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Prodotto: braccio Audiomods Serie Five
Produttore: Audiomods - UK
Prezzo: circa 800 euro (1.000 euro il modello in prova) - il prezzo può variare
Recensore: Geoff Husband - TNT Francia
Pubblicato: Dicembre, 2016
Traduttore: Roberto Felletti
Riesaminare un componente che è stato aggiornato, spesso è un compito ingrato. In molti casi, l'“aggiornamento” non corrisponde a un miglioramento progettuale, bensì a qualcosa che il produttore è forzato a fare. Il caso peggiore è stato la proibizione delle saldature a base di piombo (in recepimento della direttiva UE RoHS - Restriction of Hazardous Substances Directive, direttiva sulla limitazione d'uso delle sostanze pericolose), che è passata pressoché inosservata, ma che ha causato molte notti insonni ai produttori hi-fi e che, in alcuni casi, ha portato alla realizzazione di prodotti di qualità decisamente inferiore. Come capita quando i costruttori apportano modifiche ai diffusori nel caso in cui gli altoparlanti non siano più disponibili, oppure gli operazionali escano di produzione, o le meccaniche CD non siano più reperibili, tutti questi cambiamenti forzati vengono nascosti tirando in ballo un nuovo modello migliorato... Spesso, io preferisco il vecchio al nuovo...
Lo stesso ragionamento può essere applicato a questa recensione; il braccio Audiomods, da me recensito, è stato uno dei componenti più straordinari che abbia esaminato nel corso degli ultimi 17 anni (o giù di lì), e uno dei cinque componenti, elencati nella mia galleria di prodotti di tutti i tempi, in qualità di braccio dal prezzo accessibile, considerando sia le prestazioni high-end sia l'estetica. Essenzialmente, la sua costruzione è basata sul Rega RB-250, anche se bisogna avere una vista d'aquila per capirlo. In seguito, Rega ha modificato la colata del braccio originale, e quindi le prestazioni sono cambiate di conseguenza. La buona notizia è che, poiché Rega ha il controllo completo del braccio, è altamente improbabile che abbia prodotto qualcosa di qualitativamente inferiore.
Il braccio, che mi ha colpito così tanto quattro anni fa, è stato aggiornato non solo nell'asta, ma sono stati migliorati anche altri dettagli e resta disponibile con il nome di Classic; è un affare incredibile, essendo il prezzo sceso sotto i 650 euro. Ma Jeff Spall ha preso il progetto e ha spinto il processo di modifica parecchio più avanti, producendo la Serie Five. Anche se sono del tutto fiducioso che il Classic sia altrettanto valido dell'originale, mi è parso ancor più logico dare uno sguardo alla nuova “ammiraglia”...
Gran parte di questa recensione ripeterebbe quanto avevo già scritto nell'articolo sul Classic originale, per cui, anziché scrivere un doppione, vi invito a leggere quella pagina...
Ebbene, dico, con piacere, che il Sig. Spall non ha perso la mano e che la realizzazione e le finiture sono eccellenti come nell'originale; direi, esemplari. Il braccio in prova è rifinito con la stessa lucidatura brillante del Classic, ora riservata però solo alle ordinazioni speciali; la finitura standard è in argento-perla-satinato a spruzzo che, teoricamente, può influire sul suono ma non lascia ditate. Nel caso specifico, ho scelto il modello con regolazione micrometrica, principalmente per vedere come è stata implementata, anche perché io non sono uno che passa il tempo a regolare il peso di lettura per ogni disco...
I cambiamenti nel nuovo braccio sono considerevoli. Nel Classic il porta-cuscinetto orizzontale era aperto in alto, mentre ora un solido raccordo in lega unisce i lati per sostenere il cuscinetto. Anche l'albero verticale del cuscinetto è solido e si inserisce nell'alloggiamento orizzontale del cuscinetto medesimo. Il contrappeso è fornito smontato ed è corredato di vari tipi di spessori e pesi, allo scopo di ottenere un'accoppiata braccio/testina il più precisa possibile; l'operazione porta via un po' di tempo, ma per chi ama il tweaking è una vera goduria. Sono previsti spessori anche per il porta-testina, per lo stesso motivo: controllo completo sulla Massa Efficace... Il poggia-braccio ora è tutto in lega, più che altro una modifica estetica, per cui, ancor più di prima, risulta difficile distinguere questo braccio dal Rega originale.
Il braccio, oggetto di questa recensione, è caratterizzato anche dalla presenza di un cavo continuo in argento e di un micrometro per la regolazione, per un prezzo complessivo pari a circa 1.000 euro. Il micrometro è abilmente ricavato da un meccanismo standard di rilevazione micrometrica, lavorato a macchina, ed è collegato alla base del braccio. Naturalmente, esso preme sulla base mentre gira; ciò fa sollevare il braccio senza problemi, permettendo la lettura del valore corretto. Ma, muovendo verso il basso, c'è un certo gioco prima che il braccio scenda, per cui la misurazione esatta può essere effettuata solo verso l'alto. L'aspetto più importante dell'intera procedura è (per me) che il micrometro opera senza pregiudicare l'integrità della base del braccio. Il clamp standard (allentato girando una vite a “f” con testa ad alette) è ancora in posizione, per tenere il braccio nella sua sede. Molti meccanismi di regolazione del peso di lettura (Triplanar, VPI, ecc.) necessitano che la colonna del braccio sia filettata, in un modo o in un altro, allo scopo di permettere il movimento verso l'alto e verso il basso; questo, inevitabilmente, pregiudica la rigidità, aggiungendo molte filettature al componente che, in realtà, sostiene il braccio. Sono sicuro che qualcuno dirà che si tratta di un aspetto irrilevante, ma io non vedo come possa essere altro che dannoso.
In funzione si comporta esattamente come il braccio Classic: facile da usare, del tutto normale, tranne un meccanismo di antiskating leggermente complesso ma efficace, e con la piacevole aggiunta di una piccola cunetta, lavorata a macchina, posta al centro della parte superiore dell'alloggiamento del cuscinetto, allo scopo di evidenziare il fulcro per i goniometri a singolo punto, quali il Feickart.
Convivo con il Classic da quattro anni, ho acquistato il braccio recensito, e devo ammettere che si è comportato meravigliosamente in tutto questo tempo. Questo significa che sono personalmente conscio delle sue potenzialità, e le mie opinioni odierne sono in gran parte le stesse di quelle esposte nella recensione originale.
Sostituire il Classic con il Serie Five è stato, ovviamente, molto semplice. Montato sul mio giradischi Acoustic Solid sembrava perfino più bello del Classic stesso, e nel giro di un'ora tutto era configurato e operativo. Per iniziare ho usato la testina Dynavector 17D3, semplicemente perché la uso con il Classic da un anno. La prima sensazione è stata di sollievo, perché il braccio suonava in maniera molto simile al Classic già da subito; tutta l'energia, il dettaglio e la velocità erano ancora lì. E il primo disco ascoltato, Ziggy Stardust, suonava in maniera molto simile a come suonava con il Classic. Dopo un po', ho cominciato ad avere l'impressione che ci fosse qualcosa in più sul basso, ma non ne ero convinto. Questa registrazione è abbastanza leggera e non è il massimo come qualità, per cui non è l'ideale per una recensione; tuttavia, con alcuni bracci e alcune testine può diventare spigolosa e devo dire che suonava proprio in maniera sufficientemente spigolosa. ;-)
Per capirne di più, ho messo sul piatto World Machine, dei Level 42, che ha confermato quanto si supponeva, cioè che la Serie Five ha quel pizzico di profondità in più e ha un basso più chiaramente definito, oltre a essere musicale più che mai. La gamma alta e quella media suonavano pressoché identiche. Pertanto, la prima e, forse, più importante conclusione a cui ero giunto era che l'impronta sonora di famiglia era rimasta la stessa, senza alcuna debolezza ma con alcuni punti di forza principali, il più evidente dei quali era il livello della velocità, quasi quello dell'Artemiz. Ma la Serie Five aggiungeva qualcosa in gamma bassa.
Poi sono passato alla mia copia Sony di A Kind of Blue, su vinile 180 g, che è stata corretta per girare alla velocità giusta. Non sono certo di non preferire la versione “sbagliata”, ma anche così resta una buona stampa, risalente all'età d'oro delle registrazioni. Basta ignorare il sibilo del nastro (mai invadente) e si ascolta qualcosa che fa vergognare molte registrazioni moderne, fino al punto di conservare il singolare errore allo scopo di dare quella grande sensazione di uno spettacolo dal vivo.
Il vinile di “A Kind of Blue”, di Miles Davis
Anche in questo caso, la definizione del basso era superiore, ma con una registrazione di questa qualità il suono tende a essere più cupo. La differenza era pressoché quella che passa tra avere il mio subwoofer REL Stentor acceso o spento. Il basso non cambia granché, ma il palcoscenico si riduce leggermente, manca qualcosa nell'aria tra gli strumenti e nell'ambiente d'ascolto. Con il REL, ovviamente, può esserci solamente un cambiamento nel basso; io sono convinto che accada qualcosa di simile con la Serie Five, la migliore definizione e il miglior controllo del basso portano benefici lungo tutto l'intervallo di frequenze. Pertanto, ho tirato fuori registrazioni che conoscevo, dal basso notevole e acustica da sala da concerto, e il trucco si è ripetuto: le registrazioni Sheffield di Harry James, Un americano a Parigi, Take Five, qualcosa dei Tears for Fears, ecc. È successa la stessa cosa e il cambiamento mi è piaciuto. Riguardo l'esclusione del REL, l'effetto non era “tutto o niente”, però quando non c'era lo si notava. Comunque, non capitava con ogni registrazione, perché in molte non ci sono tanti bassi sotto i 50 Hz, oppure la qualità della registrazione stessa non permetteva di metterlo in evidenza.
E, a essere sinceri, quella era la differenza principale tra i due bracci; significativa, certo, ma quel genere di differenza per la quale la gente paga migliaia di euro per poterla ottenere con una testina o un braccio migliori.
E, come il Classic, questo braccio è, ovviamente, in grado di essere abbinato alle migliori testine del mondo. La Dynavector DRT-1t semplicemente spiccava il volo con esso e non si aveva mai la sensazione che fosse abbinata a un braccio “economico”. Però, per restare con i piedi per terra, l'ho anche provato con la Music Maker e anche in questo caso ha operato brillantemente; la sua elevata tensione di uscita la rende compatibile con molti pre-phono valvolari, ma la sua, relativamente elevata, cedevolezza può essere uno dei motivi per cui si abbina con bracci provvisti dei migliori cuscinetti, che siano bracci unipivot o a sospensione cardanica di qualità superiore. Infatti, è diventata una delle mie cavie per saggiare la qualità dei cuscinetti e i bracci Audiomods hanno funzionato superbamente con essa, rendendoli i bracci più economici disponibili in grado di fare ciò. Tanto per farmi due risate, ho montato la testina Rega Carbon, un clone Audio-Technica modificato da circa 40 euro, e devo dire che sono rimasto molto contento nello stare seduto a godermi il risultato...
Considerato individualmente, il Serie Five è un braccio sensazionale per il prezzo. In base alla mia esperienza, pressoché nulla gli si avvicina, tutto considerato, tranne il Classic del medesimo produttore. In un confronto testa-a-testa con prodotti quali un Triplanar o uno SME V, ci sarebbero persone che, in realtà, preferirebbero l'Audiomods in certe situazioni. Anche il Classic andrebbe bene, ma la maggiore definizione in gamma bassa del Five si rivolge a un'area in cui i super-bracci hanno ancora un leggero vantaggio.
In base alla mia (seppur limitata) esperienza, il Five ha un unico serio rivale, parlando di bracci fino a 1.300 euro, e questi è il suo più economico fratello Classic. Se utilizzate qualcosa di diverso da un sistema largabanda o se il vostro impianto non è proprio ai vertici della gerarchia dell'alta fedeltà, potreste non riuscire ad ascoltare nulla di significativo per i vostri 200, o poco più, euro. Il Classic non sfigura in alcun impianto; montatelo su un giradischi da 13.000 euro, come ho fatto io, mettete una testina da 10.000 euro ed esso riuscirà comunque a far vedere di cosa è capace. In un impianto simile, il Five andrà ancora meglio, ma le differenze saranno sottili, non fondamentali. Per un impianto di prezzo intermedio, diciamo 2.500 euro tutto compreso, il Classic sarebbe più indicato, mentre i benefici del Five sarebbero marginali. D'altro canto, se non ci si lascia prendere la mano dalla smania di upgrade, entrambi i bracci Audiomods sono componenti che non necessitano di upgrade, ma, ad un certo punto, la differenza tra il Classic e il Five diventa maggiore.
Quindi, se già possedete un Classic dovreste sentirvi insoddisfatti e fare l'upgrade? Nella maggior parte dei casi direi un deciso no, perché già avete un braccio high-end; spendete altrove i vostri soldi. Ma se il dilemma è acquistare uno anziché l'altro, la domanda è molto più articolata: il Classic ha un migliore rapporto qualità/prezzo, ma il Five è sostanzialmente superiore; dipende tutto dalla qualità dell'impianto e quanto in alto volete scalare la montagna della vostra ossessione audiofila. 200 euro in un senso o nell'altro: ai livelli di cui parliamo è una cifra risibile? La decisione spetta solo a voi.
Vinile | Dr Feickert Blackbird - SME V-12 - Music Maker - Dynavector Karat 17D3 |
Stadi phono | GramAmp Era Gold - Lehmann Black Cube Twin. - ESE Nibiru |
Lettore CD | Audionote Zero CD/DAC |
Amplificatore | Ayon Audio Crossfire |
Cavi | FFRC e Sonic Link (di potenza) - fai-da-te in argento (di segnale) - Audionote in argento (di segnale) |
Diffusori | Loth-x Polaris - subwoofer REL Stentor |
© Copyright 2016 Geoff Husband - Geoff@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com
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