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Prodotto: Fonografo Edisonic Schubert Diamond Disc, Victor Credenza Orthophonic Victrola
Produttori: Thomas A. Edison, Inc.; Victor Talking Machine Co. - USA (entrambe defunte)
Autore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: aprile, 2024
Traduttore: Roberto Felletti
A tutti piace un buon confronto tra apparecchiature, giusto? In effetti, proprio questa rivista vi ha proposto poco tempo fa un confronto tra niente meno che otto tipi diversi di tappetini per giradischi. Simili esercizi comparativi non sono una novità. Ad esempio, nel 1924 la rivista The Gramophone ne sponsorizzò uno importante tra 15 lettori di dischi in competizione tra loro davanti a una giuria e a un pubblico votante di 400 persone, e prima di quello ce ne furono sicuramente molti altri, ufficiali e non; persino Edison rese disponibile ai suoi distributori un grosso dispositivo basato su un giradischi per agevolare potenziali clienti a fare confronti tra i suoi fonografi e quelli di altri produttori. Oggi, con il video che accompagna questo articolo, vi invito a fare un passo indietro nel tempo e valutare due fonografi che all'epoca avevano solo due o tre anni di meno, ma che tecnologicamente distavano un mondo da quelli in competizione nel confronto del 1924: i fonografi Edison “Edisonic Schubert” Diamond Disc e Victor “Credenza” Orthophonic Victrola (a sinistra e a destra nelle foto, rispettivamente; non in scala). Le macchine oggetto dell'evento del 1924 facevano parte dell'ultimo periodo di floridezza dell'era acustica, erano progettate per registrazioni acustiche tromba-e-membrana e la metà delle volte erano acusticamente sacrificate per ragioni di estetica del mobile. Quelle presentate nel video, al contrario, costituiscono la prima generazione di macchine per la riproduzione di musica in casa dopo la grande svolta nella storia della registrazione analogica, l'introduzione della registrazione elettrica nel 1925, quando i principi scientifici sviluppati dalla ricerca teorica cominciarono a ricoprire un ruolo maggiore.
Normalmente, un confronto diretto delle due macchine sarebbe impossibile perché sono progettate per formati incompatibili. Il fonografo Edison riproduce i diamond disc, spessore 0,6 centimetri, registrazioni con taglio verticale, rotazione 80 giri al minuto, che richiedono uno stilo in diamante di precisione e un sistema di alimentazione meccanico; invece, l'Orthophonic Victrola riproduce lacche con taglio laterale, con velocità di rotazione maggiore o minore di 78 giri (dipende dall'etichetta e dai capricci di chi era in servizio in un dato giorno), con stili in acciaio monouso sostituibili che facevano affidamento sui solchi per far avanzare il riproduttore attraverso il disco. La Victor non pubblicò mai un disco nel formato di Edison. Tuttavia, nell'ultimo anno della sua esistenza, la Edison pubblicò alcune registrazioni elettriche sia in formato diamond disc con taglio verticale sia lacche tradizionali a 78 giri con taglio laterale, sdoppiando il segnale proveniente dal microfono per realizzare master simultanei in entrambi i formati. Il video presenta uno di questi casi: la medesima registrazione, riproducibile sia con l'Orthophonic Victrola (solo laterale) sia con l'Edison Edisonic Diamond Disc (solo verticale), ci offre la rara opportunità di ascoltare di persona e ci fa comprendere perché i consumatori di un secolo fa potevano preferire apparecchiature di un marchio rispetto a un altro su basi sonore.
Il panorama commerciale
Oggi ci piace parlare di “tecnologie innovative” come se fossero una peculiarità del nostro tempo, ma in effetti i progressi che si possono qualificare come tali risalgono a millenni fa -- pensate, ad esempio, al progresso nella metallurgia col passaggio dal rame al bronzo, dal bronzo al ferro e dal ferro all'acciaio, il carro da guerra, la polvere da sparo e le armi da fuoco, la stampa a caratteri mobili, la macchina a vapore, la ferrovia. Tutto ottimo per il progresso della civiltà, ma non necessariamente per chi guidava il carro da buoi, per il miniaturista dei manoscritti o per il soldato che portava arco e frecce con punta di selce. L'industria dei fonografi ha avuto di suo più di un incontro con la tecnologia innovativa, cominciando molto prima che il file sharing e lo streaming sottraessero quote di mercato ai supporti fisici. Il primo avvenne nella prima metà degli anni '20, quando la radio commerciale scalzò i supporti fisici come l'eccitante, nuova tecnologia dell'intrattenimento domestico nell'ambito del suono registrato. Fino, forse, al 1921, le vendite di dischi e fonografi, almeno negli Stati Uniti, erano state, relativamente, in ininterrotta ascesa sin dal cambio di secolo, ma con l'avvento della radio scesero in picchiata, sebbene non così drasticamente come avvenne per il settore qualche anno dopo, quando la Grande Depressione, sostanzialmente, spazzò via il mercato. Alla Victor tirava una brutta aria, i Victrola invenduti si accatastavano nei magazzini e per tutti i grossisti, ovunque, le vendite di dischi calarono bruscamente, con conseguente riduzione dei profitti. Columbia, Edison, Brunswick -- erano tutti più o meno nella medesima situazione.
Poi, nel 1925, arrivò la cavalleria: la Western Electric presentò il primo sistema di registrazione elettrica di successo. Inizialmente, il sistema fu offerto esclusivamente alla Victor, l'industria leader, ma l'azienda esitò e poi entrò in gioco la Columbia. Oggi qualcuno potrebbe domandarsi perché la Victor non colse subito la palla al balzo, ma tenete conto che all'epoca la registrazione elettrica era una tecnologia all'avanguardia, non collaudata, e i termini della Western Electric erano spaventosamente esosi: le aziende potevano soltanto noleggiare le apparecchiature, non comprarle; ho sentito dire che il costo anticipato della sola licenza equivaleva all'intero profitto della Victor dell'anno precedente. Alla fine, però, sia la Victor sia la Columbia piazzarono l'audace scommessa, che le ripagò. Naturalmente, altre aziende poi fecero lo stesso, anche se non tutte si adeguarono subito. In particolare, la Brunswick negli Stati Uniti e la Polydor in Europa per un po' di tempo adottarono un sistema diverso sviluppato dalla General Electric, il “processo con raggio di luce”, derivato da un sistema per la registrazione del sonoro per i film che utilizzava una sorgente luminosa, uno specchio che veniva fatto vibrare da onde sonore raccolte per mezzo di una tromba, e una fotocellula; il sistema era soggetto a picchi e risonanze, e oggigiorno, quando si riproducono i dischi con raggio di luce, ottenere un suono anche solo vagamente paragonabile a quello prodotto dal processo della Western Electric è notoriamente difficile. La Edison, come vedremo, continuò con la registrazione acustica per un altro paio d'anni circa, ma alla fine anch'essa si adeguò, accedendovi con l'acquisto di un'altra azienda che deteneva già la licenza. Nel 1930, il consolidato processo di registrazione acustica, vecchio di decenni, era ormai lettera morta.
Le macchine
Le due macchine a confronto qui fanno parte entrambe della mia collezione. Il fonografo Victor vendeva bene da nuovo e non è difficile trovarlo oggi, sebbene fino agli anni della Grande Recessione dei primi anni '10 del 2000 questo modello era sufficientemente richiesto dai collezionisti tanto da continuare a mantenere quasi il prezzo pieno. Oggi, con il declino generale nel mercato per i vecchi fonografi, i prezzi di questi oggetti sono diventati molto più modesti. La macchina Edison, al contrario, è abbastanza rara; quando fu introdotta, la fetta di mercato dell'azienda si era ridotta, e mancavano soltanto due anni prima che la Edison fluttuasse via dal business dei fonografi su un fiume di inchiostro rosso. Di conseguenza, sebbene influenzata anche dal generale declino nel valore dei fonografi, la macchina Edison conserva un valore collezionistico maggiore di quello della controparte Victor. I riproduttori di entrambe le macchine, nei mesi scorsi, sono stati revisionati da un riconosciuto specialista del settore e funzionano a un livello paragonabile a quello che dovevano avere da nuovi.
Victor Credenza Orthophonic Victrola. Con l'adozione della nuova tecnologia Western Electric, la Victor non cominciò solo a realizzare registrazioni in un modo nuovo. Per mettere nella luce migliore i dischi così prodotti, stupire potenziali clienti e ravvivare l'interesse verso i dischi e i fonografi -- in modo da fare il miglior botto commerciale per rientrare delle somme astronomiche investite -- l'azienda rinnovò radicalmente la sua linea di macchine con cui suonarli.
Fino ad allora, per 18 anni i modelli da pavimento dell'azienda avevano incarnato per lo più lo stile caratteristico che si può vedere nella foto a destra:[1] un mobile verticale con un coperchio a cupola e cerniere posteriori per coprire il meccanismo di riproduzione dei dischi, due ante piccole subito sotto per coprire la bocca della tromba, due ante più grandi sotto le prime per coprire il mobiletto ove riporre i dischi e qualche finitura curvilinea, con almeno un po' di decorazioni intagliate, che corre lungo gli angoli per formare gambe tozze al fondo. La dimensione del mobile variava con il prezzo, e i modelli di lusso potevano avere fianchi curvi e finiture o scansie dorate, ma la linea generale era molto simile. I modelli da tavolo, tranne quelli senza coperchio di fascia molto economica, per lo più sembravano dei modelli da pavimento tagliati appena sotto le ante del copri-tromba. Notoriamente, anche quando il pubblico sviluppò un certo gusto per le console orizzontali, la Victor rimase fedele alle sue armi stilistiche: i suoi primi modelli mantennero il coperchio a cupola, posto tra spallette inclinate, un design che un pubblico sprezzante denigrò rapidamente con l'epiteto “gobba”. Potete vederne un esemplare nell'illustrazione più in alto del mio più recente articolo per questa augusta rivista. Riconoscendo infine gli errori delle proprie scelte, successivamente la Victor realizzò console Victrola con la parte superiore piatta, ma sebbene di maggior successo, queste non furono sufficienti per rovesciare le sorti di un mercato in declino per i Victrola o altre macchine parlanti del tipo esistente. Nel 1925 i dispositivi dotati di mobiletto per i dischi con taglio laterale tendevano a somigliarsi molto e, per un pubblico pazzo per la radio, ad essere molto simili alle notizie dell'ultimo anno.
A parte le linee simili e, frequentemente, i nomi (un sito elenca 182 marchi di fonografi che hanno copiato il suffisso “-ola” della Victor per dare un nome alle proprie macchine, da Abrola passando per Claxtonola, Columbia Grafonola, Symphonola e Vitanola fino a Yanola), per la maggior parte macchine verticali con tromba interna per dischi con taglio laterale, Victrola compresi, con un'altra cosa in comune: i mobiletti dettavano il progetto acustico, per loro detrimento. Spesso assemblate da mobilieri o costruttori di pianoforti che si procuravano i pezzi da fornitori di parti di serie (i prodotti OEM rimarchiati non sono una novità!), esse erano basate, tipicamente, su riproduttori con membrane in mica a un'estremità e camere corte e quadrate, rastremate o in un certo modo scampanate, che fungevano da trombe all'altra.[2] Acusticamente, questi tipi di trombe, con design vincolati dagli obblighi e i limiti di dover essere inserite in mobiletti per comuni fonografi verticali, progettati soprattutto come mobilio attraente, erano inferiori alle trombe migliori disponibili sulle macchine con tromba aperta. Inoltre, erano tristemente inadeguati per far fronte alle esigenze delle registrazioni elettriche, con la loro dinamica e risposta in frequenza molto migliorate, particolarmente l'estensione in gamma bassa. Una registrazione elettrica ascoltata su una macchina simile probabilmente suonerebbe stridula, squillante e aspra.
Consapevole di questa realtà, e avendo già rischiato tutto per il sistema di registrazione della Western Electric, la Victor procedette a eliminare tutti i vecchi modelli per fare spazio a nuovi prodotti migliorati. Per alcuni mesi, l'azienda ordinò ai suoi distributori di svendere tutte le scorte esistenti di macchine di qualunque modello a metà prezzo, e la risposta del pubblico fu immensa: in poco tempo, l'azienda e la sua vasta rete di distributori, sebbene in forte perdita, svuotarono i magazzini che si riempirono di un tipo radicalmente nuovo di fonografo, sempre acustico come funzionamento ma ottimizzato per la riproduzione delle registrazioni elettriche. Dal punto di vista dello stile, queste macchine costituivano una completa svolta rispetto a quelle che le avevano precedute: erano spariti il vecchio coperchio Victrola, il design due-ante-su-due e il profilo generale inteso a contrassegnare il Victrola come “strumento musicale”, ora simbolo di un prodotto superato. Al loro posto, c'erano mobiletti progettati per stare al passo con le tendenze di arredamento della metà degli anni '20.
L'aspetto più importante, diversamente dai vecchi Victrola, era che questi nuovi modelli Orthophonic Victrola incarnavano “la teoria dell'adattamento di impedenza”, come era stata elaborata dai medesimi ingegneri dei Bell Labs che avevano sviluppato il sistema di registrazione della Western Electric. Lo scopo era ottimizzare le prestazioni acustiche preferendo l'analogico meccanico all'elettrico nelle apparecchiature di registrazione. Pertanto, mentre un vecchio Victrola aveva una camera per la tromba piccola e ristretta, progettata per essere conforme all'estetica del mobiletto, le nuove macchine invertirono le priorità: i loro mobiletti erano progettati come contenitori di stile per trombe esponenzialmente in espansione ottimizzate per le loro prestazioni acustiche. Il celebre braccio rastremato della Victor, presente sui vecchi modelli, diritto con un collo d'oca imperniato tassativamente tubolare per il riproduttore, lasciò il posto a una generica configurazione articolata a S che rispecchiava il design esponenziale della tromba. Parimenti andati erano i vecchi riproduttori Victrola -- il venerando “Exhibition”, risalente al 1904, dotazione standard su molte macchine fino ai primi anni '20, e il suo successore, il più grosso modello “Victrola N° 2” -- entrambi provvisti di una membrana in mica piatta azionata in un singolo punto da una barra dello stilo attaccata al centro e fissata ai perni con molle di trazione. Al loro posto c'era un nuovo progetto costituito da una grossa, ma delicata, membrana in alluminio corrugato collegata a una barra dello stilo imperniata su cuscinetti tramite una “raggiera” di bracci separati saldati sulla sua superficie. Questo riproduttore Orthophonic diventò un componente standard su tutte le macchine Victrola con riproduzione acustica, tranne quelle meno costose. Per chi desiderava ascoltare i dischi nuovi su macchine più vecchie o macchine nuove di fascia bassa, prive delle migliorie acustiche dei modelli più costosi, per alcuni anni a partire dal 1926, la Victor offrì una variante aggiornata del riproduttore vecchio stile. Conosciuto come “Victrola N° 4”, differiva dalle sue controparti precedenti principalmente per avere una membrana più grande e dei perni riprogettati per la barra dello stilo, e sebbene questo ne migliorasse le prestazioni con le registrazioni elettriche, non era paragonabile al riproduttore Orthophonic. Merita notare che entrambi questi nuovi modelli mantenevano una caratteristica spiacevole dei loro predecessori: utilizzavano stili in acciaio monouso anziché stili ingioiellati permanenti. Sotto questo aspetto, la Victor continuò a restare indietro rispetto a Edison e Pathé. (La foto sotto mostra alcuni riproduttori Victor di uso comune.)
La Victor introdusse la sua nuova linea di macchine e ufficializzò l'adozione della registrazione elettrica il 2 novembre 1925, nel corso di un evento molto pubblicizzato in tutta la nazione, il “Victor Day”. Fu un successo oltre ogni aspettativa. Il modello Orthophonic Credenza mostrato nel video era il top di gamma della Victor, l'ammiraglia, la macchina più grossa, più costosa e meglio performante, nonché quella che l'azienda ordinò ai distributori di usare per le dimostrazioni dei nuovi dischi. Era equipaggiata con il motore a carica manuale più potente della Victor, dotato di quattro molle, ma pagando un sovrapprezzo la si poteva avere con il motore elettrico. Il riproduttore, naturalmente, era il nuovo modello Orthophonic. All'inizio, due ante molto grandi coprivano non solo la bocca della tromba ma anche i due stretti compartimenti per riporre i dischi su ciascun lato; in seguito, la Victor riconsiderò il progetto e nelle macchine di produzione successiva, compresa la mia nel video, le due ante strette che coprivano lo spazio per i dischi furono sostituite da due ante più grandi sospese sulla bocca della tromba. Un'altra modifica estetica adottata dalla Victor prevedeva una griglia con copri-griglia, non listelli aperti, che copriva la bocca della tromba quando le ante erano aperte.
Quella tromba (vista in sezione del 1926, immagine a sinistra) era il componente chiave di queste macchine imponenti, l'unica nuova caratteristica che più di tutte le distingueva da qualsiasi cosa ci fosse stata prima. Con una lunghezza effettiva di circa due metri, la maggiore offerta dalla Victor in una macchina per uso domestico, la tromba era ingegnosamente ripiegata su sé stessa in modo tale da poter essere sistemata in un mobiletto profondo appena una cinquantina di centimetri. La bocca della tromba si estendeva lungo l'intera altezza del mobiletto, il che significava che la bocca della tromba era alta poco meno di un metro, sebbene fosse larga circa la metà. La tromba Orthophonic ebbe successo istantaneo, era talmente e largamente apprezzata per la sua qualità sonora che furono commercializzati degli accessori per permetterne l'uso con gli apparecchi radio, sia girando una valvola sia sostituendo il riproduttore dei dischi con un altoparlante collegato mediante cavi esterni alla radio. La fotografia a destra mostra la vista frontale, posteriore e in dettaglio di uno di questi dispositivi, prodotto dalla RCA e venduto dalla Victor come accessorio ufficiale. Dopo la rimozione del riproduttore, l'apertura rotonda dell'adattatore veniva montata sull'estremità del braccio; il piccolo perno visibile all'interno si innestava in una fessura a L per bloccare il dispositivo quando veniva ruotato verso il retro del Victrola. L'adattatore è grande e pesante; in scala, di per sé la sporgenza circolare visibile nella vista posteriore e in dettaglio ha circa le stesse dimensioni di un riproduttore Orthophonic. Il bisogno di questi dispositivi diminuì rapidamente quando la Victor, negli anni seguenti, lanciò sul mercato una serie di nuove macchine con spazio per l'aggiunta di un ricevitore radio, ma anche radio RCA incorporate, di varie fasce di prezzo.
L'Orthophonic Credenza fu un successo commerciale e insieme al resto della nuova linea risollevò le sorti dell'azienda. Tuttavia, la vita commerciale di questa macchina non fu molto lunga. Nel 1928, la Victor la ritirò in favore di un nuovo modello che, sebbene fosse ancora acustico, era stato strutturato per somigliare a un fonografo interamente elettrico, e a sua volta quel modello sparì dopo un altro anno, quando i prezzi dei veri fonografi elettrici scesero sufficientemente da soppiantarlo. Non molto tempo dopo, la Grande Depressione avrebbe decimato l'intero settore, ma questa è un'altra storia.
Il fonografo Edison Edisonic Schubert Diamond Disc. Che fosse la rovinosa spesa sostenuta per avere la licenza del processo di registrazione della Western Electric, il fallimento nel riconoscere il cambiamento tecnologico innovativo, un caso di “non lo abbiamo inventato noi” o semplice inerzia burocratica, la Edison adottò tardi la registrazione elettrica. L'azienda pubblicò i suoi primi dischi registrati elettricamente nell'ottobre 1927, due anni dopo che i leader del settore, Victor e Columbia, avevano adottato la nuova tecnologia. All'epoca, la preoccupazione di Edison era evitare di chiudere. Con scarsi profitti per alcuni anni, anche prima dell'introduzione della registrazione elettrica, l'azienda vide le vendite della sua linea di fonografi Diamond Disc vecchio stile ridursi fino, praticamente, a zero con conseguente, brusco declino di vendite di dischi. Un'iniziativa di cavalcare l'onda con un innovativo disco long-playing, anni prima del suo tempo ma azzoppato dai limiti del sistema di riproduzione acustica con trazione a molla, fallì, così come la corrispondente linea di fonografi a console dedicati. Chiaramente si resero necessarie misure drastiche, e l'azienda procedette, seppure gradualmente, a prenderle. Per prima cosa, abbandonò la posizione tenuta da lungo tempo, secondo la quale i suoi dischi acustici suonati sulle sue macchine acustiche top di gamma ricreavano perfettamente l'esecuzione rendendola indistinguibile dall'esibizione dal vivo, il che implicava che la registrazione elettrica non avrebbe potuto in alcun modo migliorarla; però bisognava fare i conti con la nuova realtà del mercato, e quindi l'azienda si attrezzò per iniziare a effettuare registrazioni elettriche. Per prepararsi alla transizione e offrire modelli che potessero competere con macchine più moderne come gli Orthophonic Victrola della Victor, Edison riconfigurò radicalmente la sua linea: con l'eccezione del modello più economico, il cosiddetto “London Upright”, che restò in catalogo per qualche altro mese, nell'agosto 1927 l'azienda cessò la produzione di tutti i fonografi Diamond Disc esistenti e nel settembre dello stesso anno li sostituì con due nuovi fonografi, il più piccolo dei quali era conosciuto come Edisonic Schubert e il più grosso, e di conseguenza il più costoso, come Edisonic Beethoven. Entrambi montavano il riproduttore “New Standard”, di recente produzione, successivamente ribattezzato “riproduttore Edisonic”. Quindi, registrazioni fatte con un nuovo processo, apparecchiature completamente nuove commercializzate allo stesso tempo -- indubbiamente, l'intento dell'azienda era che il pubblico percepisse il tutto come un nuovo sistema specificamente progettato per funzionare insieme e incamminarsi nella nuova era, proprio come originariamente lo erano stati i fonografi e i dischi Diamond Disc, quando fecero il loro debutto 15 anni prima e durante la presentazione della linea al “Victor Day”.
La realtà era un po' diversa. Gli Edisonic, sotto certi aspetti, erano una soluzione provvisoria, macchine pensate per tenere la Edison sul mercato finché non fossero riusciti a sviluppare e a commercializzare una linea di radio-fonografi interamente elettrici. Diversamente dagli Orthophonic Victrola della Victor, che erano veramente nuovi progetti completi sia come mobile sia come acustica, gli Edisonic erano più riedizioni modificate della linea precedente dell'azienda. La differenza principale era nel mobile; fu abbandonata la vasta gamma di design per la maggior parte, più o meno, influenzati dal periodo risalente agli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, quando gli stili di arredamento storici andavano di moda, in favore di qualcosa che fosse più in linea con il gusto contemporaneo in tema di arredamento. Tra gli altri cambiamenti, i nuovi mobiletti presentavano ante grandi sopra la bocca della tromba anziché griglie visibili, una scelta precedentemente non possibile per via dei brevetti Victor, ormai scaduti. Lo Schubert, in particolare, aveva una griglia dall'alto in basso sopra la bocca della tromba, fissata da viti invece di poggiare libera su slitte di ritenzione come nelle vecchie macchine, che dava l'impressione di una tromba dalla bocca larga come quella dell'Orthophonic Victrola.
Per il resto, tuttavia, c'erano poche novità riguardo agli Edisonic; effettivamente, c'è qualche motivo per ritenere che il mobile dello Schubert fosse stato ripreso da una “Consolette” originariamente pensata, ma mai resa disponibile, come parte inferiore per la sventurata linea di macchine prodotte specificamente per i dischi long-playing. Gli Edisonic avevano lo stesso motore e meccanismo di alimentazione meccanico dei loro predecessori, e la loro tromba era una versione leggermente più grande di quella della più grande tra le vecchie macchine, con un basso marginalmente migliore ma che non rappresentava una grande innovazione progettuale. Nello Schubert, almeno, le viti che fissano la griglia probabilmente erano state messe per un motivo: impedire al possessore di togliere facilmente la griglia e scoprire che c'era un piccolo sotterfugio, perché la tromba era di tipo convenzionale, non di tipo rientrante esponenziale come nell'Orthophonic Credenza, e la sua bocca era larga soltanto la metà dell'apertura del mobile coperto dalla griglia. Anche il riproduttore New Standard/Edisonic era una modifica del precedente riproduttore per diamond disc standard, non era un progetto completamente nuovo, poiché differiva soltanto per il caricamento a molla della barra dello stilo (una variazione di una caratteristica già incorporata nell'accessorio Edison Dance Reproducer un anno prima) e per avere un peso flottante maggiore per ottenere maggior volume e garantire un tracciamento corretto dei dischi registrati elettricamente, caratterizzati da una dinamica maggiore. Relativamente alle differenze tra i due modelli Edisonic, pagare 90 dollari in più per passare dallo Schubert al Beethoven dava la possibilità all'acquirente di avere un mobile di maggiori dimensioni, con più spazio per i dischi e una seconda molla per il motore; acusticamente erano identici. Pertanto, sebbene nel video ci sia lo Schubert, il modello più piccolo, per un confronto sonoro non è la “seconda scelta” che la Edison avesse da offrire al potenziale acquirente di una macchina per ascoltare dischi, è tutto quello che la Edison aveva da offrire.
Gli artisti
L'ensemble che si può ascoltare nel video è il Roth String Quartet, fondato da Feri Roth, ceco di nascita ma formatosi a Budapest. Il gruppo suona l'ultimo movimento del Quartetto per Archi di Haydn, op.33 n.3, popolarmente chiamato “L'Uccello”. Con la prima formazione il Roth Quartet fece molti concerti in Europa e Africa, ma Feri Roth la cambiò prima di venire negli Stati Uniti, nel 1928. Il gruppo realizzò questa registrazione per la Edison il 21 ottobre di quell'anno. Con l'ascesa del fascismo in Europa, il quartetto scelse di stabilirsi negli Stati Uniti, dove continuò a fare concerti e a registrare, sebbene non per la Edison che uscì dal business circa un anno dopo la realizzazione della registrazione. Nel 1935, il Roth Quartet fece una nuova registrazione della stessa opera per la US Columbia, pubblicata come Masterworks Set 257. Negli anni seguenti, Feri Roth collaborò con la Princeton University e poi con la University of California a Los Angeles; il Roth Quartet così come lo si ascolta in questa registrazione si sciolse in quel periodo e Roth formò un nuovo gruppo, con nuovi musicisti, in California.
La procedura
Tutti i dischi di Edison con taglio laterale sono rarità, e il disco con taglio laterale che abbiamo qui, parte dell'unico cofanetto multi-disco con taglio laterale mai pubblicato da Edison, lo è in modo particolare -- e di conseguenza lo è il suo prezzo sul mercato dei collezionisti, se riuscite a trovarlo. Inoltre, nonostante siano rarità, originariamente in commercio per poche settimane prima che l'azienda chiudesse i battenti, le stampe con taglio laterale di Edison non sono mai state tra le lacche migliori e più robuste, già dagli inizi. Pertanto, non volevo martoriare questo disco con uno stilo in acciaio dal tracciamento pesante più di una volta (il solo riproduttore, senza il segmento del braccio tubolare in metallo attaccato, pesa sui 150 g). Ho cercato di fare bene al primo colpo, l'importante in questi casi è una taratura attenta anticipata da una meticolosa pianificazione.
Entrambe le macchine erano nella stessa grande stanza, una di fronte all'altra, contro pareti opposte, leggermente in diagonale. Suppongo, idealmente, che avrei potuto spostarle per metterle una accanto all'altra ma, credetemi, nessuna macchina Edison è leggera, e di sicuro nessuno vorrebbe provare a spostare una Orthophonic Credenza. Quando ho portato quella macchina in casa mia, io e un mio amico siamo riusciti a malapena a sollevarla; da solo non ce l'avrei mai fatta. Invece, sono stato scrupoloso affinché i microfoni del mio registratore Zoom H1n catturassero ciascun segnale a livelli confrontabili. Ho misurato la distanza tra di essi e sistemato lo Zoom su un cavalletto in modo che fosse il più possibile a metà strada (magari con uno scarto di qualche centimetro, ma ci andava molto vicino). La videocamera era montata su un secondo cavalletto. Per iniziare, ho acceso lo Zoom e regolato la videocamera affinché puntasse sull'Edisonic. Poi ho proceduto a preparare le macchine per la riproduzione immediata -- entrambi i motori caricati al massimo, stili in acciaio nuovi nel riproduttore Orthophonic, velocità del Credenza regolata per garantire che corrispondesse a quella del lettore di diamond disc (che è privo di un comodo regolatore di velocità), ante copri-tromba completamente aperte per ciascuna macchina.
Dopo avere terminato i preliminari, mi sono accinto a registrare entrambe le macchine in un'unica sessione. Ho avviato il registratore audio e la videocamera, e per prima cosa ho riprodotto il lato del diamond disc. Alla fine ho fermato l'Edisonic e, lasciando i due dispositivi elettronici in funzione, ho spostato la videocamera sul cavalletto e l'ho ruotata affinché inquadrasse il Credenza, poi ho riprodotto il disco con taglio laterale. Solo dopo avere fermato il Credenza, a disco finito, ho spento gli apparecchi elettronici. Come risultato, ho avuto tutto l'audio in un unico file stereo, mantenendo il volume relativo delle due macchine nel punto in cui avevo collocato il registratore audio, a mezza via tra esse, e ho mantenuto quella disposizione finché tutto l'editing -- taglio di materiale estraneo, fade-in, fade-out e normalizzazione; non ho applicato alcuna riduzione del rumore -- non fosse terminato. Il passo finale è stato dividere l'audio di ciascun disco in file separati e unirlo al video corrispondente, scartando la traccia sonora distorta, limitata in volume, catturata dal microfono interno della videocamera.
Il video
Tolti di mezzo i preliminari, comincia lo spettacolo. L'Edison gode diffusamente, quantunque non universalmente, di considerazione per avere offerto il suono migliore, il più simile a quello che oggi definiamo “alta fedeltà”, nell'era acustica. L'azienda ha mantenuto questo tratto distintivo passando all'era elettrica? Oppure la Victor ha rubato la scena alla Edison? O è stato un pareggio? Ascoltate e giudicate voi!
[1] - Quello raffigurato è l'ammiraglia dell'azienda, un Victrola XVI, discendente diretto del primissimo Victrola, dopo l'iconico rifacimento del 1910 per rispecchiare vari modelli che erano stati commercializzati nel frattempo. Per qualche anno prima, il suo profilo è stato simile ma le ante del mobiletto per riporre i dischi avevano un'estensione minore fino a livello del coperchio, con la presenza di ante più strette per coprire la tromba. I collezionisti chiamano questa variante precedente tipo “con ante a L”.
[2] - C'erano delle eccezioni. I fonografi Diamond Disc di Edison, per esempio, avevano una tromba in metallo imperniata separata, con profilo rotondo/ovale, simile a quella di una macchina a tromba aperta, ma ricurva su sé stessa all'interno del cabinet, un sistema di alimentazione meccanico e un riproduttore unico con membrana in carta di riso; però, riproducevano un disco speciale con taglio laterale in una maniera mai emulata da qualsiasi altro produttore. Riprodurre le lacche standard con taglio laterale su queste macchine era una procedura complicata che richiedeva la sostituzione del riproduttore Edison con un adattatore. Anche la Brunswick fu un'eccezione perché proponeva macchine con camere per tromba ovali e riproduttori cosiddetti “Ultona” che potevano essere ruotati in vari modi per riprodurre tutti i tipi di dischi con taglio sia verticale sia laterale, antenate di ciò che oggi definiremmo lettori universali. Le curiose macchine Puritan, con bulbosi mobili bombati, collocavano l'apertura della tromba al fondo, sotto il mobiletto dei dischi, per offrire una camera più lunga per la tromba. Le macchine di queste aziende erano una cosa a parte, in un certo senso, rispetto alla serie generale di cloni Victrola.
Fonti per le immagini:
Vista in sezione di una tromba Orthophonic
Tutte le altre sono originali dell'autore.
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