Testina fonografica a bobina mobile Dynavector DV-20X2

Un secondo sguardo a una vecchia amica...

[Testina Dynavector a bobina mobile DV-20X2]
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Prodotto: Testina fonografica a bobina mobile Dynavector DV-20X2
Produttore: Dynavector - Giappone
Prezzo: ca. 900 euro
Recensore: Geoff Husband - TNT Francia
Data della recensione: Maggio, 2015
Traduttore: Roberto Felletti

Introduzione

È buffo come, talvolta, le cose capitino. Due mesi fa disponevo di un giradischi Pro-Ject Signature, per scriverne una recensione; esso sembrava molto promettente, ma un paio di aspetti avevano destato in me un po' di preoccupazione riguardo al tipo di testina da utilizzare. Il controllo della velocità e il comando di accensione/spegnimento erano montati, curiosamente, proprio sotto lo stilo in posizione di riposo. Poiché la testina Dynavector XV-1t, che uso di solito, ha il peggior cantilever scoperto che ci sia, ero giunto alla conclusione che la sua aspettativa di vita si sarebbe in qualche modo ridotta, qualora l'avessi usata. Effettuare prove comporta numerose operazioni di posizionamento sui solchi e non avevo intenzione di rischiare una testina dal valore pari a quello di una piccola auto nuova. Di conseguenza, mi erano rimaste altre tre alternative: una Music Maker Classic, una Dynavector DV17 D3 e una Ortofon Vigor (commercializzata come MC3 Turbo, sebbene ritengo potesse essere una X5).

Altri imprevisti... Il braccio presentava una massa abbastanza elevata, 20 g, e la sua progettazione prevedeva un attrito verticale più elevato di quanto mi piacesse (visto da una testina come una resistenza extra da aggiungere alla massa effettiva). La Vigor se l'era cavata bene, sebbene si trovi più a suo agio con bracci aventi massa inferiore, anche se parliamo di una testina, davvero molto economica, inserita in un giradischi da 10.000 euro. La Music Maker non andava d'accordo con il braccio, tracciava malamente, saltava ed era l'abbinamento mal riuscito che ci si aspettava, data la sua elevata cedevolezza. La Dynavector aveva funzionato bene, ma il braccio “lento” e la massa maggiore rischiavano di sforzare eccessivamente quel minuscolo cantilever lungo 1,7 mm. Era inutile recensire il giradischi con testine che sapevo non essere ideali, per cui mi ero messo in cerca di un'alternativa. Pro-Ject consigliava un paio di produttori, ma essi non erano interessati a partecipare al gioco.

Quindi, avevo inviato una email a Dynavector.

Non avevo nascosto il fatto che Dynavector avesse contribuito a precedenti recensioni di testine e me ne avesse lasciate alcune “in custodia”, a stesura ultimata; questo, nonostante avessi detto la verità sui suoi prodotti quando li avevo provati. Tuttavia l'azienda è stata amichevole nei confronti di TNT, nel senso che ha consegnato i prodotti ogni volta che ha detto che li avrebbe spediti, senza chiedere favori[1]. Gli altri produttori prendano nota...

Una rapida occhiata al sito del produttore mi aveva fatto scegliere la Dynavector DV-20X2-L. Perché? Perché, a fronte di un prezzo di circa 1.000 euro, l'avevo ritenuta una compagna adeguata al Pro-Ject e inoltre il suo stilo era ben protetto! Ma, cosa ancora più importante, sedici anni fa (oh mio Dio!) recensii la sua antenata, la DV-20-L. Pertanto, non solo avevo avuto la possibilità di usarla per recensire il giradischi, ma anche, successivamente, di farne una completa analisi per vedere cosa fosse cambiato dopo tutti questi anni.

Potete leggerne le prestazioni con il Pro-Ject in questa pagina; non c'è bisogno di dire che non è riuscita a tenere a freno il giradischi...

Analizzare i cambiamenti...

Appena arrivata, avevo confrontato la nuova DV-20X2-L (L = low output, basso livello di uscita - 0,3 mV; c'è anche una versione “H” per gli ingressi MM) con la testina provata in gioventù. ;-)

Il primo punto da menzionare è che la versione X2 ha un prezzo quasi doppio rispetto all'originale; considerando anche i sedici anni trascorsi, è comunque un bell'aumento. Lo schema è quello seguito da molti altri produttori, ma così facendo la DV-20X2 si colloca al di fuori della fascia economica del mercato delle testine a bobina mobile (MC), passando a un livello più impegnativo. L'originale veniva elogiata in virtù del suo livello, ma questa?

La questione è che la X2 è molto ma molto di più di un semplice aggiornamento. Il corpo ha una struttura completamente differente: la parte anteriore è aperta, ma le pareti laterali proteggono lo stilo; inoltre, il corpo presenta filettature per le viti di fissaggio della testina (motivo di critica nell'originale) e lo stilo ellittico è stato sostituito da uno di tipo Micro-Ridge. Infatti, tranne l'uso di un'asta in lega temprata per il cantilever, le due testine appaiono piuttosto differenti. Forse il “motore” è sostanzialmente identico, ma il livello di uscita è leggermente superiore (a partire da 0,25 mV) e Dynavector ha impiegato le tecnologie proprietarie denominate “smorzamento del flusso magnetico” e “magnetismo attenuato”, l'utilizzo delle quali era limitato ai modelli superiori alla DV-20, nell'ultima incarnazione.

Il motivo per cui Dynavector ha scelto di mantenere lo stesso nome per una testina piuttosto differente è curioso ed è qualcosa che non tanti produttori farebbero in un mondo in cui si grida ai quattro venti: “Nuovo!”, “Migliorato!”. Ma, comunque sia, le migliorate specifiche tecniche contribuiscono a giustificare ogni aumento di prezzo e implicano che, almeno sulla carta, la DV-20X2 resta molto competitiva.

Il catalogo di Dynavector comprende due testine molto insolite, entrambe provate, che ho a disposizione per un confronto: l'oscenamente costosa DRT-1t, dalle molte caratteristiche inusuali, e la 17D, davvero originale con il suo minuscolo cantilever in diamante e il suo corpo piccolo, al cui confronto la DV-20X2 è piuttosto convenzionale, collocandosi tra il modello base DV 10X5 e la 17D. Con 10 g, cedevolezza media, geometria standard e livello di uscita soddisfacente, si tratta di una testina ampiamente compatibile, adatta a ogni impianto, di qualità, che sia provvisto di un buon ingresso MC.

In funzione

L'installazione è stata facile, per quanto possa esserlo quella di una testina; l'unica lamentela che posso fare riguarda la piuttosto misera “protezione” dello stilo, che sembra più danneggiare la testina che proteggerla. Infatti, l'unica che io abbia mai danneggiato si ruppe proprio perché il cantilever si era staccato insieme con la protezione... Dynavector è ben lungi da essere l'unica azienda a dover riflettere su questo aspetto; tranne la Shure V15, la maggior parte vi infonde un falso senso di sicurezza, quando va bene...

Ma diversamente, sì; il corpo è piacevolmente squadrato e il cantilever, nonostante sia protetto dal corpo fino a un certo punto, è perfettamente visibile (e naturalmente esso è adattabile pressoché a tutto).

Quando avevo restituito il Pro-Ject, avevo usato il braccio Audiomods e l'abbinamento si era rivelato perfetto (persino migliore rispetto al Pro-Ject) con una risonanza braccio/testina pari a circa 12 Hz, funzionando bene con qualunque contrappeso Audiomods (io avevo scelto il più pesante solo perché ne preferivo l'aspetto...). Anche la capacità di tracciamento era buona, mentre non era un punto di forza dell'originale, almeno stando alle misurazioni, sebbene raramente costituisse un problema nel mondo reale.

[Testina Dynavector a bobina mobile DV-20X2]

Il suono

Essendo rimasto abbastanza sorpreso di quanto la X2 differisse dall'originale, avevo apprezzato il fatto che la qualità sonora, caratteristica fondamentale della testina, fosse rimasta la stessa. Tutti gli aspetti che mi erano piaciuti dell'originale DV-20 c'erano ancora: il basso dinamico, il passo veloce, la mancanza di asprezza e il “divertimento” generale. Si tratta di una testina davvero piacevole da ascoltare, non è esigente, non vi fa muovere la testa per riuscire a cogliere le sfumature o per esaminare il palcoscenico più in profondità; semplicemente, produce buona musica e questo mi piace. La differenza maggiore risiede nell'estensione dell'estremità in gamma alta, del dettaglio e del palcoscenico. La vecchia testina era un po' arretrata e morbida con una gamma alta “tintinnante”; ad esempio, non aveva la stessa resa della Ortofon Supreme sugli attacchi delle note e sul dettaglio e la gamma media era un po' timida. Con la nuova, nulla di tutto questo! Con essa, l'estremità in gamma alta presentava non solo una maggiore estensione ma era anche superiore con una gamma media più pronunciata. Relativamente al basso, l'attacco delle note (che, in realtà, si trova in gamma media) era più incisivo. Ritengo anche che il rumore di superficie fosse minore, sebbene in questo caso i miei ricordi, vecchi di sedici anni, nonché le mie osservazioni risentano del tempo trascorso!

Il confronto con la 17D è stato interessante; essa è più costosa della DV-20, anche se non così tanto, circa il 30% in più, per cui possiamo parlare di contendenti pressoché dello stesso livello. L'aspetto in cui la 17D se la cava meglio di tutto è la velocità, oltre alla capacità di separazione quando la trama musicale diventa più complessa. Infatti, poche testine le si avvicinano, di qualunque prezzo, e questo vale, incredibilmente, anche per i prodotti che si collocano nella sua fascia. In questo senso, è migliore della DV-20 e anche l'immagine che ricrea è un po' più definita e a fuoco. Tuttavia, presenta una compatibilità meno ampia e oserei dire che, non essendo altrettanto divertente quanto la DV-20 ;-) , il motivo che rende quest'ultima così interessante è dato dalla sua vigorosa e rimbombante esuberanza, per cui con alcune registrazioni ho preferito l'alternativa più economica.

Da un confronto con la DRT-1t (ampiamente considerata come una candidata a diventare la migliore testina del mondo) vi aspettereste un cambiamento molto maggiore e, da un certo punto di vista, è ciò che ottenete. Ma il punto interessante è che, contrariamente alla versione originale, essa in realtà suona in maniera molto simile alla DRT-1t. Come nel caso della testina molto più costosa, la “20” è perfino molto corretta, partendo dalle note più basse per arrivare all'estremo alto passando per la gamma media. Se la si confronta con una delle migliori in qualunque fascia di prezzo, non si trova a disagio; lo stesso vale per ogni singolo attributo che riesca a mostrarvi.

Chiaramente, ci sono differenze. La “Grosse Caisse” presente nell'introduzione della “Rapsodia in blu” di Gershwin (RPO 8008) c'è tutta, ma il suo impatto non è proprio il medesimo e si ha la sensazione che la pelle venga accarezzata anziché essere colpita. Quando il clarinetto irrompe con il suo alternarsi di note alte e basse, il suono ricorda quello di un campanello con un aumento della tonalità gestito uniformemente; la DRT rende il suono più squillante. Il pianoforte (e tutto quello che succede, all'incirca, nel primo minuto) è incredibilmente veloce e d'impatto; naturalmente, il pianoforte è uno strumento ricco di armoniche, che contribuiscono a formarne la timbrica, e qui la DV-20 si avvicinava alla DRT, gestendo inoltre l'attacco del colpo dei piatti, nonché la loro lucentezza, in maniera molto simile alla sorella maggiore, sebbene il decadimento del suono fosse un po' timido. Il suono della tromba con la sordina sembrava più uno “starnazzare” e la DRT riusciva meglio a dislocare con precisione i vari strumenti dell'orchestra, mentre la 20, al confronto, appariva più sfocata; comunque, non è un problema così fastidioso, poiché è grossomodo ciò che avviene quando si ascolta musica dal vivo. La DRT ricreava bene l'atmosfera della Henry Wood Hall, caratteristica apprezzabile, e ritengo che, con un impianto e un ambiente d'ascolto ottimizzati per una buona immagine, il divario tra le due testine potrebbe ampliarsi sensibilmente; è proprio la condizione in cui le vere super-testine spiccano.

Suppongo che l'ormai vecchio stereotipo secondo cui c'è un velo tra l'ascoltatore e la musica sia davvero applicabile al caso specifico; complessivamente, la DV-20 suona come la DRT con l'aggiunta di una tenda interposta tra voi e i diffusori. Tutto è meno scolpito, meno definito e i pieni delle grandi orchestre sembrano come appannati. Comunque, in tutti i casi si tratta di un piccolo passo indietro; seduto di fronte al caminetto, potevo ascoltarle entrambe con soddisfazione.

Ma, come ho già detto, l'esecuzione musicale di base era molto simile e molto naturale. Riguardo a “naturale”, la prova migliore è la voce umana, per il semplice fatto che siamo tutti abituati a essa. La sera scorsa stavo ascoltando “Sgt. Pepper” e pensavo a quanto la sua realizzazione fosse semplice ed essenziale; sembrava che McCartney e Lennon fossero nella stanza. E sì, stavo ascoltando la DV-20X2... Molti dischi sono talmente rielaborati al punto che non si capisce più, in realtà, cosa si stia ascoltando; però, dischi come questo o altri, registrati da amici, sono impeccabili.

Conclusioni

Uno dei giochetti che mi piace fare è domandarmi: «Potrei convivere con questo prodotto?». Per circoscrivere meglio la domanda, quello che intendo dire è che, nonostante esistano in commercio prodotti “migliori”, qualora essi scomparissero, mi mancherebbero tremendamente oppure sarei abbastanza appagato da ciò che rimane? La risposta non è così semplice come si possa pensare, tuttavia nel corso degli ultimi due mesi ho potuto disporre di due catene analogiche, contemporaneamente operative. Una era composta da: Dr Feickert Blackbird / SME V12 / Dynavector DRT-1t e l'altra comprendeva: AS Solid[2] / Audiomods / DV-20X2. Il prezzo complessivo della prima è quattro volte maggiore di quello della seconda; di conseguenza, la prima è migliore? Ebbene, sì; effettivamente, si è rivelata leggermente migliore pressoché sotto ogni punto di vista. Ciononostante, a causa del posizionamento dei giradischi l'AS era un po' più accessibile, per cui l'avevo usato di più rispetto all'attrezzatura più costosa. Gli psicologi direbbero che un comportamento simile equivale ad assegnare un “costo” a una preferenza; sebbene questo costo fosse piccolo (dovendo stare goffamente in piedi per cambiare i dischi), come risultato dell'esperimento anche la preferenza doveva essere piccola.

Una parte di merito, in questo, va all'Audiomod, un ammazza-giganti[3] di proporzioni giacobiane, che ha anche mostrato quanto la DV-20X2 sia uniforme, divertente e semplicemente ben costruita. Inoltre, l'ammirazione smodata nei suoi confronti la giudica sufficientemente capace nel mettere in mostra tutte le qualità che apprezzo in una testina e che fanno dimenticare l'hi-fi per concentrarsi sulla musica. Tenendo conto del prezzo da mondo reale e del tipo di concorrenti con cui la si confronta, essa merita elogi solenni.

Note... (del recensore)

Quando avevo iniziato tutto questo, non potevo immaginare che, appena un mese dopo, Tom Bromgard avrebbe recensito la medesima testina; potete leggere l'articolo di Tom qui. Io ne avevo evitato deliberatamente la lettura fino a quando non avessi completato la mia recensione, per cui ora avete a disposizione due punti di vista, del tutto differenti, della testina. Auspicabilmente, non dovremmo contraddirci (e se anche fosse, è nella natura dell'hi-fi) e oltretutto è bello avere un punto di riferimento in comune tra due recensori. Ho sempre apprezzato quando Thorsten usava lo stesso giradischi che usavo io. ;-)

[1] - Non sono ricco e, se non avessi a portata di mano testine “in prestito”, per le recensioni ne userei, semplicemente, una relativamente economica. Recensire testine significa metterle e toglierle (pratica sempre pericolosa), posizionarle un sacco di volte lungo i solchi, maneggiarle per l'allineamento, montarle su bracci inaffidabili e via di questo passo. Userei la mia preziosa testina da 1.000 euro a questo scopo, per svolgere un lavoro non retribuito per conto di TNT? No. Ecco perché aziende come Dynavector contribuiscono a rendere valide e interessanti le mie recensioni; tuttavia, se un giorno qualunque azienda chiedesse di modificare una recensione, si vedrebbe restituire il materiale inviato. L'unico inconveniente sarebbe che, inevitabilmente, il prodotto in questione verrebbe menzionato in altre recensioni, per cui presumo che se ne parlerebbe comunque. Sono contento di ciò; per quanto ne so, tutti gli altri recensori si comportano così, anche se molti non ve lo dicono.

[2] - Avevo modificato leggermente il giradischi, usando un motore differente perché quello originale era diventato sempre più rumoroso.

[3] - Con “ammazza-giganti” intendo che può tener testa ai bracci SME V12, Triplanar, Artemiz e altri simili, con un suono degno di una tale classe. La DV-20 non è una testina ammazza-giganti, per esserlo dovrebbe essere al livello della DRT, e non lo è; ma non preoccupatevi, se trovassi davvero una testina da 1.000 euro che lo fosse, ve lo farei sapere.

APPARECCHIATURE  UTILIZZATE

© Copyright 2015 Geoff Husband - Geoff@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com

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