Prodotto: Puccini SE Remote - ampli integrato 55+55 w
Produttore: Audio Analogue srl
Prezzo approssimativo: 1.100 Euro
Recensore: Lucio Cadeddu
Recensito: Gennaio 2001
Presentare la Audio Analogue agli audiofili è praticamente inutile, vista la grande popolarità che questo marchio italiano si è conquistata in breve tempo sia nel nostro Paese che all'estero. Gli ampli integrati Puccini prima ed i lettori CD Paganini e Maestro poi si sono conquistati sul campo il rispetto e l'apprezzamento di tanti appassionati soddisfatti.
Il segreto di tanto successo è merito dei progetti intelligenti, votati esclusivamente al buon suono, il rapporto qualità/prezzo, sempre molto elevato, ed una ricercata estetica che, pur senza sconfinare nel lusso sfrenato, li ha sempre distinti dalla massa anonima di apparecchi brutti e neri.
Dopo anni di onorato servizio era però giunta l'ora per un ammodernamento dei cavalli di battaglia della Maison toscana, ovvero i due integrati Puccini e Puccini SE.
Anzichè puntare su modifiche estetiche, all'Audio Analogue hanno messo mano al computer ed al foglio da disegno per migliorare radicalmente i due apparecchi. Così, il Puccini SE nuova versione è solo lontano parente della vecchia versione. Vediamo perchè.
Cominciamo dall'esterno: la prima novità evidente è la presenza di un bellissimo, inconsueto ed originalissimo telecomando in metallo lucido e dal peso consistente. Si possono regolare il volume, selezionare gli ingressi ed inserire un comodo "mute" per silenziare temporaneamente l'ampli.
La foto non rende giustizia alla bellezza di questo oggetto, raramente ho visto un telecomando così bello, prezioso, ben rifinito ed ergonomico. Facile da usare, intuitivo e molto "solido". Una pecca, non attribuibile al telecomando, è il raggio d'azione un po' limitato. Per farlo funzionare a dovere occorre puntarlo con una certa decisione verso il sensore posto sul frontale dell'apparecchio, questo a causa della posizione un po' "incassata" del sensore stesso.
Altra novità, la selezione degli inputs a relè, con due posizioni "up" and "down" che permettono di scorrere letteralmente la serie di ingressi a disposizione. Molto comodo e piacevole da usare. Un led rosso segnala la selezione dell'ingresso desiderato. Il funzionamento è assimilabile, se mi consentite il termine, a quello di un cambio sequenziale in campo automobilistico.
Nuovo il selettore, nuovi anche gli ingressi. I "linea" passano da 3 a 4, compare un'uscita "pre out" che consente di utilizzare finali esterni più un interruttore inconsueto "tape off" che consente di "zittire" il "tape loop", per ottenere prestazioni sonore superiori.
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Come buona tradizione Audio Analogue, continua ad essere presente l'ingresso per giradischi commutabile tra MM e MC, ormai una rarità su integrati di questo livello.
Le uscite per le casse sono sdoppiate per rendere il biwiring più comodo. Il cavo d'alimentazione è staccabile e sulla stessa vaschetta IEC che lo ospita è presente il consueto interruttore d'accensione.
Il Puccini è perciò nato per stare sempre in stand-by, ruotando la manopola del volume l'ampli si accende ed il passaggio di modalità da "stand-dy" a "power on" viene segnalato da un led apposito. Fin qui le novità "visibili".
All'interno, ci sono quelle più sostanziali ed interessanti. Intanto l'alimentazione, che ora si avvale di due toroidali da 200 VA l'uno, contro i vecchi 2 x 150 del vecchio modello. La capacità di filtro rimane invariata e si attesta su 37.600 uF, distribuiti su 8 condensatori (4 per canale).
Cambia anche lo stadio d'uscita, che fa largo uso di componenti discreti, e la potenza che aumenta a 55 watt per canale (su 8 Ohm @ 1 kHz, era 50 watt nella vecchia versione) e 85 per canale su 4 Ohm. Cambia anche il dissipatore degli stadi finali, preso in prestito dal finale Donizetti precedente e facente uso di una notevole alettatura per migliorare la dissipazione del calore.
In generale, in tutto il nuovo Puccini SE Remote sono stati messi al bando i circuiti integrati.
Per il resto il Puccini è simile al suo predecessore. Aumenta un po' il prezzo, giustificato dalla presenza del telecomando e del più possente stadio finale e d'alimentazione.
Nota. Il vecchio Puccini NON è upgradabile alla nuova versione in quanto, come detto, si tratta di due amplificatori profondamente diversi.
Grazie alla Audio Analogue ho avuto la possibilità di provare il vecchio Puccini a confronto con la nuova versione, nello stesso tempo, per un paio di mesi, in diversi impianti. Di conseguenza ritengo di essere stato in grado di valutare quanto la nuova "edition" si discosti dalla precedente.
Sono, in genere, sempre abbastanza scettico quando si tratta di provare delle "nuove versioni" in quanto spesso si tratta di prodotti partoriti da manovre dettate da scopi commerciali e poco più. Conoscendo la serietà dello staff Audio Analogue, comunque, c'era da stare un po' più tranquilli.
Nonostante questo, l'ascolto del nuovo Puccini SE Remote è stato una bella sorpresa. Non solo il carattere del vecchio Puccini SE è rimasto intatto ma, in diverse aree, è stato notevolmente migliorato.
Resta così quel modo gentile di proporre la Musica, con tatto e dolce controllo, senza aver voglia di strafare, ma il tutto ora è impreziosito da una gamma medio-alta dalla grana finissima, setosa ed armonicamente rifinitissima. È proprio la ricchezza armonica della gamma alta a far segnare i maggiori punti a favore di questa nuova versione rispetto alla vecchia.
Se pensavate che il vecchio Puccini SE fosse raffinato sul medio-alto, beh, questo nuovo fa meglio, molto meglio. Ha una grazia sconosciuta al precedente tanto da far apparire l'estensione verso l'alto persino maggiore. Difficile a credersi, probabilmente è l'effetto pscicoacustico causato dalla maggiore ricchezza armonica, ma la sensazione resta CONCRETA.
Anche tutta la gamma media trae giovamento da questa cura e si conferma chiara, precisa ed assolutamente poco affaticante.
Scendendo verso il basso non si può non salutare con piacere l'inalterato carattere "muscoloso" del medio-basso e del basso. Anche qui, la nuova versione si distingue dalla vecchia per via di un comportamento nettamente più lineare, privo di gonfiature ruffiane che ogni tanto facevano capolino nella versione precedente la quale, intorno ai 150-200 Hz, mostrava una sorta di gradino che faceva apparire il basso più "grosso" di quanto in realtà fosse, per mimare il comportamento di certe amplificazioni valvolari old-style.
Tutto ciò è assente nel nuovo Puccini, ora più lineare ed equilibrato, apparentemente meno "cattivo" sul basso, in realtà solo più corretto. Basta ascoltare il basso più profondo (sotto i 100 Hz) per capire che il nuovo progetto si spinge meglio e con più sicurezza in questi terreni un po' tabù per tutti gli ampli integrati di fascia media o medio-economica. Scende di più e meglio il nuovo Puccini, pur apparendo, ad un ascolto distratto, meno possente della versione precedente.
Tutti i Puccini si sono distinti dalla concorrenza per un certo aplomb signorile, dinamicamente suadenti anzichè cattivi, hanno sempre cercato, anche in questo, di "mimare" alcuni comportamenti che nell'immaginario audiofilo sono da attribuire agli ampli a valvole.
Per capirci, anche questa nuova versione mantiene i connotati dinamici della precedente, risultando un pelino più "consistente" per via della maggior riserva dinamica consentita dai trasformatori d'alimentazione più grossi. Veloce ma senza fretta, solido ma non cattivo ne' esplosivo. Tuttavia, accoppiato a diffusori "cattivi", riesce persino a picchiare veramente forte (mi riferisco ad esempio della prova che ho eseguito coi nerboruti Klipsch RF-3 da 98 dB/w/m) ed a far sussultare divani, vetri e quant'altro.
Il suo terreno di caccia preferito è però il microdettaglio, il cesello del particolare, la grazia del porgere la Musica con eleganza, senza mai esagerare. Il Puccini SE sa dare impatto e vitalità ai generi musicali più vivaci, ma lo fa con grazia.
Manca, come è ovvio che sia, il "respiro" e l'immagine ampia di una grande elettronica, ma il Puccini sa il fatto suo, proponendo un soundstage proporzionalmente corretto anche se non gigantesco. A voler muovere un appunto, si direbbe che l'altezza della scena resta un po' limitata rispetto alle altre due.
La grazia e la ricchezza armonica del medio-alto consentono tuttavia una buona capacità di mettere in luce molti particolari, anche se i contorni degli interpreti e degli strumenti tendono a restare "morbidi" anzichè netti ed incisi.
Si tratta di un amplificatore piuttosto universale, capace di trovarsi a suo agio con la maggior parte dei diffusori in commercio. È pur sempre un piccolo integrato, non chiedetegli l'energia e l'autorità tipiche dei grossi finali a stato solido, specie con diffusori difficili. Diciamo che non ha avuto problemi a sonorizzare ambienti anche abbastanza grandi con diffusori di bassa sensibilità, senza mai andare in affanno.
Il suo temperamento vellutato potrà pertanto "addolcire" diffusori un po' aggressivi sul medio-alto oppure assecondare caratteri un po' tendenti al morbido, se questo è il tipo di suono che andate cercando.
Il "tape off" è meglio tenerlo sempre inserito ed il cordone di alimentazione è opportuno sostituirlo con qualcosa di speciale. Anche uno dei nostri cavi d'alimentazione autocostruiti andrà più che bene.
Non posizionatelo mai in luoghi inaccessibili, pena la scomparsa di funzionalità del telecomando. Tenetelo sempre in stand-by, sarà pronto a dare il meglio di sè già dai primi minuti, senza eccessivo warm-up.
Il grande dissipatore consente un ottimo raffreddamento dell'apparecchio, che infatti scalda abbastanza poco. I piedini in gomma, funzionali, potrebbero essere sostituiti con altri più efficaci (vedasi accessori vari, commerciali o autocostruiti, proposti su queste stesse pagine).
L'uscita "pre out" può essere utile qualora si volesse tentare un potenziamento dello stadio d'uscita con un finale esterno. Lo stadio phono, configurabile MM o MC grazie ad uno switch interno, è una manna per tutti gli audiofili con la necessità di ascoltare ancora il giradischi. La qualità di tale stadio è tale che rende inutile l'acquisto di un pre fono esterno, a meno che non si voglia spendere cifre elevate (intorno al milione e oltre).
Dal punto di vista costruttivo, lamento l'infelice posizione del sensore di ricezione del telecomando, che obbliga a puntare lo stesso verso il frontale dell'apparecchio pena la mancata risposta ai nostri comandi.
Il telecomando è bellissimo, ma i tasti sono piccoli e dal funzionamento talvolta incerto, avrei preferito qualcosa dal feeling più "concreto" e "deciso". Talvolta si ha il dubbio se la mancata operazione sia dovuta al puntamento sbagliato del telecomando o ad una errata pressione del tasto.
L'esemplare in prova presentava un avvertibile ronzio dei trasformatori toroidali, niente di fastidioso, probabilmente eliminabile con interposizione di silent-block tra gli stessi ed il cabinet.
Dal punto di vista sonoro, l'impostazione timbrica deve incontrare il vostro gusto. Se siete abituati ad amplificatori dal piglio aggressivo probabilmente troverete questo Puccini un po' troppo morbido. Però, non fatevi trarre in inganno da un ascolto distratto, ricordatevi che ciò che sembra entusiasmante ascoltato per mezz'ora normalmente diventa insopportabile dopo tre ore di ascolto continuato.
Il Puccini invece si lascia ascoltare con piacere e senza alcun fastidio, anche ad alto volume, per molte ore di seguito.
Coi generi musicali più vitaminici (parlo di metal, techno etc.) un piglio più cattivo sarebbe preferibile, comunque. Alcuni concorrenti sono più "vitaminici" in questo senso (penso a NAD, Rotel, AMC, Densen...)
Non una semplice ed ingannevole operazione di facciata, la nuova versione del Puccini SE è un sostanzioso passo avanti rispetto alla vecchia versione, da tutti i punti di vista.
Ciò, anche a causa della presenza del telecomando, ha contribuito ad un aumento del prezzo, ma, essendo aumentata sensibilmente la qualità, il rapporto qualità/prezzo di questo integrato rimane sostanzialmente immutato e quindi ottimo come nel caso della prima versione.
Oltre al suono, la presenza del telecomando e dell'ingresso per giradischi (ormai una rarità) ne fanno una delle scelte obbligate in tema di integrati di fascia media per chi non volesse sacrificare ne' comodità d'uso ne' ascolto del buon vecchio giradischi.
Non ho dubbi che il nuovo rampollo di tale nobile stirpe italiana saprà bissare i già lusinghieri successi, in Italia ed all'estero, che il suo predecessore ha riscosso negli anni precedenti.
In conclusione, i complimenti a tutto lo staff Audio Analogue per essere riusciti nell'arduo compito di migliorare un prodotto già molto buono ed i ringraziamenti per averci concesso i due integrati in contemporanea per questa prova "comparativa".
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