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Prodotti: Giradischi
Bellagio, Braccio Bellaria e Fonorivelatore Baldinotti
Produttore:
Bluenote -
Italia
Prezzi approssimativi: Giradischi Bellagio euro 4.995,00 -
Braccio Bellaria euro 1.795,00 - Fonorivelatore Baldinotti euro
1.595,00
Recensore: Geoff
Husband - TNT Francia
Recensito nel: Maggio 2003
Per potere comprendere questa recensione è essenziale che visitiate la pagina della metodologia che descrive come è stata condotta la prova.
Un sorprendente risultato emerso dalla serie di prove di giradischi che sto espletando è il notevole numero di produttori di giradischi High-End in giro: 20 anni fa, quanto meno in Inghilterra, c'erano Linn, Pink Triangle, Michell, Rega, e basta. In verita', mi aspettavo di imbattermi in realtà produttive a conduzione strettamente personale, e invece, conducendo la mia indagine su scala mondiale, mi sono trovato al cospetto di produttori di una certa importanza, sostanziosamente dotati sia dal lato economico, sia da quello del numero di vendite internazionali. E questo articolo ha per oggetto proprio un prodotto di un'azienda di questo tipo. La Bluenote vende più di 500 giradischi all'anno, ed ha una gamma di prodotti che va dai livelli di un Rega fino ai sistemi di tipo High-End.
Ma la Bluenote è una scoperta anche per un altro motivo molto importante: non produce solo giradischi, ma anche bracci e fonorivelatori. La cosa può essere vista sotto due aspetti: si può trattare o di un'azienda indebolita dal non essersi specializzata, oppure di un'azienda che è in grado di ottimizzare i suoi giradischi producendo anche front-end che li completino pienamente. Poi, se aggiungo anche che questa lista di prodotti si estende ai preamplificatori phono, agli amplificatori ed ai diffusori, allora vi rendete conto che questa è la sola azienda high-end oltre a Audionote UK, Linn e Roksan che può fornire un impianto completo: impressionante*. E' anche interessante notare come tutte le altre aziende menzionate siano Inglesi...
Credo che non sarete sorpresi nell'apprendere che li ho esortati a fornirmi quanto di meglio sapevano fare, perciò piazzati sulla mia mensola da giradischi della Clearaudio ora si trovano il giradischi Bellagio, il braccio Bellaria e il fonorivelatore Baldinotti.
Ci sono pochissimi giradischi che messi vicini al mio Orbe lo fanno apparire ordinario. Il Bellagio è uno di questi. Nella confezione si trovano delle note di accompagnamento che, nella descrizione del mobile, precisano che è rifinito a mano e che, quindi, possono presentarsi variazioni o imperfezioni. Ma chi vogliono prendere in giro: questa roba è semplicemente bellissima! Non so bene a che trattamento sottopongano l'acrilico nero che usano, ma ha una rifinitura laccata tipo pianoforte che fa apparire ogni alternativa come economica e plasticosa. Sembra anche essere più duro e meno sensibile ai graffi del solito. Questo acrilico nero viene usato per formare le due lastre del telaio, che sono separate da un paio di barre di ottone placcate oro. La lastra superiore appoggia su molle e sostiene il massiccio alloggiamento in alluminio del cuscinetto del perno. Quella inferiore pare semplicemente pendervi, ovviamente contribuendo al notevole effetto estetico, ma il suo effetto di assorbimento delle vibrazioni deve essere considerevole.
La sede del sistema perno/cuscinetto in bronzo è orientata in modo convenzionale ed è sia lunga che massiccia, con il perno in acciaio e carbonio che poggia su un cuscinetto fatto di un materiale derivato dal Teflon (il Fezene).
Il piatto è insolito. E' fatto di un composto nero chiamato Sustarin®, ed è diviso in due metà come nell'Aida della Loth-x, col guscio superiore avvitato a quello inferiore, separati da un interposto strato di PTFE, un lasco polimero. Il fermadisco, invece che del tipo a pressa che si avvita sul perno, è fatto con un pesante dischetto in lega.
Si nota una superficiale somiglianza col piatto del Gyrodec, perchè appesi al di sotto ci sono dei pesi in ottone placcato oro, anche se in questo caso ogni singolo pesetto è avvitato direttamente al piatto. Come nel Gyro, questi pesetti posti sotto la circonferenza esterna del piatto ne aumentano il momento d'inerzia e, quindi, la stabilità della velocità di rotazione.
Il motore è del tipo asincrono in corrente alternata, ma con 24 poli, in luogo dei convenzionali 12, per dare un trasferimento di potenza più smooth. Il motore fa muovere il piatto per mezzo di una cinghia di gomma che appare meno "elastica" di quella dell'Orbe. Il motore appoggia sulla sua apposita base, anzichè sul supporto del giradischi e, caso unico a questi livelli di prezzo, non ha una sua unità di alimentazione, ma solo una semplice coppia condensatore/resistenza all'interno del suo contenitore. E' una decisione interessante (da pazzi?) in un mercato dove sono 20 anni che si vendono alimentatori elettronici.
La
puleggia del motore è molto complessa (vedi foto), progettata
per isolarlo; il cambio di velocità si ottiene spostando la
cinghia di trasmissione da un solco della puleggia ad un altro, dopo
averne rimosso il (ben serrato) coperchio.
La sospensione è
interessante. I bei piedi torniti in lega proseguono con una vite
filettata attraverso la base fino alle molle. Si tratta semplicemente
di supporti a molla in unico pezzo (a differenza dell'Orbe), che
mantengono le molle coniche: queste appaiono ricoperte di un certo
quale polimero e sicuramente non risuonano. La parte superiore del
telaio semplicemente si appoggia alle molle, e non è
disponibile alcun aggiustamento oltre l'altezza. Ma poi picchetti sul
telaio e accade ciò che non ti aspetteresti. Le molle sono
molto rigide, e quindi il giradischi "vibra" più
velocemente della lenta oscillazione dei telai degli altri
giradischi, che generalmente hanno sospensioni accordate sotto i 10
Hz.
Questa sospensione rigida, specialmente con un giradischi dalla massa abbastanza grande, lo rende molto stabile e agevola le operazioni di posizionamento del braccio su un particolare brano, ma come per tutto ciò che va contro il pensiero della maggioranza, dovevo conoscerne i motivi. Alla Bluenote mi hanno detto che il giradischi era da considerarsi principalmente del tipo a base solida, con le sospensioni che offrivano meno isolamento del solito; ora, ci sono sanguinosi scontri fra le fazioni "solida" e "sospesa" quindi può essere che alla Bluenote stiano cercando di stare nel mezzo? Certo, c'è l'innegabile vantaggio dell'enorme facilità di installazione e di uso.
Infine, per quei due o tre che hanno supposto che il Bluenote sia una copia del Michell, tutto ciò che posso fare è indirizzarli alla descrizione che precede, che mostra che il Bluenote è fondamentalmente diverso sotto quasi ogni aspetto: l'unica similitudine ` l'uso di acrilico, certamente un segno distintivo di Michell, ma non esattamente unico, ne' Michell è stato il primo ad usarlo.
Il Bellaria è un unipivot. Di recente, un fabbricante di bracci con cui ho parlato ha criticato questo tipo di bracci, sostenendo che chiunque avrebbe saputo farli, mentre sarebbe molto più difficile realizzare un buon braccio con articolazione cardanica. E' facile prendere questi commenti come un dato di fatto: dopo tutto vi potete fare un unipivot a casa con estrema facilità. Però fare un unipivot buono è tutt'un altro paio di maniche. Con un braccio cardanico si inserisce la canna nell'alloggiamento dell'articolazione ad altezza dello stilo, e si appende un contrappeso. OK sto esagerando un po', ma la ricetta per un buon braccio cardanico è abbastanza semplice e ben nota. Guardate da vicino la maggior parte dei bracci cardanici, e vedrete che essenzialmente (per poco accuratamente che essi siano realizzati) seguono tutti lo stesso schema di base. Al contrario, gli unipivot sono magia nera, con fazioni ben trincerate che si contrastano su necessità di contrappesi leggeri o pesanti, orientamento/materiale/altezza del fulcro, smorzamento sì o no, ecc.. Con così tante variabili, giungere a qualcosa che davvero funziona è un incubo. E' forse significativo che la Bluenote realizzi bracci sia cardanici che unipivot.
Allora... La Bluenote appartiene alla brigata :-) del baricentro molto basso, della canna ultrarigida, del fulcro alto e con punta all'insù e del niente smorzamento. Il basso baricentro si ottiene con un contrappeso sospeso in basso ed un alloggiamento del cuscinetto molto rastremato che sposta in basso la maggior parte del suo peso. La rigida canna è di titanio, di grosso diametro: pensate a un Hadcock, poi al suo opposto, e ci siete...
Il punto di fulcro è a quota superiore rispetto alla puntina per ragioni di stabilità, ma la sua sede può essere avvitata più in dentro o più in fuori agendo dalla cima della sua sede, rendendo molto semplici i micrometrici aggiustamenti del VTA. Però, oltre ad alterare il VTA, quest'operazione altera anche la geometria del braccio, e quindi abbiamo un'altra variabile sconosciuta.
L'aspetto più insolito di questo braccio è la sua canna. E' di titanio. Il titanio è un materiale "fico": si usa negli F-15, nelle mountain bike di alto livello, negli Shuttle... E costa caro!
Tutti aspetti che
contribuiscono a renderlo particolarmente attraente per un
costruttore di High-End. Ma, alla fine della fiera, il gioco vale la
candela? Credo di dovere dire qualcosa su questo
materiale-meraviglia... Ha la finitura compresa nel prezzo. Voglio
dire che non va soggetto a corrosione come l'alluminio o l'acciaio, e
basta una spazzolata per farlo tornare nuovo - più o meno come
l'oro.
Le sue caratteristiche fisiche lo separano nettamente dalla
lega di alluminio o dall'acciaio, E' più leggero dell'acciaio
e più pesante dell'alluminio. Più forte e più
rigido dell'alluminio, più debole e meno rigido dell'acciaio.
In realtà l'acciaio aerospaziale di altissima qualità,
l'alluminio ed il titanio presentano più o meno la stessa
resistenza e rigidità, a parità di peso. Il grosso
vantaggio del titanio sull'alluminio è la sua resistenza alla
fatica; l'alluminio si rovina se viene piegato più volte
avanti e indietro: ecco una delle ragioni per cui non si trovano
molle di alluminio, ma se ne trovano di acciaio e di titanio.
Il problema è che tutto ciò poco giustifica la sua inclusione fra i materiali da usare per le canne dei bracci! Allora, a parte il fattore "fico", per quali motivi la Bluenote lo usa?
Alcune possibilità... La canna migliore deve essere molto leggera e molto rigida. Tutti e tre i materiali su descritti vanno bene, ma in virtù della sua resistenza, il titanio può essere lavorato molto sottile, mentre una canna di alluminio potrebbe implodere se lavorata ad un pari grado di sottigliezza (per un dato rapporto resistenza/rigidità). Anche una canna di acciaio aerospaziale potrebbe andar bene, ma la sua estrema durezza ne renderebbe difficilissima la lavorazione e, per ottenere la stessa leggerezza, dovrebbe essere troppo sottile, sempre con il rischio di collassare: sebbene una canna in acciaio dal minor diametro e dalle pareti più doppie andrebbe bene (come accade con l'Hadcock). Però si andrebbe incontro alle risonanze interne della canna. Il punto è che questi tre diversi materiali, se lavorati per ottenere lo stesso rapporto rigidità/forza, sarebbero molto diversi per spessore, diametro e, quindi, caratteristiche del suono. Mi resta da aggiungere che la fibra di carbonio è su un altro pianeta rispetto ai metalli per quanto attiene alla rigidità, ma, ancora, suona diversa.
Ma in Bluenote hanno preferito il titanio all'alluminio per il loro braccio di punta e quindi debbono ritenere che la canna di titanio, nel loro braccio, fornisca il miglior suono. In realtà da un colloquio con loro è emerso che hanno avuto seri problemi di risonanze interne, poichè con una canna dalle pareti così sottili hanno dovuto fare ricorso ad una particolare lavorazione per ottenere un tubo dal diametro variabile, così da ostacolare i moti vibrazionali risonanti. Si tratta di un'operazione difficile, perchè il titanio si indurisce con la lavorazione e quindi più ci si armeggia, più diventa duro da lavorare. Alla Bluenote avrebbero anche potuto semplicemente piazzare lì un bel tubicino di titanio "al naturale" ed utilizzarne le attrattive per vendere i bracci: il costo del materiale è insignificante; ma le sue difficoltà di utilizzazione e la sua forma complessa dimostrano che almeno ritengono che il gioco valga la candela.
Una conchiglia portatestina di alluminio finemente lavorato è incollata all'estremità della canna; dall'altro estremo un contrappeso formato da tre pezzi si avvita lungo un convenzionale manicotto filettato, e l'azimut si regola angolando finemente sul contrappeso un pesetto cilindrico; infine il tutto si serra con un paio di piccole viti ad incasso.
Alla Bluenote non credono nell'anti-skating. C'è solo un piccolo filo con un pesetto da usare con i fonorivelatori a bassa massa ed alta cedevolezza, ma altrimenti il braccio Bluenote non se ne serve. Ancora una volta si entra in un campo estrermamente controverso: alcuni produttori giurano che tutti i sistemi di antiskating avvelenano il suono, altri sono di opinione diametralmente opposta. Non è questa la sede per approfondire.
Il livello di costruzione e la rifinitura sono superbi, ma vi deve piacere la placcatura in oro. L'unico aspetto lievemente "agricolo" è il manicotto filettato per il contrappeso, ma, diamine, non mi viene in mente in che altro modo avrebbero potuto dargli un aspetto migliore senza cambiare totalmente sistema.
Il fonorivelatore Baldinotti è quello che mi ha più spaventato fra tutti quelli che ho montato finora. Ai primi posti in compagnia della Dynavector DRT-1 e di qualche altra puntina. Come la DRT-1, si tratta di un modello nudo, con i minuscoli conduttori esposti, senza parastilo e, quel che è peggio, senza corpo filettato e nemmeno i buchi per le viti di fissaggio! La piccolina presenta solo due asole lungo i fianchi, come una Shure da 10 dollari degli anni '70. Sono dotato di mani molto ferme, ma devo ammettere che hanno tremato...
A parte questo, è un bell'oggetto, un corpo aperto in lega di alluminio smerigliato che sembra cromato. Si tratta di una bobina mobile (MC) a bassa uscita, con uno stilo in due parti per ridurre le risonanze. Siamo al cospetto di un oggetto esotico costoso fatto a mano ed Italiano, non di un prodotto Giapponese per il mercato OEM rimarchiato Bluenote. Con un importante peso di 12 grammi e con una forza d'appoggio consigliata di 2.4 grammi, mi fa pensare ad un fonorivelatore dalla cedevolezza più bassa di quanto non sia ora di moda: forse è perfetto per il tipo di braccio a basso baricentro??
Il motore si è mostrato silenzioso sotto tutti gli aspetti. La stabilità della velocità è ottima, con appena un pochino meno scarto (alle mie orecchie con un tono da 3 KHz) dell'Orbe. Il giradischi va anche un pochino più veloce dell'Orbe, ma si tratta di un fenomeno variabile giorno per giorno e dipendente dall'accuratezza della corrente, quindi un fenomeno non ripetible. L'avvio è veloce.
L'interazione fra braccio e puntina ha mostrato i pregi del progetto: la risonanza laterale è centrata sull'ideale valore di 10 Hz (lontano dalla gamma interessata dalle ondulazioni superficiali del disco e dal segnale udibile), mentre quella verticale è pesantemente smorzata (principalmente grazie al progetto a basso baricentro?) L'assenza di antiskating si è fatta sentire sotto forma di un forte brusio sul solco esterno dovuto ad errore di tracciamento, rilevato usando il terzo livello di prova del disco test di HFNRR (16 dbl), un livello superiore a quello della maggior parte dei dischi reperibili in commercio. Anche la rilevanza di questo tipo di prova è controversa, e debbo aggiungere che il tracciamento è andato ottimamente.
I lettori abituali di questa serie di prove ricorderanno lo sforzo che ho profuso nel preparare due set identici di stadi phono e fonorivelatori, per ottenere dei veri raffronti spalla a spalla con il riferimento Orbe/SME4 che, normalmente, costituiscono lo "Stadio 1" della prova. In questo caso, visto che mi hanno fornito un sistema completo, ho iniziato da questo, con l'intenzione di lasciare per ultima la prova di raffronto diretto. Quindi, dopo un mese felice passato fra ascolti a raffronto fra questo sistema e il sistema Orbe/SME4/DRT-1, un giorno sono sceso in sala d'ascolto per iniziare i cambi, ma ho scoperto che il Bluenote aveva iniziato a produrre un forte e fastidioso ronzio dal motore (mantengo sempre in funzione i giradischi in prova, per farli stabilizzare e per ridurre il periodo di riscaldamento). Ho subito avuto forti sospetti su cosa stesse andando storto, ed un rapido sollevamento del piatto ha mostrato che il motore stava bellamente (?) girando in un senso e nell'altro: quindi o un condensatore era saltato, o uno dei capi di alimentazione del motore si era rotto o aveva una saldatura fredda difettosa. Porca miseria! L'alimentatore più semplice che si possa pensare, e si era guastato! Prima che concludiate per un perentorio: "Non comprerò mai uno di questi giradischi", vi debbo dire che si tratta proprio di una di quelle cose che capitano assai di rado, ma capitano: anche il mio vecchio Gyro quando mi venne consegnato presentò proprio lo stesso problema (ed ecco perchè ho subito individuato le ragioni del guasto), e, per quanto mi riguarda, assolvo la Bluenote: si è solo trattato di sfortuna.
Ma ciò che avrebbe potuto essere una riparazione di cinque minuti non si è resa possibile, perchè la base dell'unità motore è incollata e, quantunque la Bluenote mi ha detto che l'avrei potuta rimuovere con un po' di calore, ho deciso che non avrei rischiato. Poi il mio tempo ha iniziato a scarseggiare e così ho deciso di saltare questa parte della prova. Per quanto possa servire, credo comunque che il Bellaria sarebbe stato un pessimo compagno per la Music Maker, fonorivelatore che, invece, ama bracci a massa inferiore e con meno inerzia. Sono certo che avrebbe funzionato OK, però...
Ragazzi, il Bluenote è arrivato in un brutto periodo... La Dynavector aveva gentilmente accettato di ristilare la DRT-1 prestatami a lungo termine, la quale, con tutte le prove di giradischi, aveva iniziato a sputar sangue. La puntina che mi hanno restituito, però non era più la DRT-1, ma la nuova DRT-1s, la nuova ammiraglia che va ancora meglio della DRT-1. Montatala sull'Orbe/SME, mi sono ritrovato con una sorgente del 15% più cara del sistema Bluenote, che, a questi livelli, è una differenza non enorme, ma, forse, significativa...
Per questo stadio della prova, ho connesso i due giradischi al Black Cube SE twin di Lehmann, cosicchè il raffronto diretto spalla a spalla è stato possibile al solo azionamento di un interruttore. Con questo apparecchio dal suono raffinato, entrambi i fonorivelatori potevano vedere il loro carico ottimale, una nuova, impagabile possibilità per questa serie di prove (qui ci va un bel grazie a Norbert Lehmann).
La prima cosa è stata che il Bluenote ha una migliore schermatura contro il rumore rispetto allo SME. Si tratta di un aspetto di minore importanza nella mia sala d'ascolto, dove i percorsi dei cavi possono essere ottimizzati, ma per qualcuno la cosa potrebbe avere una maggiore rilevanza. Ma ora è tempo di calare la testina nel solco.
I primi cinque minunti con un componente a volte forniscono un'impressione che domina un'intera recensione, indipendentemente da quanto tempo si resti ad ascoltare quell'apparecchio, come mi è successo con il Roksan Xerxes. Con il Bluenote non c'è stata nessuna di queste esperienze rivelatrici: sin dall'inizio ha offerto una prestazione così ben condotta e ben bilanciata, che si è inserito alla perfezione nell'impianto senza azzannarmi alla gola. Ciò detto, sono rapidamente giunto alla conclusione che ci troviamo di fronte ad un suono da "Super Gyro".
Mi spiego. Il mio precedente giradischi era un Gyro MK III (alimentatore in corrente alternata). Questo aveva sostituito un vecchio LP12 con il risultato di una prestazione lievemente più aperta e dettagliata, frizzante, fresca e vivida. Gli svantaggi erano una certa perdita di peso ed autorità e, naturalmente, mi mancava il senso del tempo dello LP12, ma ero comunque soddisfatto.
Quando sono passato al mio Orbe mi aspettavo un "Super Gyro", ma ciò che ottenni fu proprio un altro apparecchio, molto più scuro e potente, con una focalizzazione molto migliore: faceva suonare il Gyro artificioso e scomposto. Ma gli svantaggi erano talvolta una pesantezza nel procedere, una lieve perdita dell'"aria" che il Gyro produceva.
Col Bluenote ho trovato quella presentazione che all'epoca mi attendevo dall'Orbe. Un raffronto a memoria col mio vecchio Gyro vede una situazione nel complesso ora più tenuita e controllata, ma con la stessa ariosità e chiarezza. La prestazione del basso non è così prounciata come con l'Orbe, ma certamente non si perde nulla in termini di profondità, poichè il Bluenote scende sin dove i dischi possono (l'inserimento di un sub REL Stentor me lo conferma). Il basso superiore è più asciutto ed un po' più serrato, e l'intera gamma di frequenze notevolmente ben equilibrata, e mi sa che equilibiro è la parola-chiave qui. Tutti i dischi sono andati bene, ed il piatto non ha mostrato particolari preferenze per il rock, il soul, il jazz, o la classica.
Veniamo ai miei appunti di raffronto diretto che illustrano ciò che ho sentito.
Per prima Madonna con 'Love Song' dall'LP 'Like a Prayer', un duetto con Prince (e molto 'Princeosò). Qui l'Orbe ha reso la grancassa più apparente, dal suono più cavo e pesante, mentre il Bluenote lo ha reso più leggero e veloce, col crack! dell'impatto che ti salta addosso ed il decadimento che mostra meno sbalzo. Il palcoscenico era lievemente meno aperto.
Veniamo ora alla mia vecchia fida 'Sad ol Red' dei Simply Red. Entrambi i piatti la hanno suonata con cosiderevole aplomb ed abilità, ma la DRT-1s ha davvero dato la reale impressione della corda di basso che viene tesata e rilasciata, in raffronto al suono più da tono puro del Bluenote. Nessuna nota ha suonato fuori posto con nessuno dei due giradischi: un'ottima prestazione a tutto tondo.
Proseguendo con l'incredibile voce da controtenore di Jimmy Somerville (Communards - "Age of Consent") in "Why", il Bluenote ha messo più aria attorno alla voce di quanto non sia riuscito all'Orbe. Ancora, con "Ain't Necessarily So" ho notato un maggiore peso del basso con la combinazione Orbe, mentre la presentazione più aperta del Bluenote dava ai cori una maggior diffusione e li delineava meglio. L'assolo di sassofono sembrava avere più anima con l'Orbe, più un Selmer che uno Yamaha... In "Losing Control" ci sono vari suoni percussivi ad alta frequenza che si diffondono dietro al cantante: il Bluenote ha posto una maggiore acustica attorno ad essi, ma li ha un po' confusi al confronto della solidità dell'Orbe. In "No more War" il Bluenote ha ancora una volta dato alle voci di fondo una presenza più distinta e ha spinto il tamburino ancora più in fondo nel palcoscenico.
Se vi chiedete come mai mi sono improvvisamente concentrato su un solo album, è perchè è così buono (su entrambi i piatti) che proprio non ce l'ho fatta a toglierlo via!
Passando a "Mars" dalla suite dei Pianeti, l'Orbe ha primeggiato sul lato minaccioso del pezzo, con il ridondante peso dei massicci violini che procedevano inesorabili. Il Bluenote veniva dopo, senza riuscire ad uguagliare questa presenza, ma disponendo l'orchestra su uno spazio più ampio, isolando i singoli strumenti con maggiore facilità: come per molte cose, le vostre preferenze dipenderanno dal vostro impianto e dai vostri gusti.
Mettendo poi quelle terribili canne d'organo dal disco test della Ortofon, ho dato all'Orbe la possibilità di far tremare i vetri delle finsetre. Sotto questo aspetto il Bluenote non è rimasto molto indietro, ma è riuscito ad isolare le canne nello spazio, allinenandole sul fondo della scena: si tratta di un test davvero tosto.
Un quadro generale si staglia. Di fianco all'Orbe abbiamo un giradischi più aperto ed espansivo, che dona spazio agli strumenti ed estrae il dettaglio senza sparartelo addosso, L'Orbe possiede più dell'anima e della qualità organica della musica: nel faccia a faccia sono entrambi eccellenti, ma differenti, ed il fatto che si siano inseriti perfettamente nel mio impianto dimostra che le diffrenze sono tutt'altro che fondamentali.
Per questo stadio, ancora una volta il Bluenote è stato usato come sistema completo, solo che stavolta gli stadi phono erano il mio pre Audion Silver Knight e lo Slee Gramamp Gold, entrambi connessi con il pre-pre Slee Elevator, una combinazione che il fonorivelatore Bluenote ha sembrato gradire molto di più.
Ho avuto un mese intero per giocare e debbo dire che questo giradischi mi ha dato grande piacere. Come spesso accade, i dischi che mi sono trovato a suonare sono stati quelli che hanno messo il Bluenote nella migliore luce, ma, a differenza che con altri giradischi, questi dischi hanno coperto l'intero spettro della mia (ampia) collezione. Si è mostrato a suo agio sia seducendomi con la Callas, sia scuotendomi con Polly Styrene, sia facendomi alzare a cantare con Aretha Franklin. Gli sono piaciute sia la chitara solista che la batteria, il sassofono come il doppio basso. Non si è mai lasciato andare ne' ha deluso in una qualsiasi area, ha solo continuato a fare musica: è stato un piacere conviiverci.
Non molte. L'alloggiamento del motore ha l'interruttore di accensione sulla sommità ed è scomodo, così ho lasciato il piatto sempre in funzione. L'uso di un dischetto in luogo del clamp ha reso facile il cambio del disco col piatto in rotazione (mentre con l'Aida questo era senza speranza). Il cavo di alimentazione toccava contro la base del sottotelaio, finchè questo non è stato sistemato ad un'altezza appropriata: le sospensioni rigide, una volta raggiunta una giusta altezza, contribuiscono ad evitare il tutto, ma una minima modifica della posizione del cavo renderebbe la vita più facile. Per finire, la mancanza di un vero e proprio alimentatore comporta che il cambio di velocità è possibile soltanto rimuovendo il coperchio e scambiando la cinghia di posto sulla puleggia: uno strazio se usate dischi a 45 giri (io no).
Categoria |
Voto |
Commenti |
Bellezza giradischi/braccio |
+2/0 |
Giradischi fantastico, braccio bello ma diverso |
Livello delle finiture giradischi/braccio |
1/-1 |
Finitura anche migliore dell'Orbe, braccio vicino allo (ultimo) standard SME |
Ingegnerizzazione giradischi/braccio |
0/-1 |
Senza alimentatore - uno svantaggio? |
Compatibilità giradischi/braccio |
+1/2 |
Il giradischi accetta la maggior parte dei bracci, anche quelli pesanti. Il braccio è ottimo con le MC, ma la sua massa effettiva è eccessiva per le MM |
Stabilità della velocità |
+1 |
Eccellente, nonostante la semplice alimentazione... |
Senso del tempo |
0 |
|
Dinamica |
-1 |
Ottima, ma il peso del basso dell'Orbe lo pone di un pochino in avanti. |
Ampiezza del palcoscenico |
+1 |
Ampio, lievemente più diffuso |
Profondità del palcosenico |
+2 |
|
Profondità del basso |
-2 |
Buona |
Controllo/velocità del basso |
+1 |
L'Orbe è più solido, il Bluenote più veloce |
Restituzione del dettaglio |
+2 |
|
Chiarezza del medio |
+2 |
|
Estensione degli alti |
+1 |
|
Qualità degli alti |
0 |
|
Colore complessivo |
+2 |
Appena quel poco più aperto e naturale dell'Orbe |
Realismo |
+2 |
L'assenza di caratterizzazione giova |
Fattore 'Mi mancherai' |
+2 |
Un insieme davvero bello, ben fatto ed ottimamente suonante |
Un risultato veramente molto piacevole di questa serie di prove di giradischi è che, con una sola eccezione, tutti hanno mostrato un livello tale che mi avrebbe fatto più che piacere averli con me. Hanno anche mostrato una varietà tale di presentazione da riuscire ad accontentare un po' tutti i gusti. Ho sempre detto che il mio scopo non è trovare il "miglior" giradischi di tutti, cosa impossibile data la varietà di impianti con i quali questo apparecchio dovrebbe trovarsi a lavorare, per non parlare dei miei gusti personali e la musica che vi ho suonato. Detto tutto ciò, vado inevitabilmente a concludere con un punteggio personale alto nella serie, dove il Clearlight Recovery rimane ancora quello che farei rimanere sulla mia mensola da giradischi se avessi i soldi: quello è davvero un "Super Orbe". Ma col Bluenote sono stato colpito ancora una volta, ed il fatto che l'intero sistema proviene da una sola fonte rende questo risultato ancora più impressionante. Che, poi, l'oggetto abbia un aspetto da un milione di dollari è la classica ciliegina sulla torta.
*Attendo smentite...
Dopo la lettura di questo pezzo, spero sia evidente che senza le seguenti aziende questa serie di prove sarebbe stata impossibile: li ringrazio tutti:-)
Michell engineering - http://www.Michell-Engineering.co.uk
'The Cartridge Man' - http://www.thecartridgeman.com
Graham Slee - http://www.gspaudio.co.uk/
Clearlight - http://www.clearlight-audio.de
AudioNote UK - http://www.audionote.co.uk
Dynavector Japan - http://www.dynavector.co.jp
Lehmann Germany - http://www.lehmannaudio.de
Impianti usati
|
© Copyright 2003 Geoff
Husband - www.tnt-audio.com
Traduzione italiano: Carlo
Iaccarino
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