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Facciamo conoscenza con il trascrittore - Parte 3

Il flusso delle operazioni

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Quando ciascuna delle facciate dell'LP è stata trascritta in un file a 88.2 o 96 kHz a 24 bit, l'operazione successiva che faccio è di rimuovere tutti i "click" prodotti dai granelli di polvere. So bene che ci sono molti audiofili che considerano questi rumori come virtualmente innocui -dopo tutto sono un fatto pressoché ineludibile nel vinile- ma la mia posizione è che sarebbe un peccato non rimuovere almeno quelli più fastidiosi visto che si tratta di una procedura sufficientemente semplice. Metà della mia collezione di dischi è di seconda mano, ma anche gli LP che ho comprato nuovi sono troppo spesso rovinati da quei rumori. Ovviamente li ho sempre trattati bene e tenuti puliti, passando attraverso diversi metodi di lavaggio inclusi B&O, Knowin/Knosti, Allsop e, dal 2004, la Nitty Gritty RCM: neanche quest'ultima è la cura da ogni male, infatti non ha mai fatto suonare meglio un disco già abbastanza pulito!

Rimozione dei rumori

Passiamo quindi alla rimozione digitale dei "click": l'opzione più sicura sembra essere quella manuale, facendo suonare la traccia in un programma audio, fermandosi quando si senta un "click", ingrandendo localmente la forma d'onda e riducendo manualmente l'ampiezza del rumore o tagliandolo via del tutto. Un metodo valido ed efficace ma così noioso e lento che risulta pressoché irrealizzabile.

Ci sono programmi, come Audition, in grado di fare lo stesso lavoro in automatico: alcuni di questi strumenti funzionano ragionevolmente bene. Tuttavia, per la mia esperienza abbastanza ampia avendo fatto diversi test pilotati, nessuno di loro fa il proprio lavoro senza produrre danni significativi al suono. La soluzione che ho trovato (dopo aver iniziato lo sviluppo di un mio algoritmo per la rimozione di questi rumori con Matlab!) è un metodo semiautomatico basato su ClickRepair.

[Click repair]

Clickrepair è un programma shareware (a pagamento dopo un periodo di prova, NdT) per PC o Mac, scritto da un matematico australiano in pensione, il professor Brian Davies. Per me è l'unico strumento che pur rimanendo trasparente rispetto al suono permette un ritmo di lavoro ragionevole seppure lento. Clickrepair lavora con una soglia di taglio selezionata dall'utente e vi permette di riparare in automatico tutti i click fino a una certa durata o numero di eventi consecutivi. Se il presunto click supera quei limiti, il programma si ferma, mostra la forma d'onda e vi chiede di decidere se si tratti di musica o di rumore. In alternativa, potete decidere di fare la correzione voi stessi manualmente.

Sebbene ci sia l'opzione di ascoltare il risultato prima di rendere definitive le modifiche non sono però mai riuscito a farne un uso sensato: ho però scoperto dopo appena qualche tentativo che i click reali sono visivamente molto distinguibili dal suono reale, ovviando in questo modo alla necessità dell'ascolto successivo. In quei casi in cui non sia possibile l'identificazione a vista, ho scoperto che i falsi positivi spesso seguono il ritmo della musica nel senso che sono ripetitivi: quando vedo uno di questi artefatti due o tre volte in un paio di secondi riconosco che si tratta di musica e non intervengo.

Con questa sequenza di operazioni, in automatico fino a qualche click per 10-20 elementi campionati per le registrazioni ad alta risoluzione (per quelle a 44.1 kHz uso massimo 10 elementi) combinato a una bassa sensibilità (da 5 a 10) posso completare una facciata di un disco in circa 10 minuti mantenendo sempre alta la confidenza nella qualità della musica. Eppure, anche in questo modo, la musica di gruppi come i Kraftwerk rimane una seria sfida!

ClickRepair legge i file in qualsiasi formato .wav e può scrivere nello stesso formato, nel mio caso ho scelto sempre i 24 bit. Dopo aver passato tanto tempo a controllare il file ed eliminare i rumori, è sempre saggio fare una copia del file su un disco separato. I file originali prodotti dal Tascam possono essere quindi rimossi dal computer (assumendo che il DVD+RW è stato quindi archiviato).

Fare pulizia e dividere le tracce

Per il prossimo passo, i file vengono letti da Audition, configurato in modalità interna con una precisione di 32 bit per le operazioni a virgola mobile. D'ora in poi tutti i file in uscita saranno scritti in un formato a 32 bit poiché saranno sottoposti a modifiche lineari e l'accumulo di errore deve essere minimizzato. Per questo motivo rimango sempre nel dominio dei 32 bit fino alla scelta del formato finale che sarà tipicamente a 16 o 24 bit.

Giunge quindi il momento di fare un po' di pulizia: l'inizio e la fine del file vengono ridotti eliminando le parti iniziali e finali che risultano vuote con un po' di sfumatura d'ingresso sulla prima traccia e una lenta sfumatura d'uscita alla fine dell'ultima canzone. Volendo si può rendere il bianco tra le diverse tracce anche più silenzioso ma non lo faccio quasi mai perché elimina molto del fascino proprio dell'ascolto di un LP.

Infine le singole tracce sono smarcate nell'editore: in Audition questa operazione è molto semplice facendo uso di alcuni marcatori di posizione. Quest'ultimi sono pezzi d'informazione esterna alla musica scritti nel file .wav e che verranno letti e rispettati da tutte le modifiche successive. (Nota: per poter inserire questi marcatori nei file dovete selezionare "save extra non-audio information" nel menu "save/save as" di Audition. Inoltre, prima di scrivere un CD o un DVD questi marcatori devono essere rimossi perché la loro presenza solitamente tende a ingannare il programma per la scrittura del disco.) A questi marcatori è possibile aggiungere il titolo e il numero della traccia.

Riduzione del rumore

Nei programmi per la modifica dei file musicali spesso si trova il comando per la riduzione del rumore su un ampio spettro: dal punto di vista concettuale questi sarebbero degli strumenti molto potenti, che promettono la rimozione dei rumori continui nel tempo, compresi quelli del vinile. In pratica però questi strumenti sono molto invasivi se non distruttivi per la qualità del suono e dovrebbero essere usati con molta moderazione, solo quando veramente necessari e dopo un lungo apprendistato. Per quanto mi riguarda, solo di recente ho iniziato a fare uso della riduzione del rumore e non ho quindi nessun trucco o suggerimento significativo da dare al momento.

Equalizzazione

Equalizzazione: finalmente faccio outing e ammetto di farne uso. Per quello che ho potuto ascoltare ci sono purtroppo troppi LP che traggono beneficio da un pizzico di "massaggio" tonale: molti dei miei dischi sono stati prodotti negli anni 80 e troppo spesso li trovo mortalmente noiosi e piatti. Forse una parte di questo problema potrebbe essere originato dal fatto che li feci suonare con uno stilo conico economico a VTF di 3 g, ma anche allora ero abbastanza sveglio da trascrivere tutto su un nastro e non suonarlo mai più (fino a quando non avessi comprato un piatto o un registratore migliore, ovviamente). No, la mia semplice teoria è che i piccoli mercati come il Belgio erano in fondo alla lista della distribuzione del prodotto uscito dalle presse d'incisione.

Anche le stamperie si consumano e la differenza nella dinamica e nel contenuto delle alte frequenze cambia drasticamente tra il primo e l'ultimissimo disco prodotto, specialmente quando i tempi del mercato spingevano perché quelle stampatrici rimanessero in funzione ben oltre la loro vita media per continuare a produrre altri 1,000, 2,000 o 4,000 dischi in più... Ma ci sono altri punti nella catena di distribuzione che possono rafforzare questo argomento: produzioni globali erano spesso realizzate attraverso la produzione di vinile originato dalle copie delle copie delle copie dei nastri originali in diverse fabbriche sparpagliate in tutto il mondo. Nel caso delle copie analogiche, le ulteriori generazioni soffrivano di un pesante smorzamento della dinamica delle alte frequenze. I primi registratori digitali vennero usati proprio per ovviare a questo problema aggiungendo però i loro problemi a questa catena. Il risultato finale è che molta della mia collezione di pop e rock internazionale degli anni 80 suona male, mentre dischi di musicisti locali suonano eccezionalmente bene. Date le gigantesche possibilità di elaborazione del segnale digitale non ha alcun senso non tentare di migliorare quei dischi che sono evidentemente carenti.

L'equalizzazione può essere un processo pieno d'insidie: il primo LP che ho convertito è stata la mia copia immacolata eppure non ben suonante del primo disco di Peter Gabriel. Questo è un disco con una grossa varietà di stili musicali e ho speso letteralmente delle settimane nel tentare di dare a ogni traccia quello che meritava. Questo non era evidentemente il modo di lavorare e ora equalizzo un disco o almeno una delle due facciate tutta insieme. Solo in casi molto rari ed estremi provo a sistemare i difetti propri della parte interna del disco con un'equalizzazione regolata per le prime tre tracce e un'equalizzazione più verso le alte frequenze per il resto della facciata.

Come i componenti audio pensati per lo stesso scopo, anche i programmi di equalizzazione tendono ad avere un proprio suono. Quello parametrico dell'Audition suona un pochino granuloso per le mie orecchie, eppure ne faccio spesso uso perché mi permette di focalizzare e realizzare in maniera relativamente rapida la parte del suono che ho in mente. Ho usato delle versioni di prova di altri programmi di equalizzazione più professionali trovando che spesso suonano in maniera più chiara ma li ho poi messi da parte perché li ho trovati meno semplici del buon vecchio Audition: qual'è il significato di una superiorità sonora se più non riuscite ad arrivare al risultato desiderato?

C'è anche un'altra famiglia di equalizzatori di cui faccio spesso uso, ma sono un pochino strani perché li ho costruiti personalmente: facendo uso del programma Matlab ho generato e conservato in piccoli file musicali risposte in fase a degli impulsi per una rotazione spettrale in un certo numero di incrementi emulando, in questo modo, i controlli di rotazione presenti in alcuni preamplificatori Quad e vecchi Luxman. Spesso un disco ha bisogno semplicemente di essere "rinfrescato" e l'uso di una piccola rotazione verso l'alto ha questo effetto nella maniera più trasparente possibile. Questo viene implementato facendo uso della funzione di convoluzione presente in Audition, un'operazione matematica che genera la convoluzione del file musicale con il file della risposta impulsiva del filtro nel dominio del tempo, cioè senza alcun trucchetto come ad esempio saltare dentro e fuori il dominio delle frequenze.

A ogni modo, una buona strategia da adottare quando si giochi con il suono di un disco è di arrivare per prima cosa a qualcosa che ci piace per poi tornare un pochino indietro. Nel lungo termine, esagerare nelle cose non è mai saggio e molte correzioni che eccedano i 3 dB dovrebbero essere fatte con estrema cautela: volate bassi, qui si tratta di preservare i vostri dischi in vinile non di fare un remix!

Quando fate poi il confronto tra le diverse versioni, tenete a mente che l'accoppiata orecchio/cervello ha una preferenza iniziale per la musica più forte. Per questo quando l'equalizzazione spinge il suono verso l'alto in maniera quantificabile, riducete un pochino il guadagno totale in modo da compensare per la potenza aggiunta, altrimenti starete tentando solo di ingannare voi stessi.

Guadagno e bilanciamento

Spesso il file sorgente recuperato dal registratore o dall'ADC sarà un pochino basso in livello perché durante il processo di registrazione si sono evitati il sovraccarico o il clipping dell'ADC. In un mondo in cui tutto sembra diventare di giorno in giorno più rumoroso sembra inutile avere un file a un livello inutilmente basso, per cui il passo finale nella trascrizione del vinile è l'alzamento complessivo del livello. Quanto? La risposta ovvia sarebbe di portare i due o tre picchi massimi dell'interno album a 0dBF(ull)S(cale). Questo ovviamente richiede l'esame di entrambi i lati prima di decidere la quantità di guadagno necessaria, ma solo in questo modo la dinamica originale di ogni singola traccia sarà preservata nella forma in cui l'artista (sperabilmente) l'ha immaginata.

Qualcuno potrebbe obiettare che il livello 0dBFS non dovrebbe essere mai raggiunto perché questo potrebbe causare un sovraccarico nel filtro della ricostruzione digitale del DAC durante l'ascolto. Mentre questo è certamente corretto, alcuni test condotti dal giornalista britannico Keith Howard hanno messo in mostra che gli effetti di tali escursioni, se rarefatte nel tempo, sono completamente non percepibili.

Allo stesso modo, quando un disco sia particolarmente basso in volume o possieda solo uno o due picchi importanti, potreste scoprire che l'uso, giudizioso, del clipping su quei picchi è particolarmente non udibile... Infatti, è lo scriteriato uso di limiti continui nel tempo dei dischi moderni (il così detto "shredding") che li rende così stancanti all'ascolto, mentre qualcosa che si ripeta uno o due volte in tutto il disco si dimentica facilmente. Posso farvi un esempio di un CD classico dal suono eccellente in cui c'è una quantità significativa di clipping ma applicato in momenti in cui non crea danni alla musica. Dichiarare infatti che tutto il clipping è sempre negativo mi sembra eccessivamente dogmatico. Non dovete certo prendere la mia parola come oro colato, potete provare voi stessi: sono certo che uno o due dischi della vostra collezione quasi sicuramente ne trarranno beneficio.

E siamo quindi arrivati al prodotto finale...

Quando tutto questo processo è completato mi ritrovo solitamente con un file per ogni facciata del disco, in formato 32 bit a virgola mobile, con un rate di campionamento doppio e con tutti i marcatori al proprio posto.

Il primo passo verso la produzione di un CD è la conversione della frequenza di campionamento a 44.1 kHz, operazione che effettuo con Audition (quality '999', pre-filtro OFF) o con strumenti esterni come il leggermente superiore SoX o r8brain (vorrei provare iZotope SRC, ma ancora non ne ho avuto modo) e il risultato finale è un file con ancora tutti i marcatori.

Questo file torna ancora una volta dentro Audition dove viene convertito a 16 bit con un dither (l'aggiunta di un particolare rumore per ridurre l'effetto della discretizzazione, NdT) TPDF a 1 bit dallo spettro piatto: non faccio uso di un dither spettrale (che aggiungerebbe più rumore nella parte alta dello spettro nelle frequenze meno udibili) per la natura del rumore di fondo intrinseco del vinile. Non faccio mai uso di tecniche di adattamento del rumore perché tendono a essere meno robuste del dither quando si faccia uso, in fase di riproduzione, di un qualsiasi adattamento digitale del segnale come ad esempio equalizzatori spaziali o crossover digitali. Infine, uso la modalità "batch" di Audition per produrre tracce singole a 44.1 kHz /16 bit nei punti indicati dai marcatori.

Queste tracce vengono finalmente usate per la produzione del CD (una parola troppo importante per quello che è un semplice "drag and drop") e incluse nella libreria di iTunes con queste ultime tracce rapidamente convertite a un formato ridotto. Solitamente uso file MP3 a 128kbps con il codice Joint Stereo in funzione. Contrariamente a quanto comunemente si pensa il Joint Stereo non è un processo distruttivo, ma piuttosto un modo più efficiente di codifica che rappresenta il segnale stereo destra/sinistra (L/R) come Mid/Side (M/S), facendo leva sulla ridotta ridondanza di entrambi i flussi di segnale -infatti L e R hanno molto del segnale in comune, mentre M e S sono totalmente differenti- e sul solitamente meno denso canale S per ottenere una codifica migliore. Si può quasi dire che il 128k MP3 con il JS abilitato riduca di circa la metà la differenza in qualità tra il formato 128k MP3 standard e il formato 128k AAC che ha il JS sempre abilitato. Anche se uso solitamente iTunes e diversi iPod, la mia scelta del "dannato" formato MP3 ha ragioni puramente di compatibilità: sembra facile prevedere che questo formato rimarrè accettato da praticamente qualsiasi macchina anche in futuro, cosa importante nel grande schema della trascrizione della musica. Eppure vedo con piacere che il sistema di intrattenimento B&O ha incluso un hard-disk in grado di riprodurre file MP3 e AAC!


Ora volgiamo l'attenzione al file originale, ad alta risoluzione a 32 bit: in passato passavo questi file in uno dei filtri passa basso "apodising" di Peter Craven ma ultimamente ho smesso questa pratica che non porta alcun beneficio tangibile. Invece uso ancora una volta Audition per estrarre ogni traccia individualmente, troncandola a 24 bit. Non credo molto nel dither a questo basso livello, soprattutto perché la musica stessa dovrebbe in qualche modo da solo ridurre questo problema.

Da queste tracce posso facilmente ottenere dei DVD audio, usando discWelder Bronze prodotto da Minnetonka nella versione disponibile con il Tascam, o DVD video con la sola traccia audio usando Audio DVD Creator, un programmino economico che funziona... all'incirca. Ci sono ovviamente molti altri strumenti simili disponibili per PC, Mac o Linux come per esempio quelli prodotti da Cirlinca.

Il passo finale è la presentazione: ho la sensazione che generalmente le cose più attraenti sono quelle che poi in fondo vengono usate. Stufo dell'apparenza economica che CD masterizzati con i titoli delle tracce scritti a mano ho investito l'imponente somma di 100 € per comprare una stampante a getto d'inchiostro Canon compatibile con i CD (ma non una stampante che produca solo etichette per CD). Molta della grafica del CD può essere scaricata dalla rete o, venendo meno questa opzione, si può sempre produrre una lista del titolo e i nomi delle canzoni con un qualsiasi programma grafico. In questo modo si possono produrre in pochi minuti dei CD o DVD che appaiano abbastanza professionali. Metteteci una custodia di plastica rigida, un foglio interno (stampato su carta più spessa) e il gioco è fatto...

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