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Autore: Mark Wheeler - TNT UK
Data: Ottobre, 2016
Traduttore: Roberto Felletti
George Martin era conosciuto soprattutto per aver lavorato con Peter Sellers, Michael Bentine, Charlie Drake, Spike Milligan, Dudley Moore, Flanders & Swann e Bill Oddie.
“CO-O-SAA?!”, URLA la plebe, a sinistra del palco. “Di sicuro, molti anglofoni lo conoscono come il compositore di Barwick Green, il tema musicale di The Archers, il più longevo radiodramma del mondo!”
“Di sicuro, George Martin era conosciuto ancor più per essere stato il creatore del Merseybeat sound (la c.d. musica beat, tipica dei gruppi anni '60 di Liverpool e dintorni, particolarmente intorno alla zona del fiume Mersey - NdT) e L'UOMO CHE MISE SOTTO CONTRATTO I BEATLES”, replica il Vecchio Scriba, “oltre ad essere stato uno dei grandi pionieri della produzione musicale.”
George Martin iniziò a suonare il pianoforte a sei anni, quando i suoi genitori ne portarono uno a casa. Grazie a una borsa di studio per veterani di guerra e dopo aver prestato servizio militare in marina, frequentò la prestigiosa Guildhall School of Music & Drama dove studiò pianoforte e oboe, acquisendo, al contempo, anche un utile accento da alta società. Nel periodo in cui era stato sfollato da Londra, da ragazzo, egli aveva avuto occasione di ascoltare Sir Adrian Boult e la BBC Symphony Orchestra, restandone ispirato; ben presto, iniziò a lavorare per il BBC Classical Music Department. Questi sono solo due motivi, tra i tanti, per cui gli enti radiotelevisivi sostenuti da fondi pubblici, come la BBC, devono continuare ad esistere.
Successivamente, George Martin andò alla EMI, lavorando in quella che, precedentemente, era stata l'etichetta tedesca Parlophone (“Parlour” è un termine obsoleto con cui, nelle tradizionali case britanniche, si indicava il salotto). All'inizio, il suo senso dell'umorismo non venne bene accolto dalla direzione, finché la sua serie di dischi umoristici non dimostrò che Martin aveva l'orecchio per le parodie popolari. Egli diventò famoso per le sue produzioni di dischi di parodie di elevata qualità: The Goons (Walking Backwards for Christmas), Peter Sellers (Songs for Swinging Sellers, parodia di Songs for Swinging Lovers di Sinatra) e Bernard Cribbins. Nel Regno Unito i dischi umoristici erano una tradizione e una buona fonte di guadagno per le case discografiche, i cui elevati profitti compensavano i costi di sviluppo della tecnologia e delle attrezzature per la registrazione della musica classica. George Martin applicava le stesse innovazioni e attenzioni alla qualità sia per una canzone umoristica di grande successo sia per ampliare i confini della psichedelia anni '60 in sala d'incisione. Al vostro Vecchio Scriba, quand'era ancora un giovane apprendista scriba, piaceva la collezione di dischi umoristici di George Martin dei suoi genitori, senza rendersi conto dell'importanza della loro origine. La produzione di George Martin della canzone parodistica Right Said Fred di Bernard Cribbins (dopo la pubblicazione di questo disco, un gruppo si fece chiamare con il titolo della canzone), che diventò un elemento basilare delle emittenti BBC Light Programme e BBC Radio 2, comprendeva effetti sonori e campionamenti ambientali che la elevò da banale a ripetutamente divertente.
Fino all'arrivo di George Martin, il lavoro del produttore consisteva nell'ottenere un suono il più accurato possibile. I massimi risultati comprendevano le registrazioni EMI di musica classica dei tardi anni '50 - primi anni '60. Martin lavorava in studio e nelle sale da concerto, dove venivano creati questi grandi monumenti alla dinamica e alla precisione dei timbales. Egli registrava composizioni per orchestra barocca e classica, diventando alla fine capo divisione, nel 1955, perfezionando il suo lavoro prima di applicarlo a tutto quello che registrava e produceva.
Il primo successo pop di George Martin fu Temperance Seven, nel periodo revival del ragtime, dopo tentativi infruttuosi con Shane Fenton (in seguito Alvin Stardust). Fece firmare un contratto ai Beatles dopo averli conosciuti a una riunione, restando colpito dal loro senso dell'umorismo e dal loro carisma, se non dai loro demo. Egli e i Beatles condivisero un irriverente senso dell'umorismo, il motivo principale che li portò a lavorare insieme. Domandò loro, al primo incontro e dopo aver ascoltato i loro demo, cosa non fosse di loro gradimento e George Harrison rispose: «Tanto per cominciare, la tua cravatta»; la mitologia popolare attesta che il loro rapporto cominciò così. Successivamente, in un giorno fu registrato l'album d'esordio dei Beatles.
La sala d'incisione diventò un altro strumento per Martin e i Beatles, ben prima di Sgt. Pepper. George fu uno di coloro che contribuirono all'invenzione della registrazione multi-traccia, insieme con i tentativi di Phil Spector dall'altra parte dell'Atlantico. Essi facevano “rimbalzare” le tracce tra due registratori (a nastro). Questo voleva dire avere bisogno di registratori e mixer in grado di gestire molti più canali di quanti musicisti fossero presenti in studio. Martin cominciò a usare apparecchiature con solo quattro tracce, idea sorprendentemente originale che portò alla produzione moderna e al ruolo attuale del produttore. Egli prese questa idea e la sviluppò, come fece Brian Wilson con l'album Pet Sounds, utilizzando la maggiore varietà di suoni disponibile in studio, dando vita alla coloritura musicale psichedelica di Summer of Love e all'altrettanto ispirato lavoro di Hendrix, Electric Ladyland, nonché alla costruzione degli Electric Lady Studios. Come produttore musicalmente dotato, egli fu in grado di offrire consigli per l'orchestrazione e di trascrivere partiture per altri strumenti. Martin sapeva come utilizzare la tecnologia dei singoli strumenti, nell'ambito della sala di registrazione, allo scopo di ottenere i suoni che l'artista desiderava. L'uso che faceva dei microfoni a distanza molto ravvicinata, per ottenere, in primo piano, il suono del crine di cavallo sull'acciaio nel brano Eleanor Rigby, intimidiva i musicisti classici, che continuavano a cercare di spostare indietro le sedie. Lo staccato degli archi in Eleanor Rigby veniva utilizzato in un periodo in cui le sezioni degli archi nei brani pop erano, solitamente, sdolcinate e melense. Fino all'elaborazione di Eleanor Rigby da parte di Martin, gli archi venivano inseriti per arricchire le ballate con lunghe passate dell'archetto sulle corde, ma la familiarità di Martin con la registrazione di piccoli ensemble di musica barocca gli permetteva di avere altre frecce al suo... arco. Questo è più evidente in In My Life, che comprende un assolo di pianoforte barocco suonato dallo stesso Martin a cui viene applicata una variazione di velocità.
John Lennon disse, a proposito di George Martin: «Era dotato di una grande abilità musicale, così poteva tradurre per noi.»
George Martin realizzò più di 700 registrazioni, di cui 295 brani dei Beatles. Candle in the Wind, di Elton John, con i suoi 37 milioni di copie, risultò uno dei brani più venduti. George collezionò 30 prime posizioni nel Regno Unito e 23 negli U.S.A., ricevette 6 Grammy Awards, 2 Ivor Novello Awards (premio dedicato ai compositori e agli scrittori musicali - NdT) e una nomination agli Oscar per A Hard Day's Night.
Neil Portrow, presidente e CEO della Recording Academy, ha detto che George Martin è stato uno dei produttori più innovativi di sempre e colui che ha avuto la maggiore influenza sull'industria discografica, più di chiunque altro.
Strawberry Fields Forever è la dimostrazione dell'originalità e della bravura di Martin. Per creare il master finale sono state combinate differenti registrazioni di differenti versioni utilizzando la regolazione della velocità di alcuni registratori analogici, oltre all'elaborazione manuale per integrare il pitch e il passo. Lennon preferiva la parte iniziale della registrazione 26 e una parte differente della registrazione 7, suggerendo che George Martin avrebbe saputo sistemare il tutto. Questa collaborazione, tipica di gran parte dei loro lavori, spiega come, così spesso, l'insieme fosse molto più grande della somma delle singole parti, per quanto riguarda sia il gruppo sia le canzoni. Perfino i lettori audiofili provvisti di impianti ad alta risoluzione faticherebbero nell'individuare i punti di giunzione. L'inevitabile sottile scostamento nell'ambienza e nel palcoscenico serve solamente a dare un tocco di stranezza (voluta) in più al brano.
George Martin produsse Blow by Blow, il primo album solista di Jeff Beck, quando questi nell'industria discografica era visto come l'ex chitarrista degli Yardbirds, quello con un disco contenente brani eterogenei. Insieme, essi inventarono il termine British Jazz-Rock fusion, successivo al più estroso jazz elettrico della zona di Canterbury, che ebbe una grossa influenza su musicisti quali Satriani e Vai. Beck ha definito George Martin paterno, nonché il miglior produttore che abbia mai conosciuto.
Per i lettori di TNT-Audio, le caratteristiche più importanti di Martin sono state l'attenzione per i dettagli e l'analisi della risposta emotiva alla musica e ai suoni. Per The Beatles Anthology, egli si procurò un registratore analogico a otto tracce EMI dell'epoca, allo scopo di ottenere il suono giusto per la musica, spiegando che una console digitale moderna avrebbe suonato diversamente e non sarebbe stata adatta a quel tipo di musica.
Dopo la EMI, Martin fondò gli AIR Studios (il cui allestimento fu curato da Bill Dyer, progettista dei diffusori DAS, pagina a cui si rimanda per i dettagli); AIR è l'acronimo di Associated Independent Recording. Il suo contributo alla colonna sonora degli anni '60 e '70 comprende una dozzina di altri artisti di successo e un paio di film su James Bond.
Alan Parsons ha detto di Martin: «Aveva un grande orecchio».
Questa è la testimonianza di Paul McCartney:
«Sono davvero addolorato nell'apprendere la notizia della scomparsa del caro George Martin. Ho così tanti bei ricordi, di questo grande uomo, che porterò con me per sempre. Era un vero gentiluomo e, per me, è stato un secondo padre. Ha accompagnato la carriera dei Beatles con una tale maestria e tanto senso dell'umorismo da diventare un vero amico, per me e per la mia famiglia. Se mai qualcuno avesse meritato il titolo di quinto Beatles, questi sarebbe stato George. Dal giorno in cui egli ci fece firmare il nostro primo contratto discografico e fino all'ultima volta in cui lo vidi, egli è stato l'uomo più generoso, intelligente e musicale che abbia mai avuto il piacere di conoscere».
«Non è facile dire quali siano i ricordi più belli del tempo trascorso al fianco di George, perché ce ne sono così tanti; però, uno che mi viene in mente è quando portai Yesterday a una sessione di registrazione e gli altri membri del gruppo dicevano che sarebbe stato meglio se l'avessi cantata da solista, accompagnandomi con la chitarra. Dopo aver fatto così, George Martin mi disse “Paul, penso di aggiungere un quartetto di archi nel disco”, al che io risposi “Oh no, George, noi siamo un gruppo rock, non credo sia una buona idea”. Con quel suo modo di fare gentile, da grande produttore, egli mi disse “Proviamo, se non funziona non li metteremo e terremo la tua versione solista”. Dissi che ero d'accordo e il giorno seguente andai a casa sua per lavorare sull'arrangiamento».
«Egli prese gli accordi che gli avevo mostrato e suonò la musica al pianoforte, accordando il violoncello all'ottava bassa e il primo violino in quella alta, dandomi la mia prima lezione su come si dovessero disporre gli archi in un quartetto. Quando registrò il quartetto di archi ad Abbey Road, scoprire che la sua idea si era rivelata corretta fu elettrizzante, tanto che andai in giro, per settimane, a raccontarlo a tutti. Ovviamente, la sua idea funzionò perché, in seguito, la canzone diventò una delle più incise; ci furono le versioni di Frank Sinatra, Elvis Presley, Ray Charles, Marvin Gaye e moltissime altre».
«Questo è solo uno dei tanti ricordi che ho di George, il quale mi aiutò anche con gli arrangiamenti di Eleanor Rigby, Live and Let Die e molte altre mie canzoni».
«Sono fiero di aver conosciuto un gentiluomo così distinto, con un senso dell'umorismo così perspicace, che sapeva prendersi in giro. Anche quando fu insignito del titolo di baronetto dalla Regina, non dimostrò mai la benché minima traccia di snobismo».
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