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Lettere alla Redazione di TNT-Audio

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I volumi della posta precedente

  1. I diffusori da 50 €
  2. I diffusori da 50 € - II
  3. I diffusori da 50 € - III
  4. Suono affaticante
  5. Ex-audiofilo felice
  6. Musica liquida
  7. Nuovo impianto cresce
  8. Impianto vintage
  9. Un po' di confusione
  10. Ho visto anche degli audiofili felici

I diffusori da 50 €
E siamo arrivati ai diffusori da 50 euro.
Anzi: addirittura al sistema ampli + diffusori da 100 euro. A questo punto però mi chiedo: che senso ha tutto questo? che valore dare a degli oggetti che costano quanto una T-shirt o un paio di jeans? Non è arrivato il momento di fare un passo indietro?
La crisi economica mondiale ci ha aperto gli occhi sul fatto che nel mondo si produca molta più merce di quanto vi sia realmente bisogno; ciò ha provocato una competizione al ribasso di prezzi e costi di produzione che sembra non avere fine; l'industria italiana, ma non solo, di questo passo con queste premesse rischia di scomparire; nella mia provincia di Bergamo negli ultimi due anni hanno chiuso moltissime attività, o perchè si è delocalizzato, o perchè semplicemente non c'è più convenienza a stare sul mercato.
Quando saremo tutti più poveri, saremo costretti a convivere con oggetti brutti, di scarso valore e destinati ad essere sostituiti dopo poco? Credo sia arrivato il momento di cambiare direzione: pensare a prodotti belli, ben fatti, durevoli (penso a qualcosa che, nel campo dell'alta fedeltà, sia l'equivalente dei prodotti Apple); e che costino il giusto.
Perchè non aprire una sezione di TNT-Audio dedicata a prodotti del genere?
Magari ciò potrebbe rilanciare anche marchi italiani (penso ad Audio Analogue, Norma, North Star) da sempre impegnati in quella direzione. Un saluto ed un grazie.
Salvatore - E-mail: sbriglione (at) libero.it

LC
Caro Salvatore,
il discorso è complesso e sfaccettato, andrebbe affrontato da molti punti di vista. Mettiamoci comodi e ragioniamo, mi scuso se non sarò breve.
Chiaramente il mercato globale ci sta ponendo di fronte a nuove sfide, la concorrenza è spietata e i più deboli soccombono. Questo è capitalismo, volenti o nolenti, funziona da sempre in questo modo. Da sempre le industrie hanno fatto uso, senza tanti scrupoli, di manodopera a basso costo, senza garanzie sindacali, senza tutela sanitaria o pensionistica. Una volta erano gli italiani i cinesi di oggi, è inutile far finta che non sia stato così. Facevamo lavori che altri non avrebbero mai fatto, con salari bassi e senza tutele. L'Europa e gli USA ne sanno qualcosa. Non è passato molto tempo, in fondo, appena 50-60 anni. Ora sono i cinesi che offrono manodopera a basso costo e il mercato, aziende italiane incluse, pure di HiFi beninteso, ne approfittano senza troppi scrupoli, salvo poi lamentarsi che gli stessi cinesi ci fanno concorrenza sui nostri stessi territori. Domani i cinesi saranno sostituiti dalla manodopera del Terzo Mondo e così via, non c'è scampo, il lavoro si sposta dove la manodopera costa meno.
I cinesi però, rispetto agli italiani di una volta, che erano pura manovalanza, hanno una marcia in più: hanno i migliori ingegneri, fisici e matematici del mondo. Non solo manovalanza a basso costo, ma know-how di altissimo livello, allo stato dell'arte. La combinazione delle due cose è, evidentemente, esplosiva. Possiamo fare qualcosa oltre boicottare, ammesso che ciò avesse un senso? Non credo, il processo è inarrestabile (e l'abbiamo avviato noi stessi). In fondo, al mondo occidentale fa comodo una Cina che si arricchisce: è un mercato quasi vergine per i nostri prodotti di alto livello. Terra di conquista, di espansione. Quindi, per favore, cerchiamo di non fare i verginelli perché non solo abbiamo un'intera collezione di scheletri nell'armadio ma su questa situazione ci marciamo alla grande, alle spalle dei nostri connazionali che, purtroppo, subiscono la concorrenza e sono costretti a chiudere.
Nel campo specifico di nostra pertinenza, inutile nascondere che la gran parte dei prodotti HiFi sia costruita in Cina. In qualche caso dietro progetto italiano (o occidentale) altre volte ci accontentiamo di metterci un nome italianeggiante e poco più. Quadruplicando il prezzo del bene, però. Questo è...etico? Non mi pare.
Di fatto, osservando bene il fenomeno, si evince come sia esattamente il mercato occidentale dell'HiFi ad aver finanziato ricerca e sviluppo nel Far East, commissionando gran parte del lavoro a operai sottopagati e senza garanzie sindacali. Piangere lacrime di coccodrillo ora non mi sembra decoroso.
Ci meravigliamo che possano esistere diffusori da 50 €. Ma, scusa, secondo te quanto costa, in realtà, un diffusore europeo da 250 €? La stessa cifra. È più etico pagarlo 250 o 50? Nelle tasche del povero operaio che l'ha realizzato la cifra che entra sarebbe la stessa. Tutto il di più va a ingrossare i conti in banca di chi vuole fare easy money senza tanti scrupoli. La verità è che abbiamo vissuto a lungo al di sopra delle nostre possibilità e ora i nodi vengono al pettine. I prezzi dell'HiFi sono gonfiati a dismisura, per posizionare il prodotto in una nicchia di mercato più alta. A chi conviene? Semplice: a chi distribuisce o fa finta di costruire: margini alti, buona immagine del prodotto e, in fondo, volumi di vendita inferiori a parità di profitto il che, tradotto, significa meno apparecchi da riparare, meno garanzie da onorare, meno rogne con clienti rompiscatole. Brutale? È il capitalismo portato alle sue estreme conseguenze. Forse, per la prima volta, cominciamo a pagare un prezzo onesto per un ammasso di chip e resistenze.
Ci inviti a fare un passo indietro. E ti rispondo negativamente. Innanzitutto perché crediamo, da sempre, nello scopo didattico di questa rivista, nata in contrapposizione al mainstream editoriale che istigava in continuazione all'upgrade, anche insensato, e giustificava prezzi sempre più alti, al di fuori di ogni ragionevolezza. C'erano le vacche grasse, sono state munte sino all'osso, son diventate vacche magre.
Lo scopo didattico si realizza nel momento in cui puoi proporre ai principianti (spesso giovani squattrinati) prodotti dignitosi, distanti anni luce dalle porcherie cui sono abituati, e che possono rappresentare un vero gradino d'ingresso in questo nostro mondo. Forse solo una piccola percentuale di queste persone verrà contagiata dal morbo audiophile, ma sarà sempre una percentuale maggiore di zero: persone che in futuro vorranno crescere e faranno crescere il loro impianto di conseguenza, non appena le condizioni economiche dovessero permetterlo.
Siamo stati tutti studenti squattrinati e ci arrangiavamo alla meno peggio, con impianti o accrocchi improbabili. Ce lo siamo dimenticato? Io no. Mia figlia oggi ha un suo impiantino la cui resa batte ampiamente quella del mio primo impiantino, il tutto a un costo nettamente inferiore. Ci collega il suo Ipod, che suona meglio del mio primo giradischi da studente. Questo è vero progresso, non il circuito a valvole Williamson di 60 anni fa spacciato come non plus ultra con la complicità del guru di turno.
Il nostro scopo è portare quanta più gente possibile vicina all'ascolto di qualità, quindi ben vengano prodotti estremi come gli amplificatori e le casse da 50 €. Mi chiedo: che danno producono questi prodotti a quelli di fascia media che citavi? Pochissimo, praticamente zero. La clientela di quella tipologia di prodotti non ha interesse a mettersi in casa prodotti così economici come questi giocattoli da 50 €. Per status, perché magari già ascoltatori evoluti, per maggiori esigenze d'utilizzo, per gusto estetico. Diro di più: secondo me l'inserimento nel mercato di prodotti super-economici servirà da stimolo per gli altri operatori del settore a cercare di migliorare i propri prodotti, perché abbiano una ragion d'essere anche nella qualità sonora che, per essere credibile, dovrà essere necessariamente superiore.
Infine, dici che quando non avremo più lavoro non potremo più acquistare prodotti belli e di un certo livello. Sta a noi cercare di riqualificarci producendo altri generi di prodotti di altro livello, inattaccabili - per ora - dalla concorrenza. Il settore del lusso (auto, alta moda etc.) va a gonfie vele proprio nel Far East. Dobbiamo reinventarci un nuovo modo di fare impresa, prodotti, servizi. Non possiamo pensare di battere il concorrente sleale sul suo stesso terreno, saremmo destinati a sconfitta certa.
Quindi, in definitiva, salutiamo con serenità questi nuovi prodotti, certi del loro ruolo didattico che ci consentirà, in futuro, di poter contare ancora su generazioni di audiofili. Sei mai stato a una fiera del settore? Io sì, tante volte, e ti garantisco che non è un bello spettacolo: sempre le stesse brutte facce, ogni anno più vecchie. Di giovanissimi neppure l'ombra. E domani, quando i vecchi di oggi saranno decrepiti e completamente sordi? Dobbiamo pensare in prospettiva. E la prospettiva, a nostro modo di vedere, è quella di portare l'HiFi verso i giovani, usando il loro linguaggio e le loro esigenze che, in fondo, non sono molto diverse dalle nostre, qualche decennio fa: ingombri ridotti, basso costo, buon suono.
Tutto ciò premesso (vi avevo avvertito di mettervi comodi) non mi pare che TNT-Audio stia recensendo solo prodotti così economici, anzi, mi pare sia esattamente il contrario. Solo negli ultimi mesi: un braccio da 4000 €, un DAC da 3000 €, una coppia pre-finale da 4000 €, un pre (PASSIVO!) da 3000 €, una coppia di diffusori da 10.000 €. In mezzo, tanti prodotti di fascia media. Vorresti dei prodotti simil-Apple? Abbiamo provato anche questi, da Virtue Audio a Geneva SoundLab, tanto per citarne due. Il fatto è che, e parlo dal punto di vista strettamente personale, trovo immensamente più divertente provare prodotti dal rapporto qualità/prezzo strabiliante. Lo trovo stimolante, istruttivo e costruttivo. Adoro le sfide, chi si mette in gioco, chi rischia.
Sai però quale è la sensazione che mi resta, quando leggo critiche, più o meno fondate, verso l'approccio HiFi low-cost? La sensazione è che si voglia prendere le distanze, perché inconsciamente non vorremmo che altri, con cifre immensamente più contenute di quelle che abbiamo speso noi, magari con mille sacrifici, possano arrivare a impiantini che non hanno niente da invidiare ai nostri. Non dico che sia un fatto conscio, ma conosco bene i meccanismi della mente perversa degli audiofili. Trovare un prodotto che costa poco e che mette in imbarazzo le nostre (sudate) certezze è un'esperienza durissima da accettare. Sono il primo ad ammetterlo, lo dico senza alcun pudore. Bisognerebbe imparare a liberarsi dai pregiudizi e dai condizionamenti psicologici generati dal valore economico degli oggetti. Non è facile, ma bisogna provarci, per imparare a vivere questo hobby in maniera serena e rilassata.
Per darti un'idea di quali potrebbero essere i punti di vista diversi ti invito a leggere le lettere seguenti, selezionate tra le tante che sono arrivate questa settimana sul tema.
Grazie per il prezioso spunto,
Lucio Cadeddu

I diffusori da 50 € - II
Caro direttore,
ancora una volta mi stupisce! Non volevo fare quello che "lo sapevo già" ma mi ero imbattuto nel piccolo Kama quando iniziai la mia avventura audio (quindi recentemente). Volevo conciliare la passione con la necessità di non spendere soldi. Mai mi permetterò di giudicare chi lo fa. Io, anche perchè prete e quindi "mantenuto", non posso non tenere conto. L'unica cosa che posso aggiungere è il mio tempo libero. Quello è il mio valore aggiunto. E lo passo a leggere, studiare, conoscere. Così facendo mi sono imbattuto nel piccolo amplificatore che per tutti i motivi detti ormai con chiarezza era un'ottima soluzione.
Felice della resa mi buttai alla ricerca di un paio di diffusori prodotti sempre dalla stessa casa. Ora mi rassicura sapere che, pur con tutti i doverosi distinguo e il necessario rispetto per le cose di alta qualità e prezzo, quella strada non era poi tanto sbagliata.
Un anno fa ho regalato a degli amici un piccolo impianto composto da un Pro-ject Genie, relativo stadio Phono, l'ampli Scythe e i due diffuori... Con 350€ mi sembrava di aver fatto una cosa bella...
Ovviamente ai miei amici non è parso vero di vedere qualcosa di anche solo "fisicamente" diverso dai soliti scatoloni di plastica. Ma mi era rimasto il dubbio (pur avendo provato per tempo tutte le cose) di aver fatto una scelta anche solo sufficiente. Ora sono più tranquillo e ti ringrazio per il coraggio di recensire prodotti per i quali qualcun altro ti snobberebbe. L'onestà è davvero alta.
Ciao e buona musica
don Luciano - E-mail: donciano (at) davide.it

LC
Caro don Luciano,
felice di stupirti anche se, devo dire, tutto ciò mi lascia un retrogusto dolce-amaro. Come forse ho già avuto modo di dire, è triste pensare che l'onestà intellettuale e il coraggio, come lo chiami tu (anche se riserverei questo termine ad azioni più nobili) siano delle qualità che ci stupiscono. Dovrebbero essere la normalità, invece, e ci si dovrebbe stupire della disonestà e della malafede!
Ci stiamo abituando così tanto al peggio da considerarlo normale? Io non ci voglio credere. Voglio continuare a stupirmi per la malvagità, la disonestà, l'opportunismo.
Recensire su una rivista HiFi un diffusore da 50 € non è un atto di coraggio, ma prima di tutto un DOVERE di chi si incarica di svolgere il ruolo di comunicatore e di informatore. Sono felice nel pensare che questi miei piccoli tentativi si trasformino in soluzioni per tante persone, magari amanti della Musica ma con un mutuo, tante rate da pagare e un lavoro precario. Mai come oggi, proprio grazie a prodotti come questi, la buona Musica può davvero entrare nelle case di tutti, magari dando una piccola mano, grazie al suo potere terapeutico, a rendere le giornate meno difficili.
È una piccola cosa, certo, ma mi fa stare bene e mi convince sempre più a proseguire per questa strada, incurante dei pericoli e dei sorrisini (a denti stretti, però) di tanti colleghi della stampa "specializzata".
Grazie del feedback e buon ascolto!
Lucio Cadeddu

I diffusori da 50 € - III
Buonasera,
Vi leggo da diversi anni (circa una decina) e vorrei innanzitutto complimentarmi per la professionalità, per la competenza e "the last but not the least" per la passione che ci trasmettete e gli aiuti che ci fornite (e penso di interpretare il pensiero di molti appassionati come me).
Sono (o meglio dire ero e mi spiego...) felice possessore dal '95 di un impianto che mi ero costruito, con più di qualche sacrificio, all'età di 20 anni quando ancora studiavo all'università e i soldi erano piuttosto pochi (non che adesso abbondino visto che nel frattempo si è aggiunta moglie, bambino, ...) così composto:

Il suono dell'impianto originale (senza sub) mi era molto piaciuto come miglior rapporto qualità-prezzo. (al tempo avevo scelto tra Proton e Mission Cyrus (ampli), Marantz (lettore CD e ampli), JBL e Indiana Line). Dimenticavo... stanza di circa 16-20 mq... musica preferita Pink Floyd - Toto - Genesis - Police/Sting - U2 - Eurythmics nell'ordine... più molto altro ancora!
Da poco (qualche mese), nonostante le vostre recensioni su T-amp e ampli in classe D siano molto più datate, ho ascoltato, per caso, sul pc di un amico smanettone uno
Scythe SDA1000 e mi sono come destato da un sonno profondo... A dire il vero non ho più moltissimo tempo da dedicare all'ascolto ma quella scatoletta mi ha stupito e ha ravvivato il mio interesse.
Da circa un mese sono un felice possessore dell'accoppiata Scythe Kro Craft e sda1100 che mi hanno veramente entusiasmato. Fanno parte di un impiantino a sè interfacciato con un pc portatile, ho provato a connettere l'ampli alle Chario, ma non c'è storia... o meglio c'è storia (e che storia), ma ci sono pochi watt!!!
Entusiasmato dalla scatolina stavo pensando diverse cose in merito ai 2 impianti (per recuperare più componenti possibile) e vorrei un consiglio illuminante visto che brancolo un po' nel buio. Dalle prove che ho fatto con i componenti che ho, sembra che il lettore CD sia ancora un componente valido, quello che manca sembra sia la dinamica del Technics sulle basse frequenze e l'emissione delle Chario in basso!. Le mie idee sono le seguenti (accetto ben volentieri ogni consiglio alternativo)
  1. Spostare il sub sull'impianto dello Scythe (ammesso che si possa usare l'uscita cuffia così com'è o con qualche modifica come lineOUT per il sub stesso) e acquistare un paio di nuovi diffusori per l'impianto principale (tipo Indiana Line Musa) con più presenza in basso;
  2. Lasciare l'impianto dello Scythe così com'è e acquistare un nuovo ampli per l'impianto principale (tipo un Virtue ONE) con l'uscita per il sub recuperando le splendide Syntar.
Budget a disposizione attorno ai 600€ (naturale che meno spendo e meglio è)! Scusate se mi sono eccessivamente dilungato, grazie infinite per l'attenzione dedicatami e ancora complimenti, fate un gran bel lavoro!
Lorenzo - E-mail: lorenzo.lavaroni (at) alice.it

LC
Caro Lorenzo,
che un misero Scythe SDA-1100 possa fare meglio del tuo Technics non mi stupisce, mi meraviglia invece che tu abbia preferito quest'ultimo ad amplificatori ben più performanti coi quali dici di averlo confrontato (Cyrus, Proton...). Il confronto avrebbe dovuto essere imbarazzante per il Technics. Comunque sia, per avere un suono con la stessa precisione e trasparenza dello Scythe, ma con più watt, gli amplificatori Virtue sono una possibilità! Non so come potresti recuperare il sub, però. La mia sensazione è che faresti meglio a disfarti di sub e satelliti per acquistare una coppia di casse da pavimento ben generose. Nell'usato qualcosa di adatto lo trovi di sicuro, magari potresti orientarti verso diffusori sensibili (Triangle, Klipsch, Audio Note) da abbinare, almeno in un primo momento, con il piccolo SDA-1100. In alternativa potresti cercare un ampli integrato NuForce IA7, che dispone di uscita pre-out con la quale pilotare un subwoofer attivo, ad esempio, qualora non volessi disfarti del tuo attuale sistema di diffusori.
C'è anche un'ultima possibilità: aspettare che escano sul mercato integrati più potenti e flessibili, di impostazione sonora analoga e rapporto qualità/prezzo simile a quello stratosferico dello SDA-1100. La Scythe ha promesso qualcosa di questo genere nell'immediato futuro, vedremo cosa saranno capaci di fare.
Infine, non posso che trovare abbastanza confortante che, seppur a distanza di anni dalla nostra scoperta dei piccoli amplificatori dal grande suono, tu sia approdato a questa soluzione. Quanto sarebbe bello che gli audiofili si liberassero dai loro pregiudizi!
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu

Suono affaticante
Egregio direttore,
se posso permettermi di darti del tu, visto che siamo colleghi (Classeditori, redazione Milanofinanza) anche se scrivo di cose meno amene dell'hifi, ma di finanza. Premesso questo vorrei chiederti un tuo esimio parere su un dubbio audio che non riesco, con le miei competenze a dissipare.
Possiedo un impianto composto da:

Ora, ho sostituto più volte la sorgente digitale, dapprima passando da un vetusto Denon dcd 1450 ad un Marantz cd 17, e poi un Linn Genki, poi ancora un Arcam cd 72, ed ora, da poco un Naim cd5i, di cui sono molto soddisfatto, con il quale una parte di "emozione" ha comincato a comparire.
Non ostante questi upgrade di sorgente, continuo a non essere pienamente soddisfatto, voglio dire che il suono mi appare sempre poco "dinamico" un po' flat, se così posso esprimermi, e non cambia sostanzialmente anche utilizzando l'una o l'altra coppia di diffusori.
In precedenza utilizzavo, dapprima un Micromega Tempo, e poi un pre e finale Atoll, che ho sostituito perchè per me troppo glaciali, troppo da radiografia della musica, così come sostituii le mie Spendor con le Celestion Ditton 88 per arrivare poi alle Dynaudio. L'ultimo abbinamento Accuphase e Dynaudio mi pareva il migliore che avessi potuto provare, ma ancora , dalla musica riprodotta trovavo e trovo ancora una certa mancanza di emozione.
Certo è che, rispetto ai francesi Micromega e Atoll, ho ritrovato un po' di calore, ma trovo ancora poco emozionante, poco coinvogente ciò che esce dagli altoparlanti.
Cosa potrei quindi sostituire per tentare di avere un po' più di emozione dall'impianto?
Grazie in aticipo se troverai il tempo per indicarmi un tuo suggerimento.
Buon lavoro
Lucio - E-mail: lmaggio (at) class.it

LC
Caro Lucio,
ti sei dimenticato di descrivere ambiente e arredi, la mia sensazione è che questa poca emozione e mancanza di calore siano in parte dovute all'ambiente che è, magari, troppo riflettente o geometricamente inadatto...o entrambe le cose insieme.
D'altra parte continui a cambiare elettroniche girando intorno al nocciolo del problema, che sono i diffusori: sia Dynaudio che B&W hanno un bilanciamento timbrico tendenzialmente aperto e brillante in gamma medio-alta, di sicuro non possono essere definiti diffusori caldi. I cambi di elettroniche possono smussare un po' questa tendenza, ma il carattere resta quello. Se poi questi diffusori suonano all'interno di un ambiente inadatto come dicevo il risultato non potrà essere che quello che descrivi.
Quindi: la prima cosa da fare è fermarti con la girandola di acquisti di elettroniche, è del tutto inutile. Secondo, diamo una bella controllata all'ambiente e al posizionamento dei diffusori. Intervieni come consiglio sempre, se necessario, con un tappeto a pelo alto, arazzi e quadri in tela alle pareti, cuscini, tende e altri arredi assorbenti. Quando anche tutto ciò dovesse fallire, cambia diffusori! Una sola coppia, di buona qualità, e impostazione completamente diversa: da ProAC a Chario, da Sonus Faber a Spendor, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Stai lontano da B&W, Thiel, Dynaudio, Triangle, Klipsch se non vuoi peggiorare la situazione.
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu

Ex-audiofilo felice
Gentile direttore, Le sarei grato se potesse aiutarmi a trovare una soluzione che mi permetta di tornare tra gli audiofili felici gruppo del quale ho fatto parte per alcuni istanti. Provo a spiegare: in una stanza con tappeti, divani e quadri alle pareti di 4x7 ascoltavo un impianto così composto:

Il suono era dettagliato e arioso ma mancava di estensione verso il basso. Ho così iniziato il mio viaggio alla ricerca dei bassi perduti. Sono dunque approdato a questa soluzione Orbene i bassi li ritrovati ma in talune circostanze (volume un po' più sostenuto e con alcune incisioni) sono fin troppo presenti. In particolare il basso (lo strumento) sovrasta nella riproduzione gli altri strumenti. Come detto non avviene sempre ma con il precedente impianto non avveniva mai. Devo dire peraltro che a parte questo il livello emozionale è completamente diverso e sono soddisfatto del risultato complessivo. A questo punto la domanda delle 100 pistole è questa: esistono accorgimenti che possano aiutare a ridurre queste, chiamiamole così, slabbrature?
P.S. Dopo 30 anni quasi di digitale ho appena riassaporato il fascino dell'analogico (con questa sorgente il fenomeno non si è verificato),
La ringrazio in anticpo.
Roberto - E-mail: robertomuratore (at) alice.it

LC
Caro Roberto,
l'essere audiofilo felice è una categoria dello spirito, non dell'impianto. Per dirla più semplicemente, bisogna rendersi conto che la perfezione non esiste, perché non c'è incisa sui dischi. Un buon impianto non può far altro che riprodurre quanto più fedelmente possibile ciò che c'è inciso sui dischi e questi - purtroppo - hanno qualità estremamente variabile: ci sono quelli con troppi bassi e quelli che ne hanno troppo pochi. Come possono essere sempre corretti se non lo sono in partenza? Tu avresti bisogno di un equalizzatore, per regolare il livello dei bassi così come lo desideri tu. Ma questa non sarebbe HiFi ma MyFi, cioè il suono così come lo immaginiamo e lo desideriamo nel nostro cervello. È altamente probabile che con qualche piccolo esperimento di diversa disposizione dei diffusori possa parzialmente ovviare a questo problema, magari allontandando i diffusori dalla parte posteriore (a volte bastano spostamenti di pochi cm) o angolandoli verso il punto d'ascolto. È anche vero che hai messo insieme delle elettroniche abbastanza calde, quindi la parte bassa dello spettro potrebbe anche prendere il sopravvento di tanto in tanto, soprattutto tenendo conto che le Espek sono note per avere un basso piuttosto in avanti.
Tuttavia, prima che mi risponda "E quali elettroniche dovrei mettere?" ti anticipo e ti dico "Nessuna". Fai esperimenti di posizionamento diverso, magari con un disco test prova a individuare le frequenze che più manifestano il problema. Magari anche due semplici trappole per i bassi potrebbero essere utili. Prima di tutto ciò, comunque, e scusa se mi ripeto, prova a muovere le casse in altre posizioni.
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu

Musica liquida
Ciao Lucio,
come va? Avrei bisogno di uno dei tuoi preziosi consigli e suggerimenti.
Ho intenzione di acquistare un piccolo DAC USB da collegare ad uno dei miei computer per ascoltare la cosiddetta musica "liquida", soprattutto FLAC. Vorrei comprare il SuperPro DAC 707 USB.

  1. C'è qualcosa di meglio nella stessa fascia di prezzo?
  2. È meglio collegarlo ad un Notebook oppure ad un Netbook? Forse il Netbook è più silenzioso?
  3. La velocità della porta USB (1.1, 2.0, 3.0?) non influenza la qualità audio?
  4. Ho l'impressione che quando si masterizzano i file lossless (es. FLAC) per ricreare i CDA, si perde un po' in qualità oppure mi sbaglio? Di solito io uso MediaMonkey.
  5. Forse, anche per questo, sarebbe meglio ascoltare direttamente da FLAC? Ammesso che sia stato creato con le corrette configurazione di EAC!
Cosa ne pensi?
Grazie, buon lavoro e grazie.
Antonio - E-mail: tonyboy00 (at) libero.it

LC
Caro Antonio,
per poter affermare che ci sia di meglio in una certa fascia di prezzo, bisognerebbe aver ascoltato, a confronto, TUTTI i DAC USB sul mercato. Ciò, evidentemente, esula dalle capacità di un normale essere umano. Ne abbiamo provato diversi e abbiamo recensito positivamente il DAC SuperPro, riteniamo dunque sia un ottimo acquisto. Non ti so dire con certezza se un netbook sia più silenzioso di un notebook, tutto dipende dall'architettura della macchina stessa. A lume di naso direi che un netbook possa essere, in genere, consigliabile, quantomeno non si paga ciò che non si usa :-)
Se li avessi entrambi, ti basterebbe fare una prova! Sistema operativo e drivers credo siano molto più influenti.
Per quanto riguarda la velocità della porta USB, posto che le 1.1 sono ormai una rarità, ritengo che una 2.0 sia assolutamente sufficiente. Infine, non vedo necessità alcuna di riconvertire i FLAC in CDA, a meno che tu non li voglia nuovamente masterizzare! Ascolta direttamente i FLAC! Meno giri fai fare e meglio è.
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu

Nuovo impianto cresce
Gent.mo Direttore,
Le scrivo nuovamente per aggiornarla sui progressi relativi al nuovo impianto che sto piano piano allestendo (per intenderci, quello "definitivo", anche se lei giustamente mi faceva notare che probabilmente tale non sarà!). Innanzitutto ho lasciato perdere l'idea di prendere un ampli Virtue, soprattutto a causa dell'impossibilità di ascoltarlo a fronte di un prezzo non proprio trascurabile (al tempo il T-Amp lo presi senza ascoltarlo ma costava un quinto del Virtue...).
Ho quindi fatto tesoro di uno dei suoi consigli "di base" e mi sono messo d'impegno ad andare per negozi ad ascoltare il maggior numero possibile di impianti al duplice scopo di allenare l'orecchio e poter fare paragoni basati su dati concreti e non solo sulle pur utili recensioni di TNT e di altri siti. La cosa ha richiesto parecchia pazienza dato che non sempre i venditori si sono mostrati molto disponibili ma alla fine sono riuscito ad ascoltare parecchie elettroniche.
Orientandomi tendenzialmente su accoppiate monomarca (sempre su suo consiglio) ho provato Audio Analogue, Arcam, Advance Acoustic, Music Hall, Teac, Unison Research, Quad, Primare. Alla fine ho optato per quest'ultima marca, prendendo l'accoppiata integrato I21 e lettore Cd21 che mi hanno colpito moltissimo sia per il suono che per l'estetica. A questo punto avrei bisogno del suo consiglio finale sui rimanenti due elementi della catena: i diffusori e i cavi.
Per quanto riguarda i primi ho ascoltato parecchie cose: Indiana Line Musa 505, ProAc Studio 140 (ma se avessi saputo prima il prezzo – 2600 euro - avrei evitato di perdere tempo...), B&W CM7, Klipsch RF 52, Focal 716, Mission M35, Psb Image T6, qualcosa di Heco e Monitor Audio. Tralasciando per motivi opposti le ProAc (da sogno), e le Indiana Line (un po' piatte) devo dire che come impostazione timbrica non mi sono piaciute per nulla le Klipsch e non molto le Focal (la voce di De Andrè sembrava quella del figlio) mentre ho preferito le sonorità più corpose e piene di Mission e Psb. Niente affatto male anche le B&W che, ascoltate assieme a delle Monitor Audio, mi sono sembrate più neutre e forse ricche di dettaglio. Lei cosa pensa si accoppi bene con le mie elettroniche?
Passando ai cavi qui mi rimetto in toto al suo consiglio non avendo idea di cosa possa essere ottimale con i Primare. Così, solo sulla carta, avevo pensato di orientarmi su HiDiamond (segnale Yellow mkII, alimentazione black b., potenza non saprei...) ma ancora una volta un suo parere sarebbe preziosissimo.
La ringrazio ancora una volta per il tempo che vorrà dedicarmi e la saluto caramente,
Paolo - E-mail: jesterhoax1 (at) yahoo.com

LC
Caro Paolo,
hai fatto benissimo a impegnare un po' del tuo tempo in ascolti: lo so che è faticoso e talvolta snervante, però è l'unico modo per capire per davvero. La scelta alla quale sei pervenuto mi sembra ottima, la consiglio spesso su queste pagine. L'ascolto delle coppie di diffusori, poi, aiuta meglio a inquadrare i tuoi gusti musicali e, visto che ti son piaciute così tanto le ProAC (perché non cercarle usate? Non è difficile) non mi sorprende che ti abbiano lasciato freddino le Klipsch e le Focal, che infatti si pongono in antitesi rispetto al suono delle inglesi. Tra quelle che mi pare ti abbiano convinto di più io sceglierei le Mission (non specifichi il modello), si tratta di un acquisto sicuro e pure di facile rivendibilità.
Hai anche centrato in pieno il carattere sonoro delle B&W ma occhio che quella che sembra ricchezza di dettaglio a lungo andare potrebbe stancare, specie in ambienti riflettenti o in ascolti ad alto volume, come tanti amici lettori hanno avuto modo di riscontrare in esperienze dirette.
Per quanto riguarda i cavi io mi lascerei consigliare dal negozio che ti venderà i diffusori (o le elettroniche), magari anche in questo caso potrebbe avere un senso provare almeno due alternative di pari prezzo e una di prezzo molto inferiore, per mettere alla prova il tuo orecchio. Se non fosse capace di percepire differenze significative, sarebbe inutile investire sui cavi delle cifre importanti. Mai pensato all'autocostruzione? :-)
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu

Impianto vintage
Gentile Direttore,
le scrivo perché oltre all'impianto principale composto da Magneplanar MG12, Unison Research Unico 100, Lector CDP-7T, di cui sono molto soddisfatto, spinto da alcune mie passioni (hi-fi e musica rock anni 70), volevo allestire un secondo impianto vintage e a tal proposito ci tenevo a chiederle alcuni consigli sulla scelta dei componenti:

Il budget per i diffusori è ca 600-700 euro, mentre per l'ampli direi di stare sui 1000 euro (per i McIntosh, se ne vale la pena, posso alzare il budget).
La ringrazio anticipatamente per i consigli che mi vorrà fornire, per completare questo mio impianto vintage.
P.S.: dimenticavo....i complimenti di rito per il suo sito! Che sono pienamente meritati, in considerazione del suo impegno nel fornire questo gratuito servizio e, dalla compentenza dimostrata in questo.
Saluti,
Alessandro - E-mail: Alessandro.Bartoli (at) bonfiglioli.com

LC
Caro Alessandro,
buona idea quella dell'impianto vintage! E ottima la scelta di orientarti verso i monitor storici JBL. È normale che senta parlar meglio delle 4311, visto che sono quelle degli anni '70, la cui produzione si è chiusa nei primissimi anni '80 (varia a seconda delle versioni). Le 4312 sono, in un certo senso, molto più recenti, essendo state prodotte sino al 1991 (la versione A). Un criterio di scelta potrebbe essere quello delle condizioni d'uso, 10-15 anni di differenza nell'età del diffusore possono essere molto significativi, in particolare sullo stato dei drivers e della componentistica passiva. D'altra parte se impianto vintage ha da essere, che lo sia fino in fondo! O no? Quindi ...4311 e speriamo che siano in buono stato!
Per quanto riguarda l'amplificazione, un integratone McIntosh lo vedrei bene, ma anche qualche vecchia gloria Sansui o Marantz, di quelli grossi, però. In alternative, ma l'impegno economico si farebbe ben più consistente, qualche coppia pre-finale. Qui la questione si fa un po' più delicata perché gli amplificatori potrebbero aver bisogno di un restauro, almeno una sostituzione dei condensatori d'alimentazione. Vedi cosa riesci a trovare in giro, magari fuori dall'Italia perché qui questa follia del vintage (che spesso è solo roba vecchia) sta facendo salire i prezzi in maniera irragionevole.
Il lettore CD lo vedo fuori luogo, ti ci vorrebbe un bel giradischi, se avessi un po' di vinili da suonare. In alternativa un bel lettore CD dei primi anni '80 (Revox, ad esempio).
Spero di esserti stato utile!
Lucio Cadeddu

Un po' di confusione
Caro direttore, la ringrazio anticipatamente per l'eventuale tempo a me dedicato. Erano anni che pensavo di comperare un impianto veramente decente ma per una cosa o per l'altra, non mi decidevo mai...
Circa tre/quattro anni fa ho incontrato in un negozio un ampli ECI 3 di seconda mano con garanzia. Non l'avevo mai sentito suonare prima ma avevo letto delle buone critiche al rispetto e poi, volevo iniziarmi al mondo della musica di qualità.
Lo comprai in accoppiata con un paio di Concertino Home laccate nero, molto belle esteticamente ma a mio giudizio non altrettanto musicalmente. Le casse le ho sostituite per un paio di Dynaudio 1.3 SE. Come fonte purtroppo sto usando un lettore dvd Onkyo DV-SP501 (cambiata vaschetta, piedini e isolato internamente con fogli di sughero e Blue Tack) acquistato a due soldi giusto per far funzionare il sistema in attesa di acquistare un lettore che mi piacque molto, un Meridian 508, ma a distanza di anni ancora non mi è capitata l'occasione di trovarlo in alcun negozio di 2a mano.
Ho una linea elettrica dedicata per l' Hi-Fi e tutti i cavi autocostruiti, elettrici, segnale, casse, alcuni su suggerimento TNT, come il Triple intrecciato per le casse di 2,70 mt. il quale mi piace molto. Qualche anno fa comprai un cavo di segnale Qunex silver spiral di 1 metro che mi sembrava suonasse decentemente, ma poi iniziai a fare prove ed autocotruirne un po con varie combinazioni tra argentati, multifilari, e rigidi sempre argentati e adesso il Qunex non lo uso nemmeno per la radio.
Sempre nei negozietti di 2a mano, ho comperato una radio e un lettore di cassette a due lire, di una marca sconosciuta ma ben costruiti e ben funzionanti. In un negozio di elettronica, qualche mese fa ho comprato ad un buon prezzo un lettore cd Cec TL 51 che provato nel negozio suonava molto bene ma che purtroppo legge solo originale.
Si può fare qualcosa al rispetto per permettere al lettore di leggere anche cd-r? Anche se non è un grosso problema perchè ho circa un migliaio di cd originali, ma ogni tanto mi capita di ascoltare qualcosa copiato.
Provo a fare il punto: sala d'ascolto mt. 5,5/4/2.80 di altezza, che sarebbe il mio salotto con quasi nessun mobile. Ho un Elettrocompaniet ECI-3 il quale vorrei cambiare appena posso economicamente e perché a mio giudizio è un po' moscetto. Casse Dynaudio 1.3 che mi piacciono e che mi terrò comunque. Attualmente ascolto i cd con un lettore Onkio DV-SP501. Mi piacerebbe trovare un buon DAC senza svenarmi economicamente, per abbinarlo al lettore Cec TL51 e consiglio se possibile o vale la pena modifica per leggere cd-r.
Scusa per la lettera un po' molto confusa.
Grazie,
Fabio - E-mail: freedom.fabio1 (at) gmail.com

LC
Caro Fabio,
in effetti la confusione è tanta, sia nella scrittura ma, evidentemente, anche nella tua testa. Non ho idea del come mai il tuo CEC TL-51 non legga i CD-R, a mio parere dovrebbe leggerli, se fossero masterizzati come si deve e se la tua fosse una delle ultime release di 51, poiché ne esistono varie versioni. Le prime erano più schizzinose, pare. In ogni caso non mi sembra un problema, per l'ascolto dei tuoi CD-R puoi sempre riutilizzare il lettore DVD Onkyo modificato, che li leggerà senz'altro.
Abbinare un DAC esterno al CEC è possibile ma dici di voler spendere poco e a questo punto mi chiedo il perché e il senso stesso dell'upgrade. IL TL-51 è una buona macchina e il suo DAC interno tanto malvagio non è, gli ultimi modelli adottano DAC ad altissima risoluzione. Come puoi pensare di migliorarlo con uno esterno senza spendere molto?
Il tuo amplificatore, tra l'altro, non è da meno, ottimo e adattissimo all'impostazione timbrica delle tue Dynaudio. Con un altro amplificatore più aperto rischieresti di trovarti con un suono troppo dettagliato e brillante, magari affaticante sul lungo periodo. In ogni caso dici di volerlo cambiare "quando posso economicamente" quindi per ora mi pare sia fuori questione.
Non si capisce se tu sia soddisfatto del suono del tuo impianto ma, di sicuro, prima di pensare a upgrade delle elettroniche in tuo possesso, penserei a sistemare meglio l'ambiente d'ascolto: una stanza di 22 mq priva di mobili dovrebbe essere un incubo sonoro. Altro che DAC e ampli nuovo, prima forse dovresti pensare a rendere la sala d'ascolto...degna di tale nome. Una stanza vuota suona malissimo, anche con un impianto da 1 milione di euro.
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu

Ho visto anche degli audiofili felici
Caro Direttore,
faccio seguito alla mia prima comunicazione ospitata nel
vol. 546 della sua rubrica col titolo "5 euro che valgono un amplificatore" per aggiornarla sui progressi compiuti seguendo i suoi consigli. Avevo dotato il mio Naim NAP90 di un cavo di alimentazione da 3 x 1,5 mmq al posto di quello di serie da 3 x 0,75 ottenendo un grosso miglioramento su tutti i parametri d'ascolto; dietro suo consiglio sono andato sul 3 x 2,5 mmq dapprima con comuni cordicelle da impianto elettrico (che avevo a disposizione subito), poi con un cavo di tipo "low voltage control cable" per imitare il cavo Merlino, assai più setoso all' ascolto del precedente ancorché sconsigliato da TNT per motivi di sicurezza: non ho trovato altro.
Devo riconoscere che all' aumento di sezione dei conduttori ha corrisposto un ulteriore miglioramento nel comportamento del finale, più dinamico, dettagliato e tridimensionale che col cavo da 1,5 mmq. All' inizio il basso mi pareva troppo asciutto, come se l' energia si fosse spostata verso la gamma media e alta, ma poi mi sono ricordato che per sopravvivere al vecchio assetto troppo ricco di bassi avevo invertito la fase del subwoofer passivo (che ha lo scopo di completare, senza farsi quasi notare, la risposta dei diffusori, due piccoli Revolver The Purdey a torre). Rimettendo a posto la fase e cambiando opportunamente sede al sub tutto ha trovato il giusto equilibrio.
Il 90 "sovralimentato" appare molto più che onesto e può tenere il passo di molti altri apparecchi anche costosi, come ho potuto constatare presso un rivenditore Naim. Ciò non toglie che si possa avere di meglio, ma in attesa di tempi migliori risulta più che soddisfacente, per cui invito i possessori di finali Naim a tentare questa semplice modifica. Non date per scontato che siccome Naim è Naim nulla possa essere cambiato.
Cordiali saluti.
Lorenzo - E-mail: olianet (at) tiscali.it

LC
Caro Lorenzo,
grazie per il prezioso feedback! Sono contento che gli esperimenti sui cavi di alimentazione abbiano dato buoni frutti. In effetti, tutto si può modificare, cum grano salis, ovviamente. Naim non vede di buon occhio le modifiche, ma ciò fa parte della filosofia del marchio, che propone spesso sistemi chiusi. Quel che, in genere, sconsiglio di fare, è modificare in maniera irreversibile un apparecchio, specie se di un certo pregio. Anche il semplice inserimento di una vaschetta IEC o di connettori RCA di migliore qualità andrà ad inficiare la rivendibilità dell'apparecchio nel mercato dell'usato. La maggior parte degli audiofili rifugge dall'acquisto di apparecchi anche solo leggermente manomessi. Io, di norma, sono più tollerante, pensa che ho fatto modificare da Avondale Audio una mia coppia pre-finale Naim di valore storico!!! In fondo si tratta pur sempre di apparecchi, mica di opere d'arte :-)
Goditi il tuo Naim, per un upgrade ci sarà tempo.

Ora, visto che sono stato ripreso per aver osato pubblicare un video dei Fratelli Calafuria la scorsa settimana, evidentemente troppo poco raffinati per i palati da gourmet tipicamente audiophile, questa settimana provo a redimermi ed espiare. Ci sono alcuni brani che ultimamente ascolto spesso per le prove di apparecchi, soprattutto per il test della voce e del basso. I brani in questione sono di Marla Glen, della quale propongo qui un'intensissima esibizione live, brano Believer tratto dall'album This is Marla Glen (1995, Disque Vogue). Dallo stesso album uno dei miei brani test preferiti, peraltro contenuto anche nel Manger test CD, è The Cost of Freedom, che potete ascoltare su YouTube (senza video).
Non si tratta della solita belloccia che canta jazz (Marla proprio bella...non è, diciamolo) ma ha una voce...unica.
Buon ascolto!

ATTENZIONE!!! Pregasi leggere prima le Istruzioni per l'uso
Per le domande più generali leggete prima la rubrica Adeste Fideles!
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