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Autore: Werner Ogiers - TNT Belgio
Data: Giugno, 2015
Traduttore: Roberto Felletti
Qualche anno fa acquistammo una vecchia casa, comodamente ubicata a 200 metri di distanza da dove abitavamo. Tra i motivi che portarono all'acquisto, il fatto che questa nuova dimora fosse più grande mi avrebbe permesso di avere una stanza da adibire esclusivamente all'ascolto della musica. Ma, contemporaneamente, la faccenda implicò un radicale processo di rinnovamento, oltre che faticoso, estremamente frustrante. Conobbi e lavorai con un certo numero di imprese rispettabili e collaborative, ma c'erano stati anche alcuni personaggi che avrei preferito fossero andati in pensione. Però, come si dice, ogni sfida è anche un'opportunità, per cui quella fu l'occasione per fare le cose nel modo giusto. In un successivo articolo racconterò cosa ciò comportò per la mitica sala d'ascolto e la sua acustica. Qui spiegherò in che modo il cambiamento influenzò il mio impianto attuale (o, dovrei dire, gli impianti; in seguito, ci fu una specie di “proliferazione”).
Nella vecchia casa c'era un salotto di 8 m x 4 m, che creava una “L” con una sala da pranzo di 7 m x 4 m e una cucina a vista. Il lato frontale stretto del salotto ospitava tutto l'impianto, la cui emissione sonora si propagava per tutta la lunghezza. Non erano presenti marchingegni del XXI secolo: c'erano un impianto stereo a se stante, un televisore a tubo catodico e un unico collegamento, ottico, tra il DAC Apogee dell'impianto principale e uno switch SPDIF connesso al televisore. Allo switch erano collegati un registratore DVD/HDD e un lettore multimediale Western Digital TV Live che riproduceva il contenuto di un hard disk USB. Non avevo la TV digitale via cavo, né rete cablata; solo durante gli ultimi mesi della nostra permanenza lì disponevo di connessione wi-fi, oltretutto nemmeno affidabile, dovendo coprire il tratto tra l'ufficio (ubicato nel garage, riadattato) e il salotto.
La nuova casa aveva cambiato tutto, grazie a più spazio e a una migliore dotazione di infrastrutture. Avevamo portato l'accesso alla TV via cavo in molte stanze, tutte collegate a una centralina collocata nello scantinato. Sono anche presenti due reti Ethernet distinte, una CAT5 e l'altra CAT6, entrambe le quali raggiungono le stanze principali e, inoltre, c'è il wi-fi. Vi starete domandando: perché due reti separate? Nelle Fiandre, i gestori della TV via cavo utilizzano due sistemi differenti: uno è per usi telefonici, compresa l'ADSL, ed è tecnicamente malfatto e carente, mentre l'altro, che si appoggia sulla vecchia dorsale coassiale analogica, è più avanzato ed affidabile (secondo me). Questo è ciò di cui disponiamo. Per funzionare, servono splitter, modem, amplificatori e quant'altro, tutto sistemato in un punto chiave (il nostro sotterraneo), oltre a un cavo coassiale più un cavo di rete per ogni presa (ad esempio, decoder/registratore più TV). In questo caso, l'accesso alla rete serve per contenuti televisivi interattivi, oltre che per consentire a decoder e registratori separati di comunicare tra loro, permettendo così lo streaming di materiale registrato in tutta la casa.
Quindi, prevedendo parecchio traffico di rete legato alla televisione e, principalmente, gestito dalle apparecchiature e dalle regole del gestore della TV via cavo, di cui non mi fido, avevo provveduto a installare una rete appositamente per tale scopo e un'altra per i miei computer e le mie applicazioni multimediali. Tra le due reti c'è un router, dotato di firewall, e l'unico traffico tra di esse è limitato all'accesso a Internet.
Il 2010 volgeva al termine. Con la dorsale cablata e installata, i requisiti originari per le varie stanze erano i seguenti:
Salotto
Sala da pranzo
Sala dedicata all'ascolto della musica
Ufficio
Lo sforzo maggiore era pensare come sistemare l'ufficio e il salotto. Nel primo avrei dovuto mettere uno o due NAS su uno scaffale, da adibire principalmente ad archiviazione file per i vari PC e portatili disseminati per casa, e, probabilmente, un access point wi-fi, anche se sarebbe stato meglio di no per ridurre i rischi di interferenze con l'impianto stereo principale. Per il salotto, l'idea ruotava intorno a qualcosa tipo un ricevitore AV Denon da 1.000 euro, da abbinare a un lettore Blu-Ray, e a piccole ma ben fatte torri e diffusori surround di ProAc, Spendor o Neat, oltre a un Mac Mini dotato di un hard disk capiente, per archiviare localmente i film, e per l'accesso a Internet, tramite un'apposita interfaccia che ne consente l'utilizzo da una distanza di 3 metri (10-foot interface: si tratta di un'interfaccia utente di tipo grafico, controllata tramite telecomando, con menu e pulsanti di grosse dimensioni per permettere la lettura su ampi schermi televisivi da una certa distanza - NdT). Inoltre, tastiere wireless, mouse, ecc. ecc. La sistemazione non sarebbe stata sostanzialmente differente da quella della vecchia casa, tranne che per l'aggiunta di un computer super-accessoriato e, ovviamente, la scalata verso un altro costoso impianto in stile “facciamo a gara a chi ce l'ha più grosso”.
Se voi, che state leggendo ora, pensate che il tutto fosse solo un'accozzaglia di roba fuori moda, allora avete ragione. Il progresso corre veloce, la nuova frontiera era diventata lo streaming da un server remoto UPnP/DLNA e, ben presto, il mio progetto aveva perso il suo fascino. Essendo venuto a conoscenza, sul finire del 2011, che i lettori Blu-Ray contemporanei integravano funzionalità di streaming, avevo iniziato a documentarmi in merito per poi scoprire che il loro supporto per i vari formati di file, per i sottotitoli e per l'affidabilità complessiva del protocollo UPnP/DLNA era meno che approssimativo. Inoltre, mi metteva a disagio la prospettiva di spendere cifre a tre zeri in quello che avrebbe dovuto essere un impianto domestico molto semplice e accessibile a tutta la famiglia. E poi, naturalmente, il numero di “scatole” doveva essere ridotto; dopotutto, le apparecchiature sarebbero state in piena vista.
L'ingresso di un iPad nella vecchia casa, e la sua immediata adozione da parte di tutti i componenti della famiglia, aveva fatto capire che non ci sarebbe stato bisogno, in realtà, di Internet sul televisore; quindi, l'idea del Mac Mini e di tutti i suoi “annessi e connessi” era stata felicemente abbandonata. La riproduzione video sarebbe rimasta un compito per il WD Live, che avrebbe “pescato” i file archiviati sul NAS (o i NAS) dell'ufficio; così facendo, ci sarebbero state meno scatole in giro. Era altresì evidente che una casa senza wi-fi sarebbe stata inconcepibile, per cui sarebbe stato necessario un access point, opportunamente sistemato.
Sul versante audio, l'esperienza positiva che avevo avuto con i mini-diffusori Tannoy DC4 ci aveva portato ad esaminare una soluzione completa DC6T/DC4LCR/DC4. Una sessione, moderatamente creativa, di Photoshop aveva rivelato un abbinamento estetico molto azzeccato tra l'impiallacciatura “Espresso” e il pavimento in quercia che avevamo ordinato, per cui avevamo optato per tali diffusori; sì, senza prima ascoltarli. Il tutto era costato quanto una coppia di ProAc Studio 130 o 140. Senz'ombra di dubbio, le ProAc avrebbero suonato meglio, tuttavia le Tannoy DC6T si erano rivelate davvero molto valide, anche se non avevano la magia delle DC4. L'avevo scoperto alla consegna, avendole provate con il mio venticinquenne Cyrus One. Oh, e con un lettore BD Pioneer da due soldi. Stavamo risparmiando, e si “sentiva”.
Il passo seguente fu l'acquisto del televisore. Mi erano sempre piaciuti i Pioneer Kuro, introvabili da quando Pioneer, saggiamente, aveva deciso di ritirarsi dal mercato dei plasma. I relativi cespiti erano stati rilevati da Panasonic e, come capita, il nostro trasloco coincise quasi con il lancio locale della nuova serie 50, un modello di televisore che stava già ottenendo entusiastiche recensioni in tutto il mondo. Avevamo acquistato un 50 pollici GT50, da mettere nel salotto, e un 42 pollici ST50 da piazzare nella sala d'ascolto dedicata alla musica. Il secondo aveva un eccellente rapporto qualità/prezzo!
Il progresso aveva stabilito che entrambi gli apparecchi fossero Smart TV, con possibilità di streaming da dispositivi DLNA con e senza cavo, di utilizzo immediato. In questo modo, il numero di scatole sarebbe ulteriormente diminuito. Tuttavia, in seguito a prove di riproduzione di film da dischi USB, era emerso che non tutti i formati dei file erano supportati (ma che sorpresa!). Successivamente, prove di streaming, via DLNA, da un NAS con Twonky Mediaserver mi avevano dato problemi con i sottotitoli: troppo piccoli per essere letti, quando venivano visualizzati. Fortunatamente, avevo trovato una soluzione al problema, oltretutto poco dispendiosa: MKVmerge, un software gratuito che mi aveva consentito di reimpacchettare i file video problematici, con i rispettivi sottotitoli, in un unico file “contenitore” .mkv. Ora, questi file .mkv vengono riprodotti senza difficoltà su entrambi i televisori. Di conseguenza, il lettore BD non è nemmeno collegato in rete; effettivamente, è a malapena utilizzato, che siano film oppure musica. Nei primi dieci mesi successivi all'acquisto, avevamo visto solo due film in Blu-Ray e, forse, ascoltato altrettanti CD. I tempi cambiano.
I televisori possono anche servire da “ripetitori” per la musica. Come ricorderete, lo streaming audio non era tra i requisiti iniziali, ma, visto che se n'era aggiunta la possibilità, era stato facile assemblare velocemente un impianto di prova, giusto per vedere come avrebbe funzionato. Avevo copiato la libreria presente su iTunes nel NAS e avevo collegato il televisore presente in sala d'ascolto al DAC Apogee e all'impianto principale. Erano bastati pochi minuti per renderlo operativo e a me erano bastati pochi secondi per ritrovarmi a trascorrere alcune ore a navigare e ad ascoltare senza sosta. Sì, ad ascoltare MP3 in una stanza da ultimare, non trattata e acusticamente sgradevole... Confesso che negli ultimi due anni ero stato privato del tutto della musica; questo fatto può aver contribuito. Tuttavia, mi era venuto in mente che, nonostante un'iniziale mancanza di interesse, lo streaming audio ora avrebbe rivestito un ruolo importante in casa nostra. Cosa ciò avrebbe significato per la sala d'ascolto verrà spiegato in una puntata successiva.
Ma torniamo al soggiorno. Avevamo pensato a una libreria su misura, che coprisse il muro tra il salotto e l'ufficio; noi amiamo i libri, ci piace vedere e toccare quelli che possediamo, anche se tutto ciò che fanno è occupare spazio dopo la prima lettura. Cercando un mobile che ospitasse il plasma da 50 pollici e l'impianto del salotto, non avevamo trovato nulla che ci piacesse, e quindi avevamo deciso di far realizzare qualcosa su misura, anche lì, insieme con la libreria. Però, c'era solo un aspetto da considerare: il lavoro era tanto e il tempo, invece, poco. Consapevoli che una cosa del genere non sarebbe stata portata a compimento prima di uno o due anni, avevamo deciso di tenere il basso tavolino porta-tv esistente. “Basso” significa “inadatto alla sistemazione di un normale ricevitore AV”. Peccato. Perché l'industria dell'home-theater insiste nel vendere scatole alte 17 cm riempite di aria? Avrei dovuto interrompere il processo di acquisizione di nuovi giocattoli...
Ma anche no... Marantz aveva in catalogo una serie di componenti sottili. Non sembra una cosa seria, vero? Ma, esaminando l'NR-1603, esso non sembrava essere troppo dissimile dai fratelli più grandi di Marantz e Denon. Avevo preso una decisione: ne avrei comprato uno. Collegato alle ESL-63, il suo suono, come dire, ispirava poco, ma con le Tannoy DC6T risultava più che adeguato. Infatti, una simile combinazione può regalare una certa dose di gioia musicale! È un prodotto ben equipaggiato che comprende anche un altro client UPnP/DLNA per lo streaming audio, oltre a garantire la compatibilità con Apple Airplay.
Quindi, avevamo ottenuto tante belle cose nel giro di poco tempo. Integrare i componenti e metterli in condizione di comunicare tra loro non era stato un lavoro da poco. Avevo trascorso alcuni fine settimana a mettere a punto l'insieme, ma ora ogni cosa è a posto. (Ironicamente, ho una laurea specialistica in Informatica, anche se non l'ho mai messa in pratica. Ad ogni modo, in realtà la Teoria della Complessità Computazionale non ha niente a che vedere con la Realtà della Complessità dell'Informatica Domestica).
Solo alcuni esempi, per vostra conoscenza. Il NAS QNAP 219Pii viene pubblicizzato come “silenzioso”. Può essere, ma sul nostro piano terra aperto non lo era abbastanza. Nell'ufficio, con gli hard disk spenti e solo la ventola in funzione (che restava tale per la maggior parte del tempo), lo si sentiva, così come dalla cucina, cioè con il salotto e la sala da pranzo in mezzo. Poiché soffro leggermente di acufene e ho due bambini vivaci, devo già fare i conti con un sacco di rumore in casa e non ho bisogno di un'altra fonte! Pertanto, il QNAP era stato trasferito, senza tante cerimonie, nello scantinato. Lì può fare tutto ciò che i NAS di solito fanno, finché tiene le mani lontane dal vino.
Ma c'è stato anche un altro gremlin difficile da gestire. Quando si accendevano i plasma Panasonic, ci volevano alcuni secondi affinché i televisori rilevassero il server multimediale in rete. Tuttavia, a poco a poco il tempo di attesa aumentava, fino a dieci secondi per il 50 pollici, mentre il 42 pollici non riusciva nemmeno a trovare Twonky. Comunque, entrambe le TV erano pronte per l'accesso a Internet ed entrambe potevano essere rilevate dal PC.
C'è voluto un po', ho percorso chilometri avanti e indietro con un'espressione sconsolata sul viso (con tutta quella roba disseminata in tutte le stanze), ma alla fine ce l'ho fatta.
Al momento in cui i fatti si sono svolti, la configurazione della rete era la seguente:
Il router nello scantinato agisce da firewall tra la rete CAT5 “sporca” della TV via cavo e quella CAT6 “pulita” dei computer e delle unità multimediali. Inoltre, fa da server DHCP per i secondi, assegnando dinamicamente gli indirizzi IP a tutti i dispositivi finali (ne parlerò più avanti).
Dopo due giorni trascorsi a sistemare la questione dello streaming verso la TV (mia moglie stava pensando al divorzio, come se fosse servito a qualcosa), alla fine avevo riavviato il router... e tutto aveva ripreso a funzionare nuovamente. A quanto pare, il suo switch interno non gestiva correttamente il protocollo UPnP, non lasciando passare i dati.
La soluzione era semplice: procurarsi un altro switch (economico) e installarlo nello scantinato, interposto tra il router/firewall e il resto della rete CAT6. In questo modo, il router si sarebbe limitato a gestire l'assegnazione degli indirizzi IP e il traffico Internet, senza preoccuparsi della restante attività di rete. Da quel momento in poi, le prestazioni della rete erano state impeccabili.
Poi c'era stato il caso dello schermo scomparso. Sia le TV che il ricevitore dispongono di un webserver, vale a dire che è possibile accedere a questi dispositivi e configurarli dal computer, tramite un browser. Questa funzionalità è molto interessante, specialmente se si usa un tablet stando seduti sul divano. Naturalmente, essi possono essere gestiti anche tramite i rispettivi telecomandi; in questo caso, il ricevitore Marantz visualizza un'interfaccia grafica sullo schermo del televisore. Ebbene, all'improvviso era stato impossibile accedere a tale interfaccia. Tutto funzionava, ma non era più possibile modificare le impostazioni da remoto. Precedentemente, ero riuscito ad accedere al ricevitore, tramite browser, da un iPad; in qualche modo, questa operazione doveva avere bloccato qualcosa. Cancellando la cronologia del browser sul tablet e riavviando l'access point wireless, ero stato in grado di accedere nuovamente all'interfaccia del ricevitore AV. Ancora una volta, avevo sprecato un sacco di tempo; vedevo già gli avvocati aggirarsi intorno alla casa. (In seguito, mia moglie mi spiegò che aveva cercato di convincerli a lavorare come giardinieri).
C'era stato anche un problema minore con l'assegnazione degli indirizzi IP. Di solito, a casa si usa il DHCP, lasciando che la rete si configuri da sé. Però, Twonky Mediaserver, sul NAS, assegna automaticamente ai client profili specifici, uno per ogni dispositivo che rileva in rete. Questi profili includono informazioni che sono di supporto allo streaming via DLNA. Nel mio caso, Twonky aveva rilevato due TV Panasonic Viera e uno streamer generico. Fantastico, però Twonky associa i profili agli indirizzi IP. E questi, grazie al DHCP, vengono assegnati dinamicamente, per poi essere riassegnati in seguito. Prima che l'utente se ne renda conto, Twonky ha scambiato un iPod per un televisore al plasma. Pertanto, ora ho una rete con indirizzi IP fissi, assegnati dall'amministratore, per tutti i nodi principali (router, NAS) e i dispositivi multimediali, mentre i computer, i portatili, i tablet, ecc. hanno indirizzi assegnati dal DHCP. Anche in questo caso, la configurazione sembra stabile.
Ma torniamo alla musica. Il requisito principale, per il salotto, era musica di sottofondo facilmente accessibile, per cui avevo copiato la libreria corrente di iTunes, composta di file in formato AAC ed MP3, sul NAS, lasciando che Twonky Media la trasferisse al Marantz. L'iPad sarebbe servito da telecomando. L'applicazione ovvia con cui iniziare era quella del Marantz che, effettivamente, aveva rilevato il server, consentendo l'ascolto dei file; però, l'ordine dei brani degli album era stato stravolto e, aspetto più importante, ogni volta in cui l'attenzione dell'iPad non era rivolta all'applicazione del Marantz, ad esempio perché un'altra applicazione aveva la priorità o semplicemente perché l'iPad andava in sospensione, lo streaming si bloccava alla fine della traccia in esecuzione e non si poteva fare nulla per riavviare il processo. Un'altra caratteristica mancante era la normalizzazione automatica del volume passando da un brano all'altro, tipo le funzioni “Sound Check” o “Replay Gain” di iTunes. Il software del NAS integrava un server iTunes di terzi che, però, si era rivelato inevitabilmente obsoleto e non più compatibile con gli attuali prodotti Apple. Apparentemente, esiste un'alternativa open source, solo che il NAS è l'archivio centrale e io, in realtà, non mi fido a smanettarci, anche perché la documentazione che accompagna questo software è molto scarna.
Chiaramente, non è che ci fosse granché da divertirsi, in queste condizioni, e alla fine non avevo potuto fare altro che copiare la collezione remota come playlist associate sull'iPad, da riprodurre in streaming wi-fi dal Marantz tramite Airplay. Una soluzione del genere è un ripiego che annulla lo scopo del NAS!
Ma è funzionale per essere soddisfatti.
Comunque, era evidente che una tale disposizione, in sala d'ascolto, non mi avrebbe soddisfatto. Si sarebbe dovuta cercare un'altra soluzione ma, a questo punto, non ero sicuro di come la faccenda sarebbe finita.
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