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Prodotto(i): Giradischi
ClearLight Recovery, braccio Rega RB900, Testina Einstein TU3
Prezzo
approssimativo: 9.000 Dollari americani/Euro
Recensore: Geoff
Husband
Recensito: Novembre 2001
Per potere comprendere questa recensione è essenziale che visitiate la pagina della metodologia che descrive come è stata condotta la prova.
Bene, eccoci qua. La
prima delle prove di giradischi, ed un grazie va a Werner per avermi
messo sulle tracce del Clearlight...
Questa volta siamo ritornati
in casa dopo una giornata fuori, ed abbiamo trovato il Clearlight
lasciato in bilico sulla cima delle mie scale d'accesso (che danno
direttamente sulla via pubblica), sotto la pioggia. Un giorno di
questi scriverò un acceso editoriale sulle "gioie"
derivanti dal servizio offerto dai vari corrieri.
Fortunatamente alcun danno era stato prodotto, quindi ho potuto procedere con il disimballaggio della bestia. Come era lecito attendersi, per esigenze di spedizione me l'avevano mandato sotto forma di vari pezzi da rimontare, però senza le istruzioni. Ciononostante, sono riuscito a mettere il tutto in piedi e farlo funzionare in una mezz'oretta, il che la dice lunga sulla sua concezione di macchina dall'approccio amichevole per l'utente; col Clearlight non c'è bisogno di sdraiarsi sotto il giradischi piazzato fra due tavolini: i proprietari di LP12 potrebbero chiedersi cosa fare nel tempo libero che rimarrebbe loro...
Il Clearlight mi è stato fornito come un "pacco completo", con un braccio Rega RB900 ricablato (rame "Incognito") ed una testina a bobina mobile Einstein MC: uno di quei modelli derivati dalle EMT per i quali molta gente impazzisce... Il tutto viene a costare 6000 Sterline, un po' di più della combinazione Orbe/SME IV/Dynavector DRT-1 che ho assunto a mio riferimento definitivo.
Il giradischi ha un sottotelaio: è un progetto a basi separate. Esso prevede due basi, poste una sull'altra e separate da un "blob" di una qualche sostanza cedevole, sul tipo del sorbothane. Alla base superiore si fissa il braccio, in quella inferiore trovano sede il motore e il cuscinetto del perno. Ciò fornisce un considerevole aumento dell'isolamento dalle vibrazioni a frequenza udibile, anche se non si arriva ai livelli di un vero telaio flottante, specialmente riguardo a disturbi indotti da passi e roba del genere.
Il principale
vantaggio di un tale sistema a basi separate, oltre alla facilità
di installazione, è che il sistema stilo/motore/cuscinetto
resta relativamente statico rispetto a ciascun suo elemento. Nei
giradischi a telaio sospeso la variazione nella forza di
trascinamento impressa allo stilo può trasferirsi come
trazione del telaio e, quindi, può tirare il sistema
braccio/cuscinetto verso il motore.
Ciò può
influenzare il senso del tempo e la prestazione sui bassi.*
Queste due basi sono rifinite con una "lacca nera", che
assomiglia più alla formica che alla vera lacca. Visto che si
tratta di un modello della Clearlight senza dubbio entrambe le basi
sono liberamente trattate col materiale RDC, la "polverina
magica" propria della Clearlight per assorbire le vibrazioni,
una matrice dura composta da elementi diversi come gomma e piombo...
Il sistema perno/cuscinetto sembra ben realizzato e sostanzioso: è convenzionale, anzichè del tipo "inverso" oggi così di moda. Il vero e proprio cuscinetto è una sfera di materiale ceramico e sembra che il perno che su di essa poggia sia ricoperto sulla punta con del materiale RDC sagomato per accoglierla. Come lecito attendersi da un oggetto di questo prezzo non c'è gioco nel perno, e l'attrito è minimo.
Poichè le basi non sono conduttive, attorno alla sede del cuscinetto c'è un nastro di rame per fornire lo scarico a terra del contropiatto: sembra un rimedio dell'ultim'ora, ma funziona. Il perno è solidale al contropiatto ed il movimento del motore viene trasmesso con una cinghia piatta. Detta così sembra un sistema convenzionale, come se ne trovano su molti giradischi di qualità, ma poi si vede che il contenitore del motore è fatto di un qualche polimero "intelligente", invece che del solito metallo. Alla Clearlight hanno iniziato offrendo delle abarthizzazioni per i Thorens, e un indizio delle loro origini si vede nel fatto che la cinghia è marchiata proprio Thorens :-)
Il "piece de
resistance" del giradischi è il piatto. Fatto di acrilico
traslucido, assomiglia a quello dell'Orbe per quant'è
profondo, ma ha un diametro maggiore di più di 4 cm rispetto
al disco. All'interno porta un anello di RDC come materiale
smorzante. Il bordo è scanalato in modo tale da rendere il
sollevamento del disco più facile che con piatti dalle
dimensioni convenzionali. Un pezzo di acrilico sagomato di tal fatta
non è economico e la rifinitura è impeccabile, a
partire dal marchietto dell'azienda nel centro (sfortunatamente
nascosto).
Al centro del piatto c'è un anello di
'leathermix' della Garrard e su tutto c'è un altro tappetino
che si inserisce alla perfezione in un apposito incavo. Il tutto si
appoggia sul contropiatto. E' previsto anche un bel peso da piazzare
sul disco per mantenerlo in sede è ci sono tre piedini
regolabili per il livellamento. L'effetto generale è molto di
classe, rovinato solo da due triangoli di una specie di similpelle
grigia chiara incollati alla base: sembrano un'aggiunta estranea e,
in effetti, ai nuovi acquirenti arrivano non attaccati, così
da lasciare la scelta se incollarli o meno. L'idea sarebbe che
formano un posto dove mettere il peso pressadisco: personalmente li
getterei nell'immondizia :-)
L'alimentazione del motore in corrente alternata è separata, in un grande contenitore, e prevede un interruttore acceso/spento/33/45: tutto ciò che vi serve.
Ed
ora, veniamo al braccio... si tratta del mio primo incontro con
l'RB900. Lui da solo si vende (versione col cablaggio standard) per
poco più di 600 Sterline. L'RB300 costa meno di 200 Sterline
e, onestamente, non riesco proprio a capire come il 900 possa essere
venduto a più di tre volte tanto.
La canna sembra la
stessa, anche per quanto attiene alle linee di fusione ed al "flash",
e l'unica differenza visibile sta nella finitura che, invece che
nera, è argentata, ma non al livello di quella dello SME e, a
mio giudizio, neppure più di classe rispetto alla finitura del
300. Anche la base in plastica che ospita i controlli di antiskating
è la stessa per i due modelli.
Indagando ulteriormente
nelle specifiche dichiarate, le sole differenze stanno nei cuscinetti
a tolleranze più ristrette, in un miglior cablaggio (ma sempre
economico), ed in un montaggio leggermente differente: sebbene
difetti ancora di regolazione del VTA sembra pure che sia stata fatta
una qualche lavorazione meccanica per fare un paio di fori nel
portatestina: i proprietari dell'RB300 potrebbero probabilmente farlo
pure loro in 5 minuti con un piccolo trapano ed una dima... Poche
persone direbbero che l'RB300 non è un affare, ma in confronto
l'RB900 è un furto vergognoso.
E, naturalmente, alla
Clearlight non lo lasciano così com'è. In primo luogo è
ricablato con cavo "Incognito". Si tratta di un unica
mandata di cavo in rame a conduttore solido, dai terminali della
puntina agli spinotti phono. Inoltre, il braccio è alloggiato
su una basetta speciale, sospetto che anche questa sia trattata con
RDC, che offre una regolazione del VTA di brillante semplicità,
la cui sede può accogliere perfettamente anche quella per lo
SME V (ed il mio IV).
E qui sta la stranezza: il Recovery è
disponibile con la base per lo SME, per 3.400 Sterline, il che
comporta che la versione con l'RB900 (4.800 Sterline) costa di più
di un Recovery con su montato uno SME IV.
Prima di iniziare
l'ascolto consideravo la versione con lo SME chiaramente la scelta
migliore e mi domandavo perchè mai la Clearlight aveva scelto
di fornirmi per la prova quella con l'RB900 e si fosse presa la briga
addirittura di produrre una basetta apposta. Il mio dubbio si sarebbe
chiarito di lì a poco....
Il Riferimento - il mio Michell Orbe con lo SME IV, su entrambi i bracci una "Music Maker".
Lucio vi ha già
detto meraviglie della Music
Maker, nel suo caso montata su un braccio Roksan Artemiz. Ho
fatto rodare sul mio Orbe entrambe le puntine che userò per le
prove e, sebbene in tale frangente si fossero comportate in maniera
ovviamente Hi-Fi, non facevano per me.
In particolare erano un po'
calme e rilassate, suonavano proprio come un oggetto da 500 Sterline
piuttosto che come quel grosso affare che secondo il "Cartridge
Man" erano: di sicuro entrambe le Dynavector le facevano
apparire piccole e costrette. Però erano abbastanza buone per
condurre le mie prove, quindi ho proceduto senza indugi ad
equipaggiare il Recovery con la "Music Maker". Sia lo SME
che l'RB900 sono stati regolati sul peso di 1,48 g., seguendo le
raccomandazioni di Len Gregory, ed ho messo sui piatti due copie
identiche di "Age of Consent" dei Bronski Beat.
Ed istantaneamente
tutto il lavoro fatto per mettere insieme un'apparecchiatura
duplicata ha dato i suoi frutti! La "Music Maker" ha
proprio cantato sul Recovery. Le differenze erano enormi! In primo
luogo si notava una notevole differenza nel volume apparente: era
così alto che ho immediatamente scambiato i due stadi phono
GramAmp2 per
accertarmi se uno di loro fosse il colpevole, ma non era così.
Questa
capacità di far suonare più forte una puntina era
naturalmente un'efficace dimostrazione di una dinamica superiore;
alzando il volume dell'Orbe sono riuscito a riequilibrare i livelli
per la commutazione rapida A/B con interruttore, ma il Rega suonava
proprio molto più aperto e vivo. Al confronto lo SME suonava
non solo "chiuso", ma anche "sporco". La
"nebbiolina" presente con lo SME era svanita ed il
risultato era un palcoscenico sonoro bene aperto e chiaro, con un
sacco di profondità e di atmosfera. "Tell me Why" è
un bell'esempio di produzione (e di musica) con molta profondità
ed una voce amabilmente naturale (per Jimmy Somerville).
Sto
parlando di differenze niente affatto marginali, anzi abbastanza
facilmente individuabili, tanto da permettere di identificare "alla
cieca" il giradischi che suona: secondo me, anche se si è
in un'altra stanza. Dopo qualche rapida commutazione A/B mi sono
semplicemente messo a sentire tutto l'album col Recovery.
Ed il resto della prova in questo stadio ha continuato su questo andazzo: la differenza fra l'Orbe ed il Ricovery è di grosse proporzioni. Produzioni pop complesse come "Like a Prayer" hanno mostrato più strati e dettagli, "Take Five" è cresciuto in dimensioni ed atmosfere, col pianoforte che saliva e scendeva di intensità, ma restava saldamente ancorato al suo posto nel palcoscenico sonoro.
Il risultato di questo stadio della prova è stato talmente buono che ho sentito il bisogno di telefonare a Len per dirgli la buona notizia: ovviamente aveva già "fiutato" che la mia precedente esperienza con una "Music Maker" era stata piuttosto "tiepida" e mi aveva detto di ritenere marginale l'apporto del IV. Ed è rimasto sorpreso di quanto buono è risultato l'RB900, dal momento che non riteneva il 300 adatto alla Music Maker, quindi quei miglioramenti nell'articolazione devono fare una bella differenza.
Allora, cosa è emerso dallo Stadio 1? Che l'RB900 e la "Music Maker" fanno davvero della musica e surclassano totalmente lo SME IV fino al punto da farmi apertamente sconsigliare i lettori dallo scegliere questa opzione: non saprei se incolpare l'Orbe in questo caso...
Allora, dopo avere
messo da parte la combinazione Orbe/SME con le Music Maker, è
tempo di iniziare il complicato lavoro di scambio di puntine per
ottimizzare i due giradischi. Lo SME è stato progettato
specificamente per MC (moving coil - bobina mobile, n.d.t.)
high end, quindi, forse, la sua relativamente cattiva prestazione di
prima è comprensibile se si pensa che l'avversario era il
molto più economico RB900.
Dunque, fatti uscire allo
scoperto i grossi calibri, ho stretto le viti della DRT-1 e l'ho
collegata per mezzo del suo pre-pre, un insieme che costa più
della combinazione Orbe/SME IV! E poi il tutto dentro il
GramAmp2, come prima.
Adesso la combinazione Orbe/SME mostrava i
suoi veri colori, enormi, organici e potenti. Sempre grazie ai due
GramAmp2 ero in grado di cambiare istantaneamente con il Recovery,
rendendomi possibile adeguare i livelli dei emissione. E, sì,
ora diventava ovvio che stavo assistendo a due prestazioni di classe.
Il suono era molto diverso: la Music Maker montata sul Recovery,
aperta e dettagliata, si trovava a confronto col suono pieno e
massiccio della combinazione Orbe/SME/Dynavector. Entrambi
producevano quel meraviglioso palcoscenico sonoro e quella sensazione
di "essere lì", col Recovery che preferiva
l'acustica e la delicatezza, e l'Orbe le proporzioni. Differente
musica mi spingeva verso differenti combinazioni, ma non potevo
trattenermi dal pensare che l'Orbe era più vago e "lanoso".
Ed ora la combinazione che mi era stata fornita per la prova: Recovery/RB900/Einstein.
Alla Clearlight sanno
cosa fanno... Si tratta, come con la "Music Maker", di
un'unione ideale, col sacrificio di parte dell'atmosfera e dell'aria
della Music Maker per una presentazione più rotonda e pesante:
per questi aspetti eguaglia l'Orbe. Dove l'Orbe manteneva ancora un
leggero vantaggio era nell'incredibile capacità della
Dynavector di produrre la forma e la sostanza di una voce, una corda
pizzicata od una pelle tesa di tamburo.
Questa è una delle
aree dove l'LP si mangia il CD, perchè riesce in qualche modo
a restituire la complessa relazione di armoniche in modo da farci
spere che il cantante ha il raffreddore, o che il risonatore del
sassofonista è secco.
Ma così è,
gente. In ogni altra area il Recovery era uguale o superiore
all'Orbe. Il Recovery ha enfatizzato il lieve luccichio dell'Orbe, un
tiepido chiarore che colora il basso inferiore e rende le cose
proprio confuse. L'inserimento della combinazione DRT-1 sul Recovery
gli ha dato la capacità di delineare le forme pur trattenendo
la chiarezza: qui si avvertiva chiaramente che l'Orbe manipolava il
segnale.
Per favore non pensate ora che il Recovery fosse più
pressante e evidente dell'Orbe: in realtà il bilanciamento
tonale dei due era rimarcabilmente simile. Con la riduzione del
"chiarore" il palcoscenico si è aperto di più
ed ho potuto ascoltare un nuovo riferimento nel mio impianto e nella
mia sala d'ascolto. Il basso era profondo come con l'Orbe, ma più
fermo, più a tono e con meno distorsione. L'esame dalla
stabilità della velocità con il tono a 3 kHz ha
mostrato che il Recovery è quasi perfetto, mentre l'Orbe
"ululava" udibilmente, provocando lo "ondeggiamento"
del palcoscenico. Con segnale musicale questo tipo di effetto non è
udibile, ma può ben costituire un'altra ragione del superiore
palcoscenico del Recovery.
Congruentemente, il Recovery ha reso
avvertibilmente meglio il senso del tempo di 'Be Still' dei Los
Lobos. Ora, sebbene personalmente do alla DRT-1 un punteggio migliore
rispetto alla Einstein, questo è comunque piccolo;
quest'ultima (molto meno cara) è solo un po' più
leggera ed aperta, il che si traduce nella sua relativa mancanza di
"anima" di un brano. Un diverso impianto potrebbe produrre
risultati opposti, anche se sospetto che quando arriveranno le mie
Polaris a tromba (la prossima settimana...) il distacco delle
Dynavector aumenterà.
Ho continuato con gli scambi di puntine, con la (meno cara) XX-2 battuta per un'incollatura dalla Einstein, ma la cruda verità è che sul Recovery tutto suonava bene e quale puntina preferire si riduce ad una questione di gusti personali e, naturalmente, di capienza delle tasche. Ciò detto, visto che la Music Maker, a 500 Sterline, costa una frazione del prezzo delle altre, sotto molti aspetti può considerarsi la scelta migliore. La combinazione risultante è talmente buona che consiglierei fortemente la Clearlight di offrirla come alternativa alla molto più costosa Einstein, specialmente in considerazione del fatto che non necessita di un trasformatore per preamplificatori a valvole.
Quindi, tirando le
somme, come graduatoria dei risultati dello Stadio 2 della prova io
direi: Recovery/DRT-1, Recovery/Einstein e Music Maker pari merito,
Recovery/XX-2, Orbe/DRT-1, Orbe/XX-2, Orbe/Music Maker.
Non ci
vuole un genio per accorgersi che si è trattato di una pesante
sconfitta per il sistema Orbe/SME; comunque la mia impressione in
termini generalissimi è che nel Recovery si celi un "Super
Orbe": i suoi punti forti sono grosso modo gli stessi dell'Orbe,
così come il suo bilanciamento tonale. E' un apparecchio
talmente buono da rendere chiaramente riconoscibili le aree dove
l'Orbe/SME ha bisogno di qualche miglioramento.
L'espansione e
l'esagerazione dei bassi, per quanto minimi in assoluto, possono
essere visti come un vero tallone d'Achille che sporca le prestazioni
sui bassi, il palcoscenico e persino le prestazioni dei medi. Per me
non c'è dubbio che, relativamente all'impiego della Music
Maker, il punto debole è lo SME IV: con le puntine a bobina
mobile le cose non sono così nette e non saprei dire se è
il braccio o il giradischi a dare al sistema Recovery/RB900 il suo
vantaggio. E va pure detto che la leggera instabilità della
velocità di rotazione dell'Orbe non gli rende un grande
favore, e mi sto cominciando a chiedere se per caso la sua cinghia
sottile ed elastica non provochi un'oscillazione che potrebbe essere
alla base di questo problema.
Successivamente, il frenetico e stressante Stadio 2 è stato rimpiazzato da una bella serata di musica :-) Alla fine ho tenuto su la testina fornita, ho attaccato il tutto al pre-pre Dynavector e questo allo stadio phono a valvole dell'Audion, che mantiene un (preoccupantemente piccolo) vantaggio prestazionale sui GramAmp2.
Mi sono divertito :-) Un miglioramento di tal fatta nelle apparecchiature di un impianto è una di quelle cose che, a differenza di un semplice cambiamento nel bilanciamento, diventa proprio sempre più soddisfacente. Mi sono ritrovato a lasciar perdere la solita lista dei dischi "Killer", per pescare disco dopo disco, nella tradizionale orgia vinilica che dà gusto a questo mestiere. Il Recovery mi ha davvero dato più palcoscenico, più dettaglio e più apertura dovunque io guardassi. L'impeccabile senso del ritmo ha fornito "fattore boogie" in abbondanza: sì, la Classica ne ha bisogno, ma per il Rock o il Jazz è questione di vita o di morte. Prendete ad esempio la signora del tempo, Chrissy Hynde. Mi sono ritrovato a suonare e ri-suonare tutti i miei vecchi dischi dei Pretenders, non per qualche ragione esoterica, da "recensore hi-fi che ci va giù duro", ma solo perchè penso che lei sia la migliore dai tempi di Billy Holiday (e, ragazzi, se ha il senso del tempo!) ed il Recovery la ha davvero amata.
E solo per farvi vedere che non sono un rockettaro invecchiato, vi dico che anche la Madama Butterfly è uno dei mie brani preferiti: con esso il Recovery ha diffuso gli artisti (Callas/Tito Gobbi et al) per tutto il palcoscenico, con le voci fuori scena particolarmente drammatiche che provenivano ben più di lato dei diffusori. E quando il pieno orchestrale si è aperto era così stabile e controllato; e, almeno finchè non sentirò qualcosa di meglio, oltre ogni ragionevole critica:-)
Ecco i voti della combinazione Recovery+RB900 modificato (4.800 Sterline) con la Einstein (1.200 Sterline) raffrontato con l'Orbe (2.000 Sterline) con lo SME IV (1.200 Sterline) e la DRT-1 (2.500 Sterline)
Categoria |
Voto |
Commenti |
Bellezza giradischi/braccio |
-2/-6 |
L'Orbe ha un vantaggio/L'RB900 ha un aspetto economico... |
Livello delle finiture giradischi/braccio |
-1/-5 |
L'Orbe ha sempre un vantaggio e l'RB900 non è allo stesso livello. |
Ingegnerizzazione giradischi/braccio |
-1/-3 |
Quel piatto bellissimo stona un po' su quella che resta sempre una pura e semplice base |
Compatibilità giradischi/braccio |
-2/+5 |
Il Recovery usa la basetta dello SME o quella del Rega, l'RB900 va bene con le puntine sia a bassa che ad alta cedevolezza |
Stabilità della velocità |
+5 |
Quasi perfetta |
Senso del tempo |
+4 |
Completamente al livello dello LP12 |
Dinamica |
0 |
Un giradischi davvero potente che restituisce anche le informazioni a basso livello |
Ampiezza del palcoscenico |
+3 |
Uno standard elevato: dietro i diffusori |
Profondità del palcoscenico |
+4 |
Come sopra |
Profondità del basso |
0 |
Molto profondo |
controllo/velocità del basso |
+4 |
Non colorato, veloce e potente |
Restituzione del dettaglio |
+1 |
|
Chiarezza del medio |
+3 |
Molto chiaro ed aperto; lo aiuta la mancanza di eccessi |
Estensione degli alti |
0 |
Standard elevato |
Qualità degli alti |
0 |
Ancora alta qualità |
Colore complessivo |
+5 |
La cosa più vicina ad una "finestra aperta" che abbia mai sentito (sinora) |
Realismo |
+2 |
Spaventoso |
Fattore 'Mi mancherai' |
+6 |
Lo comprerei se non dovessi mantenere fisso il riferimento |
Quando ho iniziato
questa serie di prove speravo e sospettavo che il mio Orbe/SME si
sarebbe fumato un bel po' di giradischi più cari, lasciandomi
sereno e sopprimendo quella dannata "mania del miglioramento".
Mi sbagliavo. La combinazione Recovery/RB900 costa significativamente
meno di quella Orbe/SME ma è semplicemente migliore, pur
cercando di mantenere tutte le caratteristiche dell'Orbe che amo.
E
l'articolo potrebbe chiudersi qui, se non fosse che per una cosa: la
"Music Maker". Questa testina da 500 Sterline, quando
montata sulla combinazione Recovery/RB900, batte la più cara
combinazione Orbe/SME/DRT-1, senza neppure avere bisogno
dell'ulteriore pre-pre da 1.200 Sterline.
d'altro canto, una
combinazione Orbe/RB900/Music Maker sconfiggerebbe un Recovery senza
un bel braccio: è una combinazione che mi piacerebbe provare,
ma il tempo e le basette per bracci lasciano aperta la questione:
bisognerà pensarci ulteriormente.
Dopo la lettura di questo pezzo, spero sia evidente che senza le seguenti aziende questa serie di prove sarebbe stata impossibile: li ringrazio tutti:-)
The Cartridge Man - http://www.thecartridgeman.com/
Graham Slee - http://www.gspaudio.co.uk/
Clearlight - http://www.clearlight-audio.de/
AudioNote UK - http://www.audionote.co.uk/
Dynavector Japan - http://www.dynavector.co.jp/
Impianti usati
|
* Seguiranno degli articoli sulla teoria della progettazione dei giradischi...
© Copyright 2001 Geoff
Husband - http://www.tnt-audio.com
Traduzione: Carlo Iaccarino
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