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Vengo spesso incuriosito dai numerosi complementi hi-fi offerti dal mercato, ma mi avvicino ad essi quasi sempre con un certo scetticismo causato da vecchie esperienze con *apparecchi rivoluzionari* che a distanza di pochi mesi nessuno più ricorda.
Il Valvolizer della
Praecisa
Acoustics di Brescia non ha
invece pretese di rivoluzione, anzi si presenta, nella descrizione
dei progettisti, come un tranquillo accessorio nato *solo* per
levigare le asprezze tipiche degli impianti a stato
solido.
Sinceramente il nome Valvolizer di primo acchitto
mi ha lasciato un pò perplesso, quasi come le targhette
*Turbo* applicate sui portelloni di modeste utilitarie che la mattina
stentano a partire ma comunque, dopo un doveroso rodaggio, mi sono
dedicato ad un ascolto attento e ponderato visto che, già
nelle premesse, ciò che dovevo ricercare erano solo sfumature
e che la Praecisa di Brescia si era già meritato un applauso
con il suo Pre
Model Two da me tempo fa
provato.
L'apparecchio si
presenta come un basso cilindro nero (vedi foto) in acciaio
amagnetico (probabilmente una copertura per trasformatori toroidali)
con scritte dorate, incollato in maniera inespugnabile (i curiosoni
sono avvisati!) ad una bella e rifinita basetta in legno color
ciliegio.
Delle due coppie di connettori dorati bene in evidenza
sulla parte superiore, una reca la dicitura Hi-Level (Ingresso) ed ha
una impedenza di 12 Kohms, l'altra Low Level (Uscita) con impedenza
di 12 ohms.
Essendo uno strumento passivo non necessita
chiaramente di alcuna alimentazione.
La Casa suggerisce di inserirlo fra pre e finale (nel caso è anche disponibile una versione con ingressi ed uscite bilanciate) o, in caso di ampli integrati, fra CDP e amplificatore.
La prima parte della
prova (sul mio impianto tutto a stato solido) ha dato subito in
maniera molto percepibile la misura ed il carattere del suo
intervento.
A fronte di una leggera riduzione del livello di
uscita (l'apparecchio opera una attenuazione di -9dB) ciò che
spiccava maggiormente era un potente taglio sulle basse frequenze,
anche se il suo intervento dovrebbe essere, stando a quanto
dichiarato nella scheda tecnica, tutto a livello infrasonico, ed un
dolce roll-off dell'estremo alto.
Conseguenza diretta di queste
caratteristiche è che, all'interno di questi estremi di banda,
in piena gamma media, il dettaglio, la chiarezza e l'intelligibilità
ne traggono un notevole beneficio con un conseguente maggior sviluppo
tridimensionale della scena acustica, anche se segnata da una
diminuzione di dinamica e microcontrasto e da una certa *lentezza*
che effettivamente ricorda il *profumo* delle valvole.
Tutto
sommato però, se l'impianto di partenza è coerente e
ben bilanciato timbricamente, meglio non usarlo: ma vi pare che dopo
anni di up-grading, tweaks, di sedute per valutare 1 Ohm di
resistenza in più o in meno sul tweeter, di ricerca di
neutralità e calore insieme, di studio di interazioni con
l'ambiente posso sopportare che arrivi uno scatolotto nero a farmi
rivoluzionare tutto il mio sistema? :-)
Seconda parte della
prova: Valvolizer inserito fra CDP e integrato in impianto
entry-level.
Stesse considerazioni di prima ma, rispetto al suono
di partenza, un grande miglioramento generale.
Risultava
chiaramente che in questo tipo di impianti i pasticci infrasonici
causano la maggior parte dei danni e l'uso del Valvolizer risolveva
molti problemi.
La leggera coda sul basso era scomparsa (purtroppo
però l'estremo non si era asciugato, era solo andato via) ed
il suono, in origine con qualche asprezza sull'alto, si era
notevolmente addolcito mentre la scena sonora aveva guadagnato di
molto in ampiezza e profondità.
La fatica di ascolto
causata da una velata metallicità era stata quasi azzerata.
Ora il punto è
questo: l'apparecchio funziona, e funziona bene!
Ma c'è un
ma: su impianti che hanno qualche problema, il più delle volte
causato da sorgenti troppo economiche, il Valvolizer interviene a
migliorare seriamente le cose; ma sono convinto che, specialmente per
la coda sui bassi, si può intervenire, con modica spesa,
utilizzando qualche tweak della nostra
officina.
E penso anche
se non sarebbe molto più sensato aggiungere le 290.000 lire
del suo costo (350.000 la versione bilanciata) alla cifra che avete
intenzione di spendere per la vostra prossima sorgente digitale.
Così
facendo il cambiamento sarà veramente radicale e getterà
le basi per successivi e più determinanti miglioramenti
futuri.
Inoltre, sempre sul versante economico, non bisogna
dimenticare che l'uso del Valvolizer rende necessario il raddoppio,
anche di spesa, per il cavo di segnale che deve entrare ed uscire
dalle sue connessioni (e molto spesso un cavo da 200.000 lire è
di miglior qualità di due da 100.000).
La conclusione è che sicuramente l'apparecchio ha una sua validità funzionale ed assolve molto bene al compito che si propone. Perciò la scelta d'acquisto dipende solo da voi.
Copyright © 1998 Mimmo Cacciapaglia
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