Prodotto: Amplificatore Integrato Valvolare Son of Pharao
Costruttore: SQF - Germany
Costo: circa 9000 Euro
Recensore: Geoff Husband - TNT France
Recensione: Maggio 2003
I lettori più affezionati ricorderanno che qualche tempo fa mi comprai una coppia di diffusori a tromba Loth-x Polaris, recensiti alcuni mesi or sono. Se volete sapere perchè le comprai... leggetevi la recensione. In quel periodo, come del resto ora, la mia amplificazione era ed è fornita da un preampli Audion Premier 2 e da una coppia di finali monoblock Audion da 30 watt, dotati di EL34. L'abbinamento ha sempre funzionato molto bene, anche se devo dire che le Polaris raramente richiedono all'amplificatore più di un watt: viene quindi da pensare che un valvolare single ended di bassa potenza potrebbe rivelarsi come un partner più naturale. Questo fatto mi ha alquanto incuriosito e quindi verso la fine dello scorso anno ho recensito l'ampli integrato Loth-x Ji300b, un favoloso single ended da 8 watt che utilizza le valvole 300b. Il risultato non fu paradisiaco come mi aspettavo: l'abbinamento aveva di certo una gamma media molto trasparente ma enfatizzava anche una certa leggerezza in gamma bassa delle Polaris e la loro natura poco autoritaria. Ci furono comunque momenti d' eccellenza, ma per la maggior parte dei casi l'accoppiata con gli Audion si rivelava molto più ascoltabile.
E così il Loth-x Ji300b se ne tornò a casa ed io mi misi ad aspettare il prossimo sfidante.
Ed ecco a voi alla vostra sinistra lo SQF Son of Pharao (d'ora in avanti SOP), un integrato da 40 watt basato sulle EL34. Forse non sarà l'abbinamento migliore per le Polaris, ma il suo progetto è decisamente interessante.
Gli amplificatori a valvole, per loro intima natura, tendono ad avere un look più attraente ed eccitante dei loro confratelli allo stato solido. In molti sono sedotti dall'attrazione esercitata dalle valvole incandescenti, ma guardandoli un poco più da vicino ci si accorge che spesso ci troviamo di fronte ad anonimi chassis in metallo che puntano tutto sull'attrazione esercitata proprio dalle valvole, piuttosto che su una consistente qualità costruttiva. Il SOP non appartiene a quest'ultima categoria. La base dello chassis è uno scatolato in acciaio solido e pesante, il frontale in alluminio ben lavorato si estende nella parte superiore con una curva che porta l'occhio verso le valvole. Si ha l'impressione che sia stato fatto un notevole sforzo per far sembrare il suo design attuale. La parola che viene in mente è architettonico, il tipo di architettura che ci ha dato la Cattedrale di Barcellona per opera di Gaudi piuttosto che la classica architettura greca che ci suggerisce il Ji300B. Il progetto offre anche (non come nel Ji300b) una considerevole protezione alle valvole (ed alla vostra famiglia). Inoltre l'intelligente integrazione dei tubi termoionici in un design contemporaneo è supportata da piccoli tocchi di eleganza sparsi qua e là, come le valvole misuratrici di potenza poste sui due lati dell'ampli che fanno danzare bagliori bluastri a tempo di musica: purtroppo con le Polaris questa danza è alquanto tranquilla. I bagliori bluastri si abbinano con il blu del display digitale che mostra tutte le selezioni ed i settaggi dell'ampli, display che resta ben visibile anche ad alcuni metri di distanza.
La sua taglia e la finitura sono buone, come del resto suggerito dalla prima impressione: il particolare ha la sua importanza quando si tratta di sborsare un così bel quantitativo di soldi per un integrato. La manopola del volume è bella pesante, come quella della sintonia di un tuner di classe, ed i selettori commutano con morbida precisione. Sono 32 chili di elegante amplificazione.
Per certi versi è un peccato che il SOP arrivi subito dopo il Ji300b, un ampli che vanta un'incredibile qualità costruttiva sul quale non vedo alcun particolare passibile di miglioramento. Per intenderci, se il Ji300b vale il 100% allora il SOP merita un 90%: pochi ampli lo possono eguagliare.
Credo di non pestare troppi piedi se affermo che gran parte degli ampli a valvole sono riesumazioni di progetti degli ultimi 70 anni. Non c'è nulla di male in questo, dopotutto i violini migliori furono fabbricati a Cremona 400 anni fa anche perchè ai tempi, da quelle parti, c'erano molti liutai. Nello stesso modo se negli anni 40 e 50 vi foste occupati di audio, sareste stati progettisti di valvolari. Sorprende comunque il fatto che di nuove idee originali se ne vedono poche nel mondo delle valvole. La SQF è un'eccezione: per realizzare il SOP ha fatto pieno uso della tecnologia più recente, sapientemente abbinata alle tradizionali valvole.
Parliamo ora dei dettagli più tradizionali. La sezione di potenza comprende otto EL34 funzionanti in modo "galvanicamente accoppiato" (così dicono), mentre il pre conta otto piccole valvole di segnale in configurazione push-pull. Ora, il mio Audion usa quattro EL34 per produrre 30 watt, il SOP ne ha otto per produrre 40 watt ed il manuale d'istruzioni avvisa che è in grado di erogare picchi di 80 watt, sufficienti per pilotare quasi tutti i diffusori in quasi tutti gli ambienti. La maggioranza degli ampli con questa potenza usano valvole finali più grandi, come le KT88, ma le EL34 hanno molti fieri sostenitori nel mondo dei valvolisti. E' forse la valvola più dolce in circolazione, ha un basso vigoroso e costa dannatamente poco, da 15 euro in su.
Dopo aver affrontato i dettagli più semplici vediamo dove il SOP esce dagli schemi: scusatemi la brevità della descrizione ma, se non procedo in questo modo, mai arriverò a parlare di come suona.
Apriamo il SOP e scopriamo che, al contrario di tutti gli altri ampli a valvole, è strapieno di microchip. All'accensione il sistema entra in una routine che controlla lo stato di ogni valvola ed altera i suoi parametri di funzionamento (bias ecc. ecc.): l'avvio è graduale per ridurre lo stress termico ed estendere la vita dei tubi a vuoto.
Passiamo ora al sistema di controllo. Qui il cuore è rappresentato dal controllo del volume, un attenuatore a gradini di moderna concezione. Di solito la gran parte di questi attenuatori si basa sulla solita manopola solidale ad una spazzola che scorre su un certo numero di resistori. Il SOP è totalmente diverso. In questo caso la manopola è un dispositivo "fly-by-wire"che non ha nessuna connessione fisica con l'attenuatore. Sul SOP troviamo una scala di resistori che sono commutati da un microprocessore: nessuna apertura o chiusura di contatti, nota causa di perdite varie specialmente col passare del tempo. La SQF sostiene che questo sistema garantisce una notevole precisione ed un accurato bilanciamento tra i canali. Non ho potuto verificare strumentalmente questo punto ma con le Polaris il bilanciamento dei canali mi è sembrato molto preciso, e considerata la loro efficienza il risultato mi è parso all'altezza delle promesse. Personalmente, non sono un grande fan degli attenuatori a gradini, poichè la differenza tra le posizioni può essere troppo marcata, specie se si utilizzano diffusori ad efficienza molto alta. Nel mio impianto, il Korato reference era praticamente inutilizzabile ed anche il Ji300b era un poco troppo incline a fornire più watt di quanti le mie Polaris avrebbero avuto bisogno per riprodurre musica di sottofondo. Il SOP, invece, da questo punto di vista si è rivelato esemplare: il controllo del volume è preciso come in un potenziometro tradizionale ma ha tutti i vantaggi di un attenuatore a gradini. Chapeau per la SQF.
La manopola del selettore ingressi è anch'essa "fly-by-wire" e pure lui non presenta il problema dell'apertura e chiusura dei contatti, essendo controllato da un microprocessore. Uno scatto verso destra o verso sinistra seleziona l'ingresso voluto (4 in tutto).
Ma non abbiamo ancora iniziato ad esplorare tutte le possibilità. Premendo un tasto di funzione e poi girando la manopola del selettore (forse è meglio chiamarla Jog-dial), si accede ad una gamma di menù che può variare la sensibilità d'ingresso, il bilanciamento ed il fattore di smorzamento sui diffusori PER OGNI INGRESSO! Ciò significa che una volta settato il tutto si può commutare, per esempio, da Phono a CD e mantenere lo stesso livello di volume dai diffusori, indipendentemente dal fatto che l'uscita dello stadio Phono (non disponibile incorporato nell'apparecchio) sia maggiore o minore di quella del CD player. Analogamente, se c'è uno sbilanciamento tra i canali con una delle sorgenti, si può operare una correzione che rimarrà valida solo per quella sorgente. Il cambio degli ingressi avviene in modo molto morbido: l'ampli va in "mute" tra una posizione e l'altra e poi connette la sorgente selezionata in modo graduale, il tutto richiede un paio di secondi. Sembra un po' un espediente di vendita, ma alla fine a me è piaciuto.
Per finire, come se fosse un computer, l'ampli può essere programmato per spegnersi dopo un tempo prestabilito.
A tutte queste funzioni si può accedere direttamente usando il grande (e costoso) telecomando Philips fornito. Ora, io non possiedo ne' TV ne' telecomandi e ne avrei preferito uno più semplice, ma per molte persone il poter gestire tutto l'impianto AV con il telecomando del SOP senza preoccuparsi dei marchi delle varie sorgenti è di certo un pregio. E se devo essere sincero, ho trovato molto comodo controllare il volume a distanza (anche se è l'unica cosa che ho utilizzato).
Chiedo perdono a SQF se mi sto dimenticando tutte le altre funzioni utili di questo amplificatore, ma credo che dopo 1500 parole sia necessario menzionare come suona.
I miei Audion mi piacciono molto. Sono l'unico pezzo del mio impianto che non è variato negli ultimi quattro anni. Si può affermare che il mio sistema sia stato costruito attorno alle caratteristiche di questi ampli, il che influenza inevitabilmente qualunque recensione di ampli con un suono simile al loro (a meno che non siano decisamente migliori per qualche altra caratteristica).
Forse saranno le EL34, ma nonostante l'apparenza completamente diversa e l'alta tecnologia, il SOP si è inserito perfettamente nel mio impianto. Anche da freddo suonava dolce in gamma media, robusto sui bassi e pulito sugli acuti. Ho avuto tempi difficili cercando di farmi piacere il Ji300b (e volevo davvero che mi piacesse), alla fine però sono stato felice quando se ne è andato e sono tornato ai miei Audion. Con il SOP, dopo 30 secondi avevo già capito di aver trovato un ampli che sarebbe stato un piacere avere in casa.
Così l'ho settato affinchè non si spegnesse automaticamente e l'ho lasciato a rodarsi per qualche giorno. Nel frattempo ho riesumato il Grand Amp Gold step-up Elevator, lo stadio Phono a transistor con il suono più valvolare che io abbia mai sentito, che si è rivelato un ottimo abbinamento per il SOP.
Le prove a confronto tra amplificatori sono sempre problematiche per il continuo stacca/riattacca che le caratterizza, ma ho perseverato. Il risultato è stato interessante. I due ampli, come già detto, condividono lo stesso modo di presentare la musica. I miei diffusori a tromba hanno bisogno di un'amplificazione dolce, per far sì che i picchi di risposta nella banda medio acuta non prendano troppo il sopravvento, ed una presentazione calda e rotonda dà sempre buoni risultati. E' innegabile che il SOP abbia un sicuro vantaggio sugli Audion perchè più potente, e per certe persone questo fatto unito ai formidabili controlli d'interfaccia può giustificare un prezzo superiore del 70%. Nel mio caso, però, nessuna di queste ragioni poteva essere un argomento di vendita. Per me, data l'alta qualità di costruzione, l'unica considerazione valida era la qualità del suono.
Sulle prime ritenevo i due ampli molto simili e mi riusciva difficile distinguerli, ma come spesso accade le qualità del SOP hanno avuto bisogno di tempo per venire completamente alla luce.
Per prima cosa parliamo dei bassi. Entrambe gli ampli erano caldi e corposi, ma il SOP suonava più controllato e meglio definito, con le note gravi caratterizzate da un attacco ed uno smorzamento dotati di maggiore aplomb. Come risultato, i toni bassi parevano danzare. Sul pezzo dei Simply Red "Sad 'ol Red", i bassi erano più netti, e guidavano la sezione ritmica con più energia. Analogamente, sulla canzone "Never Mind" dei Nirvana l'apertura esplosiva della batteria era ben evidente, veloce e con una notevolissima definizione, segno che il SOP era in grado di sfruttare a pieno le caratteristiche dinamiche delle Polaris, doti che le rendevano capaci di suonare come un vero set di batteria. Questo pezzo presenta una notevole "aria" attorno alla batteria ed il SOP allargava l'immagine di un buon 10-20% rispetto agli Audion.
Il punto culminante del Requiem di Verdi, presenta un coro a dir poco immenso (dal Teatro Alla Scala) con un'immagine alta ed ampia sulla scena: ancora una volta il SOP lo ha reso migliore e più grande, e si ha la sensazione di sentire più le singole voci che un tutt'uno omogeneo.
Il miglioramento nella definizione delle voci si è notato su svariati dischi che, d'improvviso, hanno guadagnato un maggior numero di cantanti negli accompagnamenti, oppure hanno evidenziato con più nettezza gli effetti della registrazione multipista. Il primo album dei Roxy Music (un consiglio: compratevelo!) contiene un pezzo che si chiama "If There Is Something" dove la parte musicale cambia con linee alternate rispetto ai versi: è uno strano effetto che non avevo mai notato ma che il SOP ha messo a nudo con precisione.
La dolce gamma media l'ho già menzionata, non è così diretta e rivelatrice come sul Ji300b ma personalmente credo che, con molti dischi, quest'ultima caratteristica possa rivelarsi come un eccesso di una cosa buona. E' anche un qualcosa che è facile da realizzare furbescamente, attenuando le frequenze estreme per rendere la gamma media più evidente. Il SOP evita questa trappola e rimane lineare lungo tutto lo spettro delle frequenze. Le voci femminili, specialmente quelle più acute, sono un test difficile da superare e i gorgheggi di Chrissy Hind, Nina Simone e Tracy Chapman fanno venire la voglia di raggiungerle e ringraziarle per la performance musicale.
Ed ora qualcosa di completamente diverso. Ho buttato sul piatto un rave che appartiene al mio passato, gli X-Ray Specs con "Bondage Up Yours", un pezzo con la voce strillante di Polly Styrene (la versione femminile di Johnny Rotten). Aveva così tanta energia che mi son ritrovato con 25 anni di meno a saltellare per la stanza. Il volume rasentava la soglia del dolore ma mi sono reso conto di quanto era alto solo quando ho spento l'impianto e le mie orecchie continuavano a fischiare. Questo è quanto le apparecchiature high-end possono dare: livelli da concerto senza che ce ne accorgiamo. Il fatto che questa canzone dalla timbrica affilatissima abbia mantenuto a quei volumi tutta la sua violenta durezza senza che la catena audio entrasse in crisi, la dice lunga sulla validità del set-up Orbe/SME4/Dynavector DRT-1s/Gold/Elevator/SOP/Polaris.
Le Polaris (o le mie orecchie) non sono in grado di testare l'asserzione del costruttore che parla di una linearità fino a 120 khz, gli acuti tuttavia non mancano di certo, piacevoli e raffinati come sugli Audion ma un poco più estesi. Su tutte le frequenze l'ampli si è dimostrato molto veloce: questa caratteristica ha reso la scena sonora leggermente più focalizzata.
So di aver già menzionato la cosa, ma vorrei enfatizzare il fatto che l'immagine si presenta più profonda ed ampia che con gli Audion: come con questi ultimi è realistica, solida, non certo eterea e rende più nettamente l'informazione relativa all'altezza.
Onestamente potrei tirare le somme dicendo che questo amplificatore ha un suono simile a quello dei miei Audion ma migliore sotto tutti i punti di vista, in pratica lo potrei considerare come un ottimo upgrade. Non scrivo spesso recensioni molto positive e credo che questa sia una delle poche... prima di giungere alle conclusioni finali, vi devo parlare di quello che non mi è piaciuto.
Una cosa che non mi piace è il nome. Non so perchè, mi suona un poco strano, so che deriva da quello di un amplificatore più costoso, il Pharao, ma credo che il SOP non abbia bisogno di questo legame ed il suo nome dovrebbe identificare solo lui.
Questo però non è un elenco di lati negativi simile ad una lista di desideri... L'ampli ha 4 ingressi e non ha il tape loop, è disponibile un'opzione con 8 + 2 loop ed un'uscita per il subwoofer che, però, fa lievitare il costo. Personalmente mi basterebbe un telecomando solo con il volume e farei volentieri a meno di tutto il resto, forse quel telecomando così complesso potrebbe essere un optional. La mancanza di uno stadio Phono è naturalmente cosa normale, al giorno d'oggi.
L'ultima osservazione, più che una critica, è una preoccupazione. Alcuni anni fa in occasione di un suo "tagliando" ai miei amplificatori, visitai David Chessel alla Audion. In quell'occasione, gli chiesi senza far tanti complimenti cosa sarebbe successo se la Audion un giorno fosse fallita ed io avessi avuto bisogno di una riparazione. Invece di prenderla come un'offesa, si limitò a rispondermi: "Qualsiasi tecnico Radio TV sarebbe in grado di ripararli". Questo è uno dei grandi vantaggi degli amplificatori a valvole. Sono apparecchi essenzialmente semplici e facili da riparare (se non da costruire!) per un qualunque tecnico elettronico dotato di un minimo di competenza. Alcuni valvolari high-end usano componenti "custom" che devono essere sostituiti con degli equivalenti, ma di solito sono comunque riparabili. Ho il sospetto che il SOP potrebbe aver bisogno della SQF per sopravvivere bene ed essere adeguatamente "tagliandato", visto anche il fatto che per una semplice sostituzione delle valvole è sconsigliato il fai-da-te. Con tutta quella high-tech adottata, simile in parte a quella di un ampli high-end allo stato solido, la SQF potrebbe esporre il SOP al pericolo di una problematica manutenzione a lungo termine. Per favore non fraintendetemi, non ho alcun elemento per pensare che il SOP non abbia un grado di affidabilità pari a quello di altri amplificatori, inoltre i selettori senza contatti dovrebbero essere meno soggetti all'usura, ma come per qualsiasi altro componente high-tech si può solo sperare che, nel caso qualcosa non funzioni a dovere, ci sia in giro qualcuno in grado di aiutarci.
Ad un primo sguardo, sarebbe facile scartare il SOP e considerarlo un mediocre ampli a valvole di bella estetica dotato di telecomando molto completo. Poi si prova a sollevarlo e... la tecnologia è leggera, ma i telai buoni ed i trasformatori di qualità pesano. E questo ampli è molto pesante.
Mi è piaciuto molto. Le opzioni di controllo che ha sono uniche e già queste, per molti, sarebbero un'ottima ragione per l'acquisto. Io le ho ignorate. Anche non tenendo in considerazione i suoi controlli elettronici, mi sento di affermare che le sue qualità sonore e la sua capacità di pilotaggio bastino ampiamente per giustificare il maggior prezzo rispetto agli Audion. Quando il SOP arrivò pensavo fosse buono, ma non che fosse l'abbinamento perfetto per le mie Polaris. Dopo due mesi con lui, mi ci vorrà una notevole forza di volontà per rimetterlo nel suo imballo e rispedirlo al costruttore. Mi mancherà, se avessi i soldi lo comprerei oggi stesso. Il fatto che il mio giradischi preferito, il Clearlight Recovery, provenga dallo stesso distributore (Innoplan), la dice lunga sulla sua capacità di giudizio. Certo se fossero soldi miei, lo sceglierei al posto del Ji300b. Nei prossimi mesi avrò un buon numero di valvolari high-end in prova: per ognuno di loro il Son of Pharao sarà una dura pietra di paragone.
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Traduzione italiana: Davide Baldini