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Qulche mese fa lanciammo un concorso (senza premi) sul nostro forum internazionale per ricercare nuovi talenti, persone non solo capaci di scrivere buone recensioni di apparecchi HiFi ma anche di proporre nuovi spunti di riflessione, nuovi progetti di autocostruzione e nuove idee perché siamo convinti che una rivista sia più ricca quando ospita voci diverse. Il nostro forum internazionale conta circa 4000 iscritti - e altrettanti ce ne sono in quello italiano - da ogni angolo del globo. Considerando che l'iscrizione è soggetta ad approvazione del nostro staff e che gli archivi e dunque le discussioni del forum sono strettamente private, non indicizzabili da Google, questo numero è da considerarsi abbastanza elevato. Chi si è iscritto ai nostri forum l'ha fatto passando attraverso la rivista oppure dietro consiglio di amici, di conseguenza si tratta di persone che conoscono bene la nostra filosofia editoriale, il nostro approccio all'HiFi, i nostri oltre 15 anni di storia e la nostra indipendenza, economica e intellettuale.
Quella di diventare un redattore di TNT-Audio, considerando i nostri paletti, non è una decisione che si prende a cuor leggero. Chiediamo innanzitutto completa indipendenza, il che significa nessun legame con la parte commerciale di questo hobby, chiediamo poi forte motivazione, cioè chi scrive deve essere pronto a supportare la causa a gratis, arricchendo la rivista di un numero ragionevole di articoli per anno. Chiediamo che il redattore abbia una buona conoscenza di base nel campo dell'audio e delle sue tecnologie e che abbia, evidentemente, delle buone doti espressive, in lingua inglese, ovviamente. Nel passato abbiamo avuto recensori che sono spariti dopo appena 2 o 3 articoli, magari perché sono diventati operatori del settore o perché hanno deciso di scrivere altrove, vista la mancanza di pagamenti qui su TNT-Audio. Ripuliremo molto presto la nostra lista di collaboratori, tagliando via i rami ormai secchi, in maniera tale da mostrare chiaramente chi fa cosa in maniera concreta e continua.
Il nostro concorso ha prodotto poche buone proposte, pertanto siamo lieti di annunciare che lo staff di TNT-Audio avrà tre nuovi redattori, due dall'Inghilterra e uno dall'Australia. In questo modo la compagine di TNT UK si rafforzerà ulteriormente e prima o poi prenderà il completo controllo della rivista :-)
Il concorso ha anche generato un paio di offerte strane da parte di membri dell'industria del settore, proposte che, per quanto autorevoli, siamo stati costretti a rifiutare. Perché? È semplice: crediamo che recensire un prodotto HiFi sia un compito non facile, occorre liberarsi da tutti i pregiudizi, convinzioni personali e preferenze così da porsi nelle condizioni ideali di scrivere una recensione il più possibile oggettiva. Naturalmente questo non accadrà mai al 100%, si tratta pur sempre di opinioni personali su un prodotto, ma almeno si dovrebbe provare a elencare una lista di pro e contro, di pregi e difetti, non di clonare i testi della brochure patinata che accompagna l'oggetto della recensione.
Ora, come si può pensare che una persona appartenente, per professione, a questo settore possa recensire serenamente i prodotti dei suoi concorrenti? Fareste giudicare una BMW a Marchionne (AD di Fiat Auto)? Io no.
Può sembrare strano, ma si tratta di un'idea che di tanto in tanto fa capolino tra gli audiofili: chi meglio di un professionista può testare il prodotto di un altro professionista? La ragione che sostiene questo tipo di approccio non è diversa da quella con la quale funziona la maggioranza delle riviste scientifiche. Il metodo è quello che viene chiamato anonymous peer review. In pratica, una pubblicazione scientifica viene sottoposta, dall'editore della rivista, all'esame di un gruppo (talvolta di uno solo) di esperti dello stesso settore, gruppo che può suggerire la pubblicazione dell'articolo oppure la sua esclusione, perché non abbastanza originale o perché scritto in maniera non soddisfacente.
Un articolo scientifico, pertanto, viene esaminato da colleghi anonimi che non conoscono l'autore dell'articolo stesso, il quale, a sua volta, non ha contatti con i suoi giudici. Questa procedura, che funziona abbastanza bene in quell'ambito preciso, sarebbe inapplicabile nel settore dell'audio: chi recensisce ovviamente sa chi ha realizzato l'oggetto (cancellare la marca non aiuterebbe molto) e molto spesso il Costruttore conosce i recensori. Inoltre, c'è da dire che persino il metodo del peer reviewing ha i suoi punti deboli (si veda, ad esempio, un interessante articolo su Nature).
L'unico modo per evitare questo cortocircuito è quello di poter disporre, pertanto, di recensori veramente indipendenti e di editori altrettanto indipendenti: in altre parole persone esperte senza alcun legame con il mondo dell'industria. Questo non produrrà automaticamente delle recensioni oggettive ma almeno minimizzerà i rischi di contaminazione tra serena valutazione di un prodotto e pressione commerciale. Anche disporre di un panel di recensori indipendenti però non basta: occorre che anche l'editore lo sia e che pertanto la rivista stessa sia inattaccabile dai ricatti del mercato. L'unico modo possibile è quello di non avere supporto pubblicitario, altrimenti sarebbe impossibile pubblicare recensioni negative (o non positive al 100%) di prodotti che sono pubblicizzati sulla rivista stessa. Il giochetto può funzionare qualche volta (e pazienza se dovessi perdere un inserzionista per una volta) ma capite che alla lunga non regge poiché le Aziende non hanno istinti suicidi nel sostenere una rivista che stronca i loro prodotti.
Nonostante ciò, non è infrequente trovare nella stampa specalizzata (e non solo in Italia, sia chiaro) esponenti del mondo dell'audio commerciale, tra le fila dei giornalisti/critici audio. Noi crediamo che questa sia un'aberrazione e per questa ragione il nostro editorial board
sarà sempre costituito da poche persone che dichiarano apertamente chi sono e cosa fanno per vivere. Questo è un punto imprescindibile per noi. È dunque necessario un gruppo di persone motivate soltanto dalla passione e quindi dalla voglia di provare giocattoli sempre nuovi.
Un altro punto cruciale è la totale indipendenza dal supporto esterno, quand'anche questo dovesse arrivare dai lettori. Chi paga per un servizio prima o poi proverà a influenzare il servizio stesso, con la logica: io ti tengo in piedi, il mio parere è importante. Noi preferiamo restare liberi anche da questo giogo, che non è meno stretto di quello pubblicitario, liberi pertanto di scrivere anche cose che non piacciono a tanti lettori, si vedano ad esempio i due editoriali sulla follia del vintage e l'ultimo sui cavi di collegamento.
Fidatevi, la certezza di non dover niente a nessuno regala una serenità che davvero non ha prezzo.
Infine, non crediate che tutto ciò sia pura utopia. Lo sarebbe se si pensasse di mettere in piedi un'attività commerciale basata su questi presupposti ma se invece si desiderasse semplicemente cambiare le regole del gioco, come abbiamo fatto noi e continuiamo a fare da oltre 15 anni, tutto sarebbe possibile e non occorrono capitali o finanziatori illuminati per fare tutto. I costi dell'editoria online sono alla portata di qualunque appassionato ma i soldi non bastano, servono competenze a 360°, capacità organizzative, conoscenze specifiche della comunicazione elettronica su Web e tanta, ma proprio tanta passione. Altrimenti la spinta iniziale del lo fanno loro, lo posso fare anch'io si esaurisce dopo poco tempo.
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