Come preannunciato nell'Editoriale del mese scorso eccomi nuovamente a parlare di un argomento "caldo" che interessa MOLTO da vicino tutti gli audiofili provvisti di famiglia e bimbi piccoli.
Lo scenario che mi fu descritto da parenti ed amici all'annuncio della "lieta novella" non lasciava molto spazio all'ottimismo: i miei amati, adorati, idolatrati e...sudati...componenti HiFi sarebbero stati tra le prime vittime sacrificali di mia figlia, non appena avrebbe imparato a camminare.
Gli scenari avevano un sapore apocalittico: preziosi tweeters e woofers sfondati da dita piccole ma maledettamente esploratrici e curiose, cantilever e puntine stroncate prima di arrivare a terminare il rodaggio, cavi delle casse utilizzati per il salto della corda, giradischi come giostrine per i Teletubbies, lettori CD con cassettini pieni di marmellata, grate degli amplificatori utilizzate come nascondiglio segreto per ogni genere di oggetto, ovviamente, metallico (perchè il danno, se lo si fa, bisogna farlo in modo scientifico, cf. Murphy).
Poi le collezioni di dischi: custodie di rari Sheffield Labs usate per i CD di Heidi, LP utilizzati come tovaglietta per la colazione, dischi CD usati come fresbees.
I commenti degli amici, una volta entrati in casa, erano sempre dello stesso tenore: sia la sportiva che l'impianto HiFi avrebbero dovuto essere venduti quanto prima. Un impianto micro con casse a cubetto ed una bella SW turbodiesel avrebbero risolto tutti i problemi e mi avrebbero fatto sentire finalmente "integrato".
Integrato? Io, che al solo sentire l'aggettivo "integrato" vado subito a pensare ad un amplificatore...non riuscivo a rassegnarmi all'idea. Ed infatti non mi sono rassegnato.
Per pura precauzione, ho spostato i giradischi in posizione "sopraelevata", tanto che arriverà a toccarli quando sarà alta circa un metro e settantacinque. A quel punto, mi sono detto, forse riusciremo ad avere un dialogo costruttivo (della serie questo non si tocca perchè si rompe e costa tanti soldini e lo sai che papà lavora e gli apparecchi non li trova sugli alberi...).
Per il resto, non ho modificato molto. L'unica precauzione, a dire il vero già abituale, è stata quella delle griglie parapolvere sugli altoparlanti, sempre inserite quando l'impianto è spento in modo da non attirare troppa curiosità.
La prima cosa che attrae i bambini in un impianto HiFi sono i pulsanti. Per far sfogare la mia piccolina, ho lasciato i pulsanti a disposizione fino a suo sfinimento, con l'accortezza di staccare il cavo d'alimentazione degli apparecchi sotto tiro. Esaurita la curiosità, e visto che non succedeva nulla di interessante, alla fine ha desistito. Questa è la parte facile.
Prima o poi, però, capirà che si possono accendere per mettere su la Mughida (trad. Musica) come diceva la mia Silvia. Ecco che serve tutta la pazienza e la potenza educatrice del genitore.
Vietare il tocco è la scelta più sbagliata: aumenterebbe morbosamente la curiosità per qualcosa di proibito. Piano piano, le ho consentito di accendere e spegnere l'impianto e di inserire i CD nel cassettino, prelevandoli dalle custodie. Imparano molto più in fretta di noi, con qualche tentativo, il meccanismo si è perfezionato e l'interesse per il gioco nuovo calato dopo qualche mese di esperimenti.
La cosa importante è far capire che il "gioco" si può fare solo insieme ad un adulto, mai dai soli. In ogni caso, un po' di sorveglianza è necessaria, almeno per i primi tempi.
La mania dei pulsanti, anche se non fanno alcun tipo di operazione "sonora" è comunque continuata per molto tempo e permane tuttora. All'uopo ho predisposto un paio di piastre a cassette degli anni 70, materiale attraente dal loro punto di vista (tanti pulsanti) ed estremamente efficace: una volta imparato il meccanismo per aprire lo sportellino del registratore...il divertimento è assicurato. Poi ci sono le manopole, alcune persino coassiali, i pulsanti tondi, quelli quadrati, quelli a levetta della meccanica, che fanno pure tanto rumore...insomma una bella palestrina.
La lascio giocare indisturbata quanto vuole. Quando si stanca, passa ad altro. In gergo militare, in particolare tra i sommergibilisti, questi si chiamano falsi bersagli. Quando un siluro sta per colpire il sommergibile, questo lancia in acqua dei "falsi bersagli" che - di norma - confondono il sistema di puntamento dell'arma e la fanno deviare dalla sua traiettoria letale :-)
Questo trucco consente di sviare la sua attenzione da altri apparecchi più preziosi (per me) ma meno attraenti (per lei). Gli apparecchi HiFi moderni quando va bene hanno un tasto d'accensione frontale, altrimenti manca pure quello, essendo posto sul retro. Possiamo considerarci fortunati.
Dopo qualche tempo, ha scoperto che esistono i cavi ed i connettori. Ha tentato di infilare le bananine dei cavi di potenza negli RCA e viceversa. Poi è passata alle feritoie di aerazione degli apparecchi...un vero tormento. Per fortuna, non ha mai prestato troppa attenzione ai cavi d'alimentazione e relative prese (sia sugli apparecchi che a muro).
E' stata un'infatuazione durata poco tempo, ha perso subito di interesse. Questo avvalla in maniera incontrovertibile la leggenda audiofila che vuole le donne nemiche giurate dei cavi audiofili :-)
Il seguito alla prossima puntata, con il racconto di altri "orrori" e delle relative contromisure.
Nella foto in alto, su uno sfondo di Thiel ed Annuari, una radiosa Silvia di 2 anni e pochi mesi abbraccia amorevolmente i due condensatori rossi di un ampli Pathos New Classic One (spento). Per lei, erano attraenti in una maniera irresistibile e spesso mi chiede ancora di rivedere questa foto, facendosi sempre delle grasse risate. Misteri della psicologia dei bambini.
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