Jurassic (S)park! Naim NAC12 & NAP120

pre & finale vintage (+ upgrade Avondale Audio)

Primi passi in quel di Salisbury

[Naim NAC12 - NAP120]
[English version here]

Prodotto: Naim Audio NAC12 & NAP120 + modifiche Avondale Audio, pre + finale
Costruttore: Naim Audio & Avondale Audio - UK
Prezzo appross.: estremamente variabile
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Aprile, 2020

Un po' di storia

Continua il lavoro per la nostra rubrica Jurassic (S)park!, all'affascinante riscoperta di apparecchi del passato che, per un motivo o per l'altro, hanno avuto un ruolo nella storia dell'HiFi moderna e che, sorprendentemente, possono avere un senso tecnico e musicale ancora oggi.

Già in passato avevo dedicato una retrospettiva al primo amplificatore integrato di Naim, il Nait, capostipite di un modo nuovo di interpretare questa tipologia di componenti. Un apparecchio dal fascino immutato ancora oggi, per il suo carattere forte, originale e dannatamente musicale.

La storia di Naim Audio, però, risale ai primissimi anni '70, quando ancora nel mondo imperversava l'HiFi intesa nel senso giapponese (o americano) fatta di apparecchi complicatissimi, con un'infinità di controlli, VU meter e altri specchietti per le allodole. Naim nasce in controtendenza, con degli apparecchi assolutamente essenziali, dove la sostanza prendeva il posto della forma. Nel 1971 vide la luce il primo finale di potenza Naim, il NAP 160. Solo nel 1975 nacque il simbolo “leggenda” delle amplificazioni Naim, il NAP250, preceduto, dal 1973 al 1975, dal NAP200. Per affiancare questi finali, nel 1974, fu progettato il pre NAC12, oggetto di questa prova. Il NAC12 era - come tutti i Naim - un apparecchio molto insolito, privo di alimentazione propria. Necessitava di essere alimentato da un finale Naim oppure da un alimentatore esterno, lo SNAPS. Anche l'utilizzo di connettori DIN al posto degli RCA distingueva le elettroniche Naim da tutto il resto.

L'altra caratteristica insolita è che si trattava di un pre “modulare” con più schede (inizialmente sei, poi sette) che potevano essere inserite nel circuito a piacimento dell'utente. Si potevano inserire, ad esempio, le schede phono MM (NA322) oppure quelle MC (NA323) disponibili pure in diverse configurazioni. Se non si utilizza l'ingresso phono, queste schede possono essere rimosse, per un piccolo miglioramento sonoro. Altra caratteristica insolita, i cabinet erano in alluminio, prima con pannelli avvitati e poi con un cabinet in estrusione monoblocco.

Nel 1978 Naim introduce il NAP120 oggetto di questa prova, rimpiazzato l'anno successivo dal NAP110. Il NAP120 è un rare bird, un vero uccello esotico nella produzione Naim. Esteticamente diverso dagli altri, era inizialmente nato come amplificatore per un diffusore attivo che non vide mai la luce. Probabilmente per questo l'estetica è anonima, dimessa. Realisticamente avrebbe dovuto restare nascosto. Tuttavia, una caratteristica l'aveva in comune con gli altri apparecchi: quello di avere la parte interna estraibile a slitta dal cabinet. Data la sua breve durata nel catalogo Naim il NAP120 è un oggetto difficile da trovare. E chi lo possiede se lo tiene stretto perché suona non bene, ma benissimo. Gli esemplari oggetto di questa prova, sia il NAC12 che il NAP120, hanno un numero di serie ad appena tre cifre, il che significa che sono stati realizzati nei primi mesi del 1978, realisticamente dallo stesso Julian Vereker in persona, che all'epoca aveva appena 33 anni. Naim era poco più che una ditta individuale.

Le caratteristiche tecniche del NAP120, dichiarate, erano minimali. La sigla, nei finali Naim, ha sempre indicato la potenza totale su 4 ohm. Perciò il NAP120 è un finale da 60 watt per canale su 4 ohm, quindi circa 40 watt per canale su 8 ohm. Questa potenza si ottiene tramite coppie di transistor BDY55/BDY56. È un parallelepipedo 20.5 x 23.5 x 10 cm dal peso di 4 kg. Il collegamento per i diffusori è possibile solo con connettori a banana, e lo spazio di manovra è piuttosto angusto. Il pannello posteriore è di fatto il dissipatore di calore per gli stadi finali, e ad alto volume diventa molto caldo.
Il NAC12 invece misura 14.4(L) x 7.6(A) x 30(P) cm e pesa appena 1,2 kg. Il cabinet essenziale in alluminio aiuta, insieme alle dimensioni e alla mancanza di alimentazione, a tenere basso il peso. La scelta di posizionare l'alimentazione all'esterno del pre, ovviamente, era di tipo audiophile, nel senso che in questo modo i delicati circuiti interni non erano soggetti ad interferenze di rete.

[Naim NAP120 new] Il NAP120, prima di essere rimpiazzato dal NAP110, fu leggermente modificato, al cabinet fu dato un aspetto più moderno e meno essenziale e l'interruttore d'accensione fu spostato sul pannello frontale, anziché essere nascosto, a slitta, nel pannello posteriore, come nella prima serie in prova. Il pannello posteriore diventò più ordinato, coi connettori a banana disposti centralmente e ben spaziati tra loro. Anche all'interno c'erano numerose differenze: le schede erano orientate orizzontalmente anziché verticalmente e il trasformatore era un toroidale, come da successiva tradizione Naim, anziché il classico a lamierini della prima serie. La seconda versione del NAP120 è ancora più rara.

Condizioni di prova

Prima di procedere, data l'età dei componenti (ben 42 anni!) ho fatto eseguire un piccolo restauro presso Avondale Audio, piccola ditta inglese, gestita dal gentilissimo Les Wolstenholme, che da sempre si dedica al service, all'upgrade delle elettroniche Naim, nonché alla realizzazione di apparecchi e moduli in proprio. Non è la prima volta che le modifiche di Avondale Audio appaiono su TNT-Audio, recensimmo ad esempio un CD player Arcam Alpha 5 sottoposto alle sapienti cure di Mr. Les Wolstenholme.

Così, mentre il NAP120 ha ricevuto semplicemente dei nuovi condensatori d'alimentazione (BHC Aerovox da 10.000uF/40V) il NAC12 ha subito l'upgrade del potenziometro del volume (sostituito con un ALPS blu), del selettore ingressi (ora con un ingresso linea aggiuntivo) e di due schede, le 821 di Avondale. Anche il cablaggio interno è stato rifatto, le manopole sostituite e il balance eliminato. Il resto è rimasto identico all'originale. Le nuove schede Avondale risolvono il problema dell'eccessiva sensibilità d'ingresso del pre Naim che, con sorgenti come un CD player, avrebbe una corsa utile del potenziometro molto limitata. In mancanza poi dell'alimentatore SNAPS, Avondale Audio ha reso disponibile un suo alimentatore MSX. Avevo a disposizione anche un PowerPak III di Russ Andrews.
Per la prova ho utilizzato cavi DIN sia di Flashback Sales (si veda nostra recensione), che Naim che Kimber Cable. Le schede phono del pre sono state rimosse.

[Naim NAP120]
Naim NAP120 - vista pannello posteriore, si noti lo spazio angusto per il collegamento dei cavi di potenza

[Naim NAC12]
Naim NAC12 - vista pannello posteriore (in basso)

[Naim NAC12]
Naim NAC12 - vista interna (con le modifiche Avondale)

[Naim NAP120]
Naim NAP120 - vista interna

[Russ Andrews PowerPak III]
Russ Andrews Powerpak III - alimentatore

[Avondale Audio MSX power supply]
Avondale Audio MSX - alimentatore

Primi passi in quel di Salisbury

Qualcuno di voi probabilmente saprà che sono da sempre stato un fan di Naim Audio e, oltre ad aver amato il primo Nait, che fa ancora la sua bella figura nella mia collezione privata, conservo un ricordo indelebile di due finali NAP250 prima e seconda serie, come tra gli amplificatori più coinvolgenti e meno audiophile (nel senso peggiore del termine) che abbiano fatto parte del mio impianto di riferimento.

La coppia NAC12 + NAP120 è sorprendente, specie se si pensa al suono delle amplificazioni dello stesso periodo. L'impronta sonora, ancorché connotata dal classico imprinting Naim, è incredibilmente moderna, attuale, veloce, dinamica. Sono presenti tutte le caratteristiche che hanno fatto di Naim un marchio apprezzato in tutto il mondo: senso del ritmo, innanzitutto. La musica pulsa, in modo vigoroso, naturale, senza mai un'incertezza o una sbavatura. La scansione del tempo musicale è metronomica e tutte le caratteristiche del cosiddetto PraT (Pace, Rhythm and Timing) sono ben evidenti. Il NAP120 non è un NAP250, ma il suo suono me lo ricorda moltissimo. Come da tradizione Naim, la potenza dichiarata si trasforma, una volta collegata a un carico reale. La capacità di pilotaggio di carichi anche difficili appare con imperiosità, tanto da far sembrare i 40 watt dichiarati molti, molti di più.

Il carattere generale dell'accoppiata è tendenzialmente neutro, con una bella apertura in gamma medio-alta, sostenuta da un basso vigoroso, seppur appena timido nella prima ottava. Non mancano articolazione e controllo. Le voci sono pulite, chiare, senza fastidiose caratterizzazioni ruvide. L'effetto “presenza” è marcato, sia sulle voci che sugli strumenti a corda, talvolta eccessivo con alcune registrazioni. Il suono è armonicamente ricco, fluido, naturale, seppure agli estremi della gamma audio, in alto e in basso, appaia leggermente arrotondato. Sulle voci maschili il registro medio-basso è un po' più leggero di come dovrebbe essere, mentre le voci femminili sono eccellenti.

Nonostante Naim Audio appartenga alla filosofia cosiddetta Flat Earth (terra piatta) secondo la quale non ha senso preoccuparsi della tridimensionalità della scena sonora (infatti i diffusori Naim vanno addossati alla parete posteriore) queste elettroniche creano un palcoscenico molto stabile e a fuoco, forse non ampissimo e profondissimo, ma assolutamente godibile e realistico.

Il confronto con elettroniche moderne di alto livello è impari, ovviamente, ma i vecchietti non sfigurano affatto e sfido chiunque a indovinare, a occhi chiusi, che si tratta di apparecchi con oltre 40 anni sul groppone. Restaurati, certo, ma sostanzialmente identici a come erano nel lontano 1978. Tanto per capirci, consentono di sentire nettamente le differenze tra un cavo e un altro e tra un alimentatore e l'altro. Per inciso, l'alimentatore Avondale MSX ha fornito prestazioni migliori rispetto a quello Russ Andrews: un suono più fluido, pulito, grande e coeso, meno elettronico.

Qualche consiglio

Tutti gli apparecchi Naim danno il meglio di sé se lasciati permanentemente accesi. Il pre consuma molto poco, ma il finale no, in tutta sincerità direi che 10 minuti di riscaldamento siano più che sufficienti per godere del suono di queste elettroniche.
I vecchi finali Naim hanno necessità di essere collegati usando cavi di potenza con delle particolari specifiche elettriche, rese possibili dai cavi Naim NACA, nella lunghezza di almeno 3.5 metri per canale. Ho tuttavia notato che anche altri cavi non causano particolari problemi di stabilità.
Se non si utilizza l'ingresso phono, consiglio di estrarre le schede corrispondenti, il suono guadagna parecchio in pulizia, trasparenza e respiro. Infine, l'alimentatore del pre sarebbe meglio tenerlo il più distante possibile.

Reperibilità

Questi apparecchi sono abbastanza rari. Se possibile, meglio acquistarli già recapped ovvero coi condensatori già sostituiti, altrimenti un intervento in questo senso sarebbe opportuno. Sono passati 40 anni almeno! Se potete, preferite il pre con le schede phono di più recente release (/3 o /4), qualora utilizzaste il giradischi.
I prezzi sono molto variabili e dipendono da tanti fattori. Recentemente ho trovato un trittico NAC12+SNAPS+NAP160 a 1500€, o una coppia NAC12+SNAPS a 900€. Ancora, una coppia NAC22+NAP120 a 1100€ oppure un NAP120 a 600€. In generale, è difficile trovare una coppia NAC12+NAP120 (o NAP160) per meno di 1000€. Anche un NAP250 prima serie (chrome bumper) è difficile trovarlo per meno di 1000€. Le quotazioni sono molto alte, ma gli apparecchi sono rari, molto attraenti per gli appassionati del marchio e, in generale, valgono i soldi che costano. Le quotazioni sono destinate ad aumentare nel tempo. Il posto migliore dove andare a caccia è naturalmente l'Inghilterra. Insomma, è un po' come andare a caccia di una vecchia sportiva inglese, con una differenza: le vecchie elettroniche Naim, non solo sono altrettanto divertenti ma sono anche dannatamente robuste, cosa che non si può certo dire per una oldtimer inglese.

Conclusioni

La curiosità di capire quanto queste elettroniche avessero resistito al tempo era davvero tanta. E anche quella di capire se piccoli interventi di upgrade potessero riportare il suono a caratteristiche più moderne. Non sono un grande amante delle amplificazioni anni '70, a parte qualche lodevole eccezione della quale prima o poi vi parlerò. Un certo tipo di suono, proprio del periodo, è quasi sempre presente. E sa di vecchio. Invece questa coppia Naim ha un suono che non ha niente a che vedere con “quel” suono vintage: è tirato a lucido, teso, armonico, coinvolgente e spettacolare. Oso dire, e mi ripeto, che non sfigura a confronto con una moderna coppia di pre+finale di classe media. E scusate se è poco, dopo oltre 40 anni! Una parte del merito, comunque, è da riconoscere alle cure di Avondale Audio. Questo, lo ripeto, è il vintage che mi piace!

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