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Little Dot CDP_I & DAC_I - meccanica CD & DAC - Seconda parte

A qualcuno interessa un sistema T-digitale?

[Little Dot CDP_I]
[Little Dot DAC_I]
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Prodotto: Little Dot CDP_I & DAC_I - meccanica CD & DAC
Costruttore: Little Dot - Hong Kong
Prezzo appross.: 289 $ (CDP_I) - 259 $ (DAC_I) [meno di 400 € al cambio attuale] (il prezzo può variare)
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Novembre, 2010

Premessa

Nella prima parte di questa prova ho analizzato e descritto queste due unità della Little Dot, i loro principi costruttivi e il loro funzionamento dal punto di vista operativo. Pertanto, invito a far riferimento alla prima parte per maggiori informazioni tecniche, foto e caratteristiche. In questa seconda parte mi concentrerò principalmente sugli aspetti relativi al suono di questa interessante coppia.

A qualcuno interessa un sistema T-digitale?

Per la cifra di 400 € - anche se poi è un po' di più, con trasporto e tutto il resto - questa coppia meccanica + DAC, semplicemente, non ha rivali. Infatti, se tralasciamo eventuali KIT di montaggio, facilmente reperibili nel settore dei DAC, non esiste sul mercato una coppia analoga in questa fascia di prezzo. O, almeno, io non ne ho mai visto una. Pertanto la prima domanda alla quale occorrerebbe rispondere è: perché uno dovrebbe acquistare due componenti separati se per lo stesso prezzo si può acquistare un lettore CD integrato? Non abbiamo sempre detto che meno scatole si usano e meglio è?
Infatti è così, ma soltanto a parità di condizioni e di features. Il problema, se così lo vogliamo chiamare, è che questa coppia consente di fare cose per le quali un semplice lettore CD non è pensato. Ad esempio può gestire ben 4 sorgenti digitali diverse, incluso anche il PC (via USB)! Inoltre, grazie al fatto che questi sono due componenti completamente separati, tali sono anche le rispettive alimentazioni, un bel vantaggio in termini di riduzione di eventuali interferenze tra sezione digitale di controllo e sezione analogica. Anche la separazione fisica in due cabinet può essere vantaggiosa nella lotta alle vibrazioni, in questo modo le vibrazioni della meccanica non passano facilmente al DAC, come avviene quando si ha un lettore integrato. Le due uscite analogiche del DAC consentono poi l'utilizzo di due amplificatori, per un biamping elementare oppure per alimentare un sistema secondario posto in un'altra camera. Infine, e questa è forse la ragione più convincente, un sistema come questo è una perfetta palestra per l'audioflo in vena di esperimenti e/o di upgrade a passi successivi: si può migliorare la meccanica, o solo il DAC, ma anche il cavo digitale! Si possono provare vari tipi di collegamenti digitali, scegliere il filtro digitale più adatto al proprio sistema e così via. Un lettore CD integrato è, invece, un sistema sostanzialmente chiuso e ben poche sono le operazioni che si possono fare senza stravolgere del tutto i circuiti interni. Siccome una tale palestra si acquista al prezzo di un lettore CD di livello quasi entry-level, l'operazione più scatole assume ora un aspetto piuttosto interessante, soprattutto per una certa tipologia di audiofili.

Ho testato le due unità Little Dot con diversi sparring partner, lettori CD integrati, meccaniche, DAC e persino cavi digitali. È stato un processo abbastanza laborioso ma tutto sommato divertente.

La prima cosa che mi sento di dover premettere riguarda l'utilizzo dei diversi filtri digitali. Scegliere l'opzione SHARP o SLOW è, alla fine, una questione di gusto personale e di equilibrio timbrico del resto del sistema. Le differenze sono piccole e non sempre univoche. Le vostre preferenze potrebbero cambiare anche a seconda del disco che state ascoltando, quindi sentitevi liberi di sperimentare con le vostre orecchie, come sempre. Non c'è una scelta giusta in assoluto, sta al vostro gusto e alla vostra esperienza il decidere tra l'una o l'altra opzione. Gli altri settaggi li lascerei nella posizione massima 24bit/192kHz.

Il bilanciamento timbrico della coppia CDP_I & DAC_I è sostanzialmente neutro, con una leggera tendenza all'asciutto. Asciutto qui è da intendersi non nel senso che manchi la gamma bassa (tutt'altro) ma come una certa essenzialità o austerità nella riproduzione del messaggio sonoro. Il suono è infatti dettagliato e preciso, vivace e ricco di punch ma sia la gamma altissima che quella media peccano un po' in termini di risoluzione. Intanto si avverte un certo roll-off (attenuazione) della porzione più alta dello spettro audio, alcuni suoni metallici percussivi sembrano restare un pochino indietro rispetto al resto, in secondo luogo manca un po' di effetto presenza in gamma media. Questo è particolarmente evidente coi cori e le voci importanti che tendono a perdere un po' di corpo.
Per fare degli esempi, il coro maschile in Koyaanisqatsi (Philip Glass) o la voce nera di Marla Glen in The cost of freedom potrebbero apparire più naturali se avessero un po' di spessore in più. L'asciuttezza cui faccio riferimento ha più a che fare con una certa povertà armonica: ad esempio, le note del pianoforte, che dovrebbero brillare per ricchezza di contenuto armonico, suonano un po' troppo essenziali: la nota c'è ma il contenuto armonico successivo viene un po' trascurato. In gamma bassa, la coppia si prende una discreta rivincita: un bel basso teso, potente, profondissimo e ben articolato stupisce in assoluto e in particolare in riferimento alla fascia di prezzo. La gamma bassa è così sostanziosa che talvolta distrae l'ascoltatore dal concentrarsi sul resto del programma musicale.

In sintesi, questi apparecchi sono ottimi all-around performers come dicono gli amici anglosassoni: si trovano a loro agio con diversi generi musicali e la loro impostazione timbrica è fondamentalmente corretta, pur con alcuni aspetti peculiari che vanno tenuti in debita considerazione, specie nella scelta dei partners eventuali. Senza un confronto diretto con macchine di più alto livello il loro suono è comunque estremamente convincente e di sicuro essi possono diventare un brutto cliente per diversi lettori CD integrati nella stessa fascia di prezzo.

Dinamica

Il suono di queste due macchine orientali è veloce, immediato e possiede un ottimo senso del ritmo. I segnali impulsivi e quelli percussivi, sia in bassa frequenza che in gamma media sono riprodotti con grande energia: i tempi di attacco sono rapidissimi! Persino i tempi di rilascio delle note sono estremamente rapidi il che da una parte conferisce al suono una urgenza assolutamente coinvolgente, dall'altra spoglia un po' la Musica da quel respiro naturale che dovrebbe avere, almeno con strumenti acustici e programmi musicali più...rilassati. Questi due aspetti (attacchi e rilasci molto rapidi) tendono comunque a sottolineare la dinamica complessiva, il che non sempre può essere considerato un bonus. Anche se uno è amante della velocità, talvolta può sentire la necessità di usare i freni :-)
Dal punto di vista della microdinamica (piccoli suoni impulsivi) questa coppia si comporta molto bene, grazie al suo ottimo livello di risoluzione a basso livello, che sorprende in generale e ancor di più se si pensa al prezzo richiesto. Solo in gamma altissima, come già detto, sembrerebbe mancare un po' di energia.

3D soundstage

Il palcoscenico ricostruito dai due Little Dot è ragionevole ma non tutte e tre le dimensioni spaziali possono essere considerate in proporzioni precise tra loro. La migliore è la larghezza del palcoscenico, che si estende facilmente oltre lo spazio tra i diffusori, mentre altezza e profondità sono su un livello inferiore. Le cose migliorano un po' con il filtro digitale settato su SLOW, la profondità della scena aumenta in maniera sensibile. Probabilmente questo ha a che fare con il più naturale decadimento delle altissime frequenze, ma non ne sono sicuro, è probabile che tale filtratura minimizzi le rotazioni di fase, anche queste non benefiche per la costruzione di un buon palcoscenico sonoro. L'altezza della scena non mi è sembrata essere influenzata dal settaggio del filtro digitale.
La messa a fuoco è buona e i contorni di intepreti e strumenti sono sempre ben definiti. Tuttavia, i diversi piani orizzontali appaiono un po' compressi, sono presenti ma vicini gli uni agli altri. Nonostante questo, considero la prestazione in questa particolare area assolutamente soddisfacente, anche senza tener conto del prezzo. I lettori CD entry-level non sempre sono in grado di ricostruire una buona immagine stereofonica.

Lamentele

La meccanica CDP_I è noiosamente LENTA: impiega un secolo per inizializzarsi (OK, solo 30 secondi, ma mi sembrano un'eternità), non risponde rapidamente ai comandi, né da distanza né dagli switch posti sul pannello frontale. Carica ed espelle i CD in un'era geologica e legge la TOC di ogni disco con una calma che...fa venire i nervi. Non so se questo sia un problema del firmware del mio test sample e non so se questa tranquillità nel funzionare sia voluta, al fine di migliorare la durata e l'affidabilità della meccanica, certo è che mette a dura prova la mia pazienza di recensore che, lo ammetto, ha un livello di tolleranza molto basso.
Per capirci, un lettore vecchio come il Mission/Cyrus PCMII, dotato di meccanica Philips CDM-4, legge, carica ed espelle i CD in un battito d'ali. Adoro questa velocità, se proprio volessi prendermela comoda a quel punto sceglierei il vinile, almeno mi gusterei il rito dell'ascolto di un LP :-)
Dal digitale mi aspetto rapidità, efficienza, certezza di funzionamento. Ora, messo da parte questo aspetto, probabilmente insignificante per molti utenti, la meccanica CDP_I comunque funziona correttamente e fa il suo dovere. Lamento la mancanza della modalità di avanzamento veloce (in avanti e indietro) su una traccia, una feature molto utile per i recensori, per riascoltare infinite volte gli stessi 30 secondi di un brano (uff!).
Il DAC_I, invece, presenta tante features assolutamente inutili. L'unica che ha qualche influenza sull'ascolto è quella relativa alla scelta del diverso filtro digitale in uscita. Tutto il resto non serve e crea confusione ai principianti (e certamente queste macchine non si rivolgono - dato il prezzo - a un pubblico di audiofili stagionati).
La capacità di convertire i files da USB dovrebbe essere estesa almeno sino a coprire l'opzione 24 bit/96 kHz.
Suono. Da questo punto di vista non è che mi senta completamente sereno nell'esprimere lamentele, senza provare a dimenticarmi del prezzo richiesto! Comunque sia, ci provo. Il suono è tendenzialmente asciutto (nel senso spiegato nella prova), ha un certo roll-off sulle altissime frequenze e manca un po' di effetto presenza nelle medie. Per queste ragioni questa coppia andrebbe abbinata a partner (ampli e casse) capaci di produrre un suono molto ricco ma certamente non gonfio sui bassi.

Conclusioni

Queste elettroniche Little Dot sono, considerando il prezzo e ciò che riescono a offrire, un vero affare. Probabilmente non si tratta dell'acquisto ideale per tutti ma certamente possono rappresentare un primo passo abbastanza sensato nel magico mondo dell'HiFi seria con ambizioni anche molto elevate. Coi partners giusti possono offrire un suono che fa dimenticare molto in fretta il prezzo pagato. Il mercato ha sempre più necessità di prodotti come questi. Un lettore integrato con alcune delle caratteristiche operative di questa coppia potrebbe essere il sogno di molti audiofili che muovono i primi passi con una certa ambizione. Complimenti Little Dot!

© Copyright 2010 Lucio Cadeddu - direttore@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com

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