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Prodotto: Opera Audio
LP 5.0
Produttore: Opera
Audio - Cina
Distributore: CometAudio
- Italia
Prezzo approssimativo: 4800 Euro
Autore: Geoff
Husband - TNT France
Recensito: Febbraio, 2005
Per potere comprendere questa recensione è essenziale che visitiate la pagina della metodologia che descrive come è stata condotta la prova, che va integrata con le note in calce che aggiornano sui cambiamenti.
Fra tutti i giradischi sin qui testati in questa serie di articoli, questo ben può considerarsi il più significativo. Perché? Perché, a quanto mi consta, si tratta del primo giradischi high-end realizzato in Cina, e l'esemplare piazzato sulla mia mensola è il primo ad essere recensito sul pianeta.
Ma perché le sue origini assumono tale importanza? Beh, pensateci per un attimo. Se, come me, vi interessate al mondo del ciclismo, saprete che l'industria ciclistica Cinese ha prodotto un vasto numero di bici classiche ed economiche, per lo più modelli arretrati o destinati a quei supermercati che te le danno in omaggio con la spesa di un fine settimana. Ora, se ve ne andate a zonzo per le strade del Paese a cavallo di quel bellissimo composto di lega ipertecnologica e fibra di carbonio, ci sono buone possibilità che sia stato realizzato in Cina. Il mio lettore iHP-120 basato su hard disk presenta la dicitura 'made in China'. I massicci diffusori che ho qui in prova, con il loro nome scandinavo e la loro raffinata finitura sono etichettati 'Made in Denmark', ma sono probabimente realizzati in Cina adoperando altoparlanti fatti in Cina. Vi siete fatti un nuovo schermo TV? Probabilmente è fatto in Cina.
E, venendo a noi audiofili, la pioggerella di amplificatori Cinesi a valvole si è rapidamente mutata in un'alluvione. Un tempo i grossi nomi Europei e Statunitensi commissionavano la realizzazione dei loro modelli alle aziende Cinesi, rimarchiandoli, ma ora un numero sempre maggiore di aziende ha iniziato a vendere con il loro nome, ed una di queste aziende è la Opera Audio, che ha avuto già un paio di amplificatori recensiti qui su TNT.
Dovesse ancora non esservi chiara la rilevanza di tutto il discorso, il punto è che, a poco a poco, in aree specialistiche, i prodotti Cinesi hanno iniziato come meramente economici e poi sono diventati apparecchi di buon valore, ma con prestazioni pari a quelli occidentali. Debbo dire che, al momento, non vorrei essere nei panni di un produttore occidentale di amplificatori a valvole, visto che ogni ampli a vuoto che esce dalla Cina migliora sempre in termini sia di prestazioni che di realizzazione. Certo, questi amplificatori sono costruiti partendo da una base di costo-lavoro del tutto irraggiungibile dall'industria occidentale. Mi sa tanto che fra 10 anni l'industria occidentale degli amplificatori a valvole sarà ridotta ad un minuscolo gruppetto di specialisti estremamente cari.
Ora in Opera stanno provando a fare lo stesso coi giradischi. Nei loro cataloghi troviamo già due giradischi con pretese high-end, ma sono piuttosto scheletrici. Il che ci porta dritti dritti al giradischi in esame, il modello LP 5.0.
Quando la Opera Audio mi ha mandato le prime foto del prototipo di questo giradischi, devo dire di essere rimasto davvero stupito. Il design dei prodotti cinesi è spesso "muscoloso", americano, oppure strano, o, talvolta, "industriale". L' LP 5.0 è una "caramella per gli occhi" (come direbbe Scott) di primissimo ordine. Non somiglia a nessun altro giradischi sulla Terra. Quel favoloso telaio sensualmente ricurvo ricavato da un massello vividamente colorato, una nera lastra superiore in lega, e tutto culmina con un bel piattone in acrilico. Ha davvero un aspetto di classe... Non continuo, perché si suppone che non siano queste queste le cose importanti, ma guardate le foto ed immaginatevelo in salotto: io l'ho fatto...
E poi c'è il
fatto che l' LP 5.0 non è solo un giradischi, quanto piuttosto
un "sistema" formato da giradischi e supporto, e che
supporto! Le foto non gli rendono davvero giustizia: è fatto
con due lastre di marmo chiaro lucidato separate da massiccie colonne
in lega anodizzata a sezione triangolare - il tutto è
tensionato mediante barre filettate che attraversano la struttura. La
forma del marmo riecheggia le curve del giradischi, con le colonne
poste direttamente sotto i coni che protendono dalla sua base.
Questo
significa che il supporto non funge anche da portaelettroniche, visto
che, in realtà, a parte qualche piccolo apparecchio come un
pre phono, non c'è spazio fra le gambe per piazzarci un
qualsiasi apparecchio di dimensioni standard. Inoltre, quel supporto
non avrebbe alcuna utilità con giradischi di pianta diversa da
quella del LP 5.0.
Si tratta di una combinazione di elementi che
pesa più di 80 Kg... Non ho idea di quanto il supporto costi a
produrlo, o a che prezzo potrebbe essere venduto da solo, ma non
sarei sorpreso se da solo costasse il doppio della sezione
giradischi; naturalmente avrà un effetto fondamentale sul
suono del giradischi, specialmente dal momento che sono stati
specificamente progettati l'uno per l'altro. Il supporto vi arriva in
due scatole diverse e vi tocca montarne i pezzi, ma fa tutto parte
del divertimento...
Ma torniamo al pezzo che gira in tondo. Qui vorrei ringraziare la Opera. Sarebbe stato così semplice per loro fornirmi il solito corso di filosofia su come la forma è "calcolata con cura per rompere ogni onda stazionaria", che il legno è stato selezionato da "una quercia di 400 anni e rivestito con una resina magica precedentemente nota solo a Stradivari", o che il piatto "è di una speciale lega militare" (perché sempre "militare"?). Invece no: il giradischi mi è stato spedito esattamente così com'è, lasciandomi decidere per conto mio la rilevanza delle sue particolarità.
In realtà,
esaminandolo con attenzione ci si può rendere conto che ciò
che la Opera ha fatto è stato mantenere il progetto
relativamente semplice, e seguire una sana e radicata "buona
fattura": è un progetto conservatore. In sostanza, si
tratta di un progetto che vede una base solida che sostiene un
massiccio insieme perno/collare in acciaio, a perno invertito, con
una sfera di ceramica come cuscinetto. Su tutto riposa uno spesso
piatto in acrilico, del tipo che si incontra su molti giradischi,
anche se mai cosi ben realizzato...
La trasmissione avviene a
mezzo di una lenza, un filo di nylon che dovrebbe isolare il piatto
dal motore senza il contraltare del rimbalzo elastico tipico delle
normali cinghie di gomma. Inoltre consente di rimanere molto bassi
come costi per i ricambi :-)
Il motore Belga in corrente continua
è posto in un alloggiamento separato, che poggia su una base
in sughero ricavata all'interno della struttura lignea del telaio.
Anche l'alimentatore è nascosto in un incavo al di sotto del
telaio ligneo. Questo significa che il giradischi poggia sulle tre
punte delle quali è equipaggiato, e non c'è alcun altro
pezzo separato, né il motore, né l'alimentatore
esterno.
Dicendo che il progetto ha seguito una radicata "buona fattura" voglio dire che, guardando da vicino, non c'è nulla che si distingua sorprendendomi o preoccupandomi. Il cuscinetto e la basetta del braccio sono rigidamente connessi, senza alcun gioco. Sono entrambi avvitati ad una placca in lega spessa 1 cm, che poggia tramite tre cilindri in lega sulla parte lignea del telaio. L'uso del piatto in acrilico è ormai un'abitudine, i motori in continua sono popolari, il perno invertito è "a la mode" ecc.
Si tratta di un progetto semplice e di tutti i giradischi che ho avuto qui solo l'Audiomeca e l'Opus erano più immediati nell'installazione. Semplicemente si tira fuori dalla scatola la base in legno e lega e la si piazza sul supporto. Il perno è già in sede, quindi non resta che piazzare la manica ed il cuscinetto e lubrificare con una goccia dell'olio che viene fornito. Poi si lascia cadere gentilmente il piatto a posto. Si prende il motore e lo si alloggia nel recesso del telaio. Si mette in bolla il giradischi agendo sulle punte in lega regolabili con l'ausilio della livella a bolla che si trova sul pressadisco. Poi si monta il braccio... Semplice!
Tutto ciò che
rimane è allacciare la cinghia attorno al piatto e alla
puleggia del motore, ed accendere. Adoperando il disco stroboscopico,
pure fornito, si regola la velocità agendo su due minuscole ed
evasive vitine poste in cima all'alloggiamento del motore. Questa è
un'operazione da ripetere periodicamente: si tratta dell'identico
sistema adoperato sulla maggior parte dei motori in continua, ma è
uno strazio dopo avere provato l'alimentazione solida ed
autoregolante dell'Orbe.
L'alloggiamento del motore ha un
interruttore per selezionare fra 33.3/spento/45, ma l'interruttore
sul davanti sarà l'unico che in pratica verrà
utilizzato nella maggior parte delle situazioni.
Il tutto è reso ancora più semplice dal manuale di istruzioni illustrato con chiare fotografie. Sinceramente non potete sbagliare, e, in questo caso, affidare l'installazione al venditore sarebbe superfluo.
Ma ciò presuppone che abbiate passato un'oretta ad avvitare le varie parti del magnifico supporto: dovrete essere almeno in due per le operazioni di bilanciamento. E' una cosa semplice e ben spiegata, ma non realizzabile senza un bel po' di muscoli...
Una volta in moto, il
giradischi è un piacere da usare, l'assenza di sospensioni
facilita molto il posizionamento del braccio e l'interruttore sul
davanti è davvero bene accessibile. L'unica stranezza è
che la velocità potrebbe oscillare leggermente man mano che il
cuscinetto si riscalda, specialmente nei primi utilizzi, ma dopo
circa 10 minuti la stabilità della velocità è
eccellente, come l'Orbe.
Personalmente, ho sempre acceso e fatto
marciare il piatto prima di usarlo, o addirittura l'ho lasciato
costantemente acceso. Non c'è bisogno di fermarlo per cambiare
disco, perché il pressadischi va subito a posto, e si impara
subito ad appoggiare il disco in rotazione così da non farlo
strisciare contro la dura superficie del piatto. Se, comunque,
fermate il piatto, occorrono poi circa 30 secondi per raggiungere una
velocità stabile, poiché la cinghia slitta
(deliberatamente) un bel po'. Il funzionamento è davvero
silenzioso, sia dall'esterno, che suonando un solco non modulato.
Qualche problema l'ho incontrato nel montaggio dei fonorivelatori. Lo spazio sotto la basetta del braccio è solo di 30 mm., dopodiché si colpisce la placca di alluminio che forma la parte superiore del telaio. Quando ho montato lo SME4 la distanza fra base e canna era appena sufficiente a farci entrare il fonorivelatore DRT-1s. Il Dynavector 507 semplicemente non c'entrava. Invece, con l'Hadcock avevo tutto lo spazio che volevo. La Opera può fornire distanziatori per incrementare lo spazio a disposizione sollevando la basetta del braccio, ma se il punto inferiore del braccio è il pilastrino, allora bisognerà abbassare la base per recuperare l'orizzontalità della canna, e siamo punto e a capo. Se il punto più basso del braccio si trova nel montaggio, allora il distanziatore è un'ottima soluzione. Se tutto fallisce, la Opera può anche fornire dei distanziatori per sollevare il cuscinetto, e quindi il piatto, con ciò aumentando lo spazio, ma compromettendo l'equilibrio visivo del progetto. A parte questo, il giradischi accetta ogni braccio, di qualsiasi massa o lunghezza (a differenza dell'Orbe).
Ancora una volta ci troviamo al cospetto di un giradischi senza braccio e ancora una volta mi trovo a dover ringraziare la Hadcock per la fornitura del suo Hadcock 242 Silver. Questa unità è stata recensita qui su TNT ed è abbastanza poco problematica e di qualità molto elevata.
Prima di iniziare,
altre scuse... Nella mia recensione del SOTA Millenium sono stato
costretto ad abbandonare i rigidi criteri delle mie prove di
giradischi perché quel dannato apparecchio era così
grande che non sarebbe mai entrato nella mia mensola da giradischi.
Il risultato è stata una recensione di taglio minore. In
questo caso le cose vanno peggio, molto peggio. Un progetto a telaio
rigido è molto sensibile a ciò su cui poggia, perché
in effetti l'isolamento, e quant'altro, fornito dal supporto fa tutto
il lavoro svolto dalle sospensioni in un giradischi flottante.
In
questo caso il giradischi in prova è arrivato col suo supporto
dedicato, che inevitabilmente caratterizza il comportamento del
giradischi come sistema complessivo dei due elementi. Ma qui ho tre
bambini, ed una moglie che permette ai miei giradischi di irrompere
nel salotto, ma che non consentirebbe che un giradischi con supporto
vi venisse piazzato in mezzo.
Perciò eccomi qui a provare
in realtà solo una metà del giradischi, una cosa valida
come prendere un giradischi a telaio flottante, eliminare le
sospensioni e lasciare il telaio direttamente sul supporto per
giradischi. Mi rendo perfettamente conto che ciò non è
corretto né nei confronti del LP 5.0, né di voi
lettori, che attendete almeno qualche commento definitivo da queste
prove. Sia come sia, la prova ha comunque seguito la procedura
standard come descritta nella metodologia, con la sola unità
motore provata sul supporto per giradischi Clearlight. Questa leggera
e tremula base non potrebbe essere più diversa dal supporto
della Opera. Pertanto, ogni conclusione di questa recensione è
severamente viziata, ed andrebbe vista solo come la più vaga
delle impressioni iniziali. Conto di prendere a breve qualche
iniziativa in proposito, ma ne parleremo poi.
Allora, sia la coppia Orbe/SME4 che quella LP 5.0/Hadcock montano i fonorivelatori Music Maker (MM), entrambi connessi mediante identici cavi di segnale Audionote al Lehmann Black Cube SE Twin. Entrambi i giradischi su supporti Clearlight.
E dunque? Beh, qui ci sono naturalmente due variabili: il giradischi ed il braccio. Ho già scritto in precedenti articoli che l'Hadcock si abbina alle MM meglio dello SME, che può suonare un po' sporco. Con l'LP 5.0 le cose non cambiano, e nell'area della raffinatezza e della chiarezza l'Orbe viene di gran lunga superato. In pratica, l'abbinamento si è rivelato estremamente buono, senza alcun eccessivo "carattere" del giradischi, il che ha pemesso alla presentazione pulita, controllata e dettagliata della MM di farsi avanti.
La prestazione in basso era notevolmente pulita, però mancava un po' l'"aria" della registrazione. So che suona strano usare i termini "basso" e "aria" nella stessa frase, ma la riproduzione dell'acustica del luogo della registrazione dipende da quell'ottava inferiore. Qui è l'Orbe a staccarsi di brutto.
Ora facciamo più sul serio. Lo SME4 è stato progettato per essere usato con le migliori puntine MC, con le quali si trova molto più a proprio agio; le due Dynavector avvitate, i valori di sensibilità e carico del Black Cube Twin cambiati, e via con un'altra battaglia.
Ora diventano più manifeste quelle cose che nella precedente sessione si intuivano soltanto. Montati sull'Orbe, lo SME e l'Hadcock suonano davvero diversi, ma le differenze sono sorprendentemente piccole se si considera l'enorme distanza che separa le loro filosofie costruttive. Con lo SME montato sull'Orbe e l'Hadcock sull'LP 5.0 le differenze erano abbastanza grandi.
L'LP 5.0 ha fornito una prestazione molto compatta, controllata; la ricostruzione dei dettagli si equiparava a quella dell'Orbe. Ascolto Madonna che canta "He's not in love with me anymore", gli "he's" vengono spesso ingoiati dal missaggio: lo LP5.0 li ha resi quasi tutti. Si tratta di una prova dura, sia per la ricostruzione del dettaglio che per la dinamica; la prima si spiega da sè mentre per fine dinamica voglio dire che la voce che parla in sottofondo non si perde nella massa delle altre cose che si succedono. Anche l'immagine era precisa e tridimensionale.
Eccoci ad un'altra pecca nella prova. In diverse prove il basso piuttosto spumoso/nuvoloso e soffice dell'Orbe è stato rivelato dal confronto con molti altri giradischi. Per quanto mi riguarda, la cura è così economica e facile, che pare impossibile non usare la versione modificata col 'blu-tac', almeno per parte del tempo in cui si fanno i confronti. Certamente l'LP 5.0 ha messo in luce i difetti del basso dell'Orbe, dal momento che la sua prestazione è risultata più serrata, più veloce e meno colorata. Ma in raffronto con l'Orbe modificato le cose non sono state più così semplici: ora l'Orbe ci dava davvero dentro con profondità e pulizia sino ai registri inferiori che producono quel grande spazio acustico. Al confronto, l'LP 5.0 suonava più serrato, ma il basso non respirava nello stessa maniera naturale, in quanto la trama, la forma ed il decadimento dell'ottava inferiore suonavano un po' "seduti". Per certi versi mi è sembrato come una versione molto migliorata del Rega Planar3 o addirittura simile al Roksan Xerxes.
Questa superiore resa dello spazio acustico permette all'Orbe anche un palcoscenico più aperto e naturale, mentre l'LP 5.0 suonava ancora una volta serrato e preciso, ma un pelino senz'anima.
Questa supermazia dell'Orbe va però stemperata da due considerazioni. In primo luogo, senza il suo bravo Blu-tac l'Orbe arriva netto secondo rispetto all'LP 5.0; inoltre, cosa più significativa, l'Orbe poggiava su un supporto col quale si trovava bene e che io so essere ideale per lui, mentre l'LP 5.0, crudelmente separato dal suo supporto, era come un sub senza pinne. Ho davvero pochi dubbi che la combinazione LP 5.0 + supporto sia superiore al giradischi come provato, peccato che non posso confermarlo... ancora.
Impacchettato l'Orbe, eccomi a giocherellare con bracci, fonorivelatori e pre-phono, finalmente attrezzato per adoperare il favoloso stadio pre ESE Nibiru con la Dynavector XX2 montata sull'Hadcock e la XV-1s sullo SME.
Smontare lo SME dall'Orbe e rimontarlo sull'LP 5.0 ha confermato le mie conclusioni dello stadio 2. La profondità e la risoluzione del basso del'Orbe (modificato col blu-tac) è stata sostituita da una presentazione più serrata e meno naturale. Man mano che si sale in frequenza le differenze diventavano sempre meno importanti, fino al punto in cui, arrivati agli altissimi registri, potrei dare all'LP 5.0 un lieve vantaggio in termini di definitiva estensione. Un aspetto della prestazione dell'LP 5.0 che mi ha impressionato di più è stato il suo serrato controllo del ritmo. Che stesse suonando 'Be Still' dei Los Lobos o 'Caravan' di Art Blakey, l'LP 5.0 è riuscito a mantenere unito tutto l'insieme, senza apparire eccessivamente cadenzato come lo Xerxes - per dirla tutta, sotto questo aspetto ha battuto l'Orbe per un naso ed il SOTA per una incollatura.
Durante questo periodo ho suonato molti vinili, naturalmente, e lo ha fatto anche Kate, ed il risultato è stato che lei ha sviluppato una netta preferenza per l'LP 5.0. Ne ha amato l'aspetto e la sua facilità d'uso, e ne ha trovato il suono semplicemente ottimo. Prima che qualcuno mugugni che il suono è l'ultima cosa cui lei baderebbe, vi rammento che è Kate la musicista in famiglia e che è la meno tollerante quando si parla di suono. A differenza di me, non sarebbe in grado di determinare la prestazione musicale di un componente, ma ci mette pochissimo a capire che le cose vanno "male".
Ricordate che questa è solo una guida provvisoria per chi usa il giradischi senza il suo proprio supporto; appena potrò la aggiornerò, ma fino ad allora questo è quanto di meglio posso fare...
Categoria |
Voto |
Commenti |
Bellezza |
+3 |
il mio preferito;-) |
Livello delle finiture |
0 |
praticamente perfetto |
ingegnerizzazione |
0 |
buona costruzione ma semplificata |
Compatibilità giradischi/braccio |
+2 |
Accetta ogni braccio, a patto che lo spazio sotto la canna sia adeguato. |
Stabilità della velocità |
0 |
eccellente, si può regolare finemente. |
Senso del tempo |
+1 |
|
Dinamica |
-1 |
Ottima, ma il peso del basso dell'Orbe lo pone di un pochino in avanti. |
Ampiezza del palcoscenico |
0 |
Davvero impressionante |
Profondità del palcoscenico |
-1 |
Come sopra |
Profondità del basso |
-2 |
|
Controllo/velocità del basso |
+1 |
|
Restituzione del dettaglio |
+1 |
|
Chiarezza del medio |
+1 |
|
Estensione degli alti |
+1 |
|
Qualità degli alti |
0 |
|
Colore complessivo |
+2 |
|
Realismo |
-2 |
Gli manca un po' dell'"anima" dell'Orbe |
Fattore "mi mancherai" |
-1 |
vedi postscriptum |
Vi avevo avvertito: non è una recensione completa. Infatti, ciò che avete appena finito di leggere è poco più di una descrizione tecnica di base con alcune risibili note d'ascolto. Ma ricapitoliamo cosa abbiamo imparato.
Siamo abituati ad associare Cina ad economico. L'LP 5.0 non è economico. A 4.500 Euro è lievemente più caro dell'Orbe, che ha un assemblaggio alimentatore/motore più sofisticato, e le cui sospensioni sono senz'altro più complesse da realizzare. Per contro, l'LP 5.0 non può essere visto solo come un giradischi, ma come un insieme giradischi e supporto, non facciamoci ingannare dal fatto che i due elementi si possono separare. Il vantaggio dell'Orbe è abbastanza ridotto, e localizzato nell'area della prestazione sul basso, dove il supporto mostra tutta la sua importanza: non sarei così sorpreso di scoprire che l'intero sistema 5.0 è superiore, anche se non posso dirlo con certezza! Aggiungere un supporto di simile qualità all'Orbe porterebbe il prezzo oltre quello dell'LP 5.0. Aggiungerei anche che in termini di valore l'Orbe è una noce dura da schiacciare: alla Michell sanno bene come sfruttare le economie di una produzione di lunga durata di un componente di duraturo successo, un altro produttore potrebbe raddoppiare il prezzo.
La produzione Cinese è talvolta stata anche associata alla scarsa qualità, ma qui debbo dire che nessun giradischi che mi sia passato tra le mani può dirsi superiore all'LP 5.0 per questo aspetto: semplicemente non è un problema. Se avessi dovuto indovinare le origini di questo giradischi, lo avrei ascritto ad un produttore italiano, visto che questa combinazione di stile, qualità costruttiva ed arte ebanistica sono tipici di diversi produttori italiani.
Ma a causa di una procedura di recensione così corrotta, non sono in grado di dare una definitiva raccomandazione. Però, ignorare l'LP 5.0 o la sua significativa presenza sarebbe da stupidi - Se vi state guardando intorno per un giradischi a questo livello di prezzo, e specialmente se avete modo di fare spazio a tutto il sistema giradischi+supporto, allora è necessario che lo ascoltiate prima di comprare qualsiasi altra cosa. Il fatto che la Opera venda attraverso una rete di affermati distributori fa una bella differenza rispetto all'oramai usuale vendita diretta dalla Cina degli amplificatori: una prospettiva rischiosa nella migliore delle valutazioni...
Diverse recenti recensioni mi hanno lasciato in imbarazzo a causa della mia mancanza di disponibilità per le prove di apparecchi. Il mio impianto composto di valvole SE e trombe non è adatto a provare la stragrande maggioranza degli ampli e delle casse. Problematiche domestiche hanno colorato le mie prove di giradischi, e, ad essere sinceri, mi sono proprio stufato di smantellare ogni volta il mio impianto del salone. La risposta sta naturalmente nel costruire una stanza fatta apposta per fungere sia da salotto che da stanza d'ascolto, dove potere provare i componenti senza tanti compromessi, e questo è il mio proposito per gli inizi del 2005. La stanza verrà usata anche come biblioteca/sala da musica, così sono riuscito a persuadere il "Generale".
Così ora sto assemblando un impianto per questa sala e la sorgente principale sarà l'LP 5.0. No, non si tratta di un magnanimo regalo da parte di un riconoscente produttore: l'ho proprio comprato (quantunque ad un buon prezzo). Spero di affiancargli il Dynavector 507 che sarà perfetto non appena mi procurerò un cavo speciale per dare un po' di spazio sotto la basetta del braccio. perché l'LP 5.0? In primis, perché mi sentivo colpevole :-) La nuova sala potrà accogliere il sistema completo di supporto, così sarò in grado di scrivere un'aggiunta a questa recensione; ma anche perché questo piatto è capace di accettare ogni braccio. Sono oramai tre mesi che ho qui un 507 senza essere mai stato in grado di provarlo, in quanto il suo peso ne rende impossibile il montaggio sull'Orbe: molto frustrante. Non è il miglior giradischi che abbia mai ascoltato, ma è comunque ottimo e credo che ci sia molto da aspettarsi una volta accoppiato al suo supporto. Infine, è il più bel giradischi che abbia mai visto e ho sempre perso la testa per i bei musetti.
Dopo la lettura di questo pezzo, spero sia evidente che senza le seguenti aziende questa serie di prove sarebbe stata impossibile: li ringrazio tutti :-)
Michell engineering - http://www.Michell-Engineering.co.uk
'The Cartridge Man' - http://www.thecartridgeman.com
Graham Slee - http://www.audiocontrol.co.uk
Clearlight - http://www.clearlight-audio.de
AudioNote UK - http://www.audionote.co.uk
Dynavector Japan - http://www.dynavector.co.jp
Lehmann Germany - http://www.lehmannaudio.de
Impianti usati
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© Copyright 2005 Geoff
Husband - www.tnt-audio.com
Traduzione: Carlo Iaccarino
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