L'antefatto
Quando decisi di acquistare la mia coppia personale di diffusori Spendor SP2/2, lo feci dopo aver effettuato diverse prove di ascolto presso uno dei negozi meglio attrezzati per questo genere di prove.
Per la verità, il proprietario del negozio aveva iniziato a conoscermi più come "consulente" che come cliente. Per qualche strano motivo, infatti, diversi tra amici e colleghi decisero di acquistare o rinnovare il proprio impianto proprio in quel periodo (inizio anni '90), ed essendo a conoscenza della mia passione per l'HiFi, mi chiesero di accompagnarli perchè potessi consigliarli nell'acquisto delle apparecchiature.
Manco a dirlo, al variare delle persone e delle apparecchiature, al termine delle sedute di ascolto, selezionati i vari componenti, il più delle volte rimaneva una costante: i diffusori Spendor SP2/2!
All'epoca, quei diffusori piacevano un po' a tutti, per una serie di motivi:
L'evoluzione
Il tempo, tuttavia, a volte trascorre impietoso. Sorgenti digitali e diffusori, negli ultimi anni, hanno visto crescere di parecchio la loro qualità complessiva, nonchè il loro modo di riprodurre la musica (molto più attento alla ricostruzione spaziale), in modo particolare per i prodotti di fascia media, dove è più naturale riversare le esperienze maturate con le realizzazioni di fascia alta.
Ecco allora che il pur solido e ben realizzato lettore CD Yamaha CDX1030, ha dovuto cedere il passo ad un arrembante ed assai più performante (soprattutto se accuratamente messo a punto) Marantz CD17, ed anche le Spendor hanno iniziato ad evidenziare i segni dell'età.
A malincuore, ma devo ammettere che, ultimamente,
preferivo ascoltare diffusori di classe enormemente più economica, ma
di progettazione più recente, notevolmente più attenti ed accurati nel
valorizzare quegli elementi che più significativamente intervengono ai
fini di una ricostruzione dell'immagine virtuale credibile e godibile.
Insomma, dovendo descrivere il suono del diffusore col senno e l'esperienza di circa dieci anni dopo, lo classificherei nel modo che segue:
La realizzazione del mobile
Nel momento in cui ho iniziato l'opera di restauro, il mio riferimento estetico era rappresentato dalle splendide Sonus Faber Extrema, caratterizzate dal corpo del diffusore di colore nero con applicati, ai due lati, elementi in massello di noce (credo) di consistente spessore ed andamento "discendente", a partire dal fondo verso il frontale del diffusore.
Per prima cosa, quindi, mi sarei dovuto procurare quattro pannelli laterali in massello. So bene che il noce nazionale sarebbe stato il legno ideale, ma per motivi di costo, la scelta è caduta sul solito massello di pino, dallo spessore di ben tre centimetri. Fattolo tagliare nelle seguenti misure:
Successivamente, ho agito levigandone la
superfice e tinteggiando il tutto con un impregnante antimuffa di color
mogano prima, e cera a freddo poi, avendo cura di non trattare la superfice
interna, da incollare poi al corpo del diffusore.
La ricostruzione di angoli e spigoli vari,
è avvenuta utilizzando stucco per legno misto a colla vinilica, un impasto
che, solidificatosi, si è dimostrato di estrema resistenza (anche al carteggio!).
Le operazioni di carteggiatura hanno poi
interessato l'intero diffusore, sia in previsione della successiva tinteggiatura,
che in funzione dell'incollaggio dei pannelli laterali.
Tinteggiatura che è puntualmente avvenuta, utilizzando come colore il solito nero opaco, particolarmente adatto a "perdonare" eventuali imperfezioni.
Ovviamente, ho evitato accuratamente di
tinteggiare l'area dei diffusori sulla quale si sarebbero accoppiati i
pannelli laterali in massello, al fine di ottenere il migliore incollaggio
possibile.
Incollaggio effettuato nel momento in
cui sono terminate le operazioni di tinteggiatura (circa 3 mani a pennello).
Le superfici a contatto sono state spalmate con abbondante colla vinilica
ed il tutto sottoposto ad una pressione complessiva di una sessantina di
Kg per un paio di giorni circa.
Il risultato estetico è quello visibile
in foto. Il risultato acustico, è stato grosso modo quello atteso, con
le colorazioni in gamma medio bassa che, al termine delle operazioni, si
sono notevolmente attenuate.
Assieme a loro, però, è scomparso anche un po' il fascino tipico di quel tipo di diffusore, con il risultato che, musicalmente parlando, il diffusore sembrava più aver perso, piuttosto che guadagnato, qualcosa.
In pratica, i difetti risultavano più evidenti, non più nascosti da quella sorta di rigonfiamento sulle regioni medio-basse dello spettro acustico, frequenze presenti piuttosto spesso nel messaggio musicale.
Che dire? Per quanto mi riguardava, i diffusori Spendor SP2/2 avevano ormai fatto il loro tempo, ed il più delle volte preferivo ascoltare, quando non disponevo di altri diffusori, i ben più economici Suono Riferimento, che utilizzavano componenti che, presi tutti assieme, risultavano di costo totale minore del singolo Tweeter delle Spendor, il celebrato Scan Speak 2010 (!).
Già, il punto della questione era proprio
questo: possibile che da tali blasonati componenti non si riuscisse a tirar
fuori un suono poco più che discreto? Eppure di realizzazioni recenti
che utilizzavano componenti simili ne avevo ascoltate altre, anche artigianali
(o quasi), con risultati sempre estremamente convincenti.
Ed anche il woofer dava l'impressione di essere un buon componente. Prodotto in casa dalla Spendor stessa, non si era mai espresso particolarmente bene, in termini di estensione alle frequenze più viscerali. Però mi è sempre sembrato veloce e controllato, ben lungi dal risultare "facilone" nella resa delle frequenze basse e medio-basse e, per questi motivi, dalla buona resa in ambiente.
Tutti questi fattori assieme, mi hanno spinto a chiedere all'amico e progettista Giuliano Nicoletti se avesse avuto voglia, tempo e interesse per rivedere il progetto originario, dandogli carta bianca un po' su tutto, mobile compreso.
Giuliano ha accettato, ed il risultato
del suo impegno ce l'ho in questo momento sotto gli occhi... pardon, le
orecchie!
Prima delle note di ascolto, cerchiamo però di capire in che modo sia intervenuto Giuliano, facendocelo raccontare da lui stesso...
Genesi delle Spendor SP2/2 "GN Signature"
La proposta (decente, senza alcun dubbio...) di Stefano Monteferri mi ha subito incuriosito: le Spendor SP2/2 sono una vera pietra miliare nella storia della riproduzione ad alta fedeltà, ed ogni lavoro di modifica e messa a punto di un diffusore tanto rinomato nasconde sempre qualche interessante spunto di riflessione.
Detto fatto, come primo e naturale passo
ho ascoltato per qualche tempo i due diffusori nel mio solito ambiente,
già modificati da Stefano con l'aggiunta di una coppia di fiancatine
laterali in legno.
Sin dai primi vagiti si è manifestata
l'evidente necessità di intervenire radicalmente: la gamma bassa
sembrava del tutto assente, con in più una fastidiosa leggerezza
della gamma mediobassa, a privare del giusto corpo l'intera riproduzione.
Gamma media piuttosto avanzata, alte frequenze
poco rifinite e piuttosto ruvide, scena decisamente compressa al centro
immagine. Insomma, una vera tragedia!
Smonto dunque i vari altoparlanti, qualche
minuto di riscaldamento per la fida scheda di misura Clio, ed eccomi ad
analizzare i parametri dei componenti. Subito tiro un sospiro di sollievo
per i due tweeter, entrambi a posto e dalle tolleranze piuttosto ridotte;
una prova di ascolto dei due componenti "nudi" sul banco di lavoro ne ha
confermato la validità del suono, tranquillizzando l'animo.
I due woofer sembrano invece aver subito
pesantemente lo scorrere degli anni: in particolar modo è la sospensione
esterna in gomma ad essere rovinata. Se il foam tende a decomporsi e sbriciolarsi,
la gomma al contrario diviene rigida e stopposa. Ecco che allora la cedevolezza
dell'equipaggio mobile diminuisce drasticamente, la frequenza di risonanza
sale, il Qt aumenta... e l'altoparlante non è più capace
di riprodurre dignitosamente le basse frequenze.
Preso atto della situazione sento Stefano
per telefono, e dopo aver concluso di non modificare meccanicamente i woofer
(con eventuale cambio della sospensione), decidiamo di utilizzare i quattro
altoparlanti per realizzare una coppia di satelliti, in
abbinamento al sub Indiana Line.
A questo punto ho condotto diversi ascolti con box di prova, pervenendo infine alla conclusione di mantenere i mobili originali e concentrare l'attenzione e le modifiche unicamente sul filtro di crossover, cuore di ogni sistema di altoparlanti.
Il filtro delle Spendor utilizza alcune
soluzioni in voga nel periodo in cui fu progettato, ma oggi mostra qualche
evidente neo: terzo ordine elettrico in entrambe le celle, senza
alcuna resistenza di smorzamento, ed un passa bassa del primo ordine in
serie al tweeter, per limare la risposta in frequenza in gamma altissima
ed (immagino) modellare al meglio la fase relativa.
Personalmente sono contrario a questo tipo di elaborazioni del suono, che introducono quasi sempre colorazioni timbriche ed alterazioni temporali del tutto sgradevoli. In questo caso l'induttanza in serie non mi sembra neanche di grande qualità ed il povero ScanSpeak suonava in effetti granuloso e lento, perdendo la quasi totalità delle doti positive.
Decido dunque di fare tabula rasa (elettrificata?) e ripartire da zero.
Schema del filtro
Come visibile nello schema, il woofer utilizza
un secondo ordine elettrico, con la resistenza in parallelo all'induttanza
ad allineare la risposta in gamma media, per una pendenza acustica di 12
dB per ottava nella zona di incrocio, situata a cavallo dei 2500 Hertz.
Anche il tweeter è filtrato con
una cella elettrica del secondo ordine, con il particolare smorzamento
dato dal rapporto ponderale di condensatori ed induttanza necessario ad
allineare nella maniera migliore il ginocchio della risposta nella zona
di incrocio (in particolar modo nelle misure fuori asse), ed una pendenza
sempre vicina ai 12 dB per ottava.
In questa situazione è necessario connettere nuovamente il tweeter in fase (nel progetto originale la fase era invertita), ed inclinare di qualche grado il diffusore verso l'indietro, al fine di ottenere la migliore coerenza in zona di incrocio. Il valore
della resistenza in serie al tweeter può ovviamente essere modificato
per adattare il suono ai propri gusti o all'ambiente, anche se non credo
se ne sentirà il bisogno.
Sottolineo come questa modifica ha preservato
i componenti originali: il filtro di serie, montato su circuito stampato,
è stato semplicemente rimosso e sostituito, ed in caso di necessità
potrà nuovamente tornare
al proprio posto. Stefano mi sembra soddisfatto
del risultato, e nel caso qualcuno di voi decidesse di procedere
con la modifica, si facesse poi sentire!
Ripasso a questo punto la parola (la penna? la tastiera?) a Stefano Monteferri, per la prova di ascolto.
Buon divertimento, alla prossima !
Giuliano Nicoletti
L'Ascolto dei diffusori
Collegate all'ottimo ed italianissimo amplificatore integrato AM Audio PA-100, che a sua volta sta ricevendo il segnale dal CD Marantz CD17 ottimizzato con le modifiche più note (stabilizzatore sul CD, blue-tac su meccanica e condensatori, punte coniche, grafite e TNT CDP Press), ben coadiuvate dal sub attivo Indiana Line TH-SA (marmorizzato, invertito, irrigidito con rinforzi interni, trattato con elementi bituminosi, punte coniche, blue tack ed altro ancora...) tagliato a circa 55-60 Hz, il tutto alimentato dai soliti cavi di alimentazione TNT-TTS, stanno sfoderando performances musicali del tutto nuove, neanche lontanamente paragonabili a quanto ascoltato in precedenza!
Il confronto con le Suono Riferimento, ritorna finalmente a livelli più consoni e realistici, e cioè semplicemente improponibile! (ricordo che in precedenza, invece, le stesse si lasciavano il più delle volte preferire alle Spendor).
Le uniche modifiche che mi sono poi permesso di fare (per ottimizzarne le prestazioni nel mio ambiente di ascolto e per meglio adattarle al mio gusto personale) alle Spendor SP2/2 GN Signature (GN sta, ovviamente, per Giuliano Nicoletti :-), riguardano:
Più in dettaglio, il carattere musicale dei diffusori è così cambiato:
A guadagnarne è la ricostruzione spaziale, ottimamente riproposta, attraverso innumerevoli informazioni (alcune delle quali non avevo mai percepito in precedenza in modo così chiaro e diretto), sia nel senso dell'altezza che della profondità, che risultano davvero ottime, a tal punto che l'estensione laterale appare inizialmente limitata. Non si fatica però molto a capire come sia anch'essa di ottimo livello, solo risulta posizionata un po' più indietro rispetto a quanto sono solito riscontrare, e risulta quindi piuttosto affascinante ed ampiamente soddisfacente, soprattutto usando l'accortezza di inclinare all'indietro i diffusori di qualche grado (diciamo che l'inserimento di uno spessore di circa tre o quattro cm., direttamente sotto la base dei diffusori, si rivela più che sufficiente), e si espande piuttosto bene oltre i limiti dei diffusori stessi.
I suoni si svincolano finalmente dai mobili, con la totale scomparsa dei fenomeni di "inscatolamento" presenti in precedenza. Davvero un ottimo risultato, conseguibile però posizionando i diffusori su supporti da una cinquantina di cm., dotati di punte sia verso il pavimento che verso gli stessi. Un tentativo di collocazione a diretto contatto con la base di appoggio superiore dei supporti in mio possesso, si è rivelato un sonoro fallimento ed ha subito una solenne bocciatura.
Il prezzo da pagare per tutto questo,
è il modo piuttosto diretto con cui gli aspetti più critici di quelle
registrazioni, non propriamente effettuate a regola d'arte, vengono evidenziati
all'ascolto.
Voglio dire che qui non ci sono mezze
misure: l'ascolto di un disco ottimamente registrato, diventa un'esperienza
davvero incantevole, mentre la riproduzione di materiale discografico tecnicamente
scadente, invece, quasi una tortura!
A questo proposito, per quella che è la
mia esperienza, devo dire che lo Scan Speak 2010 non è certamente un componente
facile. Tweeters quali l'Audax TW034X0, oppure i migliori Dynaudio, riescono
a coniugare decisamente meglio caratteristiche quali dolcezza ed accuratezza
nella riproduzione delle frequenze medio-alte ed alte.
Va poi considerato che, in generale, il
suono dei diffusori è caratterizzato da un'impostazione timbrica piuttosto
asciutta, e questa caratteristica non aiuta certo ad eufonizzare il risultato
finale...
Da sottolineare come anche i cavi, in un contesto del genere, assumano particolare rilevanza: meglio evitare quelli troppo freddi o spigolosi, ma è anche importante che siano trasparenti ed accurati. In una parola, visto il carattere rivelatore dei diffusori, è opportuno che siano di buona qualità complessiva.
In ultima analisi, va considerato come, entro certi limiti, sia comunque possibile intervenire sul filtro, variando il valore della resistenza in serie al tweeter per adeguarne il livello di emissione alle caratteristiche dell'ambiente ed al proprio gusto personale.
Alla resa dei conti, possiamo quindi affermare
che le modifiche effettuate, pur non avendo la pretesa di aver reso i diffusori
oggetto di riferimento assoluto (e magari valido in qualsiasi contesto),
hanno sortito effetti per molti aspetti inattesi, con il risultato che
il suono è diventato certamente più all'altezza dei tempi.
La maggiore accuratezza con cui ora, rispetto
a prima, ripropongono il messaggio musicale, ben si sposa con i miglioramenti
cui abbiamo assistito, negli ultimi anni, nell'ambito dei probabili partners
(lettori CD, amplificazioni e cavi nel segmento medio del mercato).
Intendo dire che, rispetto ad una decina
di anni fa, dal punto di vista qualitativo, nella medesima fascia
di prezzo, oggi c'è davvero molto meno da perdonare (e quindi da eufonizzare)
e ben più da valorizzare.
Per quanto concerne gli aspetti più tecnici,
relativi alla progettazione e realizzazione del filtro, avete già letto
nell'apposito paragrafo.
Un ultimo accenno al prezzo dell'elaborazione
estetico/funzionale che, nel mio caso, non ha superato le 50.000
lire, legno e vernice compresa (l'utilizzo di un legno di maggior pregio,
ovviamente, fa lievitare i costi...).
A queste vanno aggiunte ulteriori 20.000
lire circa per il ri-cablaggio dei diffusori, ed il costo degli elementi
del filtro, estremamente variabile in funzione del livello qualitativo
dei componenti selezionati.
Un sentito ringraziamento a Giuliano, per la disponibilità dimostrata nel cimentarsi in questo rischioso confronto (stiamo parlando di Spendor!), e per avermi dato la possibilità di tornare a godere dei servizi (musicali) di una coppia di oggetti che, quasi definitivamente accantonati, stanno ora godendo di una nuova e luminosa esistenza!
PS - Ovviamente, il filtro originale non ha subito modifiche o alterazioni di alcun genere, e risulta pertanto di semplice ricollocazione e riusabilità, a garanzia di un (invero poco probabile...) sempre possibile ritorno al passato! :-)
© Copyright 1999 Stefano Monteferri e Giuliano Nicoletti
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