Prodotto: Lettore CD Opera Audio 5.0
Costruttore: Opera Audio - Cina
Prezzo approssimativo: 3000 Euro
Recensore: Geoff Husband
Recensito: Giugno 2006
Traduttore: Savino Sandro
I pochi di voi che seguono le mie recensioni sui giradischi già sanno che sono rimasto molto impressionato dall'Opera Audio LP 5.0. Si trattava di un giradischi high-end cinese con una qualità costruttiva ed un suono paragonabili a quelli migliori realizzati in occidente. Così non mi sono sorpreso quando l'Opera ha voluto che provassi la corrispondente sorgente digitale, il lettore CDP 5.0.
Uno degli aspetti eccellenti dell'LP 5.0, se ricordate, era la sua base di legno semplicemente graziosa, così come il suo rivestimento. Il CDP 5.0 sembra usare la stessa base, o perlomeno molto simile, ma stavolta invertita ovvero con la sezione più larga rivolta verso l'alto invece che sul retro. Quindi le sezioni sono accoppiate parallelamente ma rimangono distinte l'una dall'altra. Il piano superiore è composto da una spessa lastra di alluminio trattato da 20 mm e al centro è posto il coperchio sotto cui è alloggiato il CD. L'effetto complessivo è sensazionale, analogamente ad alcuni lettori CD molto costosi, e come questi la finitura e le dimensioni sono "importanti". In un giradischi questo tipo di stile estroverso sembra abbinarsi molto bene, invece qui c'è un mix di sensibilità che in qualche modo è fuori dalla norma, qualcuno lo sopporta mentre qualche altro lo adora. Personalmente posso conviverci e di certo fa un po' girare la testa..
OK, è un cabinet grazioso e lo è anche nella sostanza. Non l'ho pesato ma il sito dell'Opera riporta il suo peso pari a 30 Kg: infatti ho dovuto penare per alzarlo e posizionarlo sul tavolinetto. Questo peso è in parte dovuto all'intelaiatura ma anche ad alcuni trasformatori posti internamente e ad altra componentistica sempre di qualità. Insomma sembra che non sia stata utilizzata componentistica a montaggio superficiale.
Tecnicamente è un lettore avanzato caratterizzato da: caricamento dall'alto, meccanica flottante Sony, convertitore sigma delta 24/192, uno speciale "super-clock", uscite bilanciate ed RCA ed infine un'uscita digitale RCA. Comunque l'aspetto più interessante è l'utilizzo di uno stadio di uscita a valvole (6H30) - questo anche per le iniziali intenzioni di produrre un lettore con uscita variabile, che ora invece è fissa. Gli stadi di uscita valvolari nei lettori high-end sono molto apprezzati per la loro estetica però in questo caso tale stadio rimane ben nascosto alla vista, d'altronde è stato concepito dal progettista avendo come obiettivo finale la resa sonora piuttosto che quella decorativa. L'unica carenza significativa è la capacità dell'HDCD, ma per quanto questa possa essere rilevante la sua importanza è discutibile visto il catalogo limitato e dall'incerto futuro. E su questo punto, aggiungo, quelli che si domandano perché qualcuno dovrebbe investire ancora su una tecnologia obsoleta come quella dei CD, dovrebbero entrare nel loro negozio musicale di fiducia e contare i SACD ed i DVD-A presenti sugli scaffali e quindi chiedersi se è il caso di spendere altri soldi su questi formati compromessi piuttosto che ascoltare la loro collezione di CD.
Mi sono divertito nel vedere i cinque pulsanti sul piano superiore, "on/off", "play", "pause", "stop", e "next and previous". Non posso onestamente affermare di aver bisogno d'altro. La superficie di lega trattata ha questi piccoli e bizzarri tasti identici con le stampigliature quasi invisibili. Inoltre è nero, sottile e sdrucciolevole, ed è costruito giusto per accedere al suo interno. I miei pensieri sull'estetica sono generalmente ben noti ma questo, nonostante la qualità costruttiva, è una realizzazione molto "dimessa".
Quindi la bestia è stata installata su un supporto appena decente per giradischi della Clearlight Audio, non altrettanto adatto all'uso come lo stand dedicato, ma visto che non mi è stato fornito e non avendo un ambiente adatto ho fatto il meglio che ho potuto.
I lettori integrati li trovo belli da provare in quanto non devo districarmi con le varie interconnessioni, oltre al collegamento con la sezione pre dell'Audionote M3. L'accensione è stata accompagnata da un debole "clic" e quindi l'apparato si è acceso, pronto per l'uso. Aprendo la copertura dove alloggia il CD, composta da una pesante lega e nylon, si scopre il "pozzo" nel quale si pone il CD che poi si copre con un disco di gomma magnetico. Il riposizionamento del coperchio fa partire la lettura, per cui rimane solo da premere "play".
Un sospiro... il tempo che passa dal posizionamento del coperchio a quando il lettore è pronto a leggere è di circa 4 secondi - piuttosto lento - e si perdono altri 4 secondi per ascoltare la musica dopo aver premuto il tasto del "play", tempo sempre eccessivo per accedere ad un brano. Il problema è che non si può solo premere il "play" e sedersi. Occorre attendere che il lettore riconosca il disco, e solo allora premere play quando ci si è assicurati che l'operazione è riuscita. Anche dopo 3 mesi, a volte metto un CD nel lettore premendo subito "play" e mi siedo, per poi dovermi rialzare per premerlo nuovamente. Ok, so che devo prepararmi ad un certo ritardo, ma se il mio Onkyo di 15 anni fa necessita solo di una sola pressione del "play" per le operazioni di lettura, di riconoscimento del CD e quindi per l'ascolto così che io possa subito sedermi, ed il tutto in 5 secondi, non vedo perché l'Opera non debba farlo. Sono favorevole all'imitazione del rituale del disco in vinile, con il posizionamento del disco di gomma sulla sede del CD, ma se questa opzione implica tali altre problematiche allora preferisco l'ascolto musicale senza aspettare che un computer si autoselezioni...
Non sono un sostenitore del CD, in genere quanto si trova di meglio in questa tecnologia suona in modo poco interessante e con una gamma media un po' dura. Al massimo questi difetti vengono mascherati da una certa silenziosità, vista la mancanza delle ovvie distorsioni del vinile.
Ma l'Opera mi ha felicemente sorpreso - perché? Perché si è rivelato un grande e generoso lettore. Con l'esecuzione di certe scale musicali queste sembrano un po' disperdersi con i lettori CD, accade persino con il Mefisto, ma l'Opera a volte suona davvero bene come un giradischi.
Prendiamo ad esempio "Loving in My Babies Eyes" di Eric Bibb: si riscontrano una gran bella acustica, un gran bel basso ed il suntuoso baritono di Eric. E' proprio davanti a voi, e potete immaginare le sue espressioni facciali mentre canta. D'altro canto la chitarra squillante e la cetra (suppongo) sono chiare ed ariose, come non accade spesso nei CD. Ma l'impressione generale è sempre quella di una riproduzione senza sforzi - qualcosa che potete ascoltare per tutta la sera e che vi tiene interessati piuttosto che farvi venire sonno (o al limite un mix tra i due?).
Mentre vado verso la mezza età, ho una certa nostalgia per dischi come "Paranoid" dei Black Sabbath. Non lo dico per giustificarmi, ma il fatto che mi ritrovo ad ascoltarlo tramite un lettore CD pur avendone una copia in vinile è alquanto significativo. Questa roba spesso è registrata peggio sul CD, rispetto al vinile, in modo così duro ed appiattito da farvi venire un'emicrania, con la perdita del vigore musicale che la caratterizza. Tutto questo non succede con l'Opera 5.0, con il quale invece posso sedermi e godere il basso semplice ed assonnato di "Placet Caravan" ed essere poi risvegliato dalla voce di Dalek in "Electric Funeral". Tutto ciò è un elogio al grande Opera benché il suo gemello, il giradischi LP 5.0, abbia ancora le mie preferenze: devo però finirla di fare sempre il paragone con il giradischi per non uscire dal contesto di questa recensione.
Il fascino molto sottile di Norah Jones è indicato per le serate di relax, e l'Opera vi fa accendere il fuoco nel camino e tirar su da quella comoda poltrona... verso "The Long Day is Over"... così comodamente si gusta il tamburo accarezzato con le spazzole ed il contrabbasso, con tutto il "corpo" che rende questi strumenti reali anziché somiglianti ai loro sostituti elettronici.
Confrontarlo con un lettore high-end ben affermato (e considerevolmente più costoso) come il Mefisto è molto interessante. Quest'ultimo è raffinato e dettagliato situandosi un gradino più in alto dell'Opera. Specialmente con l'ascolto dei CD dell'Audiophile il Mefisto è davvero più audiofilo... per esempio Drumkits, registrato nelle casse dei tamburi e mixato posteriormente al soundstage, è reso più arioso rispetto all'Opera. Il vantaggio dell'Opera è che rimane più grande e più carnoso nella sua presentazione: si ottiene meno spessore e più arresto delle percussioni e, per esempio, nel paragone la voce di Mark Knopfler (quella incisa nello studio di registrazione) è più calda rispetto al Mefisto. Ancora una volta sto contrapponendo l'Opera con un dirimpettaio validissimo, dal cui confronto viene fuori che è estremamente capace ed abile a reggere il paragone anche se in modo relativo.
Con una grande varietà di generi musicali l'Opera si è dimostrato fiero di sé. Sotto alcuni aspetti, già menzionati, si è avvicinato alle caratteristiche di un giradischi e direi che, in un sistema ottimizzato proprio per un giradischi di qualità, l'Opera ci si ritroverebbe bene anche perché spesso si può aver bisogno di un cambiamento per ristabilire una certa armonia. Benché arranchi un po' rispetto ad alcuni lettori, come il Mefisto per esempio, sulla capacità di riprodurre ogni piccola oncia del dettaglio, sulla struttura armonica e sull'ambienza, in tutte queste cose si comporta comunque abbastanza bene a tal punto da lasciarsi alle spalle lettori anche più pregiati, potendo contare sulla rara abilità di riprodurre gli strumenti nella loro vera dimensione nella vostra sala d'ascolto.
Se i vostri gusti musicali sono la piccola orchestra, il jazz ed il folk con una certa ambienza allora l'Opera sarà eccellente per voi, ma ci sono altri lettori che sul dettaglio della registrazione sono più avanti. Se invece i vostri gusti sono più eclettici come ad esempio l'Heavy-Metal, i pieni orchestrali, il blues elettrico e le voci passionali allora l'Opera dovrebbe essere nella rosa dei preferiti per chiunque.
Non ho provato il CDP nell'utilizzo come sola meccanica, se l'avrò per un altro po' di tempo in esame lo farò senz'altro, ma presumo che con la robustezza e l'alta qualità che caratterizza questa sezione la prova sarebbe sicuramente positiva. Considerando però che il suo DAC ed in particolare lo stadio d'uscita sono una delle ragioni principali per il suo acquisto, mi sembra piuttosto bizzarro provarlo in questo modo. Avrei piuttosto desiderato che fosse stato previsto un ingresso digitale così da poterlo provare come DAC con altre meccaniche connesse ma scommetto che sarebbero state delle prove dall'esito scontato.
Il CDP 5.0 mi piace molto. Da un punto di vista del puro rapporto prezzo/prestazioni è un prodotto vincente: non potete acquistare di meglio a questo costo, così sensazionale e più pesante di così. E poiché l'Opera è un'azienda affermata e ben assistita dai distributori internazionali, non c'è neanche l'eventualità di comprare in modo "economico-ma-rischioso".
Visto invece da un'angolazione non prettamente economica non è male, non vi fa torcere le budella nella riproduzione musicale (che è la trappola nella quale cadono molti lettori CD con pretese high-end) e riesce ad estrarre divertimento e musica da qualsiasi cosa venga messa nella sua meccanica. Suona così come appare, potente e con un grande cuore. Ho spremuto le meningi nel pensare a cosa potessi accostarlo ed alla fine quello che potrei avvicinare il più possibile a questo lettore è il giradischi Linn LP12. Anche qui infatti avete a che fare con qualcosa che può essere criticabile per non avere il meglio nei molteplici aspetti della riproduzione musicale, ma che però entra in quello che potrebbe essere chiamato il "cuore" della musica, caratteristica eccellente e non ultima nella scala dei valori. Spesso questo è un eufemismo/giustificazione per una low-fi ma in questo caso, come per il Linn, c'è una presentazione della musica che in determinati contesti fondamentali è una approssimazione perfettamente valida dell'evento riprodotto e, ancora più importante, è alla fine un prodotto davanti al quale si è felici di sedere.
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