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Prodotto: amplificatore integrato Clones Audio 25i
Produttore: Clones Audio - Hong Kong
Prezzo: 629 euro (il prezzo può variare - YMMV)
Recensore: Nick Whetstone - TNT UK
Data: Aprile 2014
Traduttore: Roberto Felletti
Se date uno sguardo al settore del fai-da-te, vedrete ovunque amplificatori del tipo "chip amp". Non c'è da meravigliarsi, sono prodotti facili da costruire e offrono, in considerazione del loro costo, buone prestazioni sonore. Ma stranamente, non sono mai stati considerati seriamente in ambito hi-fi fino a quando è comparso il Gaincard, chip amp commerciale; prima, non se n'erano viste così tante versioni in commercio. In realtà, se siete tra quei pochi che non sanno cosa sia un "chip amp" o se non avete visto il famoso Gaincard 47, permettetemi di spiegarvelo.
Un "chip amp" è chiamato così perché la maggior parte del circuito di amplificazione risiede in un chip (circuito integrato). Aggiungendo alcune resistenze e qualche condensatore, un alimentatore e un case con alcuni ingressi compatibili, il gioco è fatto. L'idea originale è stata quella di agevolare la costruzione di amplificatori a basso costo destinati a funzionare con apparecchiature economiche, come gli impianti coordinati. Successivamente, un progettista si rese conto del potenziale vantaggio di riunire in uno spazio ristretto gran parte della circuiteria e si domandò quanto sarebbe stato valido un amplificatore che avesse fatto uso di uno di questi chip. Il progettista in questione si chiama Junji Kimura e la sua creazione, il Gaincard, è diventata quasi una leggenda. Geoff Husband ha recensito il Gaincard per TNT nel 2000 ed è possibile leggere la sua recensione qui. L'unico problema del Gaincard, almeno per quelli tra noi con risorse economiche limitate, era il costo: 3.300 dollari per amplificatore e alimentatore dedicato! Quindi, non c'è voluto molto affinché gli autocostruttori scoprissero cosa c'era dentro e gli schemi elettrici iniziassero a diffondersi tramite i vari forum.
Creare copie del Gaincard, il cosiddetto Gaincloning, come fu definito, diventò molto popolare e bisogna riconoscere che a molti audiofili, dal basso budget, diede l'opportunità di ascoltare in modo migliore di quanto le relative finanze avrebbero potuto permettere altrimenti. Sono venuto a conoscenza, da mail ricevute tramite il mio sito Decibel Dungeon, che il "Gaincloning" ha contribuito ad avvicinare molti principianti all'autocostruzione hi-fi. Tuttavia, bisogna fare una precisazione! Questi amplificatori di bassa potenza non vanno d'accordo con carichi difficili e si trovano maggiormente a loro agio nel pilotare diffusori efficienti, facili da gestire. Ma con l'abbinamento corretto hanno sorpreso, e sorprendono ancora, chi non ne abbia mai ascoltato uno.
Un bel giorno un tale comprò un 47 Labs Gaincard originale e gli piacque molto, come anche al padre audiofilo, solo che quest'ultimo non era disposto a sborsare il prezzo richiesto. Di conseguenza, il figlio, Funjoe, non essendo riuscito a trovare un esemplare di seconda mano, si mise a costruirne uno. Ormai il progetto del Gainclone si era evoluto ben oltre quello originale del Gaincard; Funjoe voleva riprodurre il suono originale per quanto fosse possibile e così fece degli esperimenti con il suo progetto finché non ci riuscì. Una cosa tira l'altra e Funjoe finì per realizzare una versione commerciale del suo amplificatore, dando vita così a Clones Audio.
E questo ci porta all'oggetto di questa recensione, l'amplificatore integrato Clones Audio 25i. Il numero 25 si riferisce alla potenza d'uscita, 25 watt per canale. Clones Audio dispone anche di una versione più potente (il modello 50i), in grado di pilotare meglio diffusori a bassa efficienza. La potenza d'uscita di un chip amp dipende dal chip stesso e dal tipo di alimentatore. E non cambia solo la potenza a disposizione, ma cambia anche la qualità del suono. Clones Audio offre varie versioni dei propri amplificatori, integrati o finali. Sono disponibili anche un preamplificatore e un alimentatore esterno. Ma il modello che è stato fornito per questa recensione è il 25i.
Il Clones Audio 25i è costruito eccezionalmente bene, con un case molto solido in alluminio spesso, suddiviso in due comparti: uno contiene la sezione di alimentazione, che comprende il trasformatore di rete e il circuito raddrizzatore, mentre l'altro, più piccolo, ospita il circuito di amplificazione. Lo spesso divisore in alluminio funziona anche come dissipatore. Infatti, dal momento che è collegato al resto del case, l'insieme funziona anche come un grande dissipatore non risonante. All'interno, la cura e la qualità della realizzazione rispecchiano quelle all'esterno. Lo stile è tradizionale, ma le dimensioni del case, la rifinitura in nero satinato e le manopole poste da un lato, sul pannello frontale, conferiscono al 25i un aspetto elegante. La qualità degli ingressi posti sul pannello posteriore è alta e l'impressione generale, specialmente quando si tocca con mano l'amplificatore, è di gran qualità. Il 25i vanta tre ingressi selezionabili tramite una manopola a rotazione posta sul pannello anteriore. Un'altra manopola, di uguali dimensioni, regola il volume. Entrambi i controlli trasmettono una rassicurante sensazione di solidità.
Nel mio secondo impianto, ho usato il mio Gainclone per alcuni mesi. Era collegato a diffusori MS Pageant II modificati, dalla sensibilità stimata di 89 dB e ho sempre riscontrato che funzionassero molto bene con i vari chip amp che ho costruito o recensito, anche con le versioni alimentate a 12 volt. Il resto della catena consisteva in un Miniwatt n4 USB DAC alimentato da un computer, dal quale regolavo il volume, lasciando quello del 25i al massimo (tranne per provare che fosse silenzioso, come in effetti era). Acceso senza un segnale in ingresso, il 25i è completamente silenzioso.
L'esemplare oggetto della recensione era ovviamente ben rodato, poiché da subito mi sono reso conto della qualità del suo suono. Leggermente diverso dal mio Gainclone, che ritengo essere maggiormente affine al 50i (poiché dispone di un alimentatore più grande), sarebbe stato comunque impossibile affermare che uno fosse migliore o peggiore dell'altro. I chip amp poco potenti tendono ad avere un suono leggermente più arretrato e un po' seducente, offrendo una qualità molto difficile da descrivere. Comunque, è quello che cercherò di fare.
La prestazione del 25i si è rivelata molto equilibrata. Non ho riscontrato che gli estremi fossero "sovrabbondanti" o che il basso fosse molto carente. Da uno di questi amplificatori non potete aspettarvi un basso tonante, ma quello che c'è è di prima scelta e, di sicuro, non inconsistente. Possiamo definirlo saldo e armonioso, e molto ben integrato nel contesto musicale. Il miglior aggettivo per descrivere la gamma media è "sfarzosa" con tutto, comprese le voci che sono cristalline. L'immagine è precisa, il palcoscenico ampio e profondo e il tempo è preciso. Ascoltando il 25i è stato difficile trovare qualcosa di veramente negativo di cui parlare. Non ha certamente le sfavillanti prestazioni di altri amplificatori di alto livello che ho avuto modo di ascoltare, però si è dimostrato "gentile" con alcune tra le registrazioni più scarse e in sessioni prolungate non ha rivelato fatica d'ascolto.
Il 25i presenta un ampio palcoscenico e un'immagine perfetta. Con le voci vicine al microfono sembrava che il cantante fosse nella stanza con me. Ho notato che con alcuni artisti, quali Mary Black e Christy Moore, gli accenti fossero molto tangibili. Il 25i lascia trasparire questi dettagli nella loro interezza. Similmente, il tono delle corde delle chitarre era ricco ed era anche possibile distinguere lievi sfumature nelle esecuzioni. Geoff Husband, a proposito del Gaincard, ha scritto:
Queste sono le mie impressioni di un chip amp ben costruito, di cui il 25i è un buon esempio. In più, il 25i fornisce quella quantità di trasparenza che comunque non è impietosa verso le incisioni di scarso livello. Nel complesso, il 25i garantisce un'esperienza d'ascolto molto piacevole e fornisce un'idea reale di ogni registrazione. Il PRaT (Pace, Rhythm and Timing, NdT) era eccellente, con i giri di basso che "saltellavano" di qua e di là e il test del Q-sound di "Amused to Death" di Roger Waters è stato superato con onore.
Avendo ascoltato il 25i per molte ore prima di confrontarlo con la mia versione, pensavo che avrei preferito, anche se di poco, quello con maggior potenza. Successivamente, quando ho riascoltato il mio GC non ero più così sicuro. Se si può affermare che quasi ogni amplificatore ha le proprie forze e debolezze, in questo caso non ho aspetti negativi da segnalare. È semplicemente una questione legata alle caratteristiche di ogni amplificatore e relativa alimentazione, per cui il suono di ciascun apparecchio risulta adatto, con lievi differenze, a generi musicali diversi. Con musica più tranquilla, la bassa potenza del 25i si traduce in una maggiore delicatezza, mentre la mia versione, dotata di maggior potenza, offre un po' più di coinvolgimento con la musica live, particolarmente con il rock. Quello che intendo dire è che, se state pensando di acquistare un amplificatore Clones Audio, dovete riflettere molto attentamente su quale modello prendere. Sebbene il 50i abbia la stessa alta qualità del 25i (e non ho motivo di dubitarne), vi consiglio caldamente di scegliere l'amplificatore sulla base dei diffusori con cui lo abbinerete e, auspicabilmente, sulla base del genere musicale che ascoltate maggiormente. I diffusori saranno un altro fattore di scelta del chip amp ideale, ma l'abbinamento amplificatore/diffusori è importante pressoché per qualsiasi amplificatore.
Volevo provare a inserire un passaggio in più tra il DAC USB e il 25i, così ho scelto il preamplificatore valvolare iFi iTube. Il risultato è stato un sottile miglioramento sulle basse frequenze, in particolare con le percussioni che sono diventate più tangibili e realistiche, come se fossero state nella stanza. La stessa cosa si è verificata con altri amplificatori abbinati all'iTube, quindi ho pensato che valesse la pena provarlo con il 25i che, di per sé, funziona molto bene senza buffer o preamplificatori a monte; però l'iTube, con la sua "scatola dei trucchi", ha davvero migliorato la prestazione, oltre a rendere più godibile la musica nella sua totalità.
«Ma», vi sento dire mentre guardate il prezzo, «Se voglio un semplice amplificatore, potrei acquistarne uno tra quelli in classe D o T per molto meno!». È vero che un amplificatore in classe D o T è molto più appetibile per chi ha un budget molto basso. Con il prezzo che hanno, i chip amp Clones Audio non sono certo delle "occasioni". Ovviamente, è facile reperire alcuni chip, aggiungere qualche componente e ottenere un chip amp funzionante. La maggior parte del costo va nella costruzione del case e può variare molto, a seconda della qualità. Il 25i ha un case molto solido, fatto di quello che sembra alluminio tornito. È costruito come un carro armato e progettato per durare molto a lungo. Ho trovato il suo design discreto piuttosto attraente e ribadisco che la qualità dei componenti e degli ingressi è molto buona. Ma, prezzo a parte, devo essere del tutto onesto e dire che c'è qualcosa nel suono di questo chip amp che me lo fa preferire rispetto ad altri amplificatori in classe D o T che ho ascoltato. Prima ho usato il termine "seducente", che per me rispecchia molto bene il suono di un buon chip amp. La scarsità di componenti di un chip amp contribuisce alla limpidezza, che non tanti altri modelli di amplificatori raggiungono (uno dei motivi per cui lo trovo ideale per le recensioni).
Il prezzo del 25i e dei suoi fratelli è un fattore di scelta se li si confronta con amplificatori integrati a componenti discreti in classe AB o anche con alcuni amplificatori valvolari. Ma se vi piace il "chip amp sound", se non vi potete permettere un Gaincard e se non volete, o non siete in grado, di costruire qualcosa da soli, il 25i e il 50i vi daranno, in tutta onestà, una buona amplificazione. E ricordate, il motivo alla base della creazione del 25i è stato produrre un'alternativa economica all'originale 47 Labs Gaincard. Non ho mai ascoltato il Gaincard, quindi non posso darvi un opinione su quanto suonino simili, ma stando alle affermazioni del progettista del 25i, che ha ascoltato il Gaincard e ha fatto in modo di far suonare la sua creazione in maniera il più simile possibile, ritengo che il 25i si avvicini al Gaincard al punto da giustificare un confronto diretto. Il 25i non è un amplificatore di livello "budget", suona meglio di così, per cui lo consiglio. Assicuratevi soltanto che i diffusori a cui lo abbinerete siano compatibili con le sue capacità di pilotaggio e di scegliere saggiamente tra il 25i e il più potente 50i. Più che altro, dovete capire se preferite il suono più arretrato o più "live", proteso in avanti.
E se non potete permettervi un amplificatore Clones Audio, ma sapete maneggiare un saldatore, ben poco vi impedirà di costruirvene uno. Probabilmente, nella storia degli amplificatori fai-da-te, non c'è altro che sia meglio documentato, sia su Decibel Dungeon che su altri siti dedicati ai chip amp, come anche sui forum di hi-fi. Ma vi devo avvertire, il Gaincloning causa dipendenza e, probabilmente, ci ho speso tanti soldi quanto il costo del 25i!
Clones Audio mi ha appena informato che il 50i (e il 50p) non saranno più disponibili, perché molti clienti preferiscono il 25i. Tuttavia, l'azienda ha iniziato a lavorare a un progetto di un altro amplificatore, da 50 watt per canale, che verrà annunciato a breve.
© Copyright 2014 Nick Whetstone - nick@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com
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