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Come scegliere vecchi diffusori

Diversi lettori mi hanno scritto chiedendo lumi sulla validità o il valore di alcuni pezzi del loro impianto ormai piuttosto vecchiotti, magari avuti in eredità o acquistati per poche lire da qualche amico audiofilo in vena di *aggiornamenti*.
Mi sono già espresso molto favorevolmente in merito all'acquisto di HiFi usata nell'Editoriale di Ottobre '96, ma torno ben volentieri sull'argomento per chiarire meglio alcuni punti e per consigliare, in particolare, alcuni interventi volti a dar nuova vita ad apparecchi del passato ancora meritevoli di attenzioni.
In quest'articolo tratterò di diffusori.

I perchè di una scelta

Quali possono essere i motivi che ci spingono ad acquistare ed utilizzare diffusori di 10-15 o anche 20 anni fa?
Intanto c'è un indiscutibile vantaggio economico. Molti diffusori con diversi anni sulle spalle si trovano oggi a cifre irrisorie, con le quali al massimo riuscite a comprare un centimetroemezzo di cavo superspeciale.
Diffusori che una volta costavano cifre proibitive si trovano oggi per poche centinaia di mila lire, spesso in condizioni accettabili. Con qualche piccolo intervento, possono vivere un seconda giovinezza, anche dal punto di vista sonoro.
Parlando di casse, per la stessa cifra potete trovare, nuove, delle cassettine molto economiche e dalla qualità spesso discutibile, per non parlare del livello di finitura e dei materiali che sono lontani anni luce dalle buone realizzazioni degli anni '70.

Naturalmente occorre prestare molta attenzione per non incorrere nelle solite fregature sempre in agguato, tipo altoparlanti sostituiti *a occhio*, woofers deformati o peggio ancora.
Su questo punto, cioè sulle cose cui prestare attenzione prima dell'acquisto, preferisco non soffermarmi ora, in primo luogo per non essere prolisso e poi perchè ritengo che chi si avventura nel mercato dell'usato debba avere una buona esperienza e conoscenza di marchi e modelli dei tempi che furono, oppure un amico - o un negoziante - in grado di consigliarlo onestamente.
Quest'articolo è quindi principalmente dedicato a chi già si trova in casa delle casse datate oppure sa come muoversi nel mercato dell'usato senza rischiare sonore fregature.

Cosa scegliere

Dagli anni '80 in poi ogni diffusore è degno d'essere considerato, a patto che il prezzo sia veramente conveniente.
Per gli anni '70 la scelta si fa più difficile, sia perchè non è semplice reperire diffusori di vent'anni fa in buone condizioni, sia perchè i modelli degni di considerazione non sono poi tantissimi.

Tanto per capirci, diciamo che val la pena di fare attenzione a tutti quei diffusori che all'epoca rappresentavano il top, e mi riferisco a quei pochi che hanno fatto la storia dell'HiFi: i vari Allison (bellissime le One), i B&W (i DM6, ad es.), gli AR (3A e 10p), i Celestion (vedi le Ditton 66), poi Klipsch, Ess e JBL.
Non voglio dare quotazioni perchè in questi casi sono troppe le variabili che concorrono al prezzo di vendita: condizioni d'uso, stato degli altoparlanti, reperibilità in zona, valore affettivo ecc.
Cercate solo di non far felici coloro i quali cercano di speculare su questo fenomeno noto come *piccolo collezionismo HiFi*.

Al di là di questi mostri sacri si possono trovare con più facilità altri diffusori, comunque interessanti, che non hanno valore collezionistico e che pertanto si portano a casa con un paio di biglietti da cento.

Tanto per fare qualche nome cito i modelli AR di minori pretese rispetto ai famosi 3A e 10p, i Celestion, le Advent e le ingiustamente poco considerate, qui da noi, Scandyna (o Dynaco, che è lo stesso). Per restare in Italia da osservare la produzione ESB ed RCF senza dimenticare Indiana Line, Decibel e Revac.
Io mi orienterei di preferenza su modelli di dimensioni medio grandi in quanto all'epoca i diffusori di piccolo litraggio e di buona qualità erano lontani dalle menti dei progettisti e la tecnologia dei woofers e dei materiali non consentiva grandi performances in gamma bassa rinunciando a mobili di dimensioni generose.

Cosa aspettarsi

Due parole sul suono che ci dobbiamo aspettare da casse di una certa età.
Negli anni '70 era di moda il suono con tanti bassi e lo testimoniano le impostazioni timbriche di molti amplificatori di allora (Sansui in primis). I diffusori spesso avevano bisogno di tanti watts per esprimersi al meglio (AR, per fare un nome) ed alcuni parametri oggi considerati basilari per giudicare un diffusore quali la ricostruzione della scena acustica e la trasparenza erano scarsamente considerati (con le dovute eccezioni, naturalmente, vedi B&W DM6).
Inoltre era molto di moda intervenire anche pesantemente sul segnale con filtri, controlli di tono, equalizzazioni ed altre diavolerie. Le casse non facevano eccezione e i modelli più impegnativi offrivano svariate regolazioni di controllo sul livello degli altoparlanti.
Questa filosofia di costruzione votata più alla flessibilità che alla purezza a tutti i costi ha portato diverse conseguenze, alcune nefaste, alle quali dobbiamo prestare attenzione, come potete leggere nell'articolo Come restaurare i diffusori.

Conclusioni

Ad evitar fraintendimenti, sempre in agguato, concludiamo riassumendo i punti salienti:

© Copyright 1997 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

 

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