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Autore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Pubblicato: febbraio, 2024
Continuo nella mia analisi del mercato HiFi, scaturita dal reportage dalla mostra Milano Hi Fidelity e dai successivi articoli di approfondimento (Parte II e Parte III).
È appena uscita la nuova edizione dell'ANNUARIO 2024 curata dalla rivista SUONO che fotografa lo stato del mercato italiano, con l'elenco di tutti i componenti e accessori regolarmente commercializzati e distribuiti in Italia. A questo elenco, ovviamente, sfuggono tutti quei prodotti che si possono acquistare online e che non hanno una regolare distribuzione italiana. Per capirci, manca la maggioranza dei componenti ChiFi. Di conseguenza, quella che segue è un'analisi per difetto, nel senso che i numeri reali sono ben più alti.
Rubo ai colleghi di Suono la tabella che si vede sopra, perché mi consente di fare un certo numero di considerazioni, ma ne approfitto per far loro i complimenti per questa incredibile mole di lavoro che si sobbarcano tutti gli anni. Le due edizioni, cartacea e digitale, differiscono per la tipologia di componenti elencati: si equivalgono fintanto che si tratta di sorgenti digitali o analogiche, ma differiscono sul resto dei componenti. Quella digitale, in pratica, ha più amplificatori e diffusori, oltre a un'intera sezione aggiuntiva dedicata a cavi e complementi.
Per quanto riguarda le sorgenti analogiche, scopriamo che sul mercato italiano sono regolarmente commercializzati ben 373 giradischi diversi (!!!), 377 testine, 168 bracci di lettura e 315 pre phono. Anche chi non è ferrato in matematica e calcolo combinatorio può intuire il numero di combinazioni possibili di tutti questi componenti, anche scartando abbinamenti insensati (giradischi top con testine base o viceversa). È comprensibile che un acquirente si ritrovi quanto meno spaesato. E il compito non è più facile per noi recensori, che mai e poi mai avremo la possibilità di ascoltare, valutare e confrontare tutti questi prodotti e le loro quasi infinite combinazioni. Anche evitando di recensire/provare cavi e accessori, resterebbero ben 5444 apparecchi diversi. Destinando anche solo 30 gg a componente, per valutarlo e scriverci qualcosa di sensato, servirebbero 5444 mesi ovvero 453 anni, per provarli tutti. E anche dividendosi il compito tra più recensori la cosa non migliora molto, perché nel frattempo il mercato sfornerebbe altre centinaia o migliaia di prodotti. Quindi, non chiedetevi come mai non abbiamo ancora recensito quel tal componente che vi interessa, perché ce ne sono altri 5443 in attesa, almeno in via teorica. Di conseguenza, consentitemi una domanda semplice semplice: è possibile che il mercato italiano, coi suoi numeri limitati, possa giustificare - ad esempio - la presenza di quasi 400 giradischi diversi? Rispondo io: no, non è possibile e non ha alcun senso, infatti.
Nel reparto sorgenti digitali la situazione non è meno paradossale, con un totale di 613 componenti diversi, tra DAC, lettori CD, streamer, music server etc. La situazione diventa ancor più folle in zona diffusori e cavi: 1785 diffusori diversi e ben 2179 cavi. Siamo oltre, ben oltre, il livello del ridicolo. Come ebbi a scrivere altre volte, lo striminzito mercato italiano dell'HiFi, con le sue poche decine di migliaia di appassionati, non può mantenere in vita così tanti marchi e prodotti diversi, se si tiene conto che anche il più accanito degli audiofili compulsivi non può acquistare e rivendere più di una decina di componenti diversi all'anno. Nell'equazione, per capire meglio di che numeri parliamo, infatti, bisognerebbe includere i numeri, enormi, dell'usato.
Tutto questo fa capire, in parte, come mai spuntino aziende - chiamiamole affettuosamente così, spesso si tratta di one-man-band da dopolavoro - come funghi dopo una pioggia autunnale. Ognuno spera di fare il botto piazzando uno o due componenti, costosissimi, all'anno. Il cerino in mano, ovviamente, resta al malcapitato acquirente, spesso incapace di stimare il reale valore di un componente. Le riviste dovrebbero aiutare gli acquirenti a districarsi in questo girone dantesco. Purtroppo, i reportage dalle mostre e le recensioni non aiutano molto visto che, da quel che leggo in giro, sembra che tutto sia meraviglioso, indispensabile, nuovo e meglio suonante del componente appena uscito di listino. Un ragionamento semplice semplice porterebbe pertanto a immaginare che dopo anni di prodotti sempre migliori e meravigliosi, il livello di ciò che si sente in giro sia stratosferico. Purtroppo così non è. L'unica cosa che negli anni è realmente migliorata è la qualità dei prodotti entry-level, gli altri segnano decisamente il passo.
Tuttavia, per mantenere in vita tutto il carrozzone, bisogna scrivere che è tutto fantastico, che le salette alle mostre sono tutte belle e interessanti (modo educato per dire che suonano male) e che i componenti in prova sono pronti a farvi sfiorare il cielo con un dito. Fino a quando questo sistema riuscirà ad autoalimentarsi? Non basta TNT-Audio per riequilibrare un mercato distorto e semplicemente irrealistico. Anche gli appassionati devono fare la loro parte. Ed è qui che casca l'asino. Purtroppo continuo a leggere di appassionati che, instupiditi da aspetti che niente hanno a che vedere col suono (peso, costo, materiali e finiture), fanno il gioco di questo folle mercato, arrivando a chiedere ai negozianti di scrivere recensioni sui prodotti che vendono. È come se un drogato chiedesse al suo pusher se la roba che spaccia è di buona qualità. Credetemi, il paragone è molto meno forzato di quanto sembri, perché persino il linguaggio utilizzato è lo stesso.
Tornerò sull'argomento a breve. Nel trattempo, provate a disintossicarvi.
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