Dopo il giradischi, le casse acustiche sono senz'altro il componente considerato più delicato dalla maggioranza degli audiofili. Oscuro oggetto del desiderio, motivo di supremo orgoglio (o profonda frustrazione...) nei confronti degli amici, considerato ospite brutto ed ingombrante dagli altri componenti della famiglia, il diffusore acustico è senz'altro causa di alcune delle più pervicaci paranoie che affliggono l'audiofilo medio.
Durata nel tempo
Dopo aver speso interi mesi della propria esistenza (dico, ma si può?
:-)) ed i più sudati risparmi di una vita di duro lavoro, l'acquisto
delle casse acustiche è un momento chiave nella vita di ogni audiofilo.
Lasciando per un attimo da parte tutti i dubbi circa la bontà della scelta
effettuata - c'è sempre l'amico "esperto" che vi dirà che avreste
potuto comprare meglio, qualunque cosa abbiate acquistato - immediatamente si
fa strada una terribile angoscia: e se si rompono??? Quanto dureranno? Non è
che dopo 5 anni sono già da buttar via? Si usurano??? E, se sì,
quanto al mese?
Cerchiamo di mantenere la calma, innanzitutto. Un diffusore
acustico tradizionale è composto da pochi elementi, semplici da capire:
gli altoparlanti, un filtro crossover (costituito da condensatori, induttanze
e resistenze) ed un cabinet (la cassa vera e propria). Ebbene, tra questi componenti
quelli più soggetti ad usura sono gli altoparlanti, in particolare i
woofers, essendo quelli che compiono un lavoro "meccanico" più intenso
e visibile.
La sospensione del woofer (il bordo del cono, insomma), a seconda del materiale
di cui è costituito, non dura in eterno, ma tende a logorarsi col tempo.
Le sospensioni cosiddette in "foam" (o schiuma) hanno la spiacevole tendenza
a sbriciolarsi sotto l'azione degli agenti atmosferici e dell'ozono in particolare...
tale sbriciolamento (tristemente noto agli audiofili come come "il buco dell'ozono"...
:-)) può avvenire in un periodo di tempo di circa 10 anni, a seconda
delle condizioni e del materiale.
Le schiume più vecchie, quelle che si usavano 20 o 30 anni fa, si sbriciolano
più velocemente di quelle di oggi. Non è un problema, uno dei
prossimi paragrafi è dedicato proprio a come risolvere tutto con spese
raginevoli.
Le schiume di oggi sono più resistenti, ma tendono ad essere comunque
poco utilizzate. Si usano di più sospensioni in gomma o in altro materiale
plastico.
Neppure queste ultime sono tuttavia esenti da problemi, infatti
la gomma tende, talvolta, ad indurirsi negli anni, facendo così variare
la risposta meccanica dell'altoparlante. Si può utilizzare, nel caso,
del grasso siliconico apposito per materiali gommosi. Si vedano ad esempio materiali
speciali che i carrozzieri usano per le guarnizioni delle portiere delle auto
oppure qualcosa di utilizzo nautico.
Tali prodotti consentono di tenere la gomma al riparo dalle aggressioni degli
agenti atmosferici. Usateli solo se strettamente necessario.
In linea di massima, dal punto di vista MECCANICO, un altoparlante (sia esso
woofer o midrange o tweeter o altro) funziona senza problemi di sorta per almeno
10 anni. Dopo, occorrerà valutare caso per caso.
Un altoparlante, però, è anche un magnete e quindi
tende a scaricarsi nel tempo. Qui si parla di tempi molto più lunghi,
ma da studi fatti da alcune aziende costruttrici di altoparlanti, pare che il
"decadimento" della carica magnetica sia apprezzabile (strumentalmente) anche
a distanza di pochi anni. Quanto questo sia poi apprezzabile ad orecchio è
difficile dirlo e, francamente, non me ne farei un cruccio.
Volendo essere pignoli anche il ferrofluido contenuto nel traferro dei tweeter
pare che nel tempo tenda a modificarsi, cambiando la risposta dell'altoparlante.
Si tratta, comunque, di differenze minime e che possiamo considerare trascurabili
(di second'ordine) rispetto alle modifiche di tipo "meccanico" che gli altoparlanti
subiscono negli anni.
Poi c'è il crossover, il cablaggio ed i connettori. Queste parti normalmente durano di più ma i condensatori, ad esempio, dopo 20 anni, sarebbe bene sostituirli. Il cablaggio ed i contatti possono ossidarsi nel tempo (specie se realizzati tramite innesto diretto tipo faston) e alterare la resistenza di contatto. Di conseguenza, dopo molti anni (facciamo 15 - 20) potrebbe essere utile pulire tutti i contatti con un disossidante secco spray per contatti (negozi per bricolage).
Infine il cabinet, la cassa vera e propria. Nella maggior parte dei casi questa è realizzata in truciolare o in medium density, materiali molto resistenti ed inalterabili. Il legno massello, invece, specie se giovane, potrebbe manifestare la tendenza ad incurvarsi e cambiar colore. Dal punto di vista funzionale, l'unica preoccupazione potrebbe essere quella della tenuta delle giunzioni... ma bisogna essere molto sfortunati per vedere due pannelli incollati separarsi dopo un certo periodo. Normalmente non succede.
Normali precauzioni
Non è affatto vero che l'utilizzo intenso e continuato possa portare
ad invecchiamento precoce degli altoparlanti. In certi casi può essere
vero il contrario. Immaginate la guarnizione di una portiera rimasta chiusa
per 10 anni. Dubito che sarà in condizioni migliori di quella che è
stata aperta e chiusa centinaia di volte nello stesso arco di tempo.
I materiali elastici (tali sono quelli che costituiscono gli altoparlanti) soffrono
i lunghi periodi di inattività, perchè tendono ad indurirsi e
ad assumere una posizione di "riposo".
Quindi, non abbiate timore ad usare le vostre casse acustiche tanto e quanto
desiderate. Innanzitutto sono fatte per essere usate e non adorate come reliquie,
e in ogni caso non ne accorcerete la vita utile, anzi.
É chiaro che est modus in rebus, cioè c'è modo e
modo di utilizzare le cose. Far suonare le proprie casse sempre ai limiti delle
loro possibilità, magari in piena distorsione (dell'ampli), non si può
dire sia un fatto benefico. Come tutti i dispositivi meccanici, se sollecitati
ai confini dei loro limiti fisiologici per lungo tempo... possono tirar le cuoia
prima del previsto.
Così anche le parti elettriche, ovvero le bobine mobili degli altoparlanti,
che possono bruciarsi se sovrapilotate da amplificatori in regime di distorsione
permanente (ad esempio: alti e bassi a max.). Ricordatevi sempre la regola d'oro
che suggerisce di utilizzare un ampli di buona potenza "a regime" piuttosto
che un piccolo ampli sempre alla soglia della distorsione.
Gli altoparlanti, a parità di potenza sonora emessa, ringrazieranno (nel
primo caso) e vi malediranno (voi e la vostra stirpe, sono rancorosi) nel secondo
caso.
Ancora, come tutti i prodotti dell'umano ingegno, anche le casse acustiche temono l'umido, la polvere e la luce diretta del sole. Se proprio non potete evitare l'esposizione perenne ai raggi solari, manco fosse una pianta di ficus, almeno utilizzate le griglie parapolvere. Per l'umido... vedete un po' cosa potete fare.
Altra paranoia, anche questa ben diffusa, è quella degli urti accidentali. Urtare una cassa acustica, spenta o in funzione, non è normalmente un fatto grave. Tutto dipende dall'entità dell'urto. Se dopo una caduta rovinosa sul pavimento una cassa non dovesse suonare più è molto probabile che si sia staccato qualche cavo all'interno, quindi niente di preoccupante.
Più serio è l'urto (accidentale o voluto) con
gli altoparlanti, specie se stanno suonando. In questo caso la possibilità
di fare danni è più alta anche se non occorre subito strapparsi
i capelli.
Una cupola di tweeter rovinata da un tenero ditino esploratore può essere
riportata in posizione con una piccola ventosa per lenti a contatto, o dello
scotch, ad esempio. Il danno non è detto che sia grave.
Stesso discorso per la cupola parapolvere dei midrange o dei woofers. Non è
una buona idea, invece, cercare di trattenere con la mano un woofer in movimento.
Non è escluso che si possa rompere seriamente qualcosa, non tentate la
sorte.
Un'altra precauzione è relativa agli animali domestici, in particolare i gatti che amano affilarsi le unghie sulle griglie dei diffusori e sugli stand in legno. Ci sono tre possibili alternative:
Qualche consiglio per rendere le griglie parapolvere a prova di bambino o di animale domestico lo trovate in questo articolo, sempre qui nelle FAQ di TNT-Audio.
Collegamenti
Per fortuna una cassa acustica è un oggetto elettricamente semplice e
- di norma - passivo, cioè non necessita di alimentazione dalla rete
elettrica. É sufficiente collegare i morsetti alle uscite dell'ampli
con un cavo di ragionevole spessore per non correre alcun tipo di rischio.
C'è tuttavia qualcosa che dovete tenere bene a mente quando collegate
una cassa acustica: fate tutto quel che volete, ma ad ampli spento. Il
rischio sempre in agguato è che i due poli (negativo e positivo, rosso
e nero, se volete) si tocchino causando un bel cortocircuito che manderà
in fumo il malcapitato amplificatore.
Controllate sempre, anche più volte prima di accendere l'ampli, che i
due cavetti non entrino in contatto elettrico tra loro. A volte basta una pagliuzza
insignificante - una delle tante che costituiscono il cavo - per causare danni
significativi.
Per il biwiring - per le casse che hanno due coppie di morsetti, cioè
- valgono le stesse precauzioni. In più ricordatevi che ad una coppia
di morsetti ci va collegato il positivo ed il negativo di 1 cavo ed all'altra
coppia i poli (+ e -) di un secondo cavo. Non eseguiti intrecci azzardati. Rispettate
le polarità e la logica delle cose e non avrete problemi.
Una domanda molto frequente riguarda i possibili danni che causerebbe l'inversione dei poli (no, non è un ribaltone politico), ovvero collegare il polo positivo dell'ampli al morsetto negativo delle casse e viceversa. Ebbene, NON SI ROMPE NULLA, né l'ampli né le casse. Semplicemente state invertendo la fase, quindi gli altoparlanti si muoveranno in senso opposto rispetto all'usuale. La cosa più sensibile che potreste avvertire è una riduzione della quantità di basse frequenze.
I morsetti dei cavi sono di norma abbastanza robusti, ma, come tutti i connettori di questo mondo, non gradiscono molto continue operazioni di connessione/sconnessione. Tuttavia, una volta ogni tanto, staccare e riattaccare i cavi può essere salutare per prevenire/eliminare eventuali ossidazioni nei contatti che di norma si formano col tempo.
Le casse acustiche andrebbero sempre posizionate su supporti
stabili o sul pavimento, qualora siano del tipo "da pavimento", appunto. Soluzioni
di ripiego, trespoli traballanti, sgabelli zoppi, sedie sgangherate e quant'altro
la vostra macabra fantasia vi può suggerire sono da evitare, per l'incolumità
vostra, dei vostri familiari e delle vostre casse.
Allo stesso modo, eviterei di mettere vasi di fiori o altri oggetti sulle casse.
I vasi di fiori o le piante possono trasmettere umidità al mobile, senza
contare che possono alterare, seppur lievemente, il suono della cassa stessa.
Questo è tanto più vero con soprammobili di tipo metallico, argenteria,
ecc.
Per tipologie di diffusori differenti da quelli tradizionali - mi riferisco a planari, elettrostatici, isodinamici, attivi, ecc. - le precauzioni sono generalmente simili, ma per un "uso e manutenzione" più attento vi raccomando di leggere il manuale di istruzioni o di rivolgervi alla Casa Costruttrice, al distributore o al vostro negoziante di fiducia.
Supponiamo che, quantunque voi abbiate seguito le normali regole
d'uso, uno o più altoparlanti si siano danneggiati. Ebbene, non dovete
disperare. La prima cosa da fare è contattare la Casa Costruttrice o
il suo rappresentante in Italia. Per trovare siti ed indirizzi utili basta fare
una ricerca in Rete. Noi non svolgiamo il servizio di Pagine Gialle dell'HiFi.
É probabile che i ricambi esistano e costino una cifra ragionevole.
Nel caso in cui il Costruttore non esista più e/o il prodotto non sia
più distribuito in Italia, potete rivolgervi con fiducia ad uno dei tanti
servizi di riparazione altoparlanti diffusi in tutta Italia. Il modo più
rapido per trovarne uno vicino a voi è la ricerca in rete con parole
chiave "riparazione altoparlanti" o qualcosa di simile.
Tenete poi conto che la maggior parte di questi lavorono per spedizione, quindi
anche se geograficamente lontani, possono farvi il lavoro e rispedirvi il tutto
a casa.
Se non foste capaci a reperire le informazioni giuste in Rete (ma i motori di
ricerca li hanno fatti apposta!) rivolgetevi ad un qualunque negozio HiFi della
vostra zona. Ha certamente sottomano almeno un indirizzo di un laboratorio che
esegue questi lavori.
Chiedete sempre un preventivo e ricordatevi che, a meno che non si tratti di
lavori molto particolari, la "ribordatura" di un altoparlante, ovvero la sostituzione
della sospensione sbriciolata, non vi costerà più di 50 -100 Euro
per coppia di altoparlanti. Lavori più complicati (ribobinatura, centratura,
ecc.) su altoparlanti di grandi dimensioni o di elevato valore possono essere
molto più costosi.
Ricordatevi anche che, dopo una riparazione, l'altoparlante suonerà leggermente
diverso da prima, almeno fintanto che i materiali nuovi non hanno terminato
un certo periodo di "rodaggio", stimabile, molto genericamente, in 50 ore di
funzionamento. Può anche essere che - terminato il rodaggio - il suono
resti comunque un po' diverso, magari pure migliore rispetto a prima. Prevedere
se, quanto e come, è impossibile.
Qualora foste appassionati di fai_da_te è possibile che in qualche negozio ben fornito di materiali per l'elettronica riusciate a reperire i materiali per rifare "in casa" le sospensioni degli altoparlanti. Non lo consiglio, ma forse si riesce a risparmiare qualcosa (ma il risultato... potrebbe lasciar a desiderare).
In ogni caso, qualunque danno sia successo, rivolgetevi al negoziante, al Costruttore, al Distributore oppure fate una ricerca in Rete.
Per quanto possa sembrare strano, in una rete Internet dove sito web sta diventando sinonimo di e-commerce, noi non vendiamo né ripariamo nulla.
Nella prossima puntata vedremo quali siano le più comuni paranoie riguardanti l'incolumità degli altri apparecchi della catena HiFi.
Prima Puntata: le paranoie sui rumori
Seconda Puntata: altri rumori e sindrome da upgradite
Terza Puntata: guasti delle amplificazioni
Quarta Puntata: guasti dei lettori CD
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