti e dai sound engineer. Così è nata l'associazione non-profit Turn me up! della quale vi voglio parlare. La descrizione che segue è una traduzione della dichiarazione di intenti che appare sul loro sito web:
Fondata dal produttore/ingegnere del suono già vincitore di Grammy Awards Charles Dye, dall'artista indie John Ralston e dal proprietario di studio di registrazione Allen Wagner, Turn Me Up!™ è una organizzazione del mondo musicale, di tipo non-profit che lavora a stretto contatto con un gruppo di professionisti del settore e di artisti con lo scopo di restituire ai musicisti la possibilità di incidere dischi con un contenuto dinamico superiore.
Per fare questo, tra le altre cose, si sono inventati una sorta di "bollino blu", ovvero un certificato Turn me up! che sarà applicabile ad ogni disco che rispetterà certi standards dinamici. L'etichetta servirà come informazione al consumatore, suggerendo che se il disco dovesse sembrargli suonare troppo "piano" ciò che deve fare non è altro che alzare il volume (turn it up, appunto).
Alle nostre orecchie questa ci sembra un'idea incredibilmente buona che potrà aiutare gli amanti della Musica a distinguere a colpo d'occhio quei dischi incisi cercando di rispettare la dinamica naturale della Musica da quelli invece ipercompressi. Certo che è davvero molto triste, oltre che terribilmente anacronstico, che oggi, nel 2009, sia necessaria una campagna di sensibilizzazione di questo tipo per riportare la qualità delle registrazioni al livello di quelle di 20-25 anni fa, quando la loudness war non si sapeva neppure cosa potesse essere. E lasciatemi aggiungere che è veramente triste spendere decine di migliaia di euro in un buon impianto HiFi, farsi mille paranoie sensate (acustica ambientale) ed insensate (cavi) per estrarre il più piccolo dettaglio musicale dai nostri dischi preferiti salvo poi scoprire che quella qualità che cerchiamo tanto ardentemente, di fatto, in molto dischi non c'è.
TNT-Audio ha deciso di sostenere questa campagna in favore delle buone registrazioni perché crediamo si tratti di un modo per aiutare acquirenti ed artisti a ritrovare la vitalità della musica, elemento essenziale per il coinvolgimento emotivo.
Qualora voleste capire un po' meglio come funziona la "loudness war" provate a visionare ed ascoltare questo video, è breve ma estremamente significativo:
Non mancate di leggere la seconda puntata, dove vi raccontiamo come si possa misurare la gamma dinamica di qualunque registrazione, via software, e di come tutti noi audiofili possiamo fare qualcosa per accelerare la fine di questa follia collettiva dell'intera indusria discografica. Scoprite come TNT-Audio, ancora una volta, è impegnata in prima linea in questo senso.
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