[ Home | Redazione | FAQ | HiFi Shows | Ampli | Diffusori | Sorgenti | Tweakings | Inter.Viste ]

Stadio fono ESE Nibiru 3.0

Batteria reale o batteria virtuale?

Prodotto: Stadio fono ESE Nibiru 3.0
Produttore: ESE - Slovenia
Prezzo approssimativo: 2160 Euro (YMMV)
Recensore: Geoff Husband - TNT France
Pubblicato: Dicembre 2010
Traduttore: Gianfranco Viola

[Nibiru phono stage]

[English version]

Introduzione

Qualche anno addietro mi vidi recapitare un involucro alquanto pesante, contenente un insolito stadio fono di provenienza slovena. Insolito perché alimentato a batteria, con amplificazione in corrente e completamente privo dei controlli di regolazione che ci si aspettano in qualunque stadio fono dal costo maggiore di 400 euro. L'oggetto, ben costruito e dal fascino tradizionale, cambiò ogni mia concezione riguardo alle potenzialità di uno stadio fono.
La recensione si trova qui; inevitabilmente lo acquistai e da allora è diventato il mio riferimento (e piacere) assoluto. Sebbene in questi anni abbia osservato transitare diversi altri stadi fono, sto ancora aspettando quello in grado di superarlo: la perfezione con cui sposa le mie testine Dynavector, inoltre, me lo ha fatto diventare quasi irrinunciabile.

E naturalmente a un certo punto qualcosa è andato storto... Ho l'abitudine di lasciare il mio impianto sempre acceso, così che dopo cinque anni l'inevitabile è accaduto (già cinque anni, non posso crederci!): lo stadio ha iniziato a mostrar segni di affaticamento, mentre la batteria arrivava a fine vita.

Quindi ho preso contatto con Rudi alla ESE per informarmi su costi e consigli per rimpiazzarla.

Questa la sua replica spiazzante:

"Che ne dici di un upgrade all'ultima versione 3.0 e di una recensione del quinto anniversario? Il 3.0 NON va a batteria, ma è alimentato con uno stadio "a batteria virtuale", un circuito dal rumore ancora più basso rispetto alle batterie, senza le controindicazioni di queste ultime."

Ora, qui la situazione si complica. Al contrario di quanto si possa pensare, se c'è una cosa che odio è mettere mano al mio impianto quando suona bene: per esempio non sopporto sostituire i componenti quando faccio una recensione. Mi ritengo prima di tutto un amante della musica. Ma qui la situazione è ancora peggiore: rinunciare all'amato stadio fono, che finora aveva costituito una pietra angolare del mio impianto e un suo essenziale elemento di equilibrio, era una decisione di importanza capitale... Fortunatamente, a conclusione, la proposta di Rudi conteneva una clausola:

"Se alla fine non è di tuo gradimento, dimentica la recensione e hai la mia parola che te lo renderò, perfettamente funzionante, nella versione pregressa."

In fin dei conti avrei dovuto spedirlo ugualmente: con la rassicurazione di Rudi e il rischio ridotto impacchettai il Nibiru e lo salutai.

Naturalmente non avevo fatto i conti col corriere e, sebbene avessi preso ogni precauzione nell'imballo, il Nibiru arrivò ridotto come se fosse caduto dal terzo piano. Un grazie di cuore a Rudi per averlo, tra l'altro, restaurato al suo originario splendore.

Che cosa è cambiato

Quali sono i cambiamenti della versione 3.0? Meglio lasciarlo spiegare a Rudi:

"La modifica principale consiste nell'eliminare completamente le batterie. Per quanto possa suonare bizzarro, il risultato sonico e l'affidabilità generale sono ora molto migliorati. La condizione per ottenere un simile risultato era un circuito di alimentazione di qualità assoluta. Il circuito impiegato ha un rumore ed un'impedenza minori rispetto alle batterie: questo è il segreto che sta dietro all'esperienza di ascolto. L'alimentazione è progettata per emulare il comportamento delle batterie - da qui il nome "circuito a batteria virtuale" - ma non ha il tono "grigio" tipico delle batterie. Un altro miglioramento importante si trova nel cuore del circuito audio e in particolare nei nostri blocchi ibridi proprietari in corrente: qui la distorsione ora è ridotta di dieci volte, mentre la banda passante è aumentata notevolmente. L'ultimo upgrade di rilievo riguarda il circuito RIAA e i suoi componenti. I condensatori sono ora in puro teflon, accoppiati, con tolleranze strettissime e con un rapporto L a R entro lo 0.2%, per mantenere il bilanciamento induttivo-resistivo e di conseguenza il palcoscenico sonoro il più possibile in coerenza di fase. Per aumentare ulteriormente la trasparenza, la microdinamica e i transienti ho operato una compensazione del circuito RIAA per conservare la risposta in frequenza sopra i 20KHz: normalmente infatti le incisioni su vinile arrivano fino a 50 KHz, una frequenza che i circuiti RIAA tradizionali tagliano completamente."

[Nibiru - vista interna]

Bei concetti, certo, ma la mia lunga e a volte amara esperienza mi ha insegnato che ci sono molte ragioni che possono spingere i costruttori a cambiare prodotto che funziona, con esiti non sempre migliorativi. Insomma tutti questi cambiamenti non significano nulla per me se i risultati sonori non sono all'altezza.

Qualità sonora

Quindi è stato non senza qualche trepidazione che ho collegato il Nibiru. Il primo commento - negativo - è l'impressione di una maggiore sensibilità al ronzio e ad altre interferenze esterne. Nella mia zona la rete elettrica è di qualità indegna: sembra che ogni elettrodomestico si senta in dovere di emettere i suoi disturbi in radiofrequenza. Il vecchio stadio, usando una batteria, era quasi immune da disturbi, mentre il 3.0 è apparso subito molto più sensibile alla lunghezza dei cavi e ad altre amenità. Dopo lunghi tentativi ho ricondotto il problema alla messa a terra, scoprendo che la massa della mia rete elettrica era semplicemente indecente. Mi sono risolto a creare una massa separata piantando un nuovo dispersore in giardino, col risultato non solo di risolvere i problemi del Nibiru, ma in generale di abbassare la soglia del rumore di tutto l'impianto. Insomma, il problema non era nello stadio fono: esso si era semplicemente limitato ad evidenziare un problema più generale.

Devo però aggiungere che, perfino prima che risolvessi questo problema, il Nibiru era tornato al suo posto, in tutto il suo splendore rinnovato dalla versione 3.0.

Rudi accennava al tono grigio delle batterie. L'affermazione mi suonava folle: tra tutti gli aggettivi che si potessero affibbiare al vecchio Nibiru, certo l'ultimo era grigio! Eppure comprendo cosa Rudi intendesse: il 3.0 ha effettivamente più colore, anzi un vero e proprio technicolor, se comparato all'originale. La ragione credo risieda in una migliore prestazione dinamica, una sorta di leggera dimensionalità aggiuntiva della musica (se mi capite), dovuta al fatto che essa si libra da un fondo distintamente più silente. Sembra banale affermare che un componente ha "una soglia di rumore più bassa", ma il fatto è che, perfino prima di risolvere il problema della massa, avevo la distinta impressione che il rumore di fondo fosse minore: vi rendete conto? Anche la banda passante è apparsa migliorata; le mie orecchie ormai non arrivano molto sopra i 14 kHz, ma questa affermazione descrive bene quello che sento: quasi ogni dettaglio si rivela con più aria attorno.

[Nibiru phono stage - vista posteriore]

E così ho assaporato un po' di più le tortuosità di 'Behind the wall', un mitico brano a cappella di Tracy Chapman: qui l'atmosfera ha un ruolo fondamentale, chiusa e ristretta in un piccolo spazio laddove tanti produttori avrebbero invece mimato l'effetto di una cattedrale. L'incredibile effetto della batteria di John Bonham, registrato su un pianerottolo col microfono tre piani sopra la tromba delle scale, in "When the Levee Breaks" è un vero e proprio tour de force che molti impianti si perdono completamente: qui è quasi come averlo davanti agli occhi.

Per queste ragioni, col resto del mio impianto, il risultato è di un suono di sorprendente naturalezza, facile all'ascolto nel senso migliore del termine. Quando decido di accantonare per un po' il fracasso di molta della mia musica e mi lascio cullare dalle trame sottili di qualcosa come 'Blue' di Joni Mitchell, il Nibiru mi rende facile godermi quei momenti ad occhi chiusi.

Insomma, il 3.0 risulta più aperto e coinvolgente dell'originale e regalando un'esperienza musicale ancora migliore. La stranezza è che malgrado la presentazione generale sia (fortunatamente) rimasta invariata rispetto alla mia vecchia versione a batteria, i miglioramenti sono tutt'altro che marginali: si apprezzano subito, non solo dopo un ascolto prolungato. Come sempre, il Nibiru manca totalmente di grana, dolce e aggraziato come uno lo desidera, mentre si rinnova la sua predilezione per le Dynavector, specie la nuova DRT XV-1t, per la quale credo proprio sia il compagno ideale. Il vecchio stadio Dynavector a trasformatori era stato uno dei primi stadi ad amplificazione di corrente, quindi immagino che il risultato di questo abbinamento non debba poi sorprendere più di tanto.

Sta di fatto che, sorprendentemente, non solo il 3.0 si è rivelato migliore, ma il miglioramento è di una tale entità che vi raccomando di pensare seriamente ad un upgrade del vostro Nibiru a batteria, specie se la batteria si sta esaurendo...

Conclusioni

Questa recensione non era in programma: mi è toccata perchè il mio amato stadio fono ha smesso di funzionare. Con mio grande sollievo il risultato è stato ampiamente positivo: vi ricordate la vecchia pubblicità del Dash: "cambieresti due vecchi fustini col tuo nuovo Dash"? La risposta è no. Il suo predecessore era il mio prediletto e l'averlo battuto così facilmente appare straordinario: non riesco proprio ad immaginare quale altra sorpresa potrebbe riservarci in futuro il Nibiru.

sistema usato

© Copyright 2010 Geoff Husband - geoff@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com

[ Home | Redazione | FAQ | HiFi Shows | Ampli | Diffusori | Sorgenti | Tweakings | Inter.Viste ]