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Prodotti: Giradischi
Roksan Xerxes X, Braccio Roksan Artemiz
Produttore: Roksan
- UK
Prezzo approssimativo: Giradischi + Alimentatore = 3.000
Euro/$, Braccio 1.500 Euro/$
Recensore: Geoff
Husband - TNT France
Prova pubblicata: Dicembre 2002
Per potere comprendere questa recensione è essenziale che visitiate la pagina della metodologia che descrive come è stata condotta la prova.
E' il 1985. Sono un giovane insegnante con l'intero potere d'acquisto che tale professione consente. Ma amo la musica e così brucio 250 sterline per un Linn LP12 usato - perchè quel giradischi? Perchè si trattava DEL migliore, una bestia così potente che sin dalla sua introduzione sul mercato nel lontano 1972 ha dominato talmente la scena Hi-Fi britannica che la maggior parte dei produttori stranieri di giradischi Hi-End non si prendeva neppure la briga di esportare in Gran Bretagna. E perchè avrebbe dovuto farlo, quando ogni recensione finiva con "molto buono, ma un LP12 va meglio e costa la metà"?
Certo, c'erano anche un paio di altri produttori, come Michell e Pink Triangle, ma erano pesci piccoli: il primo basava le sue vendite principalmente sull'aspetto dei suoi prodotti, e l'ultimo sul passaparola di un pugno di addetti ai lavori e rivenditori. Con questo stato di cose, lo LP12 conquistò anche gli USA, dove, però un mercato di maggiori dimensioni e portafogli più gonfi mantennero vive le alternative.
Poi, in quell'anno, iniziarono a circolare delle voci su un nuovo giradischi, lo Xerxes, fatto dalla Roksan, un'azienda sconosciuta, che stava cambiando le carte in tavola. Non solo si diceva che fosse buono quanto lo LP12, ma costava anche lo stesso prezzo, e per la prima volta si era trovato qualcosa che riusciva a mettere nella loro piena luce tutte le qualità di quel "braccio meraviglia", il Rega RB300 (che non è mai andato bene sui Linn). E quindi l'intera combinazione superava il vecchio maestro equipaggiato con l'ITTOK. Si trattava anche di un progetto molto diverso, originale e fresco: la battaglia era cominciata.
All'inizio sembrò che potesse andargli bene, e per i successivi otto anni parve proprio che il novellino facesse le scarpe al vecchio matusa, mai guardandolo dall'alto in basso, ma contribuendo certamente a quel cambio di mentalità che portò ad una visione più realistica dello LP12 come un giradischi competitivo, ben costruito ed efficace, piuttosto che il non plus ultra del suo genere.
Ma alla fine si può dire che la vittoria arrise allo LP12. Anche se entrambe le aziende si dedicarono anche a realizzare altri apparecchi, è stato lo Xerxes ad uscire di produzione, mentre è lo LP12 quello che è rimasto sul fronte. Alla fin fine, non fu la competizione che uccise lo Xerxes, perchè sarebbe sempre stato in grado di competere sotto il profilo sonico; il vero motivo furono quelle basette del braccio che con l'andar del tempo si imbarcavano al limite dell'inutilizzabile e quei ricambi che non si trovavano mai: siamo ben lontani dal Linn praticamente a prova di bomba e dal suo leggendario servizio di assistenza.
Ma le cose non stavano proprio come sembravano. In realtà si trattò più di una ritirata strategica che di una sconfitta, e lo Xerxes stava per risorgere, come una Fenice dalle proprie ceneri, sotto la forma dello Xerxes.X, con prestazioni attese uguali o maggiori di quelle originali, e con una costruzione che assicuri la longevità del prodotto. Per indorare la pillola, agli attuali possessori di Xerxes "sgangherati" venne offerta la possibilità di acquistare uno Xerxes.X a condizioni vantaggiose, restituendo il vecchio modello, del quale sarebbero stati riutilizzati su quello nuovo il piatto ed altre minuterie.
L'altra metà di questo duo è il braccio Artemiz. Come il giradischi al cui servizio è stato progettato, si tratta di un progetto originale. E' anche un braccio che ho posseduto in passato per molto tempo.
Nota - Dopo avere
scritto quest'articolo l'ho inviato al produttore per un "controllo
sui fatti". Lo faccio sempre: dà ad ogni produttore la
possibilità di correggere qualche sciocchezza e, se lo
desidera, di replicare, anche se non per farmi cambiare opinione
sulla qualità sonora, naturalmente.
In questo caso il
risultato è stato una telefonata di mezz'ora da parte di
Touraj Moghaddam, progettista e fondatore della Roksan, durante la
quale sono riuscito a prendere molti appunti che mi hanno aiutato a
comprendere almeno una parte delle inusuali prestazioni dello Xerxes.
Ma debbo dire che l'impressione più forte è stata
quella di trovarmi di nuovo di fronte ad un altro produttore il cui
primo amore è stato il vinile, nonostante che esso riguardi
solo una piccola parte del suo catalogo. Mi corre anche l'obbligo di
aggiungere che mai in alcun modo Touraj ha provato ad influenzare il
contenuto o il risultato dell'articolo che state leggendo: voleva
solo parlare di giradischi :-)
Giradischi - Come ho
detto, lo Xerxes osò essere diverso e la prima cosa che si
volle abbandonare fu il tradizionale controtelaio sospeso. Qui,
invece, abbiamo una 'contro-base' che ha praticamente la
stessa funzione, ma è smorzata tramite un composto polimerico
in modo molto più rigido del tradizionale telaio su
molle.
L'idea è quella di superare il problema della
torsione del controtelaio su molle indotta dal piatto e causata dal
diverso attrito esercitato dala puntina quando legge i transienti più
forti, cosa che uccide il senso del tempo e la dinamica. Infatti la
contro-base, essendo isolata rispetto al motore e smorzata, offre
effettivamente un isolamento maggiore di una base solida; il tutto si
completa con una terza base e dei piedini d'appoggio molto cedevoli,
raggiungendo un grado di isolamento pari a quello di molti giradischi
a controtelaio flottante. Il piano superiore, con la tradizionale
foggia "a taglio" Roksan, l'accorta posizone del motore e
della basetta del braccio, nonchè la comprensione delle forze
che agiscono sul braccio vanno oltre il mero aspetto esteriore...
Il motore, asincrono a corrente alternata, è montato in maniera tale da permettergli di flettersi verso il piatto in funzione della modifica della coppia richiesta: anche qui si vuole combattere il problema delle oscillazioni del controtelaio indotte, in questo caso, dal motore. In Roksan ritengono che il piatto debba controllare la velocità, e che il motore debba solo fornire lo spunto e l'energia per far continuare a girare il tutto. Il problema è che quando un motore sincrono viene posto sotto sforzo può rallentare o stentare: nello Xerxes questa situazione fa muovere il motore verso il piatto, per ridurre la trazione, così il motore stesso si mantiene operativo sempre sul valore ottimale di coppia. La cosa comporta anche che la cinghia è mantenuta sotto tensione costante, anzichè essere sottoposta ad un tira-e-molla che la forzerebbe ad immagazzinare e rilasciare energia in modo incontrollato.
Il motore è alimentato da un'unità esterna con aggancio di velocità controllato da un cristallo ( di quarzo; n.d.t.): si tratta del costoso alimentatore DS1.5 con modulo XPS5 in un involucro in stile Caspian - un insieme di apparecchi dall'estetica ragguardevole che ben si accorda con altre combinazioni della serie Caspian.
Il piatto pesa circa la metà di quello di un LP12, ma, dal momento che la sua massa è concentrata verso il bordo esterno, l'inerzia totale vista dal disco è in realtà maggiore, mentre, contemporaneamente, il cuscinetto deve fare i conti con una massa inferiore. Si compone di due parti, un piatto interno ed uno esterno, ciascuno con differenti frequenze di risonanza.
Veniamo al sistema perno/cuscinetto. Invece della solita soluzione massiccia, qui troviamo un perno lungo e sottile, dall'orientamento convenzionale. Viene dichiarato come un vero sistema "a punto singolo", anche se, a differenza dei bracci unipivot, deve naturalmente prevedere un manicotto di contenimento che eviti la caduta laterale del piatto. Un'altra stranezza è che l'estremità superiore del perno presenta un diametro molto minore rispetto al foro del disco. Per adeguarne le dimensioni, ci si deve piazzare su un cappuccio di plastica quando si appoggia il disco sul piatto, così che viene assicurata la funzionalità di centraggio; poi il cappuccio di plastica si toglie, così il disco rimane centrato, ma resta a contatto solo col piatto, senza toccare null'altro.
Venendo all'aspetto estetico, credo che lo Xerxes sia molto bello nella maggior parte delle finiture disponibili, tutte in vero legno. Purtroppo, l'esemplare in prova era in "frassino nero" (sempre vero legno) che aveva un po' l'aspetto di un residuo degli anni '80: meglio un altro tipo di legno. Per il resto, la qualità della costruzione è ottima, anche se debbo comunque continuare a preferire lo LP12, seppure di poco: se si cerca un giradischi dall'aspetto classico, per me è ancora lo standard da battere.
L'Artemiz è scuro e misterioso. Ricoperto da uno strato di un opaco materiale antirisonante nero, come un caccia Stealth, non eguaglia lo SME con la sua luccicante lucidatura, ma ha comunque l'aspetto di sapere il fatto suo. La conchiglia portatestina dell'Artemiz è realizzata in modo tale da essere sostenuta da un supporto simile ad una mensoletta formata appiattendo l'estremità della canna. Le imponenti sedi delle articolazioni, sia verticale che orizzontale, sono sopra e sotto la canna (non immediatamente sotto, come invece nei bracci Rega/SME/Linn, ecc). Tali sedi sono lavorate in pieno, un massiccio pezzo squadrato che si estende penetrando un altro pezzo lavorato con macchine da taglio a controllo numerico che formano la base. Pertanto, il numero delle parti che compongono il tutto è di gran lunga inferiore a quello di qualunque braccio cardanico, il che è generalmente ritenuto un fattore positivo.
Ed anche i cuscinetti
di articolazione sono strani (alla Roksan parlano di "Articolazione
Piramidale"), perchè sono fatti in modo da avere un certo
gioco. Si tratta di tre cuscinetti a sfera da 2 mm posti attorno al
vero punto d'appoggio, costituito da un cuscinetto a sfera da 1,5 mm.
In posizione di riposo, il braccio viene retto con un po' di gioco
dalle tre sfere maggiori; invece, quando lo stilo si pone nel solco
del disco in rotazione, il braccio viene leggermente tirato in avanti
e poggia con maggiore rigidezza solo su due delle tre sfere da 2 mm.
Maggiore è la trazione cui il braccio è sottoposto,
come ad esempio nei transienti, più rigidamente il braccio
viene retto dalle due sfere, e più rigida risulta tutta la
struttura.
Il risultato è una frequenza di risonanza (1.400
Hz) più alta di ogni braccio. Ed anche con una frizione
lievemente inferiore a quella di un braccio unipivot. L'obiettivo è
quello di avere i vantaggi di un braccio cardanico (praticità
operativa, rigidità e stabilità) e di evitare le pecche
dei bracci su cuscinetto ("chiacchiericcio dei cuscinetti",
problemi di consumazione, udibilità del rumore di rivoluzione
dei cuscinetti). La capacità del braccio di ben funzionare sia
con la difficile Music Maker, sia con modelli a bobine mobili
high-end suggerisce che l'idea funziona...
Le particolarità
realizzative proseguono con un contrappeso "intelligente"
che proprio si appende sotto la canna: qui l'idea è che quando
la puntina si solleva seguendo un'ondulazione del disco, il peso si
sposta dal baricentro e di conseguenza la forza d'appoggio si riduce
proprio nel momento in cui lo stilo ne ha bisogno (per non essere
eccessivamente compresso, n.d.t.), mentre durante il (successivo)
abbassamento della puntina avviene il fenomeno opposto:
effettivamente la puntina "vede" una massa effettiva minore
di quanto in realtà sia (ed anche questo spiega l'amore di
questo braccio per le Music Maker).
Il contrappeso, inoltre,
disaccoppia il peso dal braccio. Normalmente le vibrazioni viaggiano
dallo stilo verso il braccio e, attraverso la canna, arrivano al
contrappeso; questa grossa massa non fa altro che riflettere queste
vibrazioni rispedendole verso la puntina: molti contrappesi si
servono di un disaccoppiatore di gomma per evitare questo fenomeno,
ma ciò si traduce inevitabilmente in uno smorzamento variabile
con la frequenza. Invece, nell'Artemiz le vibrazioni generate dalla
puntina non incontrano il contrappeso e viaggiano lungo il braccio
per scaricarsi nella base, che è molto più adatta a
smorzarle. L'effetto pendolo del contrappeso è accordato a 2
Hz, fra la frequenza delle ondulazioni della superficie dei dischi e
le pedate sul pavimento, quindi non dovrebbe creare problemi,
quantunque con piani sospesi elasticamente si potrebbe creare qualche
interferenza.
L'antiskating si regola con una vite e una molla, e si blocca con una chiave Allen sottile come un capello.
Per ultimo, la regolazione dell'angolo di tracciamento verticale (VTA). Probabilmente avrete letto (come me) che l'Artemiz ha un VTA fisso, come i Rega. Non è proprio così, ma è un lavoraccio regolarlo. Sostanzialmente, il perno di montaggio del braccio è filettato, come quello dei Rega, ma ci sono due dadini che tengono bloccata la basetta; ci sarebbe anche da lavorare di fino con delle punte filettate che vanno dal dadino alla guarnizione rigida, ma a voi davvero non importa nulla. Basta dire che modificare il VTA richiede la rimozione del braccio ed un buon numero di imprecazioni: se siete dei maniaci del VTA e cambiate spesso testina, l'Artemiz vi manderà al manicomio; quantunque il risultato promesso è una base del braccio molto più rigida. Alla fin fine, voi lo pagate, e voi scegliete cosa fare...
L'installazione è più semplice della maggior parte dei giradischi sospesi, l'alimentatore permette di passare da 33 a 45 con la semplice pressione di un pulsante, e l'avvio è molto veloce. Le idiosincrasie del braccio le ho illustrate, e si spera che sia il rivenditore a regolarvelo, ma, a parte il VTA, non è più difficile o migliore di molti altri bracci. Dopo la sua installazione, non dovete fare altro che piazzare il cappuccetto sul perno, mettere un disco sul tappetino, levare il cappuccetto (che prontamente cadrà a terra, perdendosi: la Roksan dovrebbe prendere coscienza di tale problema e fornirne un sacchetto da dieci), e ascoltare.
A volte certi
componenti vi si insinuano lentamente nella testa, e iniziate a
pensare che sono qualcosa di diverso, nel bene o nel male, solo dopo
un certo periodo di convivenza. Altre volte una particolarità
vi si para innanzi non appena la musica inzia, ed influenza ogni
altro aspetto di quel componente.
L'insieme Xerxes/Artemiz
appartiene a quest'ultima categoria e la sua caratteristica
istantanea ed evidente è stata un incredibile senso del TEMPO.
Il giradischi mi è parso attraversare ogni disco a rotta di
collo, portandomi con sè. Al confronto, l'insieme Orbe/SME
sembrava uno che si aggirava per casa appena svegliato. Mi sono
subito insospettito, ed un'analisi della velocità ha
confermato che il Roksan andava l'1% più veloce dell'Orbe (che
va piano). Questa variazione è inevitabile con alimentatori
che non permettono il controllo della velocità (esempi? L'Orbe
e lo Xerxes), per via di lievi variazioni nelle tolleranze ammesse da
ogni costruttore: identici limiti valgono anche per le lacche
originali... Questo spiegava parzialmente l'effetto riscontrato, ma
certamente mancava qualcosa. Questo tipo di falso ritmo (un
"trucchetto" comunemente usato da certi produttori di
giradischi) si rileva davvero solo con delle prove a confronto
diretto (salvo che non abbiate un perfetto senso dell'intonazione)
come quella che stavo conducendo io; anche se si è trattato di
un effetto che mi aveva colpito in mezzo agli occhi senza l'aiuto del
confronto con l'Orbe. No, il Roksan non necessita di alcun aiuto
artificiale per esser la cosa più veloce che abbia mai
ascoltato.
Inoltre, l'Artemiz si è trovato molto bene con la Music Maker: se volete montare una Music Maker su un braccio cardanico, allora quell'articolazione un po' lasca e libera rendono l'Artemiz un partner ideale. Anzi, mi spingo fino a dire che si è avvicinato moltissimo all'Hadcock sotto questo aspetto: anche lui ha fatto sembrare il suono dello SME un po' "sporco" e "seduto".
Come per il ritmo, l'insieme Roksan ha tirato fuori dal disco un sacco di dettaglio, cosa buona specialmente agli estremi banda, un altro modo sicuro per esprimere una prestazione dal buon ritmo e ben cadenzata: "Be Still" dei Los Lobos sfrecciava via a velocità folle, ma sempre con un perfetto senso del tempo.
L'Artemiz non può sostenere il peso di una DRT-1 (ma sono disponibili contrappesi più pesanti), quindi ho usato solo la XX-2, che non è poi così diversa come progetto dalla Shiraz proprio della Roksan. Lo SME si è trovato molto meglio con una MC di alto rango, ed ora i punti di forza e le debolezze di entrambe le combinazioni si erano fatte più chiare. Il Black Cube Twin ha permesso il confronto a commutazione rapida delle sorgenti così brillantemente come ci si aspettava.
Mi è sembrato che il Roksan presentasse un lieve vantaggio per quanto riguarda il dettaglio fine, anche se l'insieme Orbe/SME dava un po' più di anima e consistenza: come al solito le voci femminili, Rickie Lee Jones, Tracy Chapman e Joni Mitchell avevano tutte qualità più corpose ed organiche. Il Roksan è tornato a colpire con percussioni fulminee ed una presentazione più pulita e asciutta, senza quel leggero gonfiore dell'insieme Orbe/SME (vedi il tweak economico). Anche se R.L. Jones aveva perso un po' di calore, il suo bassista avava guadagnato elasticità e potenza. Si ha la sensazione che mentre l'Orbe si sofferma sulla trama del pezzo, il Roksan va dritto al nocciolo. La potenza sul basso dell'Orbe è notevole, ma il registro inferiore del Roksan è più definito e veloce.
Mi rendo conto che quanto detto sinora delinea un quadro di differenze nette, ma in realtà, ad eccezione del senso del ritmo del Roksan, i due giradischi non sono poi così distanti l'uno dall'altro, tanto che ognuno di essi può ben inserirsi nello stesso impianto, senza avere necessità di cambiare componenti per dare il meglio di sè. Comunque, le loro caratteristiche si sono rivelate abbastanza differenti da riuscire a riconoscerli al buio, e la scelta su quale preferire potrebbe avere molto a che fare con ciò che ascoltate, piuttosto che con cosa ascoltate. Quantunque ognuno si comporti bene con ogni tipo di musica, il Roksan deve proprio essere la scelta dei rocchettari (quel ritmo, le grandi percussioni con basso fulmineo e ben sincrono), mentre l'Orbe seduce con le voci femminili, disegna le sottili trame di una prestazione di musica classica o di un Jazz sonnacchioso.
E' arrivato il momento: ho impacchettato e riposto l'Orbe e ho giocato per due settimane con il Roksan; il risultato? Mi è piaciuto un sacco. Sia con la pulizia quasi da Cd della Music Maker, sia con la più suadente Dynavector, rende divertente la musica, almeno quella che ascolto io. A volte il suo ritmo toglie il respiro e può stancare, ma capita raramente, e se è il prezzo da pagare per la capacità di trattare assieme ritmi impossibili, allora così sia. D'altronde, è facile da usare (una volta installato, non si sballa) - un punto enfatizzato da quanto Kate aveva voglia di usarlo (lei odia gli unipivot :-) ) - ed ha un bell'aspetto, a patto di evitare la finitura in frassino nero... La Roksan mi ha anche fornito il suo stadio phono Reference, che ho usato durante lo Stadio 3 della prova, che ha fornito ottime prestazioni, con le medesime priorità del giradischi: è in arrivo un articolo tutto dedicato a lui, quindi non fatemi aggiungere altro.
Categoria |
Voto |
Commenti |
Bellezza giradischi/braccio |
-2/-4 |
Una sorta di classico con tocchi moderni |
Livello delle finiture giradischi/braccio |
-1/-3 |
Non mi è piaciuto il nero e la finitura del braccio non raggiunge gli standard SME |
Ingegnerizzazione giradischi/braccio |
0/-2 |
Difficile fare un raffronto: sembrano entrambi convenzionali, ma non lo sono |
Compatibilità giradischi/braccio |
0/2 |
Il giradischi accetta la maggior parte dei bracci da 9". Il braccio ha bisogno di un contrappeso più pesante per reggere testine-mostro, ma altrimenti va bene con tutto |
Stabilità della velocità |
0 |
Eccellente, ma un po' veloce |
Senso del tempo |
+2 |
Finora il migliore, ma un tour-de-force |
Dinamica |
-1 |
Ottima, ma il basso dell'Orbe vince di un'incollatura |
Ampiezza del palcoscenico |
0 |
Ampio e naturale |
Profondità del palcoscenico |
0 |
|
Profondità del basso |
-2 |
Buona |
controllo/velocità del basso |
+4 |
Molto veloce, intonato e pompante, senza apparente sfasamento |
Restituzione del dettaglio |
+2 |
|
Chiarezza del medio |
+2 |
Aperto pulito e veloce |
Estensione degli alti |
0 |
|
Qualità degli alti |
0 |
Più chiaramente definito o più spigoloso agli estremi gamma, a seconda dei gusti |
Colore complessivo |
0 |
Sia l'Orbe che il Roksan hanno carattere: con l'Orbe è il calore, con il Roksan è il ritmo |
Realismo |
0 |
Diverso, ma ugualmente valido, in funzione dell'impianto/musica |
Fattore 'Mi mancheraì |
-1 |
Molto difficile lasciarsi: nel mio caso l'aspetto dell'Orbe è stato l'arbitro finale |
L'insieme
Xerxes/Artemiz non rappresenta la salvezza dell'umanità, ma,
proprio come il suo predecessore 18 anni fa, offre prestazioni ottime
in tutte le aree, eccezionali in alcune; è anche altrettanto
individuabile ed originale. E' altamente competitivo rispetto agli
altri giradischi a questo livello di prezzo e deve considerarsi un
potente candidato per un ascolto a confronto con altri riferimenti
tradizionali, come l'Orbe ed anche - oso dirlo - lo LP12.
L'unico
punto di vantaggio che dò all'Orbe sullo Xerxes riguarda il
solo aspetto esteriore - il che potrebbe anche danneggiare la mia
credibilità audiofila, ma è così - ma in termini
di suono ci arriva vicinissimo, e se non li vedessi, probabilmente
preferirei, di poco, lo Xerxes.
Il braccio è la
parte dimenticata della coppia: persino i possessori di un Roksan
guardano allo SME piuttosto che all'Artemiz. Il fatto è che lo
SME è più bello e più facile da installare; ma
in termini puramente di suono l'Artemiz è facilmente
accoppiabile. E' dimostrabilmente superiore con puntine ad alta
cedevolezza come la Music Maker, ed eguaglia il grande SME con le MC
high-end, cedendo un po' di corposità del basso in cambio di
dettaglio, velocità e chiarezza del medio. Io stesso ne
possedevo uno un paio d'anni fa, e il cambio in favore del mio
attuale SME è stato mosso principalmente dalla sua facilità
di installzione mentre stavo conducendo una serie di prove di
testine: dal punto di vista sonico, si è trattato, al più,
di uno spostamento laterale.
Personalmente credo che l'Artemiz
meriterebbe di essere visto su molti più giradischi,
specialmente come un'indolore progresso rispetto ad un qualsiasi Rega
(usa la stessa basetta).
Dopo la lettura di questo pezzo, spero sia evidente che senza le seguenti aziende questa serie di prove sarebbe stata impossibile: li ringrazio tutti:-)
Michell engineering - http://www.Michell-Engineering.co.uk
'The Cartridge Man' - http://www.thecartridgeman.com
Graham Slee - http://www.gspaudio.co.uk/
Clearlight - http://www.clearlight-audio.de
AudioNote UK - http://www.audionote.co.uk
Dynavector Japan - http://www.dynavector.co.jp
Lehmann Germany - http://www.lehmannaudio.de
Impianti usati
|
© Copyright 2002 Geoff
Husband - - http://www.tnt-audio.com
Traduzione italiana: Carlo
Iaccarino
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