[Editoriale] Sonos e Google ai ferri corti

Negli scorsi editoriali di aprile e giugno vi avevo raccontato dell'infinita guerra legale che ha contrapposto da anni Google e Sonos, su una questione relativa a brevetti sui loro smart speakers. Sembrava che il verdetto finale per Google fosse alla fine arrivato, con una condanna di ben 32.5 milioni di dollari che Golia Google avrebbe dovuto pagare al piccolo Davide Sonos. Sembra invece che Sonos non incasserà questa cifra perché pochi giorni fa un giudice della corte federale ha rovesciato il verdetto.

Il motivo alla base del capovolgimento di fronte sta tutto nella non rivendicabilità dei brevetti Sonos, e per questo motivo Google sta già distribuendo un aggiornamento software per ripristinare le vecchie funzioni che erano state bloccate a causa del contenzioso legale.

Il giudice William Alsup, che si era già occupato di vicende spinose simili come Google contro Oracle, ha spiegato come Sonos abbia applicato in maniera furba la sua richiesta di violazione di brevetto, in quanto tali brevetti erano stati rilasciati dopo un ritardo eccessivo a partire dalla data iniziale (13 anni fa!). Infatti, Sonos aveva presentato la domanda provvisoria di deposito già nel 2006, ma non ha depositato le domande definitive. Questo è accaduto solo nel 2019 e nel 2020, quando ormai l'industria (e quindi Google) aveva già implementato le idee contenute nei brevetti.

In altre parole, sembra che Sonos non abbia chiuso la procedura di deposito dei brevetti, lasciando che quelle idee venissero sfruttate da altri, per poi rivendicarne la paternità a posteriori. È un cavillo legale, evidentemente, ma tanto basta per consentire a Google di ripristinare tutte le vecchie funzionalità incriminate sui suoi dispositivi.

Sonos non ci sta, ovviamente, e promette ulteriore battaglia. Forse la guerra non è finita.

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Editoriale di Ottobre 2023

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