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Facciamo conoscenza col trascrittore - Parte 1

Ma dove sono finiti tutti quei registratori a cassette?

[English version]

Autore: Werner Ogiers
Pubblicato: Dicembre 2010
Traduttore: Roberto D'Agosta

Un tempo gli audiofili più ricchi aspiravano ad avere dei grandi registratori a nastro, e con grandi intendo i picchi delle marche comuni, quei modelli non pensati per l'industria, come per esempio i vari Tandberg TD20, Revox B77, TEAC X2000, e così via o i modelli più piccoli pensati per i professionisti come i Revox PR99, Tascam 32, Otari MX55.

[chi ha rubato il vestito alla diva?]
Anche comprendendo l'assoluto piacere che quelle macchine possono instillare nel loro possessore, queste aspirazioni appaiono poco chiare: dopo tutto che uso si può fare di questi registratori? Le bobine come mezzo di distribuzione della musica non hanno mai avuto mercato a causa della portabilità prossima allo zero. Penso anche che poche persone fossero davvero interessate all'hobby della registrazione della musica dal vivo, per cui l'uso che rimane per questi esponenti di un'era che era vicina alla fine fu quello di registrare programmi diffusi in FM o copiare LP mettendo al sicuro il prezioso vinile nel miglior modo possibile e far suonare al suo posto la copia. Dopo tutto, non sono stati molti di quegli LP masterizzati proprio usando i nipoti di queste macchine? Come razza, non erano i registratori a nastro una tecnologia e un formato con capacità superiori a quelle del vinile come formato per la distribuzione di massa?

Ma con l'avvento dei registratori a cassette la popolarità dei real-to-reel scemò: le cassette potevano essere ascoltate in macchina, su un portatile o sul vostro bel walkman; potevano essere maneggiate da chiunque in famiglia senza troppo rischio per l'armonia familiare, infine i registratori a cassette occupavano meno spazio e facevano apparire il salotto meno simile alla cabina di pilotaggio di un bombardiere. La compatibilità assoluta era solo un mito ma questo non uccise il divertimento e la possibilità di avere a casa un formato di registrazione in grado di fare Genuinely Great Things(tm) (grandi cose genuine) praticamente sparì.

Solo per tornare al giorno d'oggi, ma sotto altre vesti.

Vedete, mentre il DVD-A e il SACD sono dei flop colossali e il download di musica ad alta risoluzione rappresenta una parte minoritaria del mercato reale, non c'e assolutamente nulla che vi impedisca di registrare i vostri dischi o file in alta risoluzione.

Di più, con il proliferare di computer sempre più potenti ed economici, la disponibilità di buoni programmi per l'editing audio e con l'industria musicale che fa danni a destra e a manca sia sul vecchio che sul nuovo materiale (a causa della loudness war e della compressione), è ora vostro dovere morale catturare tutti quei dischi dal suono così naturale alla più alta risoluzione possibile, amorevolmente eliminare i loro punti deboli e archiviarli come dischi DVD-V o DVD-A o file ben registrati.

Questo vi porterà gli stessi benefici di quei mostri reel-to-real del passato ma con l'aggiunta dell'assoluta portabilità e della compatibilità (tutti possono far suonare un DVD audio). Chiunque sarà probabilmente in grado di farli suonare nel 2036. Chiunque può al giorno d'oggi far suonare un CD o un file MP3.

Fin dall'inizio del nuovo millennio ho cercato un metodo per archiviare gli LP: questo articolo documenta questo processo. Anche se non è pensato come un manuale, spero sinceramente che vi ispiri.

Ma perché dovrei "trascrivere" i miei dischi?

Trascrivere: odio profondamente i termini "rippare un vinile" o "needledrop". Il primo suona distruttivo (in inglese "rip" significa anche rompere o lacerare) e incapace essendo una derivazione del rip dei CD, mentre il secondo suona... beh, non volete saperlo... Ad ogni modo, nel mio caso penso di avere molti e validi motivi per spendere tempo ed energie per copiare i miei dischi.
Prima di tutto la natura fragile degli LP mi ha sempre reso un pochino nervoso quando ho dovuto maneggiarli o farli suonare: è decisamente molto più semplice e sicuro avere una robusta versione per gli ascolti non critici e per la musica di sottofondo cioè per tutti quei casi in cui il supporto in materiale polivinilico non è necessario. Poi c'è l'iPod: ne ho uno (di numero) che è sempre attaccato al sistema audio della mia macchina; il 90% del mio ascoltare musica avviene mentre guido e sarebbe un peccato dover rinunciare a circa la metà della mia collezione musicale.

Certo, potrei (e certe volte lo faccio) andare a caccia dei file MP3 degli album che già possiedo, ma in qualche modo questo non è soddisfacente: non mi piace "rubare" la musica (anche se mi sento in diritto di tale furto) e, in aggiunta, con il crescente livello di compressione su così tante riedizioni, le versioni più recenti sono decisamente inferiori ai vecchi master. E questo ci porta all'ultima ragione: trasferire gli LP e quindi con cura eliminare i difetti del processo di trasferimento dalla versione originale mi porta più "dentro" la musica. Alcune volte decisamente troppo dentro, nel qual caso saturo il mio orecchio e per molto tempo non ascolterò più quel disco, ma spesso quell'operazione accresce la mia comprensione della musica e del modo in cui fu prodotta tanto tempo fa.

Breve storia dei registratori

Ho sempre avuto un punto debole per i registratori: l'origine di questo amore data alla mia infanzia quando invidiavo il grosso Akai CS-F9 di un mio amico. All'inizio della mia carriera audio ho speso una quantità sproporzionata di soldi per quei componenti che mi permettevano di catturare i miei LP una volta per tutte: ogni volta che compravo un nuovo disco, lo trasferivo su nastro immediatamente. Ogni volta che avevo un nuovo registratore, ripetevo l'operazione con tutti così come se compravo un nuovo giradischi o una nuova testina.

Ma ascoltavo quei nastri? Certo, non sono così patetico!

Eppure, vedevo che tutto questo aveva ben poco di razionale e dopo l'acquisto di un DAT Sony, il passo successivo sulla strada della pazzia, che però accumulò solo tanta polvere (il formato semplicemente non aveva senso) ho staccato la spina. Ho rivenduto il DAT, praticamente nuovo, a un decimo del suo prezzo originale incluse 20 cassette non usate a qualcuno che in seguito mi confessò di non essere contento dell'acquisto. Ho quindi messo via i miei Nakamichi, tutti. Ho smesso di registrare, ascoltavo gli LP a casa, nastri nella macchina e quando in movimento... beh il Sony "Professional" Walkman si autodistrusse prima che potessi trarne qualsiasi piacere.

Infine, l'avvento di potenza di calcolo a basso costo, dei CD registrabili e dell'iPod e dei suoi cloni ha definitivamente cambiato le regole del gioco: al contrario del DAT che fu un formato molto "chiuso", archiviare i dischi su un CD-R permette di riascoltare le copie praticamente ovunque, permettendo, al tempo stesso, di modificare la registrazione su un computer con qualsiasi programma di masterizzazione e editing audio. Tornare a trascrivere i miei dischi adesso ha molto senso perché da una parte libera la musica e dall'altra permette di bilanciare alcuni di quelle orribili registrazioni degli anni 80 che ho in giro. Per cui dopo una pausa di alcuni anni mi sono rimesso al lavoro.

Nei passati decenni ho posseduto e usato tra i due e i cinque giradischi insieme. Mentre appare pratico e conveniente avere una postazione di registrazione con il proprio giradischi e preamplificatore, dovrebbe essere altrettanto ovvio che solo la migliore combinazione possibile darà la migliore copia digitale. Questo però significa che il miglior piatto si muove nella postazione di registrazione o quest'ultima viene costruita attorno alla posizione del miglior piatto. La prima non è molto pratica soprattutto con i migliori giradischi, per cui ho scelto la seconda: per questo ho avuto bisogno di qualcosa di facilmente trasportabile su cui registrare, qualcosa che trovasse spazio nella mia sala.

Il mio primo sistema di trascrizione era composto da un portatile Dell Pentium III e il Terratec Phase 26 con porta USB che conteneva due canali per la conversione AD (analogico/digitale) a "24bit/96kHz" e 6 canali DA, oltre a una presa coassiale SPDIF e connessione Toslink. Come software, feci uso di una versione di prova di CoolEdit.

Sistemai tutto questo su un piccolo e traballante tavolinetto accanto al mio sistema principale, connettendo l'uscita dello stadio fono (un Trichord Dino) direttamente al Terratec. Feci uso di un'analisi spettrale per registrare il "silenzio" (nessun disco che suonava) per ridurre il rumore di fondo, in particolare la scelta di far andare il laptop con la batteria o con l'alimentatore è stata fatta in questo modo, con l'alimentatore decisamente l'opzione migliore.

Dopo aver trascritto due dischi, divenne chiaro che questo modo di lavorare non era affatto piacevole soprattutto a causa dei cavi e degli oggetti volanti che venivano aggiunti al sistema principale, in una sala che sarebbe stata condivisa con il resto della famiglia. Per questo decisi mi spostare il computer per la trascrizione nel mio ufficio in casa, usando un GyroDec/RB300 con una Denon DL-103 e con uno stadio fono autocostruito. Questo sistema era più piacevole da usare, ma ovviamente non suonava bene quanto il sistema principale. La prestazione tecnica del Terratec non era peraltro impressionante: ho misurato un rapporto segnale/rumore intorno agli 80 dB che, essendo già pessimo per un componente a 16 bit, risulta inaccettabile per un sistema a 24 bit.

Le trascrizioni ottenute in questo modo, da entrambe le sorgenti, andavano bene con una certa tendenza alla noia e al piattume (notate che molti LP degli anni 80 avevano più o meno lo stesso problema). Ovviamente questo non è accettabile dal punto di vista sonoro, però volevo usare questo setup anche per delle misure audio e in quel caso l'eccessivo rumore era un serio limite. Per questo ho spostato il Terratec a mansioni di monitor con la mia nuova macchina Pentium IV e ho acquistato una M-Audio Firewire Audiophile AD/DA per il mio computer portatile.

Quest'ultimo componente aveva delle misure molto migliori del Terratec (intorno ai 96 dB, rientrando per il rotto della cuffia nelle specifiche a 16 bit) ma anche dopo le tipiche modifiche al suo cammino del segnale analogico non suonava in maniera molto diversa rispetto all'unità che aveva appena rimpiazzato con in più l'interfaccia FireWire e l'alimentatore esterno dannatamente difficili da installare e usare correttamente con il vecchio portatile.

Il programma, con il potenziamento di tutta la catena, è stato rimpiazzato da Adobe Audition 1.5: mi sono permesso questa spesa perché Cooledit non girava in maniera abbastanza costante su Windows Xp, mentre Audition è un buon pacchetto che vale praticamente il suo costo anche se usate solo il 10% delle sue potenzialità. In aggiunta, il suo nucleo di calcolo del suono e i suoi algoritmi sono matematicamente corretti per cui, considerando che tutti i calcoli siano fatti con numeri a virgola flottante a 32 bit e il dithering è disabilitato, non ci dovrebbero essere troncamenti sbagliati o distorsioni. Questo non è banale e molti concorrenti, sia più economici che più costosi, fanno peggio.

Il problema di muovere il laptop con la scatola AD/DA nella sala con il sistema principale permane e le cose sono peggiorate quando ho scoperto che il rumore elettromagnetico nel posizione del piatto nel mio studio era tale da non permettetemi un cammino del segnale privo di "hum". Sono finito a spedire il Gyro all'altro capo della stanza, accanto al computer da tavolo Dell (il vecchio laptop non amava comunque i file di grosse dimensioni che si ottengono a 88.2 kHz/24 bit), per l'operazione di trascrizione e quindi a farlo tornare al suo supporto da muro quando non in uso per questa operazione. Follia? Si. (Quando il Technics SL-1200 è arrivato in prova l'ho subito usato per registrare rapidamente un mucchio di LP new wave oramai rovinati, è stata una gioia usarlo per questo scopo).

E quindi rieccoci al punto di partenza.

Quello che volevo era qualcosa che mi permettesse di trascrivere i miei LP nelle migliori condizioni (cioè usando il giradischi che preferisco) con la migliore possibile qualità della conversione analogico/digitale (almeno 88.2 kHz e più di 16 bit effettivi) e con il potenziale di un lavoro di post-produzione usando un PC e dei programmi adatti: per questo inizialmente ho cercato nel mercato dei registratori pro o semiprofessionali a stato solido o con disco rigido, che hanno popolato il mercato dal 1994 in poi. Esempi di questi oggetti andavano dall'economico M-Audio MicroTrack, attraverso i Fostex FR-2, FR-2LE, Tascam HD-P2, fino al Nagra V e al Sound Devices 702. L'ultimo fu immediatamente eliminato perché, anche continuando a perseguire questa follia (comprare delle versioni su CD di tutti i miei vinili sarebbe stato effettivamente più economico e avrebbe richiesto sicuramente meno tempo), non ero pronto a ridurmi sul lastrico. Eppure, parlando ora nel 2010, se dovessi rifare il tutto sarei sicuramente tentato dal Nagra LB!

Anche l'M-Audio non ha superato il taglio perché troppo limitato in funzioni e, probabilmente, in qualità. L'FR-2LE fu annunciato, ma non vide mai la luce, e un'accurata analisi dei circuiti di registratori da campo come l'FR-2 e l'HD-P2 (grazie alla Tascam per essere stata molto cooperativa in questa analisi!) ha mostrato che queste macchine sono costruite con un'attenzione particolare alla funzionalità e minore interesse alla qualità del suono: di certo eccellenti per reporter e intervistatori, forse anche per la presa diretta di un film, ma non certo non adatti per la registrazione di segnali per l'audiofilia. Nel caso del Tascam peraltro, gli ingressi di linea sono pesantemente attenuati e poi rimandati agli amplificatori del microfono aggiungendo quindi in questo processo rumore e distorsione. Devo aggiungere che Jim Lesurf di HiFi News ha scelto il P2 come potete leggere nel suo sito web personale e sembra anzi apprezzarlo parecchio. Il mio suggerimento in questo caso è che se volete veramente un registratore high-end portatile, provatelo sul campo prima di comprarlo.

Questo quindi mi ha riportato indietro a oggetti fissi e essenzialmente mi ha lasciato con un'unica scelta: siamo intorno al 2005 e registratori ad alta risoluzione erano pochi e molto distanti tra di loro in funzioni e prezzo; c'era per esempio l'Alesis Masterdisk con il suo disco rigido interno e il masterizzatore di CD ma al tempo permetteva di usale sono CD-R, e questo avrebbe implicato un sacco di dischi buttati perché quello che aveva la registrazione per la post-produzione non sarebbe stato riutilizzabile. Quindi decisi di optare per il nuovissimo Tascam DV-RA1000, un registratore PCM/DSD che può scrivere dischetti DVD+RW. Inoltre faceva uso del chip per la conversione analogica/digitale Burr Brown PCM1804 che era, al tempo, il miglior convertitore A/D a singolo chip in circolazione.

Solo dopo aver fatto questo acquisto ho scoperto che il trasporto del DV-RA1000 ha la sua quantità di problemi e funziona propriamente solo con alcuni dischi della Sony oltre al fatto che riusare DVD per le registrazioni non è raccomandabile, anche se questi dischetti DVD+RW possono essere riusati per altri scopi non audiofili. Il DV-RA1000 è stato quindi soppiantato dal 1000HD che è essenzialmente lo stesso modello solo che fa uso di un disco rigido interno a un prezzo ovviamente maggiore.

Il DV-RA1000 è stato recensito da HiFi News e Record Review, con un verdetto secondo le linee di un pessimo DAC, un decente ADC, un'intefaccia grafica impossibile da usare e il PCM che suona meglio del DSD: una presentazione variegata, non c'è che dire, ma notate che per il nostro scopo la qualità dell'ADC è la proprietà che più ci sta a cuore e una volta che avete stabilito la vostra procedura di lavoro, il Tascam è una piattaforma sufficientemente solida per la trascrizione di alta qualità dei vostri dischi. Non ho mai rimpianto il mio acquisto, ma prego che il DV-RA1000 non cada a pezzi da qui a cinque anni e non ricominci, come faceva con i DVD non della Sony, ad avere problemi intermittenti e difficili da determinare nella fase di scrittura. Ho però imparato la lezione: i dischi ottici non sono una buona soluzione per la registrazione, perché la perdita di dati durante questa operazione non è semplicemente accettabile ed è quindi decisamente meglio orientarsi verso memorie a stato solido o almeno un disco rigido dove immagazzinare le tracce.

Molti dei registratori che ho menzionato prima, incluso il piccolo Zoom H2 che ho recensito qualche tempo fa proprio per TNT-Audio, hanno un problema importante: il livello d'ingresso analogico non può essere regolato e quindi quando si pilota l'ADC usando un componente a uscita fissa come uno stadio fono questo può portare a livelli di registrazione troppo bassi con una riduzione della risoluzione o troppo alti con l'ADC che taglia orribilmente il segnale. Un qualche controllo del livello, nella sezione puramente analogica, sarebbe veramente necessario.

Molti di questi registratori hanno sensibilità d'ingresso che gli permettono di raggiungere 0dBFS tra 1 e 2 Vrms e, dato che molte combinazioni testina/stadio fono sono ben felici di produrre più di questo soprattutto ai picchi musicali, il sovraccarico è il problema dominante piuttosto che la mancanza di segnale d'ingresso. Il DV-RA1000 ha un attenuatore programmabile nel percorso del segnale che uso quando necessario e che tendo a eliminare quando possibile ottenendo in questo modo un path più pulito. Se avete un registratore che non ha alcun controllo sul livello d'ingresso, dovrete pilotarlo dall'uscita di linea di un preamplificatore o forse potreste voler aggiungere una resistenza d'attenuazione tra la sorgente e l'ingresso dell'ADC, ma entrambe queste soluzioni sono evidentemente lontano dall'essere ideali.

[Avanti alla Parte II]

© Copyright 2010 Werner Ogiers - www.tnt-audio.com

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